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Tunisia e non solo

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Tunisia e non solo

Messaggioda cardif il 20/01/2011, 0:16

Dal 1957 Repubblica, nel 1959 fu eletto Presidente il socialista Bourguiba, unico candidato.
Molte conquiste civili furono raggiunte nel primo periodo di Bourguiba; poi cominciò una svolta autoritaria. Nel 1984 scoppiò una rivolta, riportata come conseguenza dell'aumento del costo del pane, e repressa nel sangue.
Nel 1987 Ben Ali, generale e Primo Ministro, depose Bourguiba, il Presidente in carica malato di alzheimer.
Ben Ali fu eletto Presidente nel 1989 e rieletto altre quattro volte fino all'ultima del 2009 con maggioranze schiaccianti.
Si può parlare di democrazia, ma molto autoritaria (De Michelis, ministro degli esteri, la definì democratura: democrazia+dittatura). Con Ben Alì non c'è stato progresso. Anzi buona parte della popolazione ha vissuto povertà, disoccupazione, mancanza di prospettive per il futuro. Ma i mali peggiori erano l'autoritarismo delle forze dell'ordine, ormai diventate forze di repressione; e poi la mancanza di libertà, di circolazione delle idee, con soppressione di giornali e blocco di internet.
C'è stato l'aumento del costo del pane, che ha rappresentato l'evento simbolico dello sfruttamento del popolo.
E si è verificato l'evento scatenante: un laureato che per vivere faceva il venditore ambulante di verdura dove non avrebbe dovuto. Una guardia gli ha intimato di andar via e gli ha dato uno schiaffo. Non sembra gran cosa; ma l'umiliazione, il senso di sconfitta per l'inutile impegno dato per laurearsi, la prospettiva di una vita di stenti e senza un futuro decoroso l'hanno spinto a darsi fuoco. E' stata la scintilla che ha provocato la rivolta popolare. In Europa all'inizio è stata spacciata come una seconda rivolta 'del pane', contro il carovita; ma è contro la povertà, la mancanza di libertà e di un futuro accettabile.
Altri, laureati, sei mi pare, hanno seguito l'esempio, dandosi fuoco. Ed altre sessantasei vittime, uccise per sedare la rivolta.
Ben Alì e la sua famiglia sono sotto inchiesta giudiziaria per "acquisizione illegale di beni" e "investimenti finanziari illeciti all'estero". Hanno accumulato ingenti fortune in modo illegale negli ultimi 23 anni. L'ex presidente e la moglie sono fuggiti dalla Tunisia portando con sé (pare) 1,5 tonnelate di oro; poca cosa rispetto a quanto hanno portato via prima. Sono 450 milioni di euro, quanti ne guadagna qualche singola persona in Italia in pochi anni.
Un caso di popolo, per decenni bue, che si sveglia e si ribella allo strapotere del Capo - Padrone dello Stato.
Partendo dall'autodistruzione e poi anche con la violenza, certo. E come ci si libera dalla forza del potere, se no?
Un caso di desiderio di equità, di distribuzione della ricchezza, di parità di diritti.
Questa è la tendenza naturale: aumento dell'entropia; è questione di tempo.
Il calore tende a distribuirsi: il Sole si raffredda e la Terra si riscalda.
La ricchezza pure: i ricchi (Paesi o singoli individui) si impoveriscono e i poveri si arricchiscono.
Gli operai, attraverso i sindacati che li tutelano, chiedono di più. Gli imprenditori vogliono dare di meno, accentrando più ricchezza.
Ci sono le resistenze (il vuoto tra Sole e Terra; il protezionismo; il capitalismo); ma alla lunga la natura prevarrà.
Forse l'umanità soccomberà prima per i conflitti legati al mantenimento della ricchezza che all'eccessivo riscaldamento della Terra.
Staremo a vedere (bè, questo è troppo)
Ma mo' mi so' capito bene?
cardif
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Re: Tunisia e non solo

Messaggioda Iafran il 20/01/2011, 15:27

cardif ha scritto:Nel 1984 scoppiò una rivolta ... repressa nel sangue.
... Ben Ali fu eletto Presidente nel 1989 e rieletto altre quattro volte fino all'ultima del 2009 con maggioranze schiaccianti.
Si può parlare di democrazia, ma molto autoritaria (De Michelis, ministro degli esteri, la definì democratura: democrazia+dittatura). Con Ben Alì non c'è stato progresso. Anzi buona parte della popolazione ha vissuto povertà, disoccupazione, mancanza di prospettive per il futuro. Ma i mali peggiori erano l'autoritarismo delle forze dell'ordine, ormai diventate forze di repressione; e poi la mancanza di libertà, di circolazione delle idee, con soppressione di giornali e blocco di internet.
C'è stato l'aumento del costo del pane, che ha rappresentato l'evento simbolico dello sfruttamento del popolo.


Si è dato poco risalto alle vicende della Tunisia, forse perché in Italia abbiamo a che fare con quello che si è autodefinito "il miglior politico degli ultimi 150 anni" che non ci fa mancare nulla per tenerci (pre)occupati!
Eppure noi avremmo dovuto prestarci più attenzione sia perché sono vicende di uno Stato quasi confinante (a cui siamo legati da interessi comuni), sia per le analogie socio-politiche venutesi a creare in Italia da quando abbiamo un "sultano" alla guida del nostro governo!
Intanto sarebbe doveroso rendere onore ai tanti che si sono battuti per la libertà. Soprattutto a coloro che l'hanno pagata a caro prezzo o che l'hanno conquistata per gli altri ... rimasti in vita!
L'inizio della mobilitazione di piazza non è stato casuale, ma frutto di un ventennio di particolare distanza dell'apparato presidenziale (anche se "Ben Ali fu eletto Presidente nel 1989 e rieletto altre quattro volte fino all'ultima del 2009 con maggioranze schiaccianti") dai problemi reali della popolazione.

- - -
http://www.ossin.org/tunisia/sidi-bouzi ... azizi.html

EL WATAN – 28 dicembre 2010
La Tunisia in rivolta di Mokrane Ait Ouarabi

... All’origine di questa rivolta, che si propaga in diverse regioni, la violenta repressione dei moti di Sidi Bouzid, a 265 km dal centro-ovest tunisino, che sono scoppiati in modo molto aspro dopo il tentativo di suicidio di un giovane diplomato universitario, venditore senza permesso di frutta e legumi, cui era stata confiscata la mercanzia da una guardia municipale.
Miseria sociale
Disperato, il giovane si era asperso di benzina per immolarsi col fuoco. E’ sopravvissuto, ma si trova in condizioni critiche.
Cinque giorni più tardi, un altro giovane ha posto fine ai suoi giorni facendosi fulminare dai cavi dell’alta tensione. Dopo questo tragico episodio, tutta la popolazione di Sidi Bouzid si è sollevata per denunciare una situazione socio-economica insopportabile. Per solidarietà con i manifestanti di Sidi Bouzid, sono state organizzate diverse dimostrazioni, negli ultimi tre giorni, in diverse regioni e città tunisine, soprattutto a Bizerte, Sfaz, Sousse e Nabeul.
“I manifestanti denunciano le diseguaglianze territoriali e la disoccupazione galoppante che colpisce soprattutto i giovani diplomati all’interno del paese”, ha dichiarato Jala Zoghlami, militante tunisino per i diritti dell’uomo.
...
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Re: Tunisia e non solo

Messaggioda flaviomob il 26/01/2011, 7:52

La Tunisia e i Diktat del FMI: come la politica economica provoca povertà e disoccupazione in tutto il mondo

di Michel Chossudovsky

Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l'ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.

Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l'effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della "comunità internazionale".

Ma Ben Ali non era un "dittatore". I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economci occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.

L'ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano "imposti" dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.

Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare la economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.

Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del "libero mercato".La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal "Washington Consensus".

Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.

Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.

La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una "sostituzione" del regime. L'instaurazione di un burattino politico assicura l'attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l'eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell'impoverimento di un'intera popolazione.


Il movimento di protesta

Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L'esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l'ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.

Dall'inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l'imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.

La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell'ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.

Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di "rompere con il passato", senza peraltro precisare se ciò significhi l'abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.


Cenni storici

I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del "dittatore"e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.

La prima "rivolta del pane" in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo ricaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia . L'eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.

Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:

Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell'esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la "rivolta del pane". La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l'aumento dei prezzi. (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread - TIME, gennaio 1984)

In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l'impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.

L'agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all'inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento "per motivi di incompetenza", portando all'insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni '50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.

Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.

Pochi mesi dopo l'insediamento di Ben Ali' a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull'istituzione di un regime di libero scambio con l'UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell'ordine di 0.75 euro all'ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l'Unione Europea.


Chi è il dittatore?

Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall'instaurazione di Ben Ali' nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l'eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l'attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un'ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell'economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall' Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell'ordine di US$ 1.960 miliardi di USD, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.


L'aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti

Nel settembre 2010, è stata raggiunta un'intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l'equilibrio fiscale:

Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l'esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell'ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni… IMF Tunisia: 2010 Article IV Consultation - Staff Report; Public Information Notice on the Executive Board Discussion; and Statement by the Executive Director for Tunisia.

Vale la pena notare che l'insistenza del FMI sull'austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell'agribusiness. Sono il risultato di un'autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell'impoverimento globale.

"I media hanno fuorviato l'opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l'attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l'offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell'aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …

La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.

Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una "put option" è una scommessa sul ribasso del prezzo, una "call option" è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.

La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l'instabilità che ne risulta incoraggia l' ulteriore attività speculativa.

I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti" (Michel Chossudovsky, Global Famine, Global Research, May 2, 2008).

Dal 2006 al 2008, c'è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell'arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky, qui; per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, qui).

Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell' indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.

"I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in "zona pericolosa".
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente - del giugno 2008 - per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura con sede a Roma (la FAO), l'indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi"; (The Guardian, 5 gennaio 2011)

Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l'obiettivo dell' austerità fiscale.


Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione

Un'atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.

Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell'UE):

La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell'equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L'aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell'aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani. (Banca mondiale - Tunisia - Country Brief)

Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna "analisi" economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un'attenuazione della povertà. L'impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di "repressione" economica che è stato applicato universalmente in più di 150 pæsi in via di sviluppo.

Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla "stima" della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.

La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.

Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell'ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell'urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .


La Tunisia e il mondo

Quello che sta succedendo in Tunisia fa parte di un processo economico globale che distrugge la vita della gente attraverso la deliberata manipolazione delle forze di mercato.

Più in generale, "la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell'intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all'istruzione primaria."; (Michel Chossudovsky, Global Famine, op cit.)

Da Global research, 20 gennaio 2011

http://www.sinistrainrete.info/neoliber ... at-del-fmi


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Re: Tunisia e non solo

Messaggioda cardif il 28/02/2011, 11:18

http://www.ilpost.it/2011/02/28/in-tuni ... -e-finita/

In Tunisia non è finita
Mohammed Ghannouchi ha dato le dimissioni dopo le proteste e gli scontri degli ultimi giorni. La popolazione non si riconosce nell'attuale governo e chiede un maggiore rinnovamento.

Il primo ministro della Tunisia Mohammed Ghannouchi ha dato le dimissioni ieri dopo che altre cinque persone sono morte negli ultimi scontri con la polizia. «Non mi sto sottraendo alle mie responsabilità», ha annunciato nel suo discorso trasmesso dalla televisione di stato «lo faccio solo per aprire la strada a un nuovo primo ministro. Non sono pronto a essere la persona che prende decisioni che potrebbero causare ulteriori vittime».
Ghannouchi era diventato primo ministro lo scorso 14 gennaio, quando l’ex presidente Ben Ali era fuggito dal paese in seguito alla rivolta della popolazione. Nonostante avesse annunciato che le elezioni si sarebbero tenute a metà luglio,gran parte del paese in lui vede ancora l’alleato dell’ex presidente e per questo ne ha chiesto ripetutamente le dimissioni nelle ultime settimane.
Il nuovo primo ministro è Al-Baji Ca’ed al-Sebsi, che era a stato a sua volta ministro degli esteri al tempo di Habib Bourguiba, il primo presidente che la Tunisia ebbe dopo avere conquistato l’indipendenza. Sarà difficile che questa nuova nomina riesca davvero a placare le proteste. «L’attuale leadership non rappresenta a sufficienza il desiderio di cambiamento della popolazione», ha detto ad Al Jazeera uno degli attivisti più noti in Tunisia, Ziad Cherni.
Gli scontri tra polizia e manifestanti si sono così intensificati nella capitale a partire da venerdì che sabato le autorità hanno ordinato il divieto di traffico in alcune delle strade centrali di Tunisi, come non era più successo dalla caduta di Ben Ali. Un rappresentante del ministero dell’Interno, che preferisce restare anonimo, ha detto ad Al Jazeera che gli scontri sono stati in parte fomentati da sostenitori di Ben Ali. Oltre cento persone sono state arrestate sabato, ottantotto venerdì.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Prodi: "Ora la missione dell'Europa è di guardare verso Sud

Messaggioda annalu il 01/03/2011, 12:53

Da La Stampa:

01/03/2011 - INTERVISTA
Prodi: "Ora la missione dell'Europa è di guardare verso Sud"
«Serve una partnership per far germogliare i semi della democrazia»
FABIO MARTINI
ROMA
Da presidente del Consiglio e da incaricato dell’Onu, Romano Prodi è stato spesso in Maghreb e in Medio Oriente, conosce tutti i leader, continua a parlare con diversi potenti del mondo e in queste ore si è fatto un’idea: «L’Europa? In quest’area, in queste settimane, sta perdendo ulteriormente terreno. E invece si sta concretizzando una ripresa di influenza da parte degli Stati Uniti. Dopo aver a lungo sostenuto il governo-chiave di tutta l’area, l’Egitto, gli americani si sono schierati a favore del cambiamento e lo hanno fatto rapidamente. Non è privo di significato il fatto che in Tunisia la gente in piazza sventolasse la bandiera americana e bruciasse quella di un grande Paese europeo».

Quando è scoppiato l’incendio in Tunisia, lei ha detto: attenti all’Egitto...
«Sì, perché l’Egitto è la chiave di tutto. Lo è per dimensioni, numero di abitanti e per posizione strategica. Ma soprattutto - e questo viene spesso dimenticato - perché è il Paese delle grandi università, della profondità del pensiero islamico. E attraverso queste università l’Egitto influenza tutta la fascia subsahariana che arriva fino all’Oceano Atlantico. Le città costiere del Nord Africa oramai sono città di diplomati e laureati senza un futuro».

Nell’Università del Cairo, nel giugno del 2009, Barack Obama - Presidente afroamericano dal nome islamico - disse che la democrazia non si esporta ma che gli Stati Uniti sono al fianco di chi la anela. Gli americani hanno una «dottrina» per quest’area. L’Europa?
«Il discorso del Cairo era stato meraviglioso ma aveva lasciato un po’ di frustrazione perché non era stato seguito da azioni. L’Europa? L’opinione diffusa nel Medio Oriente che ti senti ripetere è questa: voi europei siete i numero uno per i rapporti commerciali e negli investimenti, ma politicamente non contate nulla».

In un editoriale per «La Stampa», l’ex direttore dell’«Economist» Bill Emmott ha proposto che l’Ue, come nei suoi momenti migliori, dovrebbe saper cavalcare proposte anticipatrici, in questo caso l’espansione dell’Unione alla costa meridionale del Mediterraneo: che ne pensa?
«Mi sembra un intervento interessante. E non soltanto perché riprende una proposta che nel 2003 avevo fatto come Presidente della Commissione Europea. Dopo il fulmineo allargamento verso Est, dicevo: la storia ci ha spinti verso il Nord, ora dobbiamo andare verso il Sud».

Emmott suggerisce forme diverse di adesione...
«Siamo d’accordo. La proposta della Commissione che confidenzialmente chiamammo allora “l’anello degli amici” e in modo strutturato “politica di vicinato”, sostanzialmente diceva questo: tutti i Paesi confinanti con l’Europa - la Bielorussia e l’Ucraina ma anche Israele, la Libia, l’Algeria, l’Egitto, la Siria e Libano - se vogliono, nei prossimi decenni potranno condividere tutte le regolamentazioni europee (mercato interno, politiche culturali e di ricerca) ma non le istituzioni. Un cammino previsto per tutti, ma che con realismo si proponeva di contrattare con ogni singolo Paese. Non se ne fece nulla. Il Nord Europa non ci voleva sentire».

Oggi, davanti al terremoto in corso, quella proposta può riprendere forza?
«Certo. L’idea più realistica sarebbe quella di evitare di mettere assieme tutti i Paesi in un colpo solo. Bisogna fare uno schema aperto che consenta a ciascuno di accostarsi adagio adagio».

Sembra comunque una chimera...
«Il vero problema è che oramai da diversi anni il bilancio europeo - lo 0,96% del prodotto lordo - viene tenuto su un livello inadatto per operazioni di questa portata. Ma c’è problema ancora più grande che impedisce di volare alto...

Quale?
«La politica nel Mediterraneo dovrebbe essere sentita come politica comune europea. Ma così non è, neppure davanti all’emergenza. Non c’è alcun richiamo a impegni di lungo periodo».

Forse un terremoto ancora più grande di quello in corso potrebbe aprire gli occhi ai Paesi del Nord Europa?
«Attenzione: il terremoto è già avvenuto! Qui abbiamo dei semi di democrazia e il momento della coltivazione è questo, perché se la democrazia va avanti aiutata solo dagli americani, ogni intervento nostro a posteriori sarebbe vano. Un intervento europeo è urgente. Il momento è adesso. Anche perché in situazioni come questa c’è sempre un grosso rischio».

Quale?
«Tutti quelli che hanno cominciato il cambiamento potrebbero venir messi in un angolo: vedete stiamo peggio di prima».

L’allargamento dell’Ue all’Est fu un investimento rischioso: è servito a tamponare il sentimento verso lo “stavamo meglio quando stavamo peggio”?
«Certo. Dopo il fulmineo allargamento ad Est, ricordo il rimprovero: perché con loro siete stati così rapidi? È vero, li aiutammo ad entrare. Ma è così che si aiuta la democrazia. Sono orgoglioso di quel che facemmo: l’allargamento è stato l’unico vero episodio di esportazione della democrazia nel mondo. L’unico. Ed ha funzionato».
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Re: Tunisia e non solo

Messaggioda trilogy il 01/03/2011, 23:06

Oggi è stata sufficiente la notizia (poi smentita?)di 15 carri armati sauditi entrati in Barhein che i mercati finanziari di tutto il mondo hanno sbandato.Secondo me tra un po' alla TV ci spiegheranno che la democrazia non va bene per tutti, e manderemo le truppe in missione di pace internazionale a proteggere la monarchia saudita contro il popolo di facinorosi. :mrgreen:


DUBAI, March 1 (Reuters) - A Saudi Arabian official denied a report on Tuesday in an Egyptian newspaper that the kingdom had sent tanks to Bahrain to try to quell protests there.
Brent crude oil LCOc1 hit a session high of $113.15 a barrel on the report before easing to $112.96 by 1337 GMT.
The official at the Saudi defence ministry said no tanks had crossed the causeway to Bahrain. The official requested anonymity.
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Re: Tunisia e non solo

Messaggioda Iafran il 02/03/2011, 11:35

http://blog.libero.it/fosco/9923525.html

OMAGGIO AI GIOVANI CHE COMBATTONO PER LA LIBERTA'...
Post n°227 pubblicato il 24 Febbraio 2011 da fosco6
. . .

TESTAMENTO

Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo.
Ti lascio il sole che lasciò mio padre a me.
Le stelle brilleranno uguali
ed uguali ti indurranno
le notti a dolce sonno.
Il mare t'empirà di sogni.
Ti lascio
il mio sorriso amareggiato:
fanne scialo, ma non tradirmi.
Il mondo è povero oggi.
S'è tanto insanguinato questo mondo
ed è rimasto povero.
Diventa ricco tu guadagnando l'amore del mondo.
Ti lascio la mia lotta incompiuta
e l'arma con la canna arroventata.
Non l'appendere al muro.
Il mondo ne ha bisogno.
Ti lascio il mio cordoglio.
Tanta pena vinta nelle battaglie del tempo.
E ricorda. Quest'ordine ti lascio.
Ricordare vuol dire non morire.
Non dire mai che sono stato indegno,
che disperazione mi ha portato avanti
e son rimasto indietro, al di qua della trincea.
Ho gridato, gridato mille e mille volte no,
ma soffiava un gran vento
e pioggia e grandine hanno sepolto la mia voce.
Ti lascio la mia storia
vergata con la mano d'una qualche speranza.
A te finirla.
Ti lascio i simulacri degli eroi
con le mani mozzate,
ragazzi che non fecero a tempo
ad assumere austere forme d'uomo,
madri vestite di bruno, fanciulle violentate.
Ti lascio la memoria di Belsen e Auschwitz.
Fa presto a farti grande.
Nutri bene il tuo gracile cuore
con la carne della pace del mondo, ragazzo.
Impara che milioni di fratelli innocenti
svanirono d'un tratto nelle nevi gelate
in una tomba comune e spregiata.
Si chiamano nemici, già, i nemici dell'odio.
Ti lascio l'indirizzo della tomba
perché tu vada a leggere l'epigrafe.
Ti lascio accampamenti
d'una città con tanti prigionieri,
dicono sempre si,
ma dentro loro mugghia
l'imprigionato no dell'uomo libero.
Anch'io sono di quelli che dicono di fuori
il sì della necessità, ma nutro, dentro, il no.
Così è stato il mio tempo.
Gira l'occhio dolce al nostro crepuscolo amaro,
il pane è fatto di pietra, l'acqua di fango,
la verità un uccello che non canta.
E' questo che ti lascio.
Io conquistai il coraggio d'essere fiero.
Sforzati di vivere.
Salta il fosso da solo e fatti libero.
Attendo nuove.
E' questo che ti lascio
.


(Kriton Athanasulis)
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Re: Tunisia e non solo

Messaggioda trilogy il 02/03/2011, 14:49

Iafran ha scritto:http://blog.libero.it/fosco/9923525.html

OMAGGIO AI GIOVANI CHE COMBATTONO PER LA LIBERTA'...
Post n°227 pubblicato il 24 Febbraio 2011 da fosco6


nobile e coinvolgente, purtroppo bisogna essere realisti. In una situazione come quella libica con l'esercito regolare e una parte del paese rimasto a fianco del regime, i rivoltosi non hanno nessuna possibilità di vincere uno scontro sul terreno. Prima o poi la comunità internazionale dovrà in qualche modo sporcarsi le mani.

ciao
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Re: Tunisia e non solo

Messaggioda Iafran il 02/03/2011, 16:46

trilogy ha scritto:nobile e coinvolgente, purtroppo bisogna essere realisti.

L'importante è non disconoscere l'azione di chi non è più, di chi ha trattenuto la pallottola che avrebbe colpito quello dietro, di chi ha conquistato "il coraggio di essere fiero".
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Re: Tunisia e non solo

Messaggioda flaviomob il 05/03/2011, 21:33

Bisogna capire, però, in Libia qual è la vera posizione dell'esercito. Se fosse in gran parte a favore di Gheddafi, questi non avrebbe bisogno di rivolgersi ai mercenari. Se è l'esercito a sparare sui civili e sui medici della mezzaluna rossa, non c'è da fidarsi. Se sono i mercenari a farlo e l'esercito è sano, ci saranno ulteriori defezioni di militari che si schiereranno contro il sanguinario Gheddafi. L'occidente potrebbe sporcarsi le mani e intervenire aiutando militarmente i rivoltosi, ma poi a quale prezzo dopo? Perché l'occidente chiede sempre qualcosa di tangibile in cambio: è la sua religione.


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