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La stupidità della sinistra

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La stupidità della sinistra

Messaggioda gabriele il 01/12/2010, 22:14

La stupidità della sinistra
Articolo di Politica interna, pubblicato domenica 21 novembre 2010 in Germania.

[Die Zeit]

Silvio Berlusconi sarebbe da tempo una vicenda chiusa, se i suoi avversari non avessero commesso tanti madornali errori

Le spiegazioni più semplici sono quelle che affascinano di meno e per questo suscitano di solito anche meno attenzione. Così ancora molte persone tentano di spiegare, nonostante tutti gli scandali, il successo di Silvio Berlusconi e la stabilità del suo potere, con il suo carisma mediatico, la sua abilità di comunicare alla maggioranza anarchico-conservativa della profonda Italia e di difendere gli interessi di una certa imprenditoria.

Nessuno però riflette su una semplicissima risposta, anche se è praticamente facile da documentare: la forza di Berlusconi, tutta la sua forza, è dovuta soltanto alla debolezza della sinistra e agli errori dei suoi dirigenti. Banale? Pare che corrisponda alla verità.

Berlusconi ha vinto per tre volte le elezioni, ma è stato sconfitto due volte e sarebbe potuto uscire sconfitto anche dalle prime elezioni vinte in assoluto. Ci troviamo nel 1994, due anni prima lo scandalo Mani Pulite spazzò via l’intera classe dirigente (la democrazia Cristiana e i Socialisti). Si indagò per corruzione anche sull’allora ancora potente partito comunista. Tuttavia anche se gli inquirenti trovano/scoprono qualcosa ai margini del partito, la dirigenza del PCI ne esce con le mani pulite.

Il PCI è quindi l’unico partito che in un certo qual modo supera indenne il grande scandalo. Berlusconi fonda Forza Italia, per assicurarsi gli elettori, diventati “orfani” della DC e del partito socialista. Apre anche un dialogo con gli ex fascisti di Alleanza Nazionale.

Nella fase introduttiva delle elezioni del 1994 i partiti di sinistra sono in testa in tutti i sondaggi. Sarebbe bastato presentare un candidato laico alla presidenza del consiglio e che non provenisse da partiti che, a seguito degli scandali per corruzione, erano diventati estremamente impopolari. Ma il segretario del PDS (che è il partito che succede a quello comunista), Achille Occhetto, decide con slancio narcisistico (ed ignoranza) di candidarsi. Questi definisce il suo partito come una “allegra macchina da guerra”. Ma qualcun altro è contento: Berlusconi. Occhetto era stato in fondo l’ultimo segretario del Partito Comunista Italiano. Riscuote successo uno scontro elettorale tutto nel segno dell’anticomunismo, che in Italia di solito incontra il consenso della maggioranza, e dell’”imprenditore” Berlusconi, che scende in campo contro i politici di professione. Berlusconi diventa per la prima volta Premier.

Otto mesi più tardi il suo governo cade a causa della Lega Nord, alleata di coalizione. Dopo una breve fase di transizione, in cui il governo è guidato da una dirigenza formata da tecnici, si va di nuovo alle elezioni nel 1996. Questa volta, per vincere le elezioni, alla sinistra basta candidare un professore, un progressista, cattolico ed esperto in economia, Romano Prodi. E’ la prima pratica dimostrazione, che qualsiasi analista lungimirante avrebbe potuto prevedere: l’ ”antipolitica” sarà a lungo il punto fermo, da cui si partirà per vincere le elezioni. Fermo restando che non si tratta di una antipolitica nel vero senso della parola, ma al contrario un rifiuto sempre più radicale (e assolutamente giustificato) di una degenerazione della democrazia, che si esprime nel predominio di apparati di partito corrotti. Nel 2007 è stato pubblicato un bestseller che viene al punto di questa circostanza. Il titolo del libro scritto da due giornalisti, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, delinea esattamente il problema: La Casta. Chi riesce a restare estraneo a questa casta, vince.

Dopo la vittoria di Prodi nel 1996 tutti i giornali credono che Berlusconi sia finito. Si fa già il nome del suo successore. E’ un imprenditore, pressato dai debiti e sull’orlo della bancarotta. La bancarotta del suo impero mediatico sembra solo questione di giorni. Allo stesso tempo la procura della repubblica indaga contro di lui e in parecchi processi. Ogni giorno ci si aspetta un mandato di arresto per Berlusconi.

In questa situazione sarebbe bastato che il governo di centro sinistra non avesse fatto semplicemente nulla, per chiudere definitivamente il capitolo Berlusconi. Ma il governo fa qualcosa, ne fa persino un bel po’. Il nuovo segretario dell’ex partito comunista, Massimo D’Alema, offre allo sbalordito Berlusconi una coalizione per un “rifacimento” della Costituzione. Vuole riscrivere la Costituzione con Berlusconi, per crearne una delle migliori del mondo.

Il già sconfitto Berlusconi, diventa una specie di “Padre della patria”, inserito nel partito di maggioranza, l’ex PC. Gli sviluppi non si fanno attendere: Berlusconi diventa di nuovo l’incontestabile guida del centrodestra; le banche gli concedono nuovamente credito; una politica appoggiata da tutti i maggiori partiti riduce l’autonomia della procura della Repubblica e salva Berlusconi dalla galera.

Succede quello che deve succedere: Berlusconi vince le elezioni del 2001. Prodi diventa presidente della commissione europea. D’Alema diventa capo dell’ opposizione. Ma non si oppone affatto. Nel 2002 dalla società laica (nel senso non politica) nasce spontaneamente un movimento di opposizione, i cosiddetti „Girotondini“, sostenuti da famosi artisti ed intellettuali. Questo movimento si rivolge contro Berlusconi, ma anche contro un’”opposizione” che non c’è.

Ciò nonostante, la performance di Berlusconi come capo del governo è cosi deludente, che due mesi prima delle previste elezioni del 2006, nei sondaggi si piazza decisamente alle spalle di Romano Prodi, che si candida di nuovo. Prodi ha un vantaggio apparentemente irraggiungibile. E ancora, non si dovrebbe far nulla, solo attendere le elezioni. Ma i leader dei partiti di sinistra commettono solo errori prevedibili. Offrono a Berlusconi un dialogo, e contrastano il movimento laico, che definiscono “giacobino”.

Con le elezioni si giunge – in base ai voti – ad un patto di massima. Con il sistema elettorale italiano la coalizione di centro sinistra ottiene un palese vantaggio di 50 seggi alla Camera. Avrebbe ottenuto la maggioranza anche al Senato, se avesse accettato l’appoggio che gli era stato offerto dalle “liste civiche”. Ma rifiuta. La dirigenza dei partiti di centro sinistra considera pericolosa la collaborazione con i candidati indipendenti. Nel frattempo giunge ad una coalizione con gli ex compagni di viaggio di Berlusconi. Uno di questi viene persino nominato ministro della giustizia – Clemente Mastella – un ex dirigente della democrazia cristiana. E’ Mastella che più tardi farà cadere il governo Prodi. Si arriva a nuove elezioni. Berlusconi vince.

Oggi siamo arrivati allo stesso punto: gli innumerevoli scandali hanno fatto sì che il governo Berlusconi precipitasse nei sondaggi. Ma il partito democratico non ne trae alcun vantaggio. Se solo facesse una vera opposizione, se solo facessero della moralità il loro vessillo e considerassero la “Casta” come loro nemico – vincerebbero alla grande. L’ignoranza dei loro dirigenti è intollerabile. O forse anche loro sono membri della “casta”.

[Articolo originale "Die Dummheit der Linken" di Ulrich Ladurner]

http://italiadallestero.info/archives/10487
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Re: La stupidità della sinistra

Messaggioda franz il 01/12/2010, 22:28

Puo' darsi che sia stupidità (e sicuramente in buona parte lo è) ma io direi che la caratteristica principale è l'incapacità.
Tra l'altro l'articolo dimentica che per ben due volte Prodi è stato fatto fuori non da Berlusconi ma da alcuni dei suoi stessi alleati. Sì, è un bel match, tra stupidità e incapacità.
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Re: La stupidità della sinistra

Messaggioda pierodm il 02/12/2010, 2:55

Questo articolo riprende molti dei concetti che abbiamo trattato per anni. Ma con qualche imprecisione.

Questa volta, per vincere le elezioni, alla sinistra basta candidare un professore, un progressista, cattolico ed esperto in economia, Romano Prodi. E’ la prima pratica dimostrazione, che qualsiasi analista lungimirante avrebbe potuto prevedere: l’ ”antipolitica” sarà a lungo il punto fermo, da cui si partirà per vincere le elezioni

Definire Occhetto uno della casta, e Prodi uno dell'anti-politica - un "laico", in questo senso - è una solenne sciocchezza: tipico esempio di una forzatura che serve a far quadrare una tesi.

Ma i leader dei partiti di sinistra commettono solo errori prevedibili. Offrono a Berlusconi un dialogo, e contrastano il movimento laico, che definiscono “giacobino”.

In questo passaggio personalmente ci vedo una sintesi di quella che l'autore chiama stupidità, e Franz incapacità: una stupidità che continua, con le contumelie e le cazzillosità "centriste" contro Vendola, e più in generale l'eterna paura di essere troppo a sinistra, giacobini, massimalisti, forcaioli, moralisti, laicisti, etc etc.
In altre parole, se in questi quindici anni è successo quello che sappiamo, e che l'articolo mette in evidenza - sia pure in modo semplicistico - la responsabilità sarà o no di un indirizzo politico sbagliato? E qual'è stato questo indirizzo politico (sbagliato)? Quello di uno spostamento esagerato verso sinistra? O quello di una trasmigrazione politica e ideologica verso il centro e, per alcuni aspetti, verso destra?
pierodm
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Re: La stupidità della sinistra

Messaggioda franz il 02/12/2010, 9:46

pierodm ha scritto:Definire Occhetto uno della casta, e Prodi uno dell'anti-politica - un "laico", in questo senso - è una solenne sciocchezza: tipico esempio di una forzatura che serve a far quadrare una tesi.
...
In altre parole, se in questi quindici anni è successo quello che sappiamo, e che l'articolo mette in evidenza - sia pure in modo semplicistico - la responsabilità sarà o no di un indirizzo politico sbagliato? E qual'è stato questo indirizzo politico (sbagliato)? Quello di uno spostamento esagerato verso sinistra? O quello di una trasmigrazione politica e ideologica verso il centro e, per alcuni aspetti, verso destra?

Cominciamo dalla fine. Gli spostamenti sono percepiti come tali rispetto all'osservatore. Al suo sistema di riferimento.
Per qualcuno quindi il centro sinstra si è spostato troppo al centro, anche fin troppo a destra.
Per altri non abbastanza. Bisognerebbe predere atto che la stragrande maggioranza della popolazione italiana (giovani e meno giovani) in questi venti anni si è spostata verso il centro ed anche verso destra. Lo si prende atto anche tramite i risultati elettorali. Questo significa che l'ettorato oggi vede come efficaci soluzioni politiche che 30 anni fa sarebbero state considerate impensabili e di destra, mentre le soluzioni "di sinistra" (facco due esempi bertinottiani: le 35 ore e l'assunzione presso lo stato di 100'000 lavoratori socialmente utili) sono considerate valide solo da una piccola parte dell'elettorato.
Va da se' che anche i programmi elettorali del centro sinistra si adeguano, ogni 4 anni o anche meno, quando la legislatura è piu' breve, alla mutata percezione che l'elettorato ha della soluzione dei problemi. Tutto questo non solo in Italia ma è un fenomeno generalmente europeo. Vedere per esempio le liberalizzazioni in Svezia e gran parte d'Europa.
Diciamo che stare fermi mentre il paese cambia non sarebbe stata un'operazione intelligente ma anche qui tutto dipende dai punti di vista.

A mio avviso il problema è che questa transizione in Italia non è stata omogenea. Chiaramente nell'elettorato ci sono gruppi che si spostano a velocità diverse e ci sono quindi partiti e correnti che cercano, giustamente, di rappresentare questi settori. Ecco perché c'è chi chiede di accellerare e chi chiede di frenare. Il risultato è una coalizione sfilacciata.

Fatta questa premessa, bisogna vedere chi si mette alla testa di questa carovana e quali comportamenti politici attua.
Occhetto non sarà stato uno della casta ma era un uomo della nomenclatura, un funzionario. Non uno stupido ma di fatto un incapace. La storia della "macchina da guerra" ci spiega che personaggi siano arrivati alla guida del PCI e dei suoi epigoni.
L'aspetto rilevante è che quando si è capito che non erano piu' proponibili simili personaggi per vincere le elezioni e Prodi ha vinto, dietro le quinte hanno continuato ad operare i personaggi della vecchia nomenclatura (D'Alema, Veltroni, Marini, Mastella, Bertinotti) e la prima repubblica ha continuato a lavorare al motto "Prodi, tu pensa al governo che alla politica ci pensiamo noi". Ed hanno combinato un mucchio di disastri. Che poi fosse stupidità o incapacità, la partita è ancora aperta.

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Re: La stupidità della sinistra

Messaggioda ranvit il 02/12/2010, 10:25

Non posso che concordare con gran parte di quanto dice l'articolista. Appena qualche giorno fa ho fatto riferimento anche io all'errore della sinistra nel '94 : presentarsi con l'aria del vincitore in un Paese la cui maggioranza non ha mai visto di buon grado il comunismo (pur essendo ben distanti come Pci dal vero comunismo).
L'errore di D'Alema nel '98 è la parte che mi convince meno....nel senso che il tentativo di "normalizzare" Berlusconi andava anche fatto (certo non con il senno di oggi), ma alle prime "bizze" dell'unto bisognava reagire immediatamente.
Drammatico poi l'errore del '06, non tanto quello indicato della mancata inclusione nella coalizione di alcuni "indipendenti" quanto la caterva di contraddizioni subito prima delle elezioni, nelle apparizioni televisive, fecero crollare il vantaggio annunciato dai sondaggi.
Sull'oggi poi....ho scritto piu' volte (a inizio anno) che il Pd dovrebbe issare la bandiera della riduzione dei costi e dei privilegi della "casta" per recuperare terreno. Macchè, sono troppo incapaci....di rinunciare ai propri privilegi.
Ci penserà allora l'elettorato a bocciare definitivamente questa sinistra....Vendola, l'attuale grande parolaio, compreso.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La stupidità della sinistra

Messaggioda franz il 02/12/2010, 13:01

ranvit ha scritto:Drammatico poi l'errore del '06, non tanto quello indicato della mancata inclusione nella coalizione di alcuni "indipendenti" quanto la caterva di contraddizioni subito prima delle elezioni, nelle apparizioni televisive, fecero crollare il vantaggio annunciato dai sondaggi.

Errore maggiore nel 2006 fu di presentarsi uniti al camera (dove si ebbe la forte maggioranza che il porcellum dava ai vincitori, anche se di poco) ma separati al senato (per contarsi, si disse).
Tornando alla stupidità, questa è la definizione che preferisco:
Una persona è stupida se causa un danno a un'altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.
Ritengo che Fassino e Rutelli (e coloro che ci stavano dietro) abbiano causato danni agli altri con quella decisione sul senato ma loro non ci abbiano rimesso praticamente nulla. Sono al loro posto in parlamento, prendono il loro stipendio. Non credo che ci abbiano guadagnato ma nemmeno perso, loro.
Parlerei quindi di stupidità. Sembra azzeccato. La causa della stupidità qui pero' è una incapacità politica.
L'incapacità è nell'essenza del personaggio, la stupidità è nel risultato delle azioni compiute.
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Re: La stupidità della sinistra

Messaggioda Iafran il 02/12/2010, 15:45

I cittadini italiani sono quelli che hanno subito una grande fregatura!

Qualcuno ha modo di accorgersene? Forse in tantissimi (oltre a noi).

Qualcuno ha modo di provvedervi, di prendere iniziative per risolvere questa "grande fregatura"?

Potrebbe essere un Rutelli, un D'Alema, un Fini, un Casini, un Mastella, un Veltroni, una Carfagna, una Colli, una Binetti, una Moratti, un Diliberto, un Dell'Utri, un Berlusconi jr. etc. etc.?
Potrebbe, forse, essere un Franceschini, una Serracchiani, un Marino, un Di Pietro, un Vendola, una Bindi, un Renzi, un Montezemolo, un De Luca, una Bonino, etc. etc.?
Molti di questi nomi sono e/o sono stati complici, sostenitori o conniventi diretti o indiretti (purtroppo, non per incapacità ad accorgersene o per stupidità nelle decisioni che hanno fatto solo per un personalissimo tornaconto) con coloro che hanno dato questa "grande fregatura" al popolo italiano!

La più grande stupidità, però, è stata commessa dagli stessi cittadini italiani, quando hanno perpetuamente dato fiducia a personaggi che hanno mantenuto o favorito indirettamente questo degrado politico e sociale.

I cittadini devono farsi sentire di più, sfruttare ogni circostanza (feste e primarie del PD e del Cs, scioperi, manifestazioni di piazza, tam tam della rete, presentazione dei movimenti, comizi, momenti politici, forum, etc.) per denunciare il degrado, per attribuirne le responsabilità e per chiamare i protagonisti a renderne conto (dissentire e sconfessare pubblicamente la loro presentazione nelle liste elettorali).
Riusciremo ad avere meno stupidità per l'immediato futuro e dare fiducia solo a coloro (statisti veri) che vogliono far rientrare questa "grande fregatura"?
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Re: La stupidità della sinistra

Messaggioda pierodm il 03/12/2010, 19:27

Cominciamo dalla fine. Gli spostamenti sono percepiti come tali rispetto all'osservatore. Al suo sistema di riferimento.
Per qualcuno quindi il centro sinstra si è spostato troppo al centro, anche fin troppo a destra.
Per altri non abbastanza.


Giusto e appunto. Infatti uno degli argomenti della discussione è (almeno per me, da tempo) il "sistema di riferimento" di chi ha voluto che il PDS/DS/PD si spostasse verso il centro e verso destra.

Bisognerebbe predere atto che la stragrande maggioranza della popolazione italiana (giovani e meno giovani) in questi venti anni si è spostata verso il centro ed anche verso destra. Lo si prende atto anche tramite i risultati elettorali.

Bisognerebbe prendere atto che questo genere di affermazioni sono facili da fare - se ne sono fatte e se ne fanno una caterva - ma meriterebbero qualche cautela in più: anche qui non c'è una semplice "fotografia" della realtà, ma una sua interpretazione che deriva da un "sistema di riferimento".

In Italia l'elettorato a me sembra molto più fermo di quanto non si usi dire.
In particolare, ho la netta sensazione - diciamo pure la convinzione - che il grosso dell'elettorato assorbe superficialmente - a livello di "opinione" più che di idee - ciò che viene propagandato, e forse non l'assorbe nemmeno ma semplicemente si tratta di un fenomeno mediatico, per cui certi orientamenti cambiano indirizzo solo sulle pagine dei giornali e alla Tv, senza che ci sia un'effettiva corrispondenza in termini di cultura diffusa.
L'Italia è un paese - lo dico da molto tempo, non certo per quest'occasione - fondamentalmente di centro-destra, dove "centro" sta soprattutto per democristiano, e "destra" per tendenzialmente fascista (ur-fascista, come dice Eco).
Per questa ragione vedo (ho visto) la sinistra essere allo stesso tempo anche unica cultura “liberale” di massa, libertaria e laica soprattutto nel proprio elettorato, mentre i suoi vertici polemizzavano con i libertari radicali e con chi spingeva per una maggiore laicità.
Le vicende di questi anni non smentiscono per nulla questo schema, ma anzi lo confermano in pieno, se uno riesce a non farsi influenzare dal caos e dal vorticare effimero delle etichette.
Lo confermano anche i numeri, una volta tanto sinceri e trasparenti, dato che assegnano al PD+Vendola e briciole sparse una quota che è più o meno quella che la sinistra ha avuto per la gran parte della prima repubblica, che è stata sempre assestata intorno ad un terzo dell’elettorato.
Variazioni per difetto sono solo dell’ultimo anno o poco più, per ragioni contingenti da attribuire ad una “stupidità” protratta.
L’adesione di una massa significativa, e maggioritaria, al Berlusconi che sappiamo e alla Lega conferma, rendendone espliciti i valori e i contenuti, tutto ciò che era malamente celato dietro il paravento democristiano e pentapartitico: più che uno “spostamento” a destra, direi che si tratta di uno “svelamento”, e di un peggioramento, dato che è oggi gridato e rivendicato quasi con arroganza quello che per molto tempo era sussurrato e spesso conservato nel silenzio.
Per farla breve,insomma, è successo che la “stupidità” della sinistra si è manifestata nel fatto che non ha mantenuto il proprio ruolo nell’ambito della realtà italiana, ossia di rappresentare anche la principale “anima liberale” del panorama politico nazionale. Si è invece lasciata andare ad un inseguimento della sinistra europea, in modo semplicistico e per certi versi patetico, creandosi un’immagine assai fantasiosa del nostro paese, come se bastasse “raccontarselo” in un certo modo per far sì che questo si avverasse.
E’ vero, per altro, che c’è uno spostamento a destra dell’intera politica europea, ma il senso di tale spostamento non è lo stesso nei diversi paesi, e le cose non sono per niente filate lisce per i partiti di sinistra che non hanno saputo misurare nel modo più giusto la propria evoluzione.
Il paragrafo che segnalavo nell’articolo - contrastano il movimento laico, che definiscono “giacobino”- s’inquadra in questo discorso nel senso che quei “giacobini” altro non erano che il tradizionale, storico popolo della sinistra, che nella propria base era semplicemente – come abbiamo detto – “liberale” e legalista, e che poteva sembrare o essere chiamo “giacobino” solo da una cultura politica democristiana e fascio-peronista e da una sinistra di vertice che ne assorbiva ottusamente i punti di riferimento.
Saltando a cose più semplici, non scomoderei, Franz, una definizione di stupidità così contorta – che epr altro non mi è mai piaciuta – ma direi che possiamo chiamare stupidità il non aver capito nel modo corretto qualcosa che non era difficile da capire: tutto molto relativo, e molto soggettivo, ma è giusto così, in un contesto dove anche uno stupido può essere “eletto”, cioè “scelto” tra mille, e diventare ministro.
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Re: La stupidità della sinistra

Messaggioda franz il 03/12/2010, 19:59

pierodm ha scritto:Lo confermano anche i numeri, una volta tanto sinceri e trasparenti, dato che assegnano al PD+Vendola e briciole sparse una quota che è più o meno quella che la sinistra ha avuto per la gran parte della prima repubblica, che è stata sempre assestata intorno ad un terzo dell’elettorato.

Ma sinceramente, facendo riferimento a quando il PCI aveva il 34% dei voti (quindi il 1976) tu ritieni che le opinioni "di sinistra" di quel 1/3 di elettorato 34 anni fa siano le stesse dell'eventuale 1/3 di oggi? :?:

Per prima cosa oggi si arriva a malapena a quel 34-35% sommando anche parte di quel voto cattolico moderato (la sinistra DC, parte dei socialisti, qualche liberaledemocratico a tracce) tanto vituperato da disallineati e compagnia. Aggiungendo Vendola si arriva al 40 scarso.
In secondo luogo il modo di pensare del PD oggi è ben lontano da quello del PCI di 35 anni fa, anche se ne porta tracce indelebili in alcuni personaggi. Non sono paragonabili.
Il fatto che esiste ancora quel 1/3 di cui parli potrebbe essere dovuto alla normale dialettica delle parti.
Anche in germania o in usa, dove si alternano schieramenti, le percentuali sono a spanne le stesse.
Ma non si puo' confondere la socieldemocrazia tedesca di 40 anni fa con quella di oggi. E nemmeno quella svedese.
In pratica da noi quel 1/3 esiste sempre, ma in 40 anni ha cambiato modo di pensare (a parte quel 3% ancorato al passato).

Non creo che la stupidità della sinistra sia stata di spostarsi a destra.
Se non lo avesse fatto oggi il centro sinistra avrebbe il 5% al massimo.
Infatti forze di sinistra esistono, e si vede quale forza elettorale hanno.

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Re: La stupidità della sinistra

Messaggioda pierodm il 04/12/2010, 0:52

Ma sinceramente, facendo riferimento a quando il PCI aveva il 34% dei voti (quindi il 1976) tu ritieni che le opinioni "di sinistra" di quel 1/3 di elettorato 34 anni fa siano le stesse dell'eventuale 1/3 di oggi?

Quello fu il picco estremo del PCI, ma non ciò che avevo indicato come la consistenza della sinistra per la gran parte della prima repubblica.
Ricordo benissimo però la mia convinzione - che espressi in molti modi e in diverse sedi di discussione - che il "compromesso storico" che seguì quel picco avrebbe prodotto un rapido arretramento del partito, e l'inizio della sua crisi di immobilismo, di sterilità.
Un compromesso storico che non fu esattamente uno spostamento verso destra, ma fu certamente qualcosa che molta parte dell'elettorato di sinistra (e non solo) percepì come la rinuncia ad un ruolo tenuto fino a quel momento: l'allargamento verso il centro, la "conquista" del centro che quel picco del PCI significava, era stata ottenuta rimanendo sinistra, prima della conversione al compromesso storico, a dimostrazione del fatto che la sinistra era riuscita a rappresentare una prospettiva di cambiamento anche per coloro che non si ritenenevano di sinistra, ideologicamente o culturalmente.
Questo ci porta direttamente dentro il tema delle "opinioni": allora come oggi si aspettava un cambiamnto della società e di alcuni meccanismi istituzionali.
Chi allora votava sinistra si aspettava un'alternativa al sistema di potere e di governo democristiani, e ai tanti mali delle nostre istituzioni, tanto che il voto di sinistra coincideva con la massa dei voti che davano sostanza e vittoria ai grandi referendum radicali per i diritti civili, ispirati ad una visione della società diversa, laica e fondamentalmente "liberale".
Mi sembra che anche adesso le aspettative di chi si ritiene di sinistra - PD o Vendola, che voti o che si astenga - siano le stesse: perché gli stessi sono i mali italiani, mai sanati, e anzi resi peggiori, più acidi e più arroganti.
Ma il PD è qualcosa di assai diverso dalla sinistra di allora. Diciamo che è assai più a destra (o al centro, fa quasi lo stesso) di quanto non fosse il PCI dopo la scelta del compromesso storico, e nemmeno paragonabile alla sinistra che arrivò oltre il 40% sommando PCI e PSI, e radicali.
Un partito che non è più capace di "educare", e che non sa nemmeno rappresentare, dato che ha l'illusione di rappresentare "tutti" per il semplice fatto di aver messo dentro tutti, e non prendere mai una posizione precisa e determinata.

“Non credo che la stupidità della sinistra sia stata di spostarsi a destra”, dici tu.
Lo so che non lo credi. Ma parlano i fatti.
In quindici anni le cose sono andate di male in peggio.
I cambiamenti voluti o elaborati - o copiati – dalla sinistra sono stati orientati tutti verso il centrismo.
Mi sembra facile dedurre che questo genere di cambiamenti abbiano coinciso con il peggio, non con un successo – lo dico per chi si affida a questo genere di deduzioni per dare un giudizio, dato che personalmente uso un altro tipo di procedimento.
Il paragone con altri paesi, comunque, merita un discorso a parte, perché troppi sono i parametri differenti.
E comunque, come dicevo, anche in altri paesi un certo tipo di “modernità di sinistra” ha avuto i suoi bei problemi, ed è tutt’altro che trionfante.
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