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NO al voto di Camera e Senato sul dis. di legge per l'Univ.

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

NO al voto di Camera e Senato sul dis. di legge per l'Univ.

Messaggioda Gab il 29/11/2010, 19:08

DAL PROCESSO MEDIATICO ALL'ESECUZIONE SOMMARIA: NO AL VOTO DI CAMERA E 
SENATO SUL DISEGNO DI LEGGE PER L'UNIVERSITA' 

Negli ultimi 10 anni si sono succeduti al Ministero competente per l'Università e la Ricerca tre diversi 
ministri. Tutti hanno introdotto provvedimenti intesi a riformare l'università italiana. Tutti hanno preso le 
mosse da un ritratto dell'università italiana sostanzialmente negativo. In particolare, l'autonomia (di 
gestione economica, di definizione dei corsi di studio, di reclutamento del personale) concessa agli atenei 
nel corso degli anni '80 e '90 è stata via via ridotta, in base ad una ricostruzione storica secondo cui il 
mondo accademico ne avrebbe fatto pessimo uso. In sostanza, il Ministero ha sostenuto e contribuito a 
quello che è stato un "processo mediatico" decennale, in cui stampa e televisioni hanno riversato sui loro 
lettori e ascoltatori infiniti resoconti di corsi di laurea in materie improbabili e con pochi iscritti, di casi di 
nepotismo nel reclutamento e di inefficienze gestionali, tacendo invece sull'impegno ed i risultati quotidiani 
della maggior parte dei docenti, dei ricercatori e degli studenti. 

Dopo aver aderito a questa campagna sostanzialmente diffamatoria e dopo numerose anticipazioni, un 
anno fa l'attuale ministro ha presentato un disegno di legge (il DdL 1905), contenente una "riforma 
organica” dell’università suddivisa in tre titoli che affrontano:  

- l'organizzazione del sistema universitario (ruolo e compiti del Rettore, del Senato Accademico, del 
Consiglio di Amministrazione e relazioni degli stessi con il personale docente e non docente, nonché 
con gli studenti; sono previste anche norme per la fusione tra atenei di media e minore dimensione, 
come quello bresciano) 
- qualità ed efficienza del sistema universitario (sono le norme che riguardano le regole di 
finanziamento alla ricerca, la remunerazione dei docenti ed il diritto allo studio) 
- personale accademico e  reclutamento (sono le norme che regolano i compiti dei ricercatori e dei 
professori, le modalità di assunzione ed il numero di assunzioni previste nel futuro più immediato). 

Tutti e tre i titoli della riforma hanno destato perplessità e critiche, anche autorevoli. In particolare, il titolo 
sulla qualità ed efficienza del sistema universitario prevede molte deleghe al governo, ovvero rimanda a 
decisioni future e possibilmente arbitrarie del ministro di turno; mentre le norme sul reclutamento 
implicano seri ostacoli per la carriera dei ricercatori e dei professori associati, ma soprattutto per l'uscita da 
condizioni di oggettivo precariato per i tanti giovani che lavorano in università come dottorandi, assegnisti, 
titolari di contratti di ricerca e insegnamento a tempo determinato. 
Queste preoccupazioni si sommano a quelle relative ad altri provvedimenti presi appena prima della 
presentazione del disegno di legge, quali: 

- tagli sostanziali al Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che è la principale voce di finanziamento 
all'università  (la legge 133 del 2008  lo ha ridotto di €63,5 milioni per l'anno 2009, di €190 milioni per il 
2010, di €316 milioni per il 2011, di €417 milioni per lil 2012 e di €455 milioni a decorrere dall'anno 
2013; considerando la base di partenza del 2007, significa un taglio a regime del 20%) 
- vincoli al numero di insegnamenti erogabili dal personale non strutturato (ovvero i docenti a 
contratto), che hanno obbligato tutti gli atenei, compreso il nostro, a sopprimere molti insegnamenti e 
con essi i diversi indirizzi all'interno di ogni corso di laurea e laurea magistrale (questi vincoli si 
sommano ai vincoli imposti dai decreti connessi all’attuazione del D.M. 270/04, applicato anche dal 
ministro Mussi, circa il numero di insegnamenti erogabili all'interno di ogni corso di laurea e laurea 
specialistica) 
- tagli ai fondi per il diritto allo studio (si veda: Laudisa F. "Se il diritto allo studio non é uguale per tutti",
19/11/2010, lavoce.info; http://www.lavoce.info/articoli/-scuola ... 02013.html

Le proteste sollevate soprattutto da ricercatori e studenti dopo l'approvazione al Senato del disegno di 
legge, avvenuta nel maggio di quest'anno, hanno condotto alla presentazione di emendamenti (da parte di 
governo, maggioranza e opposizione) intesi a migliorare, per quanto possibile, il testo. Tuttavia, molti di 
questi emendamenti implicavano una riduzione dei tagli descritti più sopra o nuove e particolari voci di 
spesa per le carriere dei ricercatori o il diritto allo studio. E questo rendeva necessario ridiscutere la legge 
dopo l'approvazione della legge di stabilità, ovvero la legge finanziaria che dispone il quadro complessivo di 
entrate  e uscite di cui dispone il governo.  

La legge di stabilità è stata a tutt'oggi approvata solo dalla Camera, deve ancora affrontare il voto del 
Senato e tuttavia il governo ha riportato in discussione alla Camera stessa il disegno di legge sull'università. 
Per farlo, ha dovuto revocare i suoi stessi emendamenti migliorativi, laddove implicavano spese non ancora 
autorizzate dalla legge finanziaria; oppure stralciarne alcuni (quali quello per le carriere dei ricercatori) ed 
allegarli alla legge finanziaria stessa, senza alcuna coerenza con il disegno complessivo della riforma 
proposta. 

Si tratta di un colpo di mano inaccettabile. Nella corsa contro il tempo imposta da questa accelerazione 
inattesa, nelle commissioni parlamentari e in aula stessa si susseguono le presentazioni di emendamenti il 
cui controllo sfugge completamente all'opinione pubblica.  Il testo che emergerà da questo caos potrebbe 
essere ben peggiore di quello originale, già largamente criticato e criticabile. Soprattutto potrebbe 
includere ulteriori tagli oppure impegni di spesa "ad personam" per particolari categorie o atenei o ancora 
nuove deleghe al governo su questioni importanti, senza certezza su come tali deleghe verranno attuate. Se 
pensiamo che il futuro del governo è incerto, pendente il voto di fiducia di metà dicembre, potremmo 
addirittura  trovarci nella situazione di una gran quantità di interventi delegati a un governo che non c'è più. 

Si tratta della peggior conclusione possibile del "processo all'università" ed alla sua autonomia, avviato 
prima sui media e ora chiuso (ma speriamo non sia così) da una esecuzione sommaria, mentre la giuria è 
ancora riunita per deliberare. 

Per questo motivo i professori associati della facoltà di Ingegneria di Brescia si oppongono a che la Camera 
(martedì 30 novembre) e successivamente il Senato (al quale il provvedimento dovrà essere re-inviato, 
causa i numerosi emendamenti) si esprimano ora sul disegno di legge 1905. Vanno attese la promulgazione  
della legge di stabilità, approvata e firmata dal Capo dello Stato; e va atteso il voto di fiducia al governo del 
14 dicembre, insieme alle conseguenze politiche che deriveranno dal suo esito. 
Invitiamo tutti a mantenere alta l'attenzione e la pressione sui propri referenti politici, di qualunque partito 
essi siano, perché questa richiesta venga accolta e rispettata. 

Brescia, 25 novembre 2010 
I professori associati della facoltà di Ingegneria di Brescia
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Re: NO al voto di Camera e Senato sul dis. di legge per l'Univ.

Messaggioda Gab il 30/11/2010, 10:37

Vi allego alcune note riguardo alla riforma redatte da una persona che conosco.

Testo del decreto
http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/ ... _testi.htm

Inizio dalla fine segnalandovi:
In tutto questo chi è che aveva visto lungo? L'On. Tocci PD (e non solo lui) ci aveva provato non appena era apparsa la bozza di DdL a novembre 2009 ( http://www.centroriformastato.org/crs2/ ... rubrique55 ).
Il PD - naturalmente - non è stato a sentirlo. Pare che solo un mese fa finalmente la linea Tocci sia stata digerita dal PD!


buona lettura
Gab

Note in ordine sparso:

La "riforma" appare in un contesto (dal 2008) di tagli indiscriminati ed omogenei all'Università (ed alla Scuola Pubblica) (*). Il saldo attuale è di circa 600 Milioni di Euro che mancano all'appello dal 2008.
[
(*) In periodi di crisi durissima, Francia, Germania e USA hanno aumentato i fondi per educazione, università e ricerca. Chi invece sta tagliando sono i neocon al governo UK ora ed i neoleghisti tè-dipendenti che hanno vinto le elezioni di mid-term negli USA.
]

La "riforma" introduce una serie di regole e regolamenti attuativi (delegati al governo/ministero) il cui numero di aggira attorno ai 1000 (stima ragionevole). Queste regole servono a regolare praticamente tutta l'attività di ricerca e didattica e a rendere l'ambiente il più asfittico possibile.

La "riforma" introduce il principio secondo il quale nei CdA degli Atenei devono entrare esterni fino al 40%, per aprire l'Università al "territorio" ed alle "esperienze delle imprese". A gratis!

La "riforma" accentra ancora di più il potere decisionale degli Atenei nelle mani di poche persone, ed in particolare dei professori ordinari.

La "riforma" elimina di fatto i ricercatori, e dà zero garanzie di carriera a quelli che vengono assunti con contratto a tempo determinato

La "riforma" (aggiunta dell'ultimo momento con blitz della maggioranza in Commissioni Cultura e Bilancio) di fatto sottopone il Ministero della Ricerca e della Pubblica Istruzione al commissariamento da parte del Ministero dell'Economia (Art. 25). Anticostituzionale?

La "riforma" non elimina i concorsi ma introduce una "idoneità nazionale";
risultato atteso: la prenderanno quasi tutti, le Università assumeranno si e no il 5% e così si arriverà ancora alla ovvia richiesta dell'ope legis (cosa che il Ministro ed i suoi consigliori hanno già oggi ventilato ai ricercatori con la promessa - senza copertura finanziaria - di 7000 prima, 4500 ora, 1 milione e 200mila domani, posti da associato). Il meccanismo è "alla francese", innestato su un impianto britannico di valutazione con soldi e burocrazia all'amatriciana.

La "riforma" introduce norme per la "valutazione".
Leggi: tutto si delega all'ANVUR che dovrebbe "valutare" ogni N anni (non è assolutamente chiaro nè come, nè quando).

La frase più ripetuta nei DdL è "senza oneri aggiuntivi".
Ce li vedete gli "esperti internazionali" venire nelle commissioni nazionali e locali senza avere un compenso ? ( Le commissioni locali rimangono e sono molto più complicate di prima da gestire - o forse più semplici, basta far finta di fare tutto il lavoro che viene richiesto dalla "forma").

Ci sono inoltre tutta una serie di trucchi contabili dentro alle norme. Indipendentemente dal giudizio che si dà agli avanzamenti "per anzianità", c'è il trucco per cui gli scatti passano da biennali a triennali. Poi c'è il trucco di eliminare le ricostruzioni di carriera (su cui si può discutere per il passaggio da associato ad ordinario, ma *non* per il passaggio da ricercatore ad ordinario).

La "riforma" introduce una selva inestricabile di regole e regolette per la "mobilità". Il risultato sarà di azzerare la mobilità internazionale (che, come è noto, era di livelli stellari).


Critiche "top-down" ed "ideologiche":

La "riforma" è ispirata da criteri autoritari e profondamente gerarchici;
inoltre è iperburocratica e centralistica.
L'esatto contrario di quello che ci vuole.
Qual'è l'ideologia dietro a questa riforma pensata soprattutto negli uffici politici di AN, di Confindustria, della Bocconi e del Ministero del Tesoro? La solita: starve-the-beast. Si tagliano fondi all'Università pubblica perché si vuole privatizzare e stratificare l'Università (e la società).

Veniamo poi alla questione della "valutazione".
Pensate forse che il DdL Tremonti-Gelmini-Corsera-Confindustria (DdL TGCC) sia la sola cosa che bolla in pentola? No.
Sapete del D.M. VQR e del D.M. 22 Settembre (ex Nota 160)?
Il primo istituisce il secondo esercizio nazionale di valutazione della ricerca per il triennio 2005-2008.
Questo studio servirà al Ministero per distribuire i fondi per la ricerca (che il DdL TGCC stabilisce oggi nel 7% domani nel 3.75% del bilancio nazionale - senza oneri ulteriori per le finanze dello stato).
L'ispirazione è quella dei RAE UK (**). Peccato che i RAE UK per il periodo fino al 2008 siano terminati nell'autunno 2009 e che a fine 2009, inizio 2010 le allocazioni di fondi su questa base siano già state fatte.
Qui ancora non abbiamo iniziato e la raccolta dati "locale" richiederà ore ed ore (e non è chiaro se queste rientrano nei miei compiti istituzionali di 350 ore di "didattica" o che altro).
Inoltre all'ANVUR vengono delegati (dal DdL TGCC) almeno 4 compiti diversi di valutazione di ricerca e procedure varie.

Perché tutto questo enorme error?
(1) per l'entità inesistente dei fondi che sono previsti.
(2) perché i fondi distribuiti alle Università sono poi distribuiti localmente dai.... baroni in forma di "assegni di ricerca" (che, natürlich, il DdL TGCC regola a livello nazionale, assegnando agli ordinari queste prerogative). (3) tutta la valutazione è pensata ex-post sul passato, e pure ex-post di anni; a me sembra che la ricerca ed il finanziamento alla stessa debbano essere fatti sul futuro. O no?

In tutto questo chi è che aveva visto lungo? L'On. Tocci PD (e non solo lui) ci aveva provato non appena era apparsa la bozza di DdL a novembre 2009 (http://www.centroriformastato.org/crs2/ ... rubrique55). Il PD - naturalmente - non è stato a sentirlo. Pare che solo un mese fa finalmente la linea Tocci sia stata digerita dal PD!

(**) I Research Assessment Exercises (http://www.rae.ac.uk, http://en.wikipedia.org/wiki/Research_A ... t_Exercise) sono il modello a cui è stato ispirato l'ANVUR e connessi. Ora: i RAE sono stati criticati da più parti, e non a torto. Ma coloro i quali si inalberano quando qualcuno solleva dei dubbi sul sistema di valutazione del paese della Regina dovrebbero prima rispondere a questa semplice domanda: qual'è l'equivalente USA?
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Re: NO al voto di Camera e Senato sul dis. di legge per l'Univ.

Messaggioda Gab il 01/12/2010, 23:31

Da scoltare.
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Il discorso di Franceschini alla Camera dei Deputati sulla discussione della riforma Gelmini - 30 Nov 2010.
(Intervento integrale)
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