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Borse e mercati

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Borse e mercati

Messaggioda trilogy il 18/09/2008, 9:40

Indubbiamente la crisi finanziaria è gravissima, ormai c'è un fuggi fuggi generale dalle banche americane e inglesi e dai mercati azionari. Morgan Stanley è alla ricerca di un compratore perchè è alla frutta, e così WAMU la prù grande cassa di risparmio USA, un fondo monetario americano si è visto presentare in un giorno 40 miliardi di dollari di riscatti, su un patrimonio di 60 miliardi perchè si era sparsa la voce che aveva in portafoglio obbligazioni Lehman.Ieri, mentre Wall Street crollava, i titoli a 90 giorni del Tesoro USA sono scesi ai minimi di 54 anni, i rendimenti reali sono ormai negativi, l'oro è salito di 70 dollari l'oncia. La SEC americana ha bloccato da oggi alcune tipologie di operazioni di "short selling" (vendita allo scoperto). Il VIX l'indice di volatilità è a quota 36 siamo sui massimi. Il VIX l'indice che misura la volatilità delle opzioni è sui massimi a quota 36, 5 banche centrali hanno concordato un intervento congiuto da 360 miliardi di $.
Da contrarian direi che in una situazione del genere c'è più rischio a vendere che a comprare :D


LONDON (MarketWatch) -- Major central banks, including the U.S. Federal Reserve, Bank of England, the European Central Bank, and the Bank of Japan, announced coordinated measures Thursday to inject $360 billion worth of liquidity into frozen short-term credit markets. "These measures, together with other actions taken in the last few days by individual central banks, are designed to improve the liquidity conditions in global financial markets," the Bank of England said, in a statement. "The central banks will continue to work together closely and will take appropriate steps to address the ongoing pressures
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Re: Borse e mercati

Messaggioda trilogy il 18/09/2008, 17:51

nel caos i cinesi ne approfittano per entrare nella grande finanza: "Compagnie Financiere Edmond de Rothschild e Bank of China, hanno reso noto in un comunicato congiunto l’intenzione della terza maggiore banca cinese di acquistare il 20% della compagnia francese per 236,3 milioni di euro." Mentre Morgan Stanley ha reso noto di essere in trattative per la vendita del 49% del suo capitale al fondo sovrano del Governo cinese....
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IPOTESI AGENZIA TITOLI

Messaggioda franz il 19/09/2008, 8:09

Washington, 00:08 (19.09.08)
CRISI USA:IPOTESI AGENZIA TITOLI BANCHE IN DIFFICOLTA'

Dietro al rimbalzo di Wall Street che in chiusura ha fatto recuperare al Dow Jones quasi il 4 c'e' l'ipotesi di creare un'agenzia federale in cui "parcheggiare" i titoli ormai privi di valore delle istituzioni finanziarie in crisi da rivendere in seguito una volta superato il momento difficile. In sintesi, una soluzione definitiva al posto delle misure ponte messe in piedi di volta in volta in questi ultimi giorni. Questa l'ipotesi cui stanno lavorando secondo voci ricorrenti il segretario al tesoro Henry Paulson e il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke su imput della Casa Bianca. Il modello cui Washington si ispira e' quello della 'Resolution Trust Corporation', una agenzia creata nel 1989 per far fronte alla crollo delle Casse di Risparmio. Per far fronte al cosiddetto scandalo delle Savings and Loans dichiarate insolventi tra 1989 e 1995 l'agenzia liquido' i beni di oltre 700 istituti. Paulson e Bernanke hanno visto stasera i leader del Congresso, sia della maggioranza democratica che della minoranza repubblicana, cui hanno illustrato il progetto. In precedenza il presidente George W. Bush aveva riunito alla Casa Bianca oltre allo stesso Bernanke e Paulson anche il presidente della Sec (la commissione di controllo della borsa) Christopher Cox, e il consigliere economico della Casa Bianca Edward Lazear.
http://www.repubblica.it

New York, 22:40
WALL STREET:DJ CHIUDE A +3,86%,NASDAQ +4,78%

Dopo giorni di ripetuti crolli Wall Street ha registrato un forte rimbalzo spinta dalla notizia che il governo si appresta a adottare una soluzione complessiva alla crisi finanziaria, superando le misure tampone fin qui adottate. L'ipotesi piu' accreditata e' la formazione di un "Resolution Trust Corp-type" sul modello di quello adottato nel 1989 per superare la crisi innescata dai fallimenti a catena delle casse di risparmio, le "Savings and Loans". Le sole azioni del settore finanziario, precipitate negli ultimi giorni a livelli mai visti, hanno compiuto un balzo dell'11,6%. Il Dow Jones ha guadagnato il 3,86% chiudendo a quota 11.019,69 punti. Meglio ha fatto il Nasdaq cresciuto del 4,78 per cento per finire le contrattazioni a 2.199,10 punti.
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Re: IPOTESI AGENZIA TITOLI

Messaggioda trilogy il 19/09/2008, 10:23

franz ha scritto:Washington, 00:08 (19.09.08)
CRISI USA:IPOTESI AGENZIA TITOLI BANCHE IN DIFFICOLTA'

Dietro al rimbalzo di Wall Street che in chiusura ha fatto recuperare al Dow Jones quasi il 4 c'e' l'ipotesi di creare un'agenzia federale in cui "parcheggiare" i titoli ormai privi di valore delle istituzioni finanziarie in crisi da rivendere in seguito una volta superato il momento difficile. In sintesi, una soluzione definitiva al posto delle misure ponte messe in piedi di volta in volta in questi ultimi giorni. Questa l'ipotesi cui stanno lavorando secondo voci ricorrenti il segretario al tesoro Henry Paulson e il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke su imput della Casa Bianca. Il modello cui Washington si ispira e' quello della 'Resolution Trust Corporation', una agenzia creata nel 1989 per far fronte alla crollo delle Casse di Risparmio. Per far fronte al cosiddetto scandalo delle Savings and Loans dichiarate insolventi tra 1989 e 1995 l'agenzia liquido' i beni di oltre 700 istituti. Paulson e Bernanke hanno visto stasera i leader del Congresso, sia della maggioranza democratica che della minoranza repubblicana, cui hanno illustrato il progetto. In precedenza il presidente George W. Bush aveva riunito alla Casa Bianca oltre allo stesso Bernanke e Paulson anche il presidente della Sec (la commissione di controllo della borsa) Christopher Cox, e il consigliere economico della Casa Bianca Edward Lazear.
http://www.repubblica.it

New York, 22:40
WALL STREET:DJ CHIUDE A +3,86%,NASDAQ +4,78%

Dopo giorni di ripetuti crolli Wall Street ha registrato un forte rimbalzo spinta dalla notizia che il governo si appresta a adottare una soluzione complessiva alla crisi finanziaria, superando le misure tampone fin qui adottate. L'ipotesi piu' accreditata e' la formazione di un "Resolution Trust Corp-type" sul modello di quello adottato nel 1989 per superare la crisi innescata dai fallimenti a catena delle casse di risparmio, le "Savings and Loans". Le sole azioni del settore finanziario, precipitate negli ultimi giorni a livelli mai visti, hanno compiuto un balzo dell'11,6%. Il Dow Jones ha guadagnato il 3,86% chiudendo a quota 11.019,69 punti. Meglio ha fatto il Nasdaq cresciuto del 4,78 per cento per finire le contrattazioni a 2.199,10 punti.



Come anticipavo ieri mattina: "Da contrarian direi che in una situazione del genere c'è più rischio a vendere che a comprare". :D I mercati finanziari per loro natura anticipano gli eventi e quando tutto è positivo iniziano a scendere e quando tutto è negativo iniziano a salire. Sul violento rimbalzo ha sicuramente influito il blocco dello "short selling", in altre parole chi aveva venduto titoli senza possederli per ricomprarli a prezzi più bassi, è stato costretto a chiudere le operazioni allo scoperto acquistando titoli. Poi la manovra ipotizzata da parte dell'ammnistrazione USA di comprare la carta senza valore in circolazione rassicura i mercati. Una manovra del genere potrebbe tradursi in una iniezione di liquidità colossale. Solo AIG ha emesso 400 miliardi di dollari di derivati in buona parte su crediti immobiliari. Tutta questa liquidità dovrà poi essere riassorbita altrimenti con un dollaro o una sterlina si comprerà al massimo una caramella di liquirizia di bassa qualità.
Ormai avevano poche alternative, a parte il rischio reale di collasso dell'intero sistema, il passaggio in mani straniere, cinesi e arabi in primis, degli ex colossi della finanza USA aveva risvolti di tipo strategico e geopolitico che hanno pesato nelle decisioni del governo americano.
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Re: IPOTESI AGENZIA TITOLI

Messaggioda franz il 19/09/2008, 11:28

trilogy ha scritto:Come anticipavo ieri mattina: "Da contrarian direi che in una situazione del genere c'è più rischio a vendere che a comprare". :D I mercati finanziari per loro natura anticipano gli eventi e quando tutto è positivo iniziano a scendere e quando tutto è negativo iniziano a salire. Sul violento rimbalzo ha sicuramente influito il blocco dello "short selling", in altre parole chi aveva venduto titoli senza possederli per ricomprarli a prezzi più bassi, è stato costretto a chiudere le operazioni allo scoperto acquistando titoli. Poi la manovra ipotizzata da parte dell'ammnistrazione USA di comprare la carta senza valore in circolazione rassicura i mercati. Una manovra del genere potrebbe tradursi in una iniezione di liquidità colossale.

In effetto oggi i mercati salgono in media del 5% e certi titoli finanziari e bancari ancora di piu'.
Il titolo UBS, sotto pressione da qualche giorno con molti "short", oggi è a +27%.

Per quanto riguarda la manovra ipotizzata da parte dell'amministrazione USA da quanto ho capito non comprano nulla ma è solo un parcheggio, un deposito, in attesa di tempi migliori. Il blocco degli short tuttavia è stata la misura giusta.

Ciao,
Franz
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Re: Borse e mercati

Messaggioda trilogy il 19/09/2008, 16:31

WASHINGTON (MarketWatch) -- Treasury Secretary Henry Paulson said the plan to buy troubled bank assets would cost "hundreds of billions" of dollars. "This needs to be big enough to make a real difference and get at the heart of the problem," Paulson told reporters at a brief press conference. Paulson said the plan would include features to protect the taxpayer "to the maximum extent possible." "The ultimate taxpayer protection will be the stability this troubled asset relief program provides to our financial system, even as it will involve a significant investment of taxpayer dollars," Paulson said
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Re: Borse e mercati

Messaggioda franz il 19/09/2008, 17:55

S&P/MIB+8,88%
MIBTEL+7,79%
MIDEX+6,59%
MIB30+8,66%
ALL-STARS+3,07%
LONDRA+9,40%
FRANCOFORTE+5,97%
PARIGI+8,88%
ZURIGO+5,96%
DOW JONES+3,13%
NASDAQ+2,78%
S&P500+3,38%




L'amministrazione americana e la Fed annuncia il suo intervento straordinario
per affrontare la crisi finanziaria. Il segretario al Tesoro Paulson ipotizza costi enormi

Usa, 'Piano da centinaia di miliardi'
Mercati euforici, Milano da record

Piazza Affari guadagna il 7,70%: primato degli ultinmi 10 anni
Bush: "Operazione essenziale per affrontare la sfida e salvare famiglie e imprese"

ROMA - Borse in netto recupero, e poi perfino euforiche, sulla scia della chiusura positiva di Wall Street e delle notizie secondo cui l'amministrazione Usa e la Fed lavorano a un maxi-piano per affrontare la crisi finanziaria. Anticipazioni confermate a metà giornata: il Tesoro americano ha infatti annunciato un primo intervento da 50 miliardi di dollari per stabilizzare i fondi mutualistici più esposti. La cifra verrebbe presa dal Fondo di stabilizzazione dei cambi. Ma il segretario al Tesoro Henry Paulson ha spiegato che l'intero intervento costerà "centinaia di miliardi". "Oltre mille" ha precisato il senatore repubblicano Richard Shelby che è stato fra quelli a cui Paulson ha spiegato la natura e il percorso del suo intervento.

Bush: "Affrontare la sfida". E, subito dopo, si è fatto sentire il presidente degli Stati Uniti in persona. Dalla Casa Bianca, George W. Bush ha parlato di "sfide senza precedenti" sulle quali il governo "deve agire adesso per proteggere l'integrità dell'economia della nazione". Per il presidente, l'intervento è "essenziale" per affrontare di petto il problema. Il presidente non si è nascosto che l'intervento costerà molto ai contribuenti americani: "Ma è necessario per salvare famiglie e imprese". Alla fine, ha assicurato Bush "nessun americano ci rimetterà neppure un dollaro".

Borse in euforia. In barba all'umiliazione del liberismo, per cui lo Stato americano interviene pesantemente nella sancta sanctorum del capitalismo scaricando sui contribuenti Usa gli effetti della crisi, i mercati hanno dunque aperto in fortissimo rialzo su buona parte delle piazze europee, e nel pomeriggio, dopo l'apertura di Wall Street, gli indici sono schizzati ancora più in alto. In chiusura chiusura gli indici mostrano incrementi record. A Milano il Mibtel segna un +7,70% (con S&P Mib addrittura a quota 8,62%). Si tratta dei maggiori rialzi degli ultimi dieci anni. A Parigi il Cac 40 segna un balzo in avanti dell'8,66%), a Londra, addirittura l'Ftse cresce dell'8,89%. Un po' più lenta Francoforte che sale del 5,55%.

Le piazze asiatiche.
A Tokyo il Nikkei, che ieri era precipitato ai minimi da tre anni, ha chiuso con un guadagno del 3,76%: l'indice-guida, che raccoglie i 225 principali titoli del mercato nipponico, ha guadagnato 431.56 punti, chiudendo a 11.920,86. In forte rialzo anche le altre piazze asiatiche. A seduta ancora in corso Hong Kong avanza del 6,50%, Seul il 4,49%, Shanghai il 9,45%, Bombay il 2,83%, Sydney il 3,99%.

Il piano. Il governo americano con il primo stanziamento di 50 miliardi punta ad attaccare alla radice la crisi finanziaria aiutando le banche a liberarsi degli asset a rischio accumulati nel corso della bolla immobiliare e che ora pesano e affondano i loro bilanci. Interventi che dovrebbero riportare un po' di serenità sui mercati.

Il segretario al Tesoro Henry Paulson spiega che il piano mira ad "attaccare il problema degli asset non liquidi nei bilanci delle banche, che sono alla radice delle tensioni attuali nelle nostre istituzioni finanziarie e sui mercati". Il piano richiederà un intervento legislativo ma, come ha spiegato Paulson, le cifre necessarie alla gigantescqa operazione di pulizia, sono in realtà molto più alte.

Secondo alcune fonti, l'amministrazione americana sta valutando di riproporre alcune delle misure già adottate negli anni '80 per affrontare la crisi delle casse di risparmio. All'epoca venne creata una struttura, chiamata Resolution Trust Corporation (Rtc), che raccolse i titoli delle istituzioni fallite per poi venderli in modo ordinato.
( 19 settembre 2008)
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La rivincita di Keynes

Messaggioda franz il 20/09/2008, 10:24

La rivincita di Keynes
di VITTORIO ZUCCONI

All'inferno le ideologie e il culto irrazionale del sacro mercato, l'America ritrova la virtù che l'ha resa l'America: il pragmatismo. "Misure senza precedenti per affrontare una sfida senza precedenti" annuncia Bush l'ex neocon trasformato in neokeyn, per spiegare che anni di anatemi antistatalisti sono stati buttati nel vento della crisi in favore dell'interventismo pubblico di sapore keynesiano.

Per salvare, se ancora si può, il salvabile. Sarà proprio la esecrata "mano pubblica", con soldi pubblici, a intervenire per stabilizzare i mercati isterici, facendo piovere senza limiti prefissati dollari stampati dalla zecca sui buoni e sui cattivi, su chi lo merita e su chi non lo merita.

George W. Bush è diventato Franklyn Delano Roosevelt, pronto a inondare Wall Street con almeno un trilione di dollari, mille miliardi di dollari, secondo i calcoli degli economisti, per evitare che la grande siccità del credito uccida i giusti e gli ingiusti nel deserto del credito. È una gigantesca "operazione Alitalia" fondata sullo stesso balordo, ma ormai inevitabile principio del "privatizzare i profitti" e "statalizzare i debiti". Con, alle spalle, lo stesso ricatto del fallimento epocale.

Non è finito, in queste ore sconvolgenti, il capitalismo americano. È finito un modo di concepire il capitalismo che aveva dominato il discorso nazionale americano dagli anni '80 di Reagan. Bush, che per mesi aveva ripetuto il mantra sempre più grottesco della "economia fondamentalmente sana", come aveva fatto McCain, ha fatto l'inversione a "U" che sarebbe stata necessaria nel 2007 e che la sua zavorra ideologica, e la fissazione sciagurata con la sempre sfuggente e costosissima "vittoria in Iraq", (700 miliardi finora) gli avevano impedito di fare.

Questa vacanza del potere politico centrale, che nessun tecnico per quanto competente, come sono i vecchi ragazzi della Goldman Sachs che oggi governano a fianco del Presidente, può surrogare in una democrazia, era il cuore infartato di questa crisi. Aggravata dalla confusione di una campagna elettorale che da 14 mesi rimbomba nella testa di una popolazione con messaggi contraddittori, confusi, propagandistici.

Dunque accentua quello stato di incertezza e di irrazionalità che è, sempre, la benzina sul fuoco di ogni incendio finanziario.

Quello che Bush ha annunciato ieri, affiancato dalla trimurti della governance economica americana per dargli autorevolezza, è keynesismo puro. È "deficit spending" classico, senza preoccuparsi di bilanci federali che sprofonderanno nell'inchiostro rosso e sono destinati a raggiungere il 7% del Pil. Ma lo schiaffo della realtà, che arriva sempre a svegliare i presidenti americani dall'ipnosi delle loro ideologie, nel mondo come in casa, ha svegliato anche un Bush che se avesse, quattro anni or sono, annunciato in campagna elettorale l'intenzione di gettare mille miliardi di dollari per salvare i mercati mobiliari e immobiliari sarebbe stato, più che sconfitto, arso vivo.

Ma qui siamo di fronte "a sfide senza precedenti", ha ammesso tardivamente e rischi senza precedenti richiedono "azioni senza precedenti", un eufemismo per dire: si cambia rotta. Lasciare che la nave di Wall Street s'inabissasse trascinando con sé le borse del mondo che rimangono tutte "wallstreet dipendenti", da Shanghai a Mosca, avrebbe devastato l'economia americana dove fa male e garantito la vittoria di Barack Obama, i cui sondaggi avevano ripreso a salire in relazione inversa ai listini di Borsa.

Avrebbe colto non soltanto nei "bonus" delle migliaia di brokers lasciati con lo scatolone dei loro ricordi in braccio, in fondo poche persone in un oceano di 150 milioni di famiglie, ma anche nell'esistenza quotidiana della gente di "Main Street", della via principale dei paesi, dove polizze vita, fondi comuni, gruzzoli di obbligazioni a reddito fisso, crediti al consumo e mutui sono il presente e il futuro dell'esistenza reale.
Sulla latitanza della guida politica del Paese e sulla confusione generata da candidati che dicono alla mattina il contrario di quello che dicono alla sera (McCain era fino a ieri il campione della "deregulation" e oggi invoca un controllore sotto ogni letto a Wall Street, mentre l'inesperienza di Barack Obama non rassicura) la famigerata speculazione aveva puntato.

Era sicura che questa amministrazione non avrebbe mai potuto rinnegare il proprio fondamentalismo liberista e la cultura delle cose che si aggiustano da sole. I ribassisti, coloro che puntano sulla caduta dei titoli e che sparecchiano quei miliardi che impropriamente i media definiscono "bruciati" ma invece arricchiscono tanto quanto i rialzi, avevano avuto il controllo del campo, alimentando una difficoltà di credito reale, ingigantita dalle loro azioni piratesche.
L'ideologo del Texas è stato persuaso a fare ciò che è necessario, non ciò che è ideologicamente corretto. Il Bush che sembrava il tragico Herbert Hoover ottimista del 1929 ("La prosperità è dietro l'angolo") è diventato il Roosevelt del 1932, che inventò quegli strumenti di protezione che da allora, come ha detto giustamente, "non hanno mai fatto perdere un centesimo a chi ha conti correnti", ma non certo per merito della destra.

Estenderà la protezione federale esistente sui CC, sui risparmi e sui certificati di deposito, anche ai fondi di "money market", quelli che fino a ieri non erano assicurati da Washington e flottavano pericolosamente sul mercato seguendo l'andamento degli interessi, costituendo una grossa parte, almeno il 30%, dei fondi pensione.

Prosciugherà, sempre con danaro pubblico, la palude dei mutui immobiliari inesigibili, i "subprime" definiti "tossici" perché avvelenano i bilanci delle banche. Dunque lo stato federale, cioè noi contribuenti, diventerà proprietario involontario di milioni di abitazioni in protesto e di passività che saranno smaltite in anni. Il gioco al ribasso contro le 799 finanziarie ancora in piedi sarà bloccato per dieci giorni e rinnovabile ancora, violando il loro sacro diritto alla speculazione, per salvare il salvabile.

E il Tesoro potrà stampare tutti i miliardi di dollari che desidera senza temere di accendere il falò dell'inflazione, come accadrebbe in tempi normali perché il nemico del giorno è la "deflazione", la paralisi del credito. Naturalmente pagheremo in futuro questo tsunami di dollari, in termini di inflazione, quando la bufera sarà passata, ma questo è un commento per la crisi di domani.

Bush, il cowboy neocon divenuto neokeyn, ha creato un'euforia irrazionale nei mercati eguale e contraria al panico di ieri nella solita altalena di ingordigia e paura. In attesa di un nuovo governo stabile, si può sperare che questa non sia la fine del mondo, ma soltanto la fine di un mondo, dal quale un altro nascerà. La ciclicità di "boom" e "bust", di fortune e di rovesci, di regole e di sregolatezza, è la sola certezza del capitalismo americano che sa, contrariamente a quello che sognava Karl Marx, sopravvivere anche al proprio peggior nemico, cioè se stesso.

(20 settembre 2008)
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Re: La rivincita di Keynes

Messaggioda franz il 20/09/2008, 11:58

ZUCCONI ha scritto:All'inferno le ideologie e il culto irrazionale del sacro mercato, l'America ritrova la virtù che l'ha resa l'America: il pragmatismo. "Misure senza precedenti per affrontare una sfida senza precedenti" annuncia Bush l'ex neocon trasformato in neokeyn, per spiegare che anni di anatemi antistatalisti sono stati buttati nel vento della crisi in favore dell'interventismo pubblico di sapore keynesiano.

Il fatto è che le "misure senza precedenti" sono una soluzione estrema ad un problema estremo ma che non si va a scavare sulle molteplici origini della crisi.
Abbiamo da un lato il fatto piu' che noto che i consumi americani sono sostenuti da un indebitamento personale eccessivo, ottenuto principalmente rifinanziando ipoteche sulla case, arrivando a tetti ipotecari che superano le soglie che il pragmatismo consente.

Le regole del mercato sono a mio avviso già state infrante prima, non oggi.
Mi spiego. Quando una azienda ha debiti che superano la metà del capitale sociele si portano i libri in tribunale e si procede con il fallimento. Queste sono le normali prassi a tutela del mercato e dei creditori.
La normale prassi finanziaria indica infatti precisi rapporti tra capitale proprio e capitale di terzi (debiti).

Eppure - come vediamo - non valgono quando uno compra una casa. Normalmente la prima ipoteca arriva al 50% (proprio per lo stesso motivo che dicevo prima) e solo in caso di grande solidità finanziarie (nazionale o personale) è possibile accendere una ipoteca di secondo grado del 30%, arrivando in tutto all'80% di capitale di terzi e 20% di capitale proprio.

Negli USA la spinta all'indebitamento finanziario, per sostenere i consumi interni, è arrivata al 100% ed oltre, creando un baratro in cui il sistema inevitabilmente è caduto. Il sistema poi è imploso facendo crollare non solo il segmento dei sub-prime (cio' che oltrepassa l'80%) ma anche quello dei "prime" dato che il calo del valore degli immobili espone il sistema finanziario al seguente rischio: se l'ipoteca è al 80% ma il valore dell'immobile crolla al 70% del valore inizialmente stabilito, la banca si trova ad aver prestato piu' soldi di quanto valga realmente l'immobile.

Di fatto tutto questo crea una situazione abnorme nel nercato ma è questo a mio avviso il vero vulnus alla "sacre regole del mercato liberistico". Nulla di anormale quindi che avendo da decenni preso a calci il mercato e le sue consolidate regole, si perseveri oggi correndo ai ripari con altre misure che Zucconi a ragione definisce la fine delle sacre ideologie del mercato.

Il problema è che non si accorge che il mercato da tempo non lo segue piu' nessuno.
Ma la cosa non la notiamo perché anche da noi in onor del sacro ed inviolabile diritto ad avere la casa, banche ed istituti finanziari hanno pasteggiato abbondantemente, prestando somme (ovviamente a caro prezzo) ben oltre i logici e cautelativi limiti di esposizione finanziaria. Da noi poi la colpa grave (della politica) è prima aver distrutto il mercato dell'affitto con quella invenzione "geniale" dell'equo canone e poi da qui aver indotto per necessità milioni di italiani a comprare la casa, indebitandosi per decenni con le banche.

Ciao,
Franz
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Rialzo record del petrolio

Messaggioda franz il 23/09/2008, 8:13

Dopo la prima euforia il mercato si preoccupa del debito pubblico Usa
Torna a scendere il dollaro e a salire il greggio, penalizzando i titoli energetici e quelli legati al biglietto verde

Rialzo record del petrolio
Borse in ribasso dopo la sbornia

Milano chiude a -1,42%. Giornata nera a Wall Street: -4,17%
di ANDREA GRECO

MILANO - Il day after del grande rimbalzo di venerdì ha le fattezze dell'ennesimo ribasso per i listini, ancora innervositi dalla crisi finanziaria e dalle vendite sui titoli di banche e assicurazioni. Ma a tenere banco è il terremoto legato al prezzo del petrolio che oggi, ha fatto registrare il rialzo record di 25,45 dollari, la crescita più forte dal 1983.

Dopo un avvio pigro e un rafforzamento a metà seduta, con una domanda concentrata su titoli energetici e qualche creditizio, le Borse europee hanno azzerato i guadagni e perso oltre l'1% in breve tempo, dopo l'avvio negativo di Wall Street, che poi sarà protagonista di una pessima seduta per chiudere con un semi tracollo: DJ -3,31% e Nasdaq -4,17%.

La chiusura di Piazza Affari vede l'indice S&p/Mib delle blue chip (partito in ritardo per inconveniente tecnico) in calo dell'1,57%, e il Mibtel misuratore del listino giù dell'1,42%. In calo gli scambi, neanche 5 miliardi di euro, circa metà della seduta precedente.

A New York, il greggio ha chiuso a 122,60 dollari al barile dopo aver toccato quota 130 dollari, favorendo i petroliferi ma condizionando negativamente i titoli di auto, costruzioni e industriali. Specie i più esposti al biglietto verde, come Stm (-6,35%), Atlantia (-5,45%), Luxottica (-4,40%), Bulgari (-3,7%), Prysmian (-3,65%).

Il greggio sale anche per effetto dell'indebolimento del dollaro, che come il settore finanziario sta sulle spine in attesa dei dettagli del piano di salvataggio bancario da 700 miliardi di dollari annunciato dal governo Usa. Un piano che, dopo l'euforia di venerdì, innesca anche preoccupazioni sull'entità del debito pubblico a stelle e strisce.

Il comparto bancario procede contrastato: a Piazza Affari Banco Popolare guadagna il 2%, ma Bpm cede quasi il 3%, Unicredit e Intesa Sanpaolo arretrano del 2,2%, Mps cede l'1,5%. Fiat perde quasi il 2%, contagiata dalla debolezza di tutto il settore auto in Europa. In controtendenza Seat e Finmeccanica con rialzi sopra il 2%, qualche acquisto anche su Terna, Saipem, Fondiaria-Sai. Eni tuttavia perde l'1,1%. Tra i minori, Eutelia balza del 26%, Negri Bossi quasi 15% dopo l'Opa per toglierla dalla Borsa. Ti Media sale del 6,5% alla vigilia del piano industriale.
( 22 settembre 2008)
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Commento:
Sembra prioprio che chi puntava al ribasso sui titoli bancari ora che gli è stato impedito sia tornato a scommttere sul rialzo del petrolio. Anche per le materie prime occorrerebbe impostare le stesse limitazioni decise per i titoli finanziari.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
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franz
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