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Disinformazione alla grande

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

Re: Disinformazione alla grande

Messaggioda lucameni il 11/12/2010, 21:23

Si indubbiamente è prevalente "l'accento" di sinistra, ma che a mio avviso oscilla tra il libertario e il "giustizialista" (espressione che secondo me è usata a sproposito da anni).
Altrimenti non si spiegherebbe la presenza di un Travaglio e articoli che chiedono conto a Cuba della sua dittatura.
Temo che nel cosidetto popolo di sinistra ci sia un po' di confusione nell'inquadrare i propri beniamini. Che poi magari si scoprono essere proprio di destra o conservatori o comunque in antitesi a certi miti (lo stesso Travaglio ieri ha stroncato Vendola, con argomentazioni "di destra").
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Disinformazione alla grande

Messaggioda flaviomob il 12/12/2010, 13:23

Matthelm, su Famiglia Cristiana hai ragione: è sempre stata molto critica nei confronti di questo governo ed esigente nei confronti di tutti. Sul mondo cattolico in generale però io avrei qualche piccola rimostranza (è a quello che mi riferivo, ironicamente), assunto che, per fare il primo esempio che mi viene in mente, l'appoggio dato ai vari 'family day' di gente pluridivorziata, omofobica e in qualche caso pluriputtaniera mi pare - insieme ad altre mille incoerenze - fuori luogo...


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Discriminazione politica "alla grande" per alcuni giornalist

Messaggioda Iafran il 30/12/2010, 16:36

La Magistratura fa venire altri nodi al pettine ...
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12 ... tg1/84022/

Rai, il giudice del Lavoro: “Tiziana Ferrario deve essere reintegrata al Tg1″

Secondo il giudice del lavoro la conduttrice ha subito una "grave lesione della sua professionalità per motivi di discriminazione politica".
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Chi pagherà il danno recato alla conduttrice?
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Re: Disinformazione alla grande

Messaggioda flaviomob il 02/01/2011, 13:48

Chi pagherà il danno arrecato all'utenza? Chi il crollo degli ascolti? Chi le spese pazze di Minzolingua?


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Re: Comunicazione alla grande

Messaggioda trilogy il 27/01/2011, 16:31

Berlusconi alza i toni e Santanché se ne va, la nuova strategia (blairiana) spiegata dallo spin doctor
di Marco Cacciotto 26 gennaio 2011


Negli ultimi giorni si è assistito ad un innalzamento dei toni dello scontro nelle trasmissioni televisive con ospiti politici, culminato con la telefonata del presidente del consiglio durante la trasmissione l'Infedele condotta da Gad Lerner. L'obiettivo evidente è quello di comunicare il proprio punto di vista, la propria interpretazione dei fatti dando una chiave di lettura delle rivelazioni quotidiane da parte di escort (vere o presunte) sui rapporti intrattenuti con Berlusconi.
Analizzando la presenza televisiva degli esponenti del Pdl sono interessanti due elementi: l'aggressività nei toni e la disciplina nel portare avanti determinate argomentazioni, che gli anglosassoni definiscono "stare sul messaggio", vale a dire la ripetizione delle stesse parole chiave da parte di tutti gli esponenti di uno schieramento politico (definito anche "parlare con una sola voce", concetto caro ad esempio agli spin doctor del Labour di Blair).

L'onorevole Daniela Santanchè che abbandona gli studi televisivi ha la funzione di rendere evidente l'impossibilità di partecipare a trasmissioni faziose dominate da giornalisti ed ospiti di centrosinistra e, allo stesso tempo, ottiene copertura nei telegiornali e sugli altri media. Il risultato è di rafforzare un meccanismo di comportamento confermato da recenti studi nel settore delle neuroscienze applicate alla politica: come afferma lo psicologo clinico Westen nel suo libro "La mente politica", quando individui che hanno un'appartenenza politica si trovano di fronte ad informazioni che rappresentano una minaccia per le loro convinzioni tendono a rimuovere le contraddizioni e ad accogliere solamente gli elementi in grado di confermare il proprio punto di vista.

Per il marketing politico è un errore, infatti, cercare di parlare a tutti:bisogna, invece, selezionare attentamente gli elettori decisivi per ottenere la vittoria e individuare i messaggi giusti per convincerli o per rafforzarne le convinzioni. Per le neuroscienze più un messaggio è puramente razionale, meno è probabile che attivi i circuiti neurali che presiedono al comportamento di voto: per questo gli argomenti in grado di attirare l'attenzione sono quelli legati ad emozioni positive (come l'entusiasmo e la speranza) o negative come la paura, la rabbia, il disprezzo.

La gestione dei sentimenti positivi e negativi nei confronti di un esponente politico o di un partito è uno degli elementi più importanti di una strategia di comunicazione politica: un racconto coerente mette in connessione la proposta politica con i valori e la fiducia suscitata dal leader. Appelli alle emozioni e alla ragione, messaggi positivi, negativi e comparativi devono coesistere in una strategia che punta ad evidenziare i propri punti di forza e ad associare i partiti avversari a sentimenti negativi.

Per questo motivo il vero rischio per Berlusconi è che le recenti vicende intacchino in una parte dell'elettorato la sua immagine pubblica costruita in tanti anni (un effetto che richiede tempo per essere misurato in modo accurato) e che producano una smobilitazione tra gli elettori più "tiepidi" del centrodestra in grado di rendere difficile una nuova vittoria elettorale. Per questo motivo è fondamentale un'immediata offensiva mediatica che riaffermi alcuni punti decisivi della narrazione vincente alla base del brand Berlusconi (non a caso riaffermati sia da Gianfranco Rotondi sia daPaolo Romani nella trasmissione Ballarò andata in onda ieri), rafforzi le convinzioni degli elettori di centrodestra e produca un effetto di mobilitazione simile a quello di una campagna elettorale. Non bisogna dimenticare che nel nostro paese vi è storicamente una maggioranza di elettori moderati: la polarizzazione e l'alta partecipazione al voto favorisce quindi il centrodestra.

Non sappiamo ancora se la legislatura continuerà fino al suo termine naturale o avremo elezioni anticipate, ma la ricerca del consenso è un'attività permanente, che non ha mai fine: comincia il giorno dopo le elezioni e termina il giorno antecedente le nuove votazioni. La politica mediatizzata richiede la capacità di rispondere velocemente a eventuali attacchi o a notizie diffuse dai media: web, telefoni cellulari e notiziari 24 ore su 24 permettono di diffondere un messaggio a milioni di persone in pochi secondi. Messaggio che deve far parte di una narrazione coerente, con un forte impatto emotivo, per presentare al paese se stessi e ciò che si rappresenta.

(Marco Cacciotto è consulente e analista politico, insegna marketing politico e public affairs presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano)
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AaEB362C
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Re: Disinformazione alla grande

Messaggioda trilogy il 11/02/2011, 18:38

La struttura Delta
di MASSIMO GIANNINI
Gli storici prendano nota. Ieri, per la prima volta, si è riunita in chiaro, alla luce del sole, la Struttura Delta. Le "guardie armate" del presidente del Consiglio nella carta stampata e nella tv.


Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, e Claudio Brachino, direttore di Videonews-Mediaset. Convocati direttamente da Silvio Berlusconi, non più nella magione privata di Arcore, a Villa San Martino. Ma nella sede governativa di Roma, a Palazzo Grazioli. Per mettere a fuoco lo "spin" comunicazionale, con il quale il Cavaliere cercherà di riscrivere ancora una volta a suo vantaggio il "palinsesto" politico-mediatico dell'intera nazione. E per mettere a punto la controffensiva violenta, con la quale cercherà di distruggere la magistratura, la libera stampa, l'opposizione parlamentare e sociale.

Dunque, la drammatica torsione democratica del berlusconismo declinante ci consegna l'ennesima, incredibile "epifania". Politica e giornalismo piegati insieme, nello stesso tempo e nello stesso modo, per sovvertire codici normativi e aziendali. Per propiziare atti "sediziosi" e inquinare fatti incontrovertibili. La Struttura Delta, come questo giornale l'aveva "battezzata" nel novembre 2007 mutuandola da Joseph Conrad, esiste da anni. È stata una delle prime intuizioni del premier-tycoon, che invece di risolvere il suo enorme conflitto di interessi, l'ha ingigantito e sfruttato fino in fondo per mettere in moto la più micidiale e pericolosa macchina di fabbricazione del consenso mai concepita in una normale democrazia europea. Capo del governo (perciò sovrano delle tre reti pubbliche Rai) e insieme padrone delle tre grandi reti private Mediaset, Berlusconi ha capito subito che ciò di cui aveva sommamente bisogno, per gestire il consenso, era servirsi del suo "inner circle" manageriale, pubblicitario e giornalistico, per dettare l'agenda al Paese. Creare una "squadra", cioè, nella quale la più grande agenzia newsmaker della nazione, cioè il governo stesso, potesse dettare "i titoli" della giornata all'intero network televisivo-informativo italiano. Per cancellare quelli dannosi, per nascondere quelli scomodi, per enfatizzare quelli utili alla propaganda "di regime". Questa vergognosa versione italiana del Grande Fratello orwelliano l'abbiamo vista all'opera quattro anni fa, all'epoca del cosiddetto scandalo Rai-Set. Attraverso un'inchiesta sul fallimento della Hdc di Luigi Crespi, la Guardia di Finanza scoperchiò la "rete" inquietante di connivenze e complicità tra manager, dirigenti e giornalisti del servizio pubblico e dell'impero privato del premier (da Agostino Saccà a Deborah Bergamini) grazie alle quali si arrivò al punto di occultare, nei tg della sera e della notte, i risultati negativi di Forza Italia alle elezioni del 2006.

Da allora la Struttura Delta ha continuato a lavorare. Sempre a pieno regime. Basta vedere il Tg1 o il Tg5, per non parlare del Tg4 e dell'infinita varietà di programmi che le reti "ammiraglie" del servizio globale Rai-Set trasmettono nelle ore più impensate del giorno (Mattino 5, La vita in diretta, Pomeriggio sul 2). Ed ha anche affinato i suoi strumenti, in una spirale sempre più cinica e violenta che ha trasformato la macchina del consenso in macchina del fango. Incrociando sempre più spesso le televisioni e i giornali. Basta vedere il linciaggio al quale si sono dedicati i mass-media "di famiglia", dal Giornale a Panorama, contro chiunque abbia criticato il Cavaliere: da Dino Boffo a Gianfranco Fini. Anche un mese fa, il 17 gennaio per la precisione, la Struttura Delta si era riunita, in pieno scandalo Ruby. Dopo il consueto pranzo del lunedì ad Arcore con l'inseparabile Fedele Confalonieri e i figli Piersilvio, Marina e Luigi, il premier aveva convocato per un caffè l'intera squadra dei suoi "spin": l'onnipresente Mauro Crippa, direttore generale dell'informazione a Mediaset e primus inter pares della Struttura, l'immancabile Alfonso Signorini, direttore di Chi, ancora Sallusti, e poi il direttore di Panorama Giorgio Mulè e il direttore delle relazioni esterne di Fininvest Franco Currò.

I risultati di quel vertice "privato" sono stati almeno tre. L'intervista di Ruby alla trasmissione Kalispera su Canale 5, nella quale la ragazza marocchina ritratta tutto ciò che aveva detto nelle intercettazioni e nelle comunicazioni rese ai pm di Milano. La discesa in campo delle "ministre" a difesa del Cavaliere: la Gelmini a Porta a Porta, la Carfagna a Matrix e la Santanché ad Annozero. La valanga di videomessaggi autoassolutori e intimidatori dello stesso premier alla tv o ai Promotori della Libertà.

Ora, nella fase più disperata per il presidente del Consiglio, c'è un ulteriore salto di qualità. La Struttura Delta si riunisce direttamente nella capitale, a Palazzo Grazioli. In una inaccettabile sovrapposizione di ruoli e di funzioni, il capo del governo convoca i suoi referenti e i suoi dipendenti, portando ancora una volta alla ribalta, ma stavolta in campo aperto, il velenosissimo conflitto di interessi che intossica politica e informazione. Insieme, il premier e il suo anomalo "think tank" elaborano le offensive politiche e organizzano le offensive mediatiche. Il Pdl non esiste più (ammesso che sia mai esistito). Il partito, come filtro della rappresentanza democratica, è definitivamente scavalcato e surrogato dalla Struttura Delta. La "squadra degli spin" diventa un vero e proprio "gabinetto di guerra". Dove i giornalisti, dopo aver indossato la "mimetica" a Palazzo Grazioli, tornano in redazione a scrivere editoriali ispirati e a dettare cronache addomesticate.

Anche in questo caso, i risultati si vedono. Sono due, per adesso. Il primo: Giuliano Ferrara intervista Berlusconi sul Foglio, lo fa urlare contro "il golpe morale", gli fa dire che "il popolo è il mio giudice ultimo", e che quelle di Milano sono "inchieste farsesche, degne della Ddr". Giusto la sera prima, all'improvviso, la Rai aveva deciso di cambiare il palinsesto, per trasmettere sulla Rete Due Le vite degli altri, il film in cui Von Donnersmarck racconta le tragedie umane prodotte dai metodi spionistici della Stasi, la polizia segreta della Germania comunista di Honecker. Qualcuno può pensare che sia stato solo un caso? Il secondo: ancora Ferrara irrompe alle otto al Tg1 di Augusto Minzolini, parla per sei minuti filati (un tempo televisivo infinito) attacca "il gruppo Espresso di De Benedetti e dei professoroni del Palasharp, che vogliono abbattere il governo con metodi extraparlamentari", e spara a zero contro "il puritanesimo brutale che vuole tagliare la testa al re".

Cos'altro faranno il Giornale di Sallusti e le News Mediaset di Brachino lo scopriremo solo oggi e nei prossimi giorni. Cos'altro ha fatto e farà ancora la Struttura Delta, al riparo dall'ufficialità e dalle coincidenze che possiamo ricostruire solo ex post, forse non lo scopriremo mai. Ma intanto il nuovo "palinsesto", politico e giornalistico, è scritto. Nel cuore ferito dell'immenso conflitto di interessi berlusconiano, il "gabinetto di guerra" ha deciso di combattere la battaglia decisiva, forse l'ultima. Gli "assaltatori" sono all'opera. Contro la verità. Contro la responsabilità. Contro la dignità. E poi c'è ancora chi dice che questa non è una vera "emergenza democratica".

http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... ef=HREC1-2
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