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Obama congelerà gli stipendi pubblici

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda franz il 29/11/2010, 19:42

Anche Obama si converte alla strategia tedesca del rigore?
Franz


Obama congelerà gli stipendi pubblici
"Una scelta difficile ma necessaria"

L'iniziativa dell'amministrazione volta a ridurre il deficit e il debito pubblico, ereditati "a causa dell'irresponsabilità dell'ultimo decennio". I risparmi ammonteranno a oltre 60 miliardi di dollari in dieci anni

WASHINGTON -L'amministrazione Obama congelerà gli stipendi dei dipendenti federali civili per due anni, il 2011 e il 2012. L'anticipazione arriva da fonti della Casa Bianca che sottolineano come l'iniziativa rientri nell'ambito delle misure volte a ridurre il deficit e il debito pubblico. Il congelamento si tradurrà in risparmi per due miliardi di dollari nell'esercizio fiscale 2011, per 28 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni e in oltre 60 miliardi di dollari in dieci anni.

La decisione, che sarà annunciata dal presidente intorno alle 17.30 italiane, rappresenta una risposta alle pressioni dei repubblicani e alle sempre maggiori preoccupazioni per il bilancio. Saranno congelati gli stipendi di tutti i dipendenti federali, compresi gli impiegati civili del dipartimento della Difesa.

"A causa dell'irresponsabilità dell'ultimo decennio, il presidente ha ereditato 1.300 miliardi di dollari di deficit e una crisi economica che ha minacciato di far scivolare il paese in una seconda Grande Depressione. Ora l'economia è tornata a crescere - afferma la Casa Bianca - e il settore privato è tornato ad assumere negli ultimi dieci mesi. Ma le famiglie e le aziende sono ancora in difficoltà, e la nostra priorità è quella di assicurarci di fare il possibile per aiutare la crescita economica a rafforzarsi e l'occupazione a crescere".

"Ora la nostra attenzione deve essere concentrata sulla gestione del deficit ereditato e sull'insostenibile traiettoria di bilancio", aggiunge la Casa Bianca, rimarcando che la proposta di Obama di congelare gli stipendi rientra proprio in quest'ottica. La gestione del debito implica "scelte difficili": il congelamento degli stipendi dei dipendenti civili federali è una di queste e non è stata fatta alla leggera. "Il congelamento non è per punire i dipendenti federali o per mancanza di rispetto del lavoro che fanno: è la prima di molte azioni che intraprenderemo per rimettere in carreggiata i nostri conti pubblici e con le quali saranno chiesti sacrifici a tutti".

(29 novembre 2010) http://www.repubblica.it
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Re: Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda Iafran il 29/11/2010, 22:40

franz ha scritto:Obama congelerà gli stipendi pubblici
"Una scelta difficile ma necessaria"

...
(29 novembre 2010) http://www.repubblica.it


Una soluzione "ben migliore" (sic!) è stata utilizzata per ridurre il deficit del SSN dell'Italia (e ancora prima per la "ristrutturazione" degli uffici PT, che ha fatto la "fortuna" di Passera): la chiusura del tutto degli ospedali periferici, con il conseguente accentramento del servizio in pochi presidi ospedalieri.
Che poi si possa verificare un sovraffollamento dell'utenza nelle strutture centrali, garanzia di un disservizio conclamato ... non può preoccupare i nostri responsabili politici, né i loro accoliti.
L'importante che ci siano centri specialistici, da andarne fieri in Italia e all'estero, i cosiddetti "centri di eccellenza" ... molto probabilmente a pagamento, alla portata degli stipendi medi dei managers, che, bontà loro, garantiscono la "sopravvivenza" nientemeno che ai loro subalterni.

Ma anche le ASL hanno i loro managers ... pubblici, che spendono e spandono senza lasciare traccia e senza rispondere del disservizio sanitario finora assicurato alla popolazione ... senza che rispondano in solido dei debiti accumulati dalle aziende da loro amministrate.

Perché non si incomincia a chiamare alle loro responsabilità queste figure ed a recuperare i cospicui emolumenti che hanno percepito solo per ... peggiorare o per causare tale situazione.
Si preferisce invece far pagare sempre "all'utenza" (che poi sarebbero "i cittadini comuni") sia per il disservizio finora dato, sia per i debiti da essi (managers) accumulati, sia riuscendo (impresa veramente ardua) a peggiorare ulteriormente il dis-servizio sanitario che viene proposto per far rientrare il deficit.

Ma, questi politici meritano tutti i sacrifici dei cittadini? Che cosa danno in cambio dei loro privilegi?
I cittadini si sentono ripagati degnamente dai loro rappresentanti quando propongono queste strategie?
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Re: Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda flaviomob il 30/11/2010, 0:58

Aboliamole, ste ASL dove si spacciano politici politrombati e superintrallazzati come manager... ma quanto ci costano?


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Re: Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda franz il 30/11/2010, 8:22

flaviomob ha scritto:Aboliamole, ste ASL dove si spacciano politici politrombati e superintrallazzati come manager... ma quanto ci costano?

Non lo so, difficile a dirsi. Nel 1998 la spesa amministrativa era il 6.6% della spesa sanitaria, poi non ho piu' seguito l'evoluzione della spesa sanitaria in Italia. So che in altri paesi le ASL non esistono e la sanità funziona lo stesso, anzi è migliore. Naturalmente le funzioni utili vengono svolte da altri soggetti (direttamente dal medico, dall'ospedale, dal laboratorio, da altri uffici statali) mentre quelle inutili non sono eseguite. Perché infatti andare a fare la fila in una ASL per evere l'OK (mi pare che la chiamate "impegnativa") per un esame in ospedale o specialistico? Ci si va direttamente: si risparmia tempo e costo burocratico. Ma ci sono tante altre cose che sui potrebbero abolire, dal PRA a centinaia di altri enti inutili. Poi ci si pone come sempre il problema di cosa faranno le persona a spasso. Si spera che facciano qualche cosa di piu' utile.

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Re: Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda Iafran il 01/12/2010, 22:40

franz ha scritto:So che in altri paesi le ASL non esistono e la sanità funziona lo stesso, anzi è migliore. Naturalmente le funzioni utili vengono svolte da altri soggetti (direttamente dal medico, dall'ospedale, dal laboratorio, da altri uffici statali) mentre quelle inutili non sono eseguite. Perché infatti andare a fare la fila in una ASL per evere l'OK (mi pare che la chiamate "impegnativa") per un esame in ospedale o specialistico? Ci si va direttamente: si risparmia tempo e costo burocratico. Ma ci sono tante altre cose che sui potrebbero abolire, dal PRA a centinaia di altri enti inutili.

Nel caso in questione c'è la cosiddetta "utenza" (un termine che ... rende l'idea della considerazione che ricevono i cittadini) che perde qualche ora solo per pagare i tickets relativi alle prestazioni di cui necessita. Già in questa fase si vede un certo surplus della domanda rispetto all'offerta delle strutture, se poi consideriamo le corse delle autoambulanze (alla ricerca di posti letto) fra gli ospedali zonali (a volte vane ... ) e le "sistemazioni definitive" di ammalati nei corridoi ed in altri spazi inidonei per sovraffollamento, non sembra proprio ragionevole la chiusura degli ospedali periferici per contenere gli sprechi o per ridurre la spesa a servizi essenziali.
C'è, infatti, da rimanere sconcertati che ad una insufficiente risposta delle strutture ospedaliere pubbliche si provvede ... riducendo il loro numero!
"L'utenza" rimarrà, comunque, invariata e rivolgerà la sua attenzione a quelle strutture che rimarranno funzionanti, le quali per far fronte alle aumentate richieste di ricovero saranno costrette a ricercare nuovi spazi (sale, corridoi) e ad impegnare risorse finanziarie per altre autoambulanze ed altri elicotteri per trasferire ammalati (mi sembra già di vederlo il balletto delle responsabilità se qualcuno nel frattempo ne ha la peggio).
C'è poi, l'altra faccia della medaglia, quella che interessa le strutture private, che (suppongo) continueranno a fornire il loro servizio (e a guadagnarci pure) attingendo agli stessi capitoli di spesa regionale previsti per ogni giorno di ricovero.
Chi adopera le forbici sui servizi alla collettività dimostra di avere solo mani, mentre gli occhi e la mente li ha rivolti altrove.
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Re: Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda franz il 01/12/2010, 23:30

Iafran ha scritto:Nel caso in questione c'è la cosiddetta "utenza" (un termine che ... rende l'idea della considerazione che ricevono i cittadini) che perde qualche ora solo per pagare i tickets relativi alle prestazioni di cui necessita. Già in questa fase si vede un certo surplus della domanda rispetto all'offerta delle strutture, se poi consideriamo le corse delle autoambulanze (alla ricerca di posti letto) fra gli ospedali zonali (a volte vane ... ) e le "sistemazioni definitive" di ammalati nei corridoi ed in altri spazi inidonei per sovraffollamento, non sembra proprio ragionevole la chiusura degli ospedali periferici per contenere gli sprechi o per ridurre la spesa a servizi essenziali.
C'è, infatti, da rimanere sconcertati che ad una insufficiente risposta delle strutture ospedaliere pubbliche si provvede ... riducendo il loro numero!
....
Chi adopera le forbici sui servizi alla collettività dimostra di avere solo mani, mentre gli occhi e la mente li ha rivolti altrove.

Condivisibile, ma è il dramma di un sistema che finanzia le prestazioni sanitarie unicamente con le tasse (spero che tu sappia che sono pochissimi al mondo a farlo) per cui quando il sistema ha problemi di bilancio pubblico deve tagliare le prestazioni, i servizi. La qualità delle prestazioni (sufficente solo in una parte del paese, scadente in gran parte del territorio) è determinata dalla scarsità del finanziamento, il quale tra l'altro, pur scarso, va in parte in spese burocratiche ed amministrative. Le ristrettezze di bilancio inducono ulteriori peggiormanti della qualià generale, usando alcune eccellenze come foglia di fico.
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Re: Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda flaviomob il 03/12/2010, 11:35

Obama congela gli stipendi obtorto collo... ma non mi pare che in Germania facciano lo stesso.
Le ASL a mio modesto parere ci costano più delle province e per me vanno abolite almeno nel comparto dirigenziale amministrativo. Sul resto, tenendo presente che la spesa sanitaria italiana è sotto la media UE, gli ospedali periferici che funzionano bene vanno sostenuti, non smantellati, mentre in quelli che non funzionano vanno colpiti innanzitutto i responsabili e poi bisogna indagare bene sulla qualità dei singoli servizi forniti per eliminare le sacche di inefficienza e degrado. Le impegnative non sono rilasciate dalla asl, ma dal medico di base (o dal medico in ospedale). Le code per l'accettazione (che non avviene alla asl ma in ogni singola struttura ospedaliera) si potrebbero ridurre di molto se il cittadino potesse prenotare e pagare via internet da casa, via bancomat, oppure nella farmacia sotto casa (tanto, con quello che guadagnano i farmacisti...), forse in alcuni comuni è già così.


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Re: Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda franz il 03/12/2010, 12:59

flaviomob ha scritto:Obama congela gli stipendi obtorto collo... ma non mi pare che in Germania facciano lo stesso.
Le ASL a mio modesto parere ci costano più delle province e per me vanno abolite almeno nel comparto dirigenziale amministrativo. Sul resto, tenendo presente che la spesa sanitaria italiana è sotto la media UE, gli ospedali periferici che funzionano bene vanno sostenuti, non smantellati, mentre in quelli che non funzionano vanno colpiti innanzitutto i responsabili e poi bisogna indagare bene sulla qualità dei singoli servizi forniti per eliminare le sacche di inefficienza e degrado. Le impegnative non sono rilasciate dalla asl, ma dal medico di base (o dal medico in ospedale). Le code per l'accettazione (che non avviene alla asl ma in ogni singola struttura ospedaliera) si potrebbero ridurre di molto se il cittadino potesse prenotare e pagare via internet da casa, via bancomat, oppure nella farmacia sotto casa (tanto, con quello che guadagnano i farmacisti...), forse in alcuni comuni è già così.

Probabilmente in Germania non sono messi cosi' male, nei conti pubblici, come in USA.
Paese questo che, ricordiamolo, è stato all'origine dei titoli tossici basati sui subprime e della grande crisi della domanda (settore auto in primis) che ne è seguita e che vede i conti pubblici (ottimi fino a 10 anni fa) indeboliti da due guerre (iraq e afghanistan) e appesantiti dalla riforma sanitaria di Obama (1000 miliardi nei prossimi anni).
Per il resto cio' che dici sulla sanità italiana mi trova abbastanza d'accordo ma sembra un po' "medicazione da infermeria" e non "cura radicale per risovere i problemi alla radice" come c'è bisogno.
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Re: Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda flaviomob il 04/12/2010, 1:22

La riforma sanitaria di Obama mi pare un atto di civiltà e, se rapportato al welfare europeo, pure di civiltà minima. Ora però anche Obama è ostaggio dei repubblicani (dopo esser già stato ostaggio di certi democratici...) e sarà molto dura. Credo che le spese militari statunitensi siano di gran lunga le più alte del mondo (il 4,7% del PIL), mentre l'Europa spende meno della metà (1,8%).


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Re: Obama congelerà gli stipendi pubblici

Messaggioda franz il 04/12/2010, 10:13

flaviomob ha scritto:La riforma sanitaria di Obama mi pare un atto di civiltà e, se rapportato al welfare europeo, pure di civiltà minima. Ora però anche Obama è ostaggio dei repubblicani (dopo esser già stato ostaggio di certi democratici...) e sarà molto dura. Credo che le spese militari statunitensi siano di gran lunga le più alte del mondo (il 4,7% del PIL), mentre l'Europa spende meno della metà (1,8%).

Concordo sul fatto che una riforma sanitaria in USA sia un atto di civiltà ma ognuno è ostaggio in qualche modo, del popolo che lo vota o vota altri. Di fatto se ora Obama è ostaggio dei repubblicani è proprio perché i cittadini osteggiano la sua "obamacare" e pare che sia proprio la middlecass che la riforma doveva favorire ad essere contro.
Poi io nei dettagli non conosco a riforma sanitaria di Obama e quindi non posso sapere se è veramente un "mostro" come la descrivono. Leggo che il tomo ha 2800 pagine e che la legge è straordinariamente complesa. E sappiamo che il diavolo è nei dettagli. Se il 50% dei cittadini è contro una riforma, soprattutto classe media, qualche cosa vorrà dire.

Franz
Ecco un testo, su Obama e la sua riforma sanitaaria, scritto dopo le elezioni perse alla camera.


“Obama è crollato proprio sulla sanità”

Elezioni Usa. Intervista al direttore dell’Istituto Bruno Leoni
di Stefano Simoni

Tra le cause della sconfitta di Obama alle ultime elezioni di midterm negli Usa, per molti osservatori, c’è ai primi posti la riforma sanitaria fortissimamente voluta dalla presidenza. Per capire perché gli americani hanno detto no all’assistenza sanitaria per tutti e soprattutto per sondare quale potrebbe essere a questo punto il destino di uno dei cavalli di battaglia di Obama, abbiamo intervistato uno dei pochi pensatori liberali in attività nel nostro Paese. AlbertoMingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni ed editorialista di autorevoli quotidiani italiani e statunitensi.

Dottor Mingardi, il repubblicano John Boehner, a breve nuovo speaker alla Camera Usa, ha definito la riforma sanitaria di Obama “una mostrosuità”. Nonostante questo il presidente Obama ha aperto al confronto. Qual è la sua lettura, la riforma è a rischio?
È ancora presto per esprimere giudizi: stiamo parlando di un’elezione che si è svolta martedì. I repubblicani dovranno prendere le misure, e ci vorrà del tempo. Tuttavia, se la situazione del Senato va in stallo i repubblicani potranno incidere punto su punto sulla forma di questo strepitoso mostro legislativo.

Anche lei la definisce “mostro”?
La definisco mostro al di là dei contenuti, perchè è una riforma di straordinaria complessità e di grandissima complicazione. Stiamo parlando di un tomo di 2.800 pagine. Se il diavolo è nei dettagli, Obamacare è per forza diabolica.

Come crede che reagiranno i repubblicani?

Nello scorso agosto, il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo significativamente intitolato “Puttin the brakes at the Obamacare”, (Metti freni alla riforma Obama). L’autrice era Grace-Marie Turner presidente del Galen Institute, un think thank di area conservatrice che si occupa specificamente di temi legati alla sanità. Turner ha, di fatto, prodotto un memo indirizzato al partito repubblicano su come affrontare Obamacare - scritto già allora pensando all’eventualità il Partito Repubblicano potesse espugnare almeno una delle due camere.
Le strategie che la Turner propone sono diverse: dalla diminuzione degli stanziamenti per alcune voci di spesa, a un “fine tuning” di alcune delle nuove regolamentazioni poste in essere - a quello che forse è il suo suggerimento più “politico”, cioè procrastinare e cercare di diluire nel tempo l’entrata in vigore della riforma.
Sullo sfondo, però, resta un convitato di pietra. La grande questione è in realtà come Obamacare influirà sul mercato del lavoro negli Stati Uniti: cambierà la struttura dei benefit, e secondo tutte le stime cresceranno i costi della sanità per le imprese (le grandi ma soprattutto lemedie), con contraccolpi che oggi nessuno sa prevedere in dettaglio.
La riforma non sfiora uno dei cardini del sistema americano, cioè l’esenzione fiscale dei costi dell’assicurazione sanitaria qualora essa sia fornita dal datore di lavoro. Questo semplice dato di fatto è all’origine di molte distorsioni.

Ma Obamacare gli americani l’hanno capita? Glielo chiedo perchè il NYT ieri diceva che i democratici non l’han- no saputa vendere.
Si può dire di Obamacare quello che si può dire della legge “’Dodd-Frank” (la risposta di Obama alla sollecitazione di dare nuove regole al mondo della finanza).
La legge “Dodd-Frank” è una legge incomprensibile in cui c’è tutto, ci sono norme per qualsiasi ambito della vita finanziaria, c’è una ridda di codicilli talora in contraddizione l’uno con l’altro, e ovviamente nei dettagli s’annida anche la “manina” degli interessi particolari.
Una riforma di questo genere è talmente complessa ed estesa che nessuno, neanche lo staff del presidente ha idea di quali saranno effettivamente i costi per il cittadino americano. Vale però la pena ricordare che il CBO, l’ufficio budget del Congresso, stima che la riforma della sanità potrebbe costare nel primo decennio circa 600 miliardi di dollari più degli 800 indicati da Obama. Una cifra, per l’appunto, mostruosa.
In più non ha toccato le due cose su cui anche gli stessi americani di orientamento conservatore erano disposti a mettere mano.
La prima, le restrizioni alla concorrenza nell’ambito alla competizione fra imprese assicurative. Anzi, se è vero che le imprese assicurative dovranno assicurare tutti, e non potranno rifiutarsi di concedere una copertura a causa delle “condizioni pre-esistenti”, riceveranno in cambio importanti sussidi. Le barriere inter-statali alla concorrenza fra assicurazioni invece non vengono toccate.
Né si è messo mano ad un serio tentativo di ridurre i costi legati alla malpractice e al contenzioso medico legale.
Obamacare è stata percepita dagli elettori sostanzialmente come un colpo di paletta dato nella sabbia che conduce a un pozzo senza fondo. È stata vista come l’apertura di una ulteriore voragine nella già precaria finanza pubblica americana.
Tra l’altro, dal punto di vista politico, la battaglia è stata condotta in un modo terrificante: approvata attraverso escamotage legislativi, non condivisa nel suo complesso con la società e fortemente condizionata da gruppi d’interesse che sono saltati sulla macchina del presidente. In più la riforma è arrivata in un periodo in cui gli Stati Uniti erano sotto una sberla terrificante con gli oneri dei piani di stimolo, i bailout (salvataggi finanziari) il tutto in un clima di straordinaria incertezza economica. Obama ha pensato che per avere successo dovesse fare tutto e presto, ma non ha tenuto conto delle circostanze.

Ma la tutela di quei trenta-quaranta milioni di cittadini che finalmente hanno una copertura sanitaria, non conta?
Rendiamoci conto che, funzioni bene o funzioni male, il sistema americano per come esisteva, con Medicare e Medicaid, copriva già le due principali categorie a rischio e rispetto alle quali tipicamente si chiede un intervento solidaristico degli stato: ovvero gli anziani e i poveri.
A rimanere non assicurate erano persone che decidevano consapevolmente di non volere assicurarsi (giovani e magari persone molto abbienti), persone “between jobs” ovvero non povere ma temporaneamente disoccupate, e persone della “bassa classe media”, ovvero che svolgono mansioni per le quali il datore di lavoro non offre un’assicurazione medica.
A monte il sistema americano è viziato da un principio che, visto con gli occhi di oggi, appare assurdo ma che negli anni ‘50 è stata una grande idea, cioè legare l’assicurazione medica al posto di lavoro trattandola sostanzialmente come un benefit, grazie all’esenzione fiscale.
Il sogno di offrire una copertura gratuita è il tentativo di costruire qualcosa che somigli sempre di più allo Stato sociale di marca europea. Chi sono i grandi utilizzatori dello stato sociale? Le classi medie.
Ma negli Stati Uniti proprio la classe media si è ribellata a questa idea.

Per noi europei abituati allo stato sociale è inconcepibile.
“Nessun pasto è gratis”. Gli americani lo capiscono, a differenza di molti europei (non di tutti gli europei: la reputazione dello Stato sociale non è particolarmente alta neanche da noi) sanno che lo Stato non trova i soldi sotto gli alberi.
Nel dibattito su Obamacare, gli elettori americani hanno intuito sostanzialmente due cose. Con grande intelligente: si tratta di cose difficili da legare, istintivamente, alla promessa di un servizio sanitario universalistico.
Davanti ad un signore che ha detto loro “io vi regalo le cure mediche”, gli americani si sono ricordati che quelli del mago di Oz sono sempre dei trucchi. Lo Stato non regala mai niente: le coperture vanno trovate, se aumenta la spesa debbono aumentare il debito e le tasse. La seconda cosa è più complicata ancora.
Gli americani hanno capito che un maggiore intervento pubblico avrebbe “burocratizzato” ulteriormente la fornitura di cure mediche. E hanno trovato questo scenario poco interessante.

Obama ha ammesso la sconfitta e ha teso la mano agli avversari. I repubblicani secondo lei chiederanno di trattare su Obamacare?
Sicuramente la “riforma della riforma” della sanità è uno dei primi punti all’ordine del giorno. Il movimento dei teaparty è nato precisamente su questo. Però occorre vedere come si stabilizzeranno le dinamiche all’interno del partito repubblicano.
Dobbiamo vedere a quali domande i nuovi eletti cercheranno di dare risposta: faranno scelte e calcoli politici.
Credo che il partito repubblicano cercherà di avere un’uscita cospicua e forte sul tema ma quale e quando non si può ancora dire.

In Italia i tea-party hanno colpito. L’idea di riforma dal basso piace tanto. Berlusconi in un’ipotesi di riorganizzazione del Pdl, sembra stia pensando a qualcosa di simile. Secondo lei è possibile trasferire in Italia questa esperienza?
No. In primo luogo, certo non potrebbe farlo Berlusconi. I tea-party sono una manifestazione spontanea di un sentimento di protesta rispetto alle iniziative del governo. Quindi che sia il governo a farsi l’opposizione di Sua Maestà francamente mi parrebbe perlomeno singolare.
Inoltre, i tea-party sono un movimento disaggregato, caotico, pluriforme.
Se una cosa viene organizzata del Presidente del Consiglio, o da chi per lui, in tutta evidenza non obbedisce a un moto spontaneo della società.
Poi c’è un altro aspetto che è più rilevante.
Questi tea-party hanno scelto sostanzialmente non di fondare un nuovo partito ma di agire all’interno di un partito che esisteva, il partito repubblicano, andando a promuovere alcuni candidati che davano loro alcune garanzie rispetto al raggiungimento di determinati obiettivi politici.
Hanno elaborato un decalogo che si chiama “Contract from America” e i tea-party nei diversi Stati hanno sostenuto quei candidati che hanno sottoscritto il documento.
È evidente che per fare una cosa del genere come metodo di azione politica uno deve vivere in un Paese in cui i candidati si possono scegliere. Ma in un paese in cui non solo non ci sono le primarie ma le liste sono fatte dalle segreterie dei partiti, un tea-party può esistere come testimonianza, come espressione di uno spirito di simpatia e di fratellanza intellettuale da parte di alcuni con questi americani. È nato esattamente con questo spirito un’associazione che si chiama “Tea-party Italia” che ha organizzato dei convegni, dei raduni con anche un buon successo di pubblico. e destando parecchio interesse. Ma quelle dinamiche - che non sono poi così diverse dalle dinamiche che hanno concesso all’outsider Obama di vincere la nomination del partito dell’asinello - sono irripetibile Perché esse possano avere luogo, debbono esserci infatti dei meccanismi per cui la selezione dei candidati passa dagli elettori. Da noi non ci sono più i collegi uninominali, non esiste un processo trasparente di selezione delle candidature, l’elezione di un onorevole dipende da quanto alto è il suo posto in lista.
I partiti in Italia non sono contendibili. E’ più probabile che la Madonnina scenda dal Duomo di Milano piuttosto che un movimento del genere possa avere successo in Italia. E, comunque uno la pensi, è un peccato.

Da Il Bisturi, 15 novembre 2010
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