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Aria di crisi, aria di elezioni

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Aria di crisi, aria di elezioni

Messaggioda franz il 07/11/2010, 11:44

Fli, l'ultimatum di Gianfranco
"Berlusconi si deve dimettere"
Bersani: "Così non può governare"


Probabilmente Fini chiede un nuovo governo (e molti saranno d'accordo con lui) perché nella nuova formazione non vorranno Tremonti. Lui è il guardiano del Tesoro, il custode del Bilancio ... cosa che in caso di elezioni impedirebbe le spese clientelari che impazzano cassicamente durante le campagne. Ma questo significa anche che con grandissima probabilità a primavera ci saranno le elezioni. Berlusconi puo' anche di re di no, ma Fini il governo potrebbe farlo con altri, anche il PD.

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L'ultima partita a scacchi del Cavaliere

Messaggioda franz il 07/11/2010, 11:46

L'EDITORIALE
L'ultima partita a scacchi del Cavaliere
di EUGENIO SCALFARI

MA ADESSO che succede? Questa domanda se la rimpallano tutti, è addirittura diventata una domanda da bar, perfino tra persone che di solito non si occupano di politica e discutono semmai, ai bar dello sport, sulla formazione delle squadre e di Totti o di Cassano. Segno che qualche cosa di nuovo è accaduto, qualche cosa che è fuoriuscita dalla bolla del politichese ed ha raggiunto l'uomo comune, cioè la pancia del Paese.

A conferma di quanto scrivo ci sono i più recenti sondaggi sugli umori del "popolo sovrano": il livello delle astensioni, quelli che non hanno alcuna intenzione di votare, oscilla tra il 15 e il 20 per cento come è sempre stato. Aumenta invece il numero degli indecisi che viaggia al di sopra del 30 per cento. Gli indecisi sono appunto quelli che ti chiedono: "E adesso che succede?".

La domanda viene da sinistra, dal centro, da destra. Soprattutto da destra, dove è sempre più diffusa la sensazione che il ciclo berlusconiano sia concluso. È un ciclo che dura da almeno 25 anni, perciò è sbagliato pensare che sia cominciato nel '94, con il primo governo del Cavaliere. È cominciato molto prima, quando ebbe inizio l'ascesa televisiva della Fininvest e l'incubazione del berlusconismo nelle vene della nazione. Naturalmente anche altri fatti concorsero a cambiare radicalmente il profilo antropologico degli italiani: il ristagno dell'economia, la caduta della competitività nell'industria pubblica e privata, la corruzione diventata sistema di governo, il crescente distacco tra Nord e Sud, l'implosione del comunismo e la caduta del Muro di Berlino.

In una società frastornata da questi traumi e dai conseguenti disagi, il berlusconismo arrivò con un'irruenza imprevista guidando quella mutazione antropologica che ha assunto le dimensioni d'una vera e propria metamorfosi. Scomparvero le classi tradizionali, crollò il modello Iri, la grande industria si ridusse a pochissime nicchie senza più forza propulsiva, aumentarono le diseguaglianze. Tra i ricchissimi e i poveri si frappose un ceto medio gelatinoso con una tendenza all'impoverimento, dominato dalla paura di retrocedere e bisognoso di appoggiarsi alla speranza del miracolo e a qualcuno che su quella speranza costruisse il suo mito. Appoggiati cioè alla favola che ogni sera veniva messa in onda sugli schermi della televisione.

Quel ciclo è finito lasciando un paese pieno di guai materiali e di rovine morali, al punto che la parola "morale" è ormai oggetto di lazzi e sberleffi. Ogni discorso pubblico, da qualunque parte provenga, comincia sempre con la frase: "Non farò del moralismo", o con l'insulto: "Sei un moralista". Se si vuole una misura del degrado, sta tutta nell'impronunciabilità di quella parola. E adesso che succede?

* * *

Il cambiamento morale, culturale ed economico passa - piaccia o non piaccia - per l'imbuto della politica e si svolge intorno a due nomi, al massimo tre: Berlusconi, Fini, Bossi. Sullo sfondo naturalmente c'è tutta l'opposizione da Casini fino a Di Pietro. Senza l'opposizione nulla si potrà fare ma il suo comportamento è obbligato. Vendola per il momento sta fuori dal perimetro della partita, come pure i vari Chiamparino e Renzi. Entreranno semmai in campo quando si andrà a votare perché nell'agone parlamentare, dove per ora la partita si svolge, loro non ci sono.

Berlusconi è finito, la coscienza nazionale che si sta lentamente risvegliando gli ha già notificato il cartellino giallo, ma il rosso dell'espulsione immediata ancora no; quindi è ancora in campo e giocherà molto duro proprio perché è consapevole che sarà fuori nei prossimi match.

Se volessimo adottare a mo' d'esempio il gioco degli scacchi, direi che lui è il re che lotta per evitare lo scacco matto, Fini è la regina avversaria che può muovere in molte direzioni, Bossi gioca con una torre in difesa del re. Alfieri e cavalli distribuiteli come vi pare tra gli altri comprimari della partita, tenendo presente che molti di quei pezzi sono stati eliminati dalla scacchiera.

Berlusconi tenta di riagganciare Fini proponendogli un patto di legislatura. Se Fini accettasse, Casini dovrebbe seguirlo perché da solo al centro non ha prospettive. Ma io credo che Fini non accetterà e la ragione è semplice: se rientrasse nell'alleanza lascerebbe al suo avversario due anni di tempo, spunterebbero altri delfini e soprattutto, con questa legge elettorale, nel 2013 Berlusconi potrebbe ancora sperare di scalare il Quirinale. Allora il cartellino rosso non verrebbe mai più.

Fini parlerà oggi a Perugia. Per quello che penso io, e per ciò che abbiamo appreso ieri dalle parole durissime di Italo Bocchino, direi che tra lui e il presidente del Consiglio non c'è più terreno comune. Il nuovo partito finiano voterà i provvedimenti che riterrà utili al Paese e voterà contro per quelli che riterrà dannosi e quando venisse posto il problema della fiducia i finiani decideranno sul merito del provvedimento e non della fiducia. Questo io penso che Fini debba fare e credo che lo farà. Ma potrebbe anche cedere alle lusinghe e alla pressione di quelli dei suoi che non vogliono rompere. Se questo dovesse avvenire, Fini entrerà in un tritacarne e nel 2013 ne uscirà ridotto a una polpetta.

Bossi. Poiché gioca con una torre, può andare soltanto in verticale o in orizzontale sulla scacchiera. Tradotto in termini politici: può sopportare a tempo indefinito che Fini faccia cuocere Berlusconi a fuoco lento e insieme con lui anche la Lega oppure può esser lui a staccare la spina tra gennaio e febbraio. La mia sensazione è che staccherà la spina o obbligherà Berlusconi a farlo. A quel punto (cioè tra tre mesi) che succede?

* * *

A quel punto il gioco si sposta nella mani del presidente della Repubblica che ha un diritto-dovere: prima di sciogliere le Camere deve verificare se esista una maggioranza alternativa. Si può star certi che Napolitano quella verifica la farà, crollasse il mondo. Ma esiste una maggioranza alternativa? C'è sicuramente alla Camera se Fini è pronto a dar vita insieme a Casini ad un governo che comprenda ovviamente anche il Pd e l'Italia dei valori. Al Senato questo schieramento non raggiunge la maggioranza ma è più che probabile che parecchi senatori del Pdl passino al centro di Fini-Casini. Questo sarà il punto più difficile della verifica di Napolitano. Molto dipenderà da chi sarà la persona incaricata di sondare i vari gruppi e gruppetti di Palazzo Madama. L'altra volta il sondaggio lo fece Marini e rispose negativamente, la maggioranza alternativa non c'era. Questa volta l'incaricato della verifica dovrebbe essere una personalità del centrodestra che riscuota anche la fiducia di Fini-Casini e dell'opposizione di sinistra affinché il Quirinale e le parti in causa siano sicuri dell'obiettività della verifica.

Se la risposta sarà negativa Napolitano dovrà sciogliere le Camere, se sarà positiva si farà il nuovo governo con il centro e la sinistra. Domenica scorsa scrissi che il presidente di questo governo avrebbe dovuto essere una personalità al di sopra delle parti e dotata del massimo di autorevolezza e lo chiamai "Mister X". Ma potrebbe anche essere una personalità di centrodestra autorevole e accettata da tutti. Noi possiamo fare previsioni ma ad un certo punto dobbiamo fermarci quando entrano in gioco le prerogative del Capo dello Stato e qui siamo arrivati a quel punto e infatti ci fermiamo.

* * *

Possiamo però ipotizzare che quel nuovo governo si faccia e la legislatura non venga sciolta. Per quanto tempo? Con quale programma? Walter Veltroni, nella sua intervista a "Repubblica" di qualche giorno fa, ha ricordato il governo Ciampi quando in piena Tangentopoli il presidente Oscar Luigi Scalfaro incaricò il Governatore della Banca d'Italia di guidare la legislatura fuori dalle secche morali e politiche nelle quali era incappata.

Il ricordo è pertinente, l'emergenza che stiamo attraversando è anche maggiore di quella di allora per la semplice ragione che allora al governo c'era una uomo di notevoli capacità, Giuliano Amato, il quale fu il primo a indicare Ciampi al Capo dello Stato. Oggi a Palazzo Chigi c'è un populista di pessimo conio che per di più da qualche tempo sembra anche piuttosto frastornato di testa. L'ultima uscita sugli omosessuali, se si pensa ai casi specifici, lo dimostra con evidenza.

Un Ciampi è molto difficile trovarlo ma non impossibile. Oppure, come s'è detto, un personaggio del centrodestra che dia garanzie a tutti. È evidente che il Presidente della Repubblica ha l'interesse, anzi l'obbligo costituzionale di fare un governo senza limiti di tempo. L'ipotesi di un Ministero di cento giorni è fuori dal quadro. Quindi il programma. Non può che essere una nuova legge elettorale, un federalismo che rafforzi e non indebolisca l'unità nazionale, una gestione intelligentemente rigorosa della pubblica finanza, una nuova struttura del welfare che tuteli tutti i lavoratori e i giovani e le famiglie in particolare.

Poi, quando si andrà alle elezioni politiche, avremo un centrodestra repubblicano e costituzionale il quale si opporrà ad un centrosinistra riformatore. Il primo batterà sul binomio libertà-eguaglianza e il secondo sul binomio eguaglianza-libertà. La fraternità va bene per tutti e due. Mi direte che questi sono sogni. Rispondo anzitutto che un po' di sogno ci vuole. E poi rispondo che una nazione è sempre lo specchio della sua classe dirigente. Se il presidente del Consiglio e i ministri si comportano sulla base d'una visione etico-politica del bene comune, anche la nazione non considererà più la morale come una parolaccia.

Post scriptum. Molti lettori mi chiedono che cosa penso di Lupi e di Ghedini che molti di loro hanno visto nei vari salotti televisivi. Che cosa penso di loro e del racconto che fanno di quanto avviene. Io penso così: Ghedini è l'avvocato del presidente del Consiglio, Lupi è un esponente di primo piano del Pdl ed in più è anche un militante cattolico della cattolicissima Comunione e Liberazione.

Ghedini è diventato patetico nelle sue performance televisive. Ripete costantemente: "Non è vero" anche quando gli leggono un verbale firmato dal questore o da un magistrato inquirente. Sull'aspetto morale delle azioni del suo cliente si limita a dire: "Non è reato". Del resto è lui l'inventore dell'"utilizzatore finale" una frase che da anni è entrata nel gergo comune.

Il caso di Lupi è più complesso per via della sua militanza cattolica e della sua fede che lui dichiara (e noi gli crediamo) intensa e attuata nella pratica della sua vita. La sua narrazione dei fatti non differisce da quella di Ghedini e fin qui problema loro, anche se contrasta vistosamente con la realtà documentata. Ma ad un cattolico è lecito chiedere anche un giudizio morale. Ebbene, Lupi si rifiuta di darlo. Pubblicamente. Sostiene che il problema non è quello. Il problema non è morale ma di efficienza e lui sostiene che l'efficienza (di Berlusconi) c'è e questo basta perché la morale non ha ingresso nella politica.

Questo non lo diceva neppure Machiavelli che da buon fiorentino era un anti-papista per eccellenza. Non lo diceva neppure il cardinale Mazarino. Lupi invece lo dice: l'efficienza per lui cattolico fa premio sulla morale. Mi pare il massimo. In realtà sia Lupi sia Ghedini sanno che quando Berlusconi uscirà di scena anche loro usciranno è dunque in gioco la loro sopravvivenza come uomini di potere. Perciò sono pronti a dire che l'asino vola e che Berlusconi riceve le "escort" perché ha buon cuore. La sopravvivenza è la sopravvivenza. La morale l'hanno smarrita da tempo, ma io ho scritto qualche anno fa un libro intitolato "Alla ricerca della morale perduta" perciò li perdono sperando che la ritrovino.

(07 novembre 2010) www.repubblica.it
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Re: Aria di crisi, aria di elezioni

Messaggioda franz il 09/11/2010, 11:14

L'esito della crisi visto dal Transatlantico.
L'ipotesi elezioni anticipate prende quota tra i parlamentari


di Lina Palmerin 9 novembre 2010

Tutti i momenti che precedono l'esplosione di una crisi di governo diventano i più creativi soprattutto per chi è ostile al voto anticipato. E delle volte le ragioni per evitarle sono plausibili: la congiuntura economica, lo spettro degli speculatori internazionali, l'attenzione allo spread tra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi. E infatti, in qualsiasi crisi post-euro, l'unica regola ferma è stata quella di approvare prima la legge finanziaria, che ora si chiama di stabilità, ed evitare l'esercizio provvisorio. Regola che nessuno mette in discussione nemmeno oggi. Si parte da qui, allora, dall'appello di Napolitano. La crisi non scoppierà a "finanziaria aperta" ma verrà rinviata verso la fine di dicembre quando i conti saranno stati blindati e altri provvedimenti potranno prestare meglio il fianco allo strappo parlamentare. Dato per scontato il timing, sul resto si ragiona in termini di calcolo di probabilità.

E allora cominciamo con l'ipotesi
che ieri in Translantico tra parlamentari – seniores e peones – era la più quotata: le elezioni anticipate. Il voto a marzo resta l'esito più probabile – a giudizio di molti e degli stessi che non lo vorrebbero – per una serie di ragioni. Tra cui anche quella di un'opposizione non sufficientemente forte ma piuttosto divisa, debole e in calo nei sondaggi, che non sarebbe quindi in grado di costruire e sostenere politicamente la trama alternativa al voto. Con una sana autocritica è lo stesso Pierluigi Castagnetti, ex Dc ora Pd ad ammettere che «la nostra mancanza di tono non aiuta: il nostro problema è recuperare i 4 milioni di voti persi dal 2008».

Ma insomma, al netto di un Pd che fa fatica e che quindi viene considerato da Fini un partner scomodo e controproducente in un'operazione anti-urne, le ragioni che rendono al momento le elezioni lo scenario più gettonato sono anche altre. La prima: i numeri. Oggi non esiste al Senato una maggioranza in grado di esprimere un governo diverso. Anche il "ribaltone" – da Fini a Di Pietro passando per Bersani e Casini – oggi a Palazzo Madama non avrebbe numeri. Tra i finiani c'è chi fa conto su nuovi arrivi, magari puntando sul fatto che i peones non vogliono la fine della legislatura per non perdere il diritto alla pensione, ma comunque l'operazione andrebbe tutta costruita e i margini sono stretti. Secondo: ancora i numeri. I sondaggisti sono abbastanza chiari nel dire che un governo senza Berlusconi e Bossi sarebbe un boomerang per Gianfranco Fini e il suo Futuro e libertà. Per non parlare di quanto farebbe – invece – bene al premier che potrebbe usare il "ribaltone" come un lifting politico cancellando la stanchezza e la delusione di oggi.

«Ma se ci fosse l'ipotesi di governo tecnico dovrebbe durare fino alla fine della legislatura per non dare a Berlusconi l'argomento del "ribaltone" in una campagna elettorale a breve», ci sussurra un esponente centrista. E qui entriamo nel novero delle possibilità del governo tecnico. Viene dato come improbabile a tutt'oggi perché scommette su un traguardo ancora lontano: riuscire a convincere un pezzo di Pdl ad abbandonare il premier e accedere a un governo per fare una nuova legge elettorale che rimescoli e scomponga i poli. Per guidare un esecutivo di questo tipo si fa il nome di Beppe Pisanu, non a caso, visto che proviene dal Pdl e visto il suo alto profilo istituzionale. Arriviamo all'ultima ipotesi: il Governo Berlusconi bis come chiedono Fini e Casini. Tra tutte, viene considerata la più assurda. Il motivo è evidente: il no del premier che non vuole certo mettersi nelle mani di Fini e Casini sapendo che sarà cotto a fuoco lento. Infine c'è l'ipotesi Giulio Tremonti, ma sembra che non sia per questa legislatura bensì per la prossima, se nessuno uscirà vincente dalle urne.

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Re: Aria di crisi, aria di elezioni

Messaggioda flaviomob il 09/11/2010, 22:01

Per tre volte alla camera il governo è andato sotto e FLI ha votato con l'opposizione. Fini ha in mano un ramo del parlamento, in cui ormai può fare ciò che vuole. Gli conviene andare ad elezioni? O è meglio umiliare Silvio con le dimissioni e poi un nuovo governo col fucile puntato alla tempia? Secondo me, il governo cade entro breve, ma non si vota.


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Re: Aria di crisi, aria di elezioni

Messaggioda trilogy il 10/11/2010, 13:00

La cosa più probabile, dopo l'approvazione del documento finanziario, dovrebbe essere una crisi con il tentativo di formare governo PdL-Lega- FLI- UDC, più qualche cespuglio, senza Berlusconi premier per durare fino al 2013. Il problema è che Berlusconi non si fida per via delle grane giudiziarie. Un Premier potrebbe essere Letta con sottosegretario Pisanu o viceversa. Tremonti lo vorrebbero rimuovere quasi tutti perchè ha tagliato soldi ovunque, comprese una serie di intoccabili lobby religiose. Ma il Ministro delle Finanze deve essere conosciuto e godere della fiducia internazionale, non ci puoi mettere pinco pallo, quindi non sarà facile toccarlo. L'alternativa potrebbe essere Draghi, non vado altri in questo momento.

Berlusconi, potrebbe giocare d'attacco e dimettersi prima dell'approvazione del documento finanziario, addossando la crisi a Fini e all'opposizione e provocando una probabile crisi finanziaria. In questo caso si andrebbe alle elezioni anticipate, nel più breve tempo possibile, con un governo tecnico, in un clima politico ed economico incandescente.
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Re: Aria di crisi, aria di elezioni

Messaggioda franz il 10/11/2010, 15:17

trilogy ha scritto:Ma il Ministro delle Finanze deve essere conosciuto e godere della fiducia internazionale, non ci puoi mettere pinco pallo, quindi non sarà facile toccarlo. L'alternativa potrebbe essere Draghi, non vado altri in questo momento.

In effetti possiamo leggere i vari interventi di Daghi come "accreditamento" ed il fatto che abbia giustamente sottolineato a questione dei precari, evidenzia come voglia accreditarsi a sinistra. Lo stesso pero' fa Tremonti, che é da un annetto che fa dichiarazioni che sembrano ammiccare alla sinistra. La situazione è incerta: tutti ammiccano.
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Re: Aria di crisi, aria di elezioni

Messaggioda trilogy il 10/11/2010, 19:31

franz ha scritto:
trilogy ha scritto:Ma il Ministro delle Finanze deve essere conosciuto e godere della fiducia internazionale, non ci puoi mettere pinco pallo, quindi non sarà facile toccarlo. L'alternativa potrebbe essere Draghi, non vado altri in questo momento.

In effetti possiamo leggere i vari interventi di Daghi come "accreditamento" ed il fatto che abbia giustamente sottolineato a questione dei precari, evidenzia come voglia accreditarsi a sinistra. Lo stesso pero' fa Tremonti, che é da un annetto che fa dichiarazioni che sembrano ammiccare alla sinistra. La situazione è incerta: tutti ammiccano.
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C'è anche un altro che ammicca... :roll:

«Si tratta - avverte il premier - di questioni di cruciale importanza: sono riemerse ampie fluttuazioni nel prezzo delle materie prime, con un rinnovato e preoccupante impatto sui paesi più poveri, in particolare in Africa. Inoltre, i movimenti nel prezzo del petrolio stanno producendo instabilità economica e finanziaria e rischiano di avere effetti negativi sulla domanda globale e sul livello dei prezzi». «Questi eventi, nonché l'eccessiva volatilità nei mercati delle materie prime - sottolinea il capo del Governo -, non derivano esclusivamente da fattori economici e devono essere affrontati tramite misure appropriate. Ritengo necessario definire e attuare regole migliori e una vigilanza più efficace sul funzionamento dei mercati finanziari e sul comportamento degli operatori, aumentare la trasparenza dei mercati e ridurre l'uso eccessivo della leva finanziaria, sia in risposta alla crisi, sia per fondare la crescita economica globale su basi più solide».
http://www.leggo.it/articolo.php?id=90073&sez=ECONOMIA

Si preoccupa dell'Africa nel frattempo ha azzerato gli aiuti... :roll:

[..]Ed è emblematico il caso del Bel Paese. L’Italia infatti ha oggi azzerato i suoi contributi per la cooperazione internazionale però, fino all’anno scorso, “ha sostituito il sostegno solidale con gli affari e il business”. Negli aiuti all’Africa, l’Italia contabilizza anche le spese militari per le cosiddette missioni “di pace”, le borse di studio per gli studenti all’estero e la riduzione del debito. Larga parte dell’aiuto italiano, ha poi commentato, è “vincolato” – concesso cioè a condizione che i Paesi africani lo utilizzino per acquistare beni e servizi presso fornitori italiani –
http://www.adistaonline.it/?op=articolo ... 9e4192e83a
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Re: Aria di crisi, aria di elezioni

Messaggioda trilogy il 14/11/2010, 18:40

trilogy ha scritto:La cosa più probabile, dopo l'approvazione del documento finanziario, dovrebbe essere una crisi con il tentativo di formare governo PdL-Lega- FLI- UDC, più qualche cespuglio, senza Berlusconi premier per durare fino al 2013. Il problema è che Berlusconi non si fida per via delle grane giudiziarie. Un Premier potrebbe essere Letta con sottosegretario Pisanu o viceversa......


:mrgreen:
ESECUTIVO SOSTENUTO DA PDL, CARROCCIO E FUTURISTI CON EVENTUALE INGRESSO UDC
E spunta l'ipotesi di un governo Letta
Intanto il Cavaliere cerca di guadagnare tempo per vincere la sfida del Senato

....che è circolata in queste ore, in ambienti del Pdl, anche l'ipotesi di un «passo indietro» pilotato, a favore di un esecutivo targato Gianni Letta. In sostanza un nuovo governo di centrodestra, con Pdl, Lega e Fli, senza necessariamente l'Mpa (anche per l'inchiesta sulla mafia che ha toccato Raffaele Lombardo), e con un eventuale ingresso dell'Udc, ma tutto da vedere e per nulla scontato...
http://www.corriere.it/politica/10_nove ... aabc.shtml
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Re: Aria di crisi, aria di elezioni

Messaggioda pianogrande il 15/11/2010, 2:39

Si possono fare le elezioni solo per un ramo del parlamento.
Quale?
Quello che sfiducia il governo.
E perché non quello che gli dà fiducia?
Chi stabilisce questa priorità?

Possiamo immaginare il seguente scenario.
Chi sfiducia viene sciolto.
Si rifanno le elezioni.
Chi è eletto sfiducia.
Chi sfiducia viene sciolto.
...........
Mi posso anche fermare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Aria di crisi, aria di elezioni

Messaggioda flaviomob il 18/11/2010, 0:56

Peccato che non decida Silvio chi sciogliere e come... Decide il Giorgione :)


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