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Paese che vai, casta che trovi...

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Paese che vai, casta che trovi...

Messaggioda flaviomob il 07/12/2010, 12:26

Spesati nel lusso dei tropici e super pagati
E’ la (costosa) diplomazia targata Ue Un'inchiesta del Sunday Times racconta "la casta" dell'Unione europea: “Mentre i governi degli stati membri tagliano la spesa pubblica e aumentano le tasse, gli euroburocrati sparsi per i cinque continenti conducono vite da nababbi”. E guadagnano più del premier David CameronDalle Fiji a Barbados, passando per Mauritius e Seychelles. Nei paradisi tropicali di tutto il mondo le ambasciate europee e i loro dipendenti vivono nel lusso, con stipendi e bonus da capogiro e un orario di lavoro striminzito. Alla faccia dei contribuenti. A svelarlo è un’inchiesta del britannico Sunday Times.

E’ la diplomazia, bellezza. Targata Ue. “Mentre i governi degli stati membri tagliano la spesa pubblica e aumentano le tasse, gli euroburocrati sparsi per i cinque continenti conducono vite da nababbi”, scrive il domenicale del Times. L’European External Action Service (Eeas) è appena stato inaugurato in sordina e con poco clamore dalla ministra degli esteri europea, la baronessa Catherine Ashton. La britannica, ex sottosegretario laburista è il politico donna che guadagna di più al mondo, con un salario di 387.000 euro all’anno. Sotto la sua guida lavorano 7.000 persone in 136 Paesi e gestisce un budget totale di 7 miliardi di sterline. L’Eeas comprende 136 ambasciatori “con contratti molto generosi”, sottolinea il giornale. Guadagnano fino a 220.000 euro all’anno grazie ai vari benefit. Per esempio la diaria giornaliera, che dipende dal Paese in cui sono dislocati, un contributo per la casa, un bonus se nasce un figlio o si adotta, un altro per mandarlo a scuola. Auto blu con autista, personale al completo, dal cuoco al giardiniere, viaggi in prima classe per tutta la famiglia per tornare in patria, assicurazione sanitaria, contributo per l’acquisto di mobili e molto altro.

Almeno 130 di loro, evidenzia il Sunday Times, hanno un salario superiore a quello del premier britannico David Cameron (che percepisce 167.000 euro all’anno). Gli ambasciatori inoltre godono di un massimo di 15 settimane di ferie. E la loro giornata lavorativa in media termina alle 4 del pomeriggio. Soprattutto nelle località caraibiche e dell’oceano indiano. Dove il lavoro si mescola alla vacanza perenne.

Sull’isola di Mauritius, per esempio, vive Alessandro Mariani, dipendente della Commissione Europea dal 1994, con vari incarichi, soprattutto in Africa. Con la moglie e i due figli alloggia in una splendida villa vicino alle Goodlands, una delle location più costose dell’isola. Lo staff dell’ambasciata Ue è composto da18 europei e 19 impiegati locali. “L’isola è minuscola, misura 45 chilometri per 85 – spiega il domenicale – E tanto per fare un esempio l’ambasciata britannica impiega solo quatto persone”. La presenza degli europei è un mistero. Almeno per la gente e gli imprenditori del luogo, che non hanno ancora capito la funzione di una rappresentanza diplomatica permanente.

Alle Fiji, invece, la delegazione è composta da 35 persone. L’ambasciatore, l’olandese Wiepke Van Der Goot, vive in una tenuta in riva al mare. “Dal 2005 a oggi l’Europa ha speso 38 milioni di sterline in progetti per l’educazione e le infrastrutture”. A Barbados lo staff è di 45 persone. Il capo della delegazione, lo spagnolo Valeriano Diaz, guadagna 150.000 sterline l’anno. Ma la Ue ha voluto mettere il suo zampino burocratico anche nelle sperdute isole di Vanuatu, Solomon e Papua Nuova Guinea (7, 11 e 23, il rispettivo numero degli impiegati nello staff). “Perfino a Bruxelles, sede del Parlamento europeo, c’è un’ambasciata con venti dipendenti”, si stupisce il giornale inglese. “La giornata lavorativa di molte persone è in pratica una vacanza prolungata. E il conto lo pagano i contribuenti, i cittadini degli stati membri”, ha commentato l’europarlamentare tedesco Ingeborg Graessle, che si batte per la trasparenza degli organi europei.

Il budget dell’Eeas raggiungerà il prossimo anno i 470 milioni di euro e continuerà a crescere. “E’ ormai diventato un gigante burocratico ma rimane un nano in termini di diplomazia – critica Mats Persson, direttore della think-tank britannica Open Europe – In molti Paesi la presenza di un’ambasciata è inutile e dispendiosa, non fa che succhiare finanziamenti che potrebbero invece essere spesi dai Paesi membri nella loro economia interna”.

Deborah Ameri

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12 ... -ue/80647/


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Re: Paese che vai, casta che trovi...

Messaggioda flaviomob il 10/12/2010, 1:02

Del resto, la nostra casta sarà pure, nel suo piccolo, lo specchio del paese o almeno della sua parte più becera...

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12 ... one/81067/

Transparency International: “3,8% degli italiani coinvolti in episodi di corruzione” Dal Global Corruption Barometer nel 2010 emerge come una persona su quattro abbia pagato tangenti alle istituzioni. Oltre un milione gli italiani implicati. "Il dato va preso sul serio", dice la presidente italiano dell'Ong Maria Teresa BrassioloOltre un milione di persone in Italia sono coinvolte in episodi di corruzione e il fenomeno è in crescita nei partiti politici. E’ quanto emerge dal capitolo sull’Italia dell’edizione 2010 del rapporto ‘Barometro della corruzione globale’ (Gcb) pubblicato oggi da Transparency International (Ti). Il Barometro, spiega l’ong, ‘mappa’, attraverso un’indagine demoscopica, la visione che i cittadini maturano del fenomeno della corruzione anno dopo anno. Lo studio si differenzia per questo dal più conosciuto Indice della percezione della corruzione (Cpi), che invece si basa sulla percezione dei fenomeni corruttivi nelle pubbliche amministrazioni da parte di esperti e operatori privati. Secondo il Gcb, in Italia “la percentuale di coloro che sono stati concussi o che hanno pagato tangenti si attesta sul 3,8%”. Gli esperti di Transparency International sottolineano che “si tratta di un dato assai serio, poiché comporta che, stando a questa percentuale, oltre un milione di persone sarebbe coinvolto in fatti corruttivi”.

All’interno di questo dato, prosegue il rapporto, la suddivisione per segmento indica che il 6,4% degli intervistati ha pagato tangenti per ottenere permessi, per le utilities il 8,7%, per le imposte il 6,9%. Inoltre, “un forte incremento si ha nelle transazioni immobiliari (12.9%) e doganali (13,9%) – sottolinea lo studio -. Di grande impatto sono infine i dati relativi al sistema sanitario (10%) e al sistema giudiziario, per cui le risposte affermative arrivano fino al 28,8%”. L’associazione spiega poi che “le categorie percepite come più corrotte in Italia sono i media (voto 3,3 su 5), le imprese (3,7 su 5), il Parlamento (4 su 5) e il sistema giudiziario (3,4 su 5)”. Quelle meno corrotte sono invece “le organizzazioni non governative, l’esercito, il sistema educazione e la polizia”.

Per quanto riguarda i partiti politici, l’organizzazione scrive che “mentre per Germania e Francia la corruzione è meno presente” in questo campo, “nel 2010 rispetto al 2005, in Italia cresce dal 4,2 al 4,4 su 5” punti. Il Barometro della corruzione globale “è la vox populi e va preso molto sul serio – ha commentato la presidente di Transparency International Italia, Maria Teresa Brassiolo -. Il dato sconfortante che emerge è l’aumento della sfiducia in Italia: il 40% non si fida di nessuna delle istituzioni prese in esame”. Il costo della sfiducia “è un costo altissimo nelle società e nelle economie – ha proseguito la Brassiolo -. Anche a livello globale c’è una crescente generalizzata crisi di sfiducia”.

Corte dei Conti – In Italia è sempre allarme corruzione. A inizio febbraio, l’ex presidente della Corte dei Conti Tullio Lazzaro aveva denunciato: “La corruzione è un tumore maligno contro il quale non ci sono anticorpi nella pubblica amministrazione e che con gli anni addirittura sembra peggiorare. Nel 2009 le denunce sono infatti aumentate del 229%”. “Se non c’è senso etico nell’agire – aveva detto Lazzaro – non bastano mai i giudici, i carabinieri o le altre forze dell’ordine a combattere questo male”. Il 19 ottobre anche il nuovo presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel giorno del suo insediamento, era tornato su quello che è diventato il “leitmotiv” della magistratura contabile. “Gli episodi di corruzione e dissipazione delle risorse pubbliche, talvolta di provenienza comunitaria, persistono e preoccupano i cittadini ma anche le istituzioni il cui prestigio ed affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli - aveva detto Giampaolino – E anche questo aspetto dovrebbe fuoriuscire dalle competenze della Corte” perché di tratta di «materia penale» certo non verificabile con controlli preventivi. Controlli che, viceversa, andrebbero fatti sugli eventi eccezionali gestiti dalla Protezione Civile.

Medioriente e Nord Africa – Secondo il ‘barometro sulla corruzione’, il Medioriente e il Nord Africa rappresentano l’area del mondo più corrotta, con il 36 per cento della popolazione che ha pagato una tangente. Segue il 32 per cento di corrotti nelle repubbliche dell’ex Unione sovieta, il 23 per cento in Sud America, il 19 per cento nei Balcani e in Turchia, l’11 per cento nella regione dell’Asia-Pacifico e il cinque per cento nell’Unione europea e in Nord America. In cima alla lista dei Paesi dove è consueto pagare tangenti si trovano l’Afghanistan, la Cambogia, il Camerun, l’India, l’Iraq, la Liberia, la Nigeria, i Territori palestinesi, il Senegal, la Sierra Leone e l’Uganda, dove più di una persona su due ammette di aver dato soldi a funzionari pubblici. Circa la metà degli intervistati spiega di aver pagato per evitare problemi, mentre un quarto di loro dice di averlo fatto per velocizzare delle procedure.

Israele - La convinzione generale della quasi totalità degli israeliani è che i partiti politici siano gli organi più corrotti del paese. Dopo di loro ci sono il Parlamento e gli istituti religiosi, mentre le forze armate sono ritenute le meno corrotte. Secondo Transparency International, l’88% degli israeliani inclusi in un campione rappresentativo della popolazione ha espresso questa convinzione. Il 76% ha detto di ritenere che la corruzione nel paese sia aumentata nell’arco degli ultimi tre anni, mentre il 20% ha detto che non è cambiata e il 4% che è diminuita. In un indice che va da 1 a 5 (in cui il punteggio più alto indica un livello estremo di corruzione), gli israeliani hanno dato un punteggio di 4,5 ai partiti, di 4 alla Knesset e agli istituti religiosi, di 3,9 alla pubblica amministrazione, di 3,5 alla polizia, di 3,5 al mondo degli affari, di 3,2 ai media, di 2,8 alla magistratura, di 2,6 alle forze armate. La pessima opinione che gli israeliani hanno dei partiti risulta però essere in linea con un fenomeno globale, poichè quasi l’80% degli interpellati nel mondo, secondo i dati dell’Ong, hanno indicato i partiti politici come gli organi più corrotti. Il margine di errore del campione nei paesi indagati è tra il 2,8 e 4,4%.


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