da pierodm il 18/09/2008, 0:16
Ancora una volta mi trovo molto in sintonia con Pagheca.
Su questo argomento c'è molta confusione, nel senso che si tratta di una questione complessa che si cerca di strizzare dentro giudizi sintetici, e troppo spesso ultimativi: una tipica sinfrome da "sondaggio d'opinione", nel quale - come sucecde quasi sempre - le opinioni sono nemiche delle idee, come la moneta cattica che scaccia quella buona.
Innanzi tutto c'è un equivoci di fondo, che personalmente vado sottolineando da tempo: quello per cui nelle elezioni contano i "programmi".
Quello che conta in modo prevalente sono le "identità".
L'identità di destra è associata all'ordine pubblico, così all'idea di "decoro", della disciplina, etc.
E' un'associazione antica, consolidata e accuratamente coltivata, senza nemmeno speciali calcoli, ma per sincera natura delle forze di destra: poco importa (o forse molto importa, ma in altra sede) che quell'ordine e quel decoro siano in massima parte un'ipocrisia, un accozzata di perbenismo e di repressione, sostanzialmente rivolta a nascondere i problemi più che a risolverli.
AN, in particolare, in questi anni ha largamente dimostrato di non avere altro da proporre, se non i temi della droga, delle prostitute e della "sicurezza": diciamo, incidentalmente, che la "svolta democratica" di Fini consiste anche in questa limitatezza di orizzonti, laddove ha ereditato soltanto lo spirito piccolo borghese del fascismo, essendo facile e vantaggioso depurarsi della sua carica eversiva, della quale si occupa il piccolo Peron di Mediaset, in forme più aggiornate.
Per far incontrare le identità con le attese del "popolo" basta (ma non è opera da poco) coltivare adeguatamente il "pubblico" per due o tre anni, con uno stillicidio quotidiano che crei allarme: ho sentito mettere come servizio d'apertura del TG5 una tentata rapina a Brescia, che non aveva fatto vittime o danni di alcun genere, insomma una robetta da giornale locale, se non di quartiere.
E non avete idea di che cosa sono stati capaci di fare a Roma, e non bisogna tener conto solo dei TG nazionali, ma anche delle emittenti locali, schierate quasi tutte a destra.
Quello che ha costruito un tale genere di comunicazione non è una coscienza della sicurezza e dei suoi problemi reali, ma una psicosi modellata sulla mediocrità degli Alemanno, dei Gasparri, dei Fini, e in definitiva di quella identità di destra maturata negli anni.
La sinistra, se avesse voluto corrispondere a questa psicosi avrebbe commesso due errori.
Uno, quello di adeguarsi alla psicosi, avallandone le distorsioni.
Due, quello di mostrasi in contraddizione con la propria storia, senza per altro riuscire a competere efficacemente sul piano della credibilità, per le ragioni accennate da Pagheca.
La sinistra, in realtà, non ha commesso fino in fondo questi errori, ma ne è stata gravemente tentata, e in qualche modo si è parzialmente adeguata.
Uno dei risultati è anche questo argomento del forum, nel quale si vede bene che il suo comportamento ha generato confusione anche tra i suoi stessi elettori, là dove le idee erano sempre state abbastanza chiare.
E' vero che la sicurezza non è patrimonio della destra: sono di destra (o di sinistra) semmai le soluzioni, oltre che la lettura delle cause che generano l'insicurezza e i fenomeni stessi che bisogna individuare come sedi di questa insicurezza.
Nel guardare a questi temi, tuttavia, il problema che si pone non riguarda solo la sinistra, in quanto portatrice di soluzioni più o meno efficaci, ma riguarda la democrazia, da un lato, e le società post-industriali, dall'altra.
Nel caso specifico dell'Italia, a questa complessità si aggiungono le disfunzioni che investono ogni settore dello ststo, dalla polizia alla giustizia, dalla burocrazia al mondo del lavoro.
Pretendere, per esempio, di impiantare i "centri di accoglienza" per immigrati che siano civili e funzionali, è un'utopia, quando non si riesce a far funzionare gli ospedali, le scuole, le università, e le varie funzioni degli EE LL non sono in grado di fornire catasti aggiornati, piani regolatori, vigilanza sull'inquinamento, dati in tempo utile sugli occupati e disoccupati, sui redditi dei residenti, su cave, pozzi, sorgenti, e quant'altro vi viene in mente di andare a chiedere in un municipio medio. E parliamo solo delle disfunzioni colpose, e non di quelle dolose, legate al malaffare.
In questo grande guazzabuglio, l'idea storica della sinistra, di una sicurezza inserita in un quadro "sociale", è ovviamente non solo inattuabile nella sua interezza, ma anche difficilissima da comunicare e da impostare come politica di governo: per cominciare a riuscirci, sarebbe necessario tirare i fili di una riforma di molte istituzioni, una riforma di quelle serie e profonde ... altro che "piccoli passi".
I governi di sinistra, o le opposizioni uguali, non l'hanno fatto, lasciandosi andare all'illusione di provvedimenti che (forse) sarebbero stati efficaci in un quadro complessivo assai diverso, ossia in quell'Italia "normale" molto vagheggiata, ma purtroppo inesistente.
C'è da chiedersi se una democrazia, sempre alle prese con elezioni e consenso, sia in grado di affrontare qualunque problema di lungo respiro, senza che la maggioranza dei cittadini abbia una visione delle cose che lo consenta, a prescindere dall'appartenenza partitica e ideologica.
La storia delle democrazia occidentali non lascia spazio a molto ottimismo: ogni volta che prevale la psicosi della sicurezza e del decoro, prevale la destra, con le sue ricette repressive e paternalistiche, specialmente dove la destra è in grado di mettere sulla bilancia la spada di brenno di massicce campagne "informative".
In definitiva, tra i tanti errori che si possono attribuire alla sinistra, non c'è certamente quello di non aver fatto proprie le "soluzioni" della destra, la sua lettura del fenomeno e le sue parole d'ordine, per quanto convincenti siano state per una parte dell'elettorato: sarebbe stata un'abdicazione alla propria storia, oltre che un tradimento di tutto quel vasto popolo di elettori che non condivide affatto la visione della destra.
Un'idea vincente non per questo è un'idea giusta: vale la pena spendersi per far diventare vincente l'idea giusta, piuttosto che prendere in leasing quella sbagliata, anche perché non stiamo parlando di vendere salami, ma di governare una nazione.