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Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

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Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda claudiogiudici il 07/09/2008, 14:08

Non ha senso discutere se un nuovo 1929 ci sarà o no, l’unica discussione possibile a riguardo è quando esso ci sarà. Dobbiamo pensare ad un oggetto lasciato cadere nel vuoto da altezze impensabili: avrà senso discutere se l’oggetto giungerà a terra, oppure avrà più senso discutere quando esso toccherà terra? L’attuale sistema finanziario-economico è appunto un oggetto abbandonato nel vuoto a sé stesso, dove nessuno vuole andare a recuperarlo perché dovrebbe fare i conti sullo stato disastroso in cui esso si trova. Così nell’incuranza delle paurose classi dirigenti quest’oggetto è preda di velocissimi passaggi di mano (la speculazione di brevissimo termine) e soggetto ad una sola certezza: prima o poi si schianterà al suolo.

Riconoscere consapevolmente l’inevitabile ripetersi di un nuovo crack stile 1929, ma presumibilmente più grave vista l’odierna ripartizione (settorializzata geopoliticamente) delle competenze economiche, non è questione di pessimismo o ottimismo, ma di semplice conoscenza delle dinamiche relative l’economia fisica nella sua attuale condizione di subordinazione alle operazioni finanziario-speculative che il sistema delle relazioni politiche internazionali ha deciso di sovraordinare allo stesso destino dell’umanità.
L’ottimismo sulle sorti dell’universo, come bene ci fa comprendere Gottfried Leibniz nel suo Saggi di Teodicea, deve per forza guidare l’uomo, per quanto riguarda il ciclo lungo della storia universale. Per quanto riguarda il ciclo breve, invece, l’umanità è sicuramente entrata in un tunnel capace di mettere a dura prova l’inclinazione naturale dell’universo verso il bene. Alla base di ciò, in ultima analisi, vi è una vera e propria violazione della legge naturale, e nello specifico, di quella che possiamo definire la legge degli Ultimi . Questa è stata progressivamente disconosciuta nell’ultimo quarantennio.
Si tratta dunque di essere realisti. La strada intrapresa nell’ultimo quarantennio continuerà a produrre i suoi disastri (riduzione costante dell’aspettativa media di vita nei paesi in via di sviluppo, distruzione del tenore di vita nel mondo occidentale) se non attuiamo un cambio di paradigma culturale riscoprendo i principi che guidarono la ricostruzione post-bellica filo-rooseveltiana.
Nel concreto di ciò che riguarda la situazione italiana ciò vuol dire tenere l’ago della bilancia della politica economica su Giulio Tremonti invece che su Renato Brunetta. Virare dunque da quella cultura liberista per cui il mercato lasciato a sé stesso risolverà i nostri problemi, a quella dirigista per cui il mercato farà il meglio possibile in rapporto a consapevoli scelte-cornice che la politica deve fare, così come richiesto dalla nostra Costituzione . I modelli da seguire non sono la Thatcher o Reagan, Adam Smith o Milton Friedman, quanto piuttosto Franklin Roosevelt, Alexander Hamilton o Henry C. Carey.

Si è dunque nella giusta direzione quando ci si rende conto che il caso Alitalia non può essere valutato in termini primariamente contabili e finanziari, ma primariamente strategici. Alitalia a maggior ragione, ma invero ogni azienda, non è una cellula a sé stante da guardare come si guarda un monolite; essa rappresenta parte del fulcro di un indotto che si chiama economia italiana e che si compone degli alberghi, dei bar, dei taxi, dei negozi, delle industrie, ecc. che poi avranno contatto con quei forestieri. Ciò vorrà conseguentemente dire maggiori entrate tributarie per il nostro erario. Dunque, quei 125 euri gravanti su ogni cittadino, calcolati dall’Economist, rientreranno moltiplicati (per quanto il sistema sarà in grado di rendere dinamico ed efficiente il complesso delle relazioni economiche) per il circolo virtuoso dell’economia nazionale. La valutazione formale, frutto di una concezione lineare e statica dell’economia, per cui sarebbe “anacronistico e demagogico dare importanza alla nazionalità del centro direzionale di Alitalia” dimostra tutta la virtualità dei ragionamenti dei liberisti. L’assurdità di un tale approccio è rafforzata quando i fautori del mercatismo dispongono che l’agenda economica nazionale debba puntare tutta sul turismo. Ma la loro visione ed azione ha già trovato il verdetto dei fatti: nonostante la centralità riconosciuta al mercato del turismo nell’economia italiana, il turismo nell’ultimo decennio, rispetto ai nostri principali competitori (Francia, Spagna e Grecia) ha perso costantemente posizioni di mercato. L’economia è invece fenomeno fisico ed in via accessoria finanziario. Se avessimo messo nelle mani di Air France – Klm il centro decisionale delle sorti di Alitalia avremmo messo a rischio quel quasi 20% del mercato internazionale verso l’Italia che la compagnia di bandiera oggi gestisce. Anche nella prospettiva dei megaflussi previsti per il prossimo decennio da Cina, India e Russia, i francesi avrebbero avvantaggiato il mercato italiano o quello francese nel caso in cui Alitalia fosse diventata loro? Ed infine, perché la nazionalista Francia punta a rafforzare la propria compagnia di bandiera con l’acquisizione di quelle straniere?

Il 1929 può essere evitato solo se si decide di scollare il sedere dalle pompose poltrone di carta su cui abbiamo deciso di adagiarci nell’ultimo quarantennio . Ciò vuol dire tornare a produrre liberando il sistema delle infrastrutture e dell’industria dal sovraordinato e prorompente sistema finanziario filo-speculativo, fondato su rapporti valutari fluttuanti; ciò vuol dire tornare a valutare l’economia in termini di efficienza fisica e non attraverso il metro della formalità contabile.

Un’economia non sta bene se il p.i.l. cresce grazie alla oramai assoluta incidenza su di esso delle transazioni finanziarie che dietro di sé hanno il nulla, e nel frattempo i tenori di vita della maggioranza della popolazione decrescono (questo è in breve ciò che avviene nelle “moderne” economie dominate dal culto del liberismo anglo-olandese).

E’ ovvio che da un punto di vista dell’economia fisica l’odierno 1929 non è entrato ancora nella sua fase di ultima manifesta evidenza, tutta code agli sportelli e suicidi – anche se negli Usa i pignoramenti hanno raggiunto il record trentennale – , a cui rispondere o con metodi fascisti come fu in Europa o con i metodi propri del sistema americano di economia politica come fu negli Stati Uniti, ma è altrettanto ovvio a chi abbia un livello di conoscenze superiore a quello a cui ci costringono i media commerciali, che il 1929 è di fatto cominciato e che le tensioni nascenti a livello geopolitico non sono altro che conferma e conseguenza di un modello delle relazioni economico-finanziarie iniquo che alcuni vorrebbero procrastinare sine die, e che altri, invece, non intendono più accettare. A questo proposito è interessante rilevare che la dirigenza russa – e lo stesso hanno fatto molti leaders sud-americani – parli di riordino del sistema finanziario, di Franklin Delano Roosevelt (FDR), di progetti infrastrutturali comuni. Ad essi ora si aggiungono i socialisti francesi (evidentemente dissonanti rispetto al partito di De Benedetti ed al suo responsabile economico, Pierluigi Bersani) che con il suo segretario generale, François Hollande, così si sono espressi:

«Bisogna comprendere la dimensione della gravità di questa crisi, non sottostimarla come la destra fa da un anno. … Noi viviamo una crisi multipla, generale, globale. … Essa è innanzitutto finanziaria, essa è nata un anno fa con i subprime, che hanno finito per contaminare l’insieme del sistema bancario, per provocare delle perdite contabili che finalmente si sono tradotte attraverso una iniezione di liquidità delle banche centrali e la crisi è divenuta monetaria con dei movimenti dei cambi che infettano l’euro e il dollaro e modificano i tassi d’interesse. Da monetaria, essa è divenuta economica, con il rallentamento della crescita nei paesi emergenti e l’entrata in recessione di una parte dell’Europa. Essa è divenuta anche energetica, con la moltiplicazione per cinque dei prezzi dell’energia; … alimentare, con la progressione del prezzo delle materie prime; immobiliare nei paesi più sviluppati con il calo dei prezzi … La crisi è dunque generale, essa tocca tutti i livelli, tutti i continenti. … Essa è globale perchè è il capitalismo globalizzato che è colpito in tutte le sue dimensioni, perché tutti i mercati ne sono infettati. … Le deregolamentazioni che noi viviamo sono la conseguenza di scelte politiche: deregolamentazione dei mercati, finanziarizzazione dell’economia, il disimpegno delle autorità pubbliche, privatizzazioni, messa in concorrenza dei servizi pubblici. ... Ci sono cinque punti essenziali se noi vogliamo fare uscire l’economia mondiale delle deregolamentazioni nella quale essa è sprofondata: conferenza finanziaria e monetaria: nuova Bretton Woods che permetta la stabilità del cambio euro/dollaro, il coordinamento delle politiche monetarie e la regolamentazione del sistema finanziario; … il rafforzamento delle istituzioni finanziarie multilaterali [per permettere] con le banche centrali, di controllare innanzitutto il sistema bancario e di punirlo, altrimenti la speculazione troverà sempre la sua ricompensa; … [sostenere] la produzione agricola dei paesi in via di sviluppo … riorientare la costruzione europea, attorno al coordinamento di politiche economiche ed il lancio di grandi prestiti per finanziare oggi le PMI, le abitazioni e gli investimenti in materie di ricerca e di tecnologia.»

I pusher dell’ideologia liberista (confusi per economisti), veri e propri spacciatori di idee tossiche, per superbia o prostituzione della coscienza – approcci utili alle carriere – sono completamente dimentichi dell’inequivocabile verdetto dato dalla storia dal 1789 al 1945: il liberismo non è altro che la legge del più forte, ed il fenomeno imperiale chiamato oggi globalizzazione non è altro che una concentrazione di potere nelle mani di una oligarchia finanziaria. Chi continua a parlare di globalizzazione come di un fenomeno positivo che ha consentito ai cinesi di bere bibite occidentali ed agli occidentali di mangiare sushi, parla del nulla. Infatti, dalla stessa Banca per i regolamenti internazionali di Basilea, si ricava che dal 1960 ad oggi, nelle economie “moderne”, il flusso dei beni reali scambiati rispetto al flusso monetario sul mercato dei cambi è passato da un rapporto di 83 a 17 ad un rapporto di 0, ... a 99, … (E non si tratta di un errore di scrittura i dati di 83 e di 0, … si riferiscono ai beni reali!). Questo ci indica chiaramente come i processi puramente finanziari abbiano preso il sopravvento sull’economia reale, con un’accelerazione senza sosta dall’abbattimento degli accordi di Bretton Woods (1971). Quindi i vari Giavazzi, Alesina, e compagnia bella, quando parlano della globalizzazione parlano di quel 0, …% dell’economia mondiale che così grande beneficio darebbe all’umanità.

Le leggi del marketing secondo il presidente Berlusconi non consentirebbero di mostrarsi realisticamente sgomenti per il modo assurdo, filo-oligarchico ed anti-repubblicano, con cui viene gestita l’attuale crisi sistemica? Le leggi del marketing sono legittime finchè poggiano sull’esistenza di un prodotto che valga la pena di vendere, altrimenti si entra nel campo della pubblicità ingannevole, o più propriamente detto, in quello dell’immoralità.
Il livello di parassitaggio operato dalla catena (speculativa) di Sant’Antonio è giunto al suo termine perché il bluff è divenuto quasi di pubblico dominio. Quando il bluff diviene di pubblico dominio, le catene di Sant’Antonio finiscono. Di fatto, siamo al raschiamento dei barili. Siamo all’ultimo strato da raschiare, ossia le infrastrutture pubbliche. Non esiste più alcun valore credibile dell’economia fisica che sia utile a costruire piramidi finanziarie funzionali al rifinanziamento della bolla speculativa ufficialmente avviata il 15 agosto 1971 (abbattimento degli accordi di Bretton Woods). Gli unici assets rimasti (treni, infrastrutture stradali, sanità, scuole, ecc.) sono quelli appartenenti al pubblico, allo Stato. Fagocitati pure quelli, messi in mano a banche e speculatori, la bolla speculativa non avrà altro modo di rifinanziarsi. A quel punto due potranno essere le soluzioni: 1) quella rooseveltiana con cui si dichiara il fallimento del sistema e si ripristina un giusto sistema economico e finanziario; 2) quella dittatoriale con cui si mettono a bada popoli recalcitranti o nazioni nemiche che non intendono stare al depravato gioco. I continui tentavi di accerchiamento di Russia e Cina, attraverso il “casuale” sopravvenire di volontà autonomistiche interne ben fomentate dall’esterno (il Tibet per esempio), i sistemi doppio standard (dove la Nato può riconoscere l’indipendenza del Kosovo, ma la Russia non può riconoscere quella di Ossezia del Sud ed Abkazia), a cui si aggiunge l’uso costante della menzogna come mezzo di informazione della popolazione occidentale, non sono altro che le conseguenze dell’avvitarsi della crisi finanziaria globale che se non vede ancora la disperazione generalizzata negli occhi degli occidentali, la vede in quelli di quelle oltre 40 popolazioni che tra Asia ed Africa sono dovute scendere nelle piazze per protestare contro il caro alimenti (agli illuminati di qualunque risma, economisti ed associazioni dei consumtari, chiedo se anche là la catena distributiva è troppo lunga, oppure il vero problema è rappresentato dai fenomeni speculativi che stanno alla fonte?).

Dunque, ciò che hanno di fronte le classi dirigenti è una scelta: schierarsi dalla parte degli speculatori, oppure ad ottemperanza degli obblighi imposti dalle costituzioni novecentesche operare per il bene comune, ridando impulso a produzioni e commerci, attraverso l’intervento pubblico in favore dei molti ed a controllo dei pochi troppo potenti? Liberismo (intrinsecamente filo-oligarchico, come insegnato dagli autentici padri costituenti americani, da Hamilton a Quincy Adams, da Licoln e Carey a Franklin Roosevelt) o dirigismo filo-repubblicano (che quelli, invece, attuarono)? E non ci si confonda, la scelta non è tra libero mercato e comunismo, ma tra il riconoscere i limiti dell’economia di mercato e dunque intervenire per superarli, ed il non riconoscerli e volersi affidare ad una sorta di trading system finanziario che dice di puntare al rialzo mentre l’indice finanziario inesorabilmente crolla a velocità supersonica.
In ogni caso è utopico credere di poter rimettere in piedi un’economia nazionale, trascurando il fronte del risanamento del sistema finanziario internazionale. Senza una Nuova Bretton Woods quello che rischia qualsiasi economia nazionale sono fenomeni tipo quelli che riguardarono le Tigri del sud-est asiatico a fine anni ‘90: trent’anni per lanciare un miracolo economico; un biennio per distruggerlo.

Claudio Giudici
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Re: Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda lucameni il 07/09/2008, 14:58

letto or ora il blog del "canocchiale". Con tanto di riferimenti a quell'angioletto affidabilissimo di Lyndon LaRouche.
Le "fonti" che stanno alla base di questo articolo, che mi auguro sinceramente non abbia nulla a che fare con il PD, nonostante l'incombente "maanchismo", così mi sono risultate più chiare.


http://www.movisol.org/

http://it.wikipedia.org/wiki/Lyndon_LaRouche
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Re: Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda claudiogiudici il 07/09/2008, 15:53

lucameni ha scritto:letto or ora il blog del "canocchiale". Con tanto di riferimenti a quell'angioletto affidabilissimo di Lyndon LaRouche.
Le "fonti" che stanno alla base di questo articolo, che mi auguro sinceramente non abbia nulla a che fare con il PD, nonostante l'incombente "maanchismo", così mi sono risultate più chiare.


http://www.movisol.org/

http://it.wikipedia.org/wiki/Lyndon_LaRouche


Gentile Luca,
sulla mailing della Margherita è già stato discusso dell'affidabilità di wikipedia ed in particolare dei contenuti riportati in merito a Lyndon LaRouche. Wikipedia è uno strumento "molto democratico" che consente di procrastinare la lotta di quel vero e proprio impero della menzogna che già La Pira denunciava nelle sue lettere con Fanfani.
Ti faccio notare una cosa: la voce "LaRouche" su wikipedia è il frutto del lavoro di un certo "Sannita". Su tale personaggio ho indagato personalmente. Ora, a parte il fatto che il materiale da cui estrapola le fonti, è un testo di un certo Dennis King, nonchè un servizio tv fatto da Pat Lynch, egli è un attivista della frangia anti-palestinese ed anti-clericale dei radicali (non a caso finanziati da George Soros, continuamente denunciato da LaRouche come esponente dell'oligarchia, anche nello scontro russo-georgiano). In quelle grandi opere dei due "giornalisti" americani, mistificatori alla Leo Taxil di fine novecento, si parla del LaRouche come di antisemita - ha criticato infatti molte volte il governo israeliano, ma mai la popolazione di origine ebraica - , si parla del suo movimento come composto di soli ragazzi biondi con gli occhi azzurri - il movimento pullula di afro-americani ed ispanici, filippini, zimbabwesi, etc. - , si narra che opererebbero attraverso gli inni nazisti - in realtà trovano come efficace strumento di denuncia l'intonazione, fra l'altro di ottimo pregio, delle opere di Bach, Mozart e Beethoven, ma non per esempio del mito musicale nazista, Richard Wagner, adattate di volta in volta a contenuti politici - , ma ciò che è più importante è il fatto che molti leaders del movimento di Martin Luther King sono rifluiti sotto il movimento di LaRouche. In particolare Amelia Boynton Robinson che i giovani della Margherita e i giovani Ds ospitarono a Roma nel 2005.

Se vuoi discutere del pensiero del LaRouche, ti consiglio di rifarti alla fonte originale - www.larouchepac.com o il sito italiano www.movisol.org - , di modo da farti un'idea circa cosa veramente egli dica, altrimenti rischiamo di parlare del nulla.
In ogni caso, tieni anche presente, che nonostante la mistificazione fatta da Wikipedia - recenti articoli parlano delle infiltrazioni dei servizi segreti in questa enciclopedia online - Giovanni Bianchi, Mario Lettieri, Gerardo Biano, Giulio Tremonti, Alfonso Gianni, Lidia Menapace, Altiero Grandi ed altri esponenti del centro-sinistra hanno a tutt'oggi un più o meno costante dialogo con LaRouche ed i suoi collaboratori.

In merito al post che ho proposto, in ogni caso, è suggeribile discuterne nel merito e non in termini nominalistici (del tipo "siccome l'ha detto lui, allora è sicuramente sbagliato!); altrimenti si resta intrappolati negli ancora non (purtroppo) superati approcci formalisti dove si discute del fumo ma mai dell'arrosto.

Saluti.
Claudio Giudici
claudiogiudici
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Re: Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda franz il 07/09/2008, 16:43

claudiogiudici ha scritto:In merito al post che ho proposto, in ogni caso, è suggeribile discuterne nel merito e non in termini nominalistici (del tipo "siccome l'ha detto lui, allora è sicuramente sbagliato!); altrimenti si resta intrappolati negli ancora non (purtroppo) superati approcci formalisti dove si discute del fumo ma mai dell'arrosto.

Giusto ma questo vale ovviamente anche per le critiche a LaRouche tanto piu' che anche la pagina in inglese non si distanzia di molto da cio' che viene riportato da quella italiana. http://en.wikipedia.org/wiki/Lyndon_LaRouche

Nel merito poi il messaggio è molto lungo e dice cose giuste, interessanti ma in fondo anche cose banali ed errate.
Perché non non basta criticare il liberismo per dire automaticamente sempre cose sagge.
Difficile entrare nel merito di ogni punto (dove si spazia per quasi tutto lo scibile umano) se uno non ha un paio di ore a disposizione.

Affronto un solo punto, Alitalia ed i 125 euro gravanti sui cittadini calcolati dall'economist.
Fintanto che ci sono turisti che vogliono venire in Italia, per treno, macchina, nave ed aereo, non ha importanza che il vettore sia nazionalizzato o uno o "di bandiera". Essi verrano comunque, su ogni aereo e verranno a maggior ragione se la principale compagnia italiana è di qualità. Oggi (e da tempo) Alitalia non lo è e questo credo sia costato al sistema turistico italiano molto piu' di quanto calcolato dall'Economist. Se i turisti non li potrasse AirFrance li porteranno altir vettori; il mercato è molto rapido nell'individuare la domanda e reagire proponendo offerte adeguate.

Quindi le maggiori entrate tributarie sono legate al fatto che il Turismo è incentivato in tanti modo e permesso da un sistema di trasposti migliore di quello attuale, pi' competitivo e non dominato da un vettore tenuto in piedi da aiuti di Stato. Non basta poi affermare a parole la centralità del turismo. Bisogna anche operare nei fatti (indipendentemente dal colore del governo) èd è sotto gli occhi di tutti che i paesi che hai menzionato hanno saputo semplicemente fare di meglio.

Quanto alle crisi si sa che periodicamente si verificano e come si aspetta il Big One in California prima o poi arrivarà anche un nuovo 1929. Prevederlo è facile; piu' o meno come prevedere che una donna prima o poi avrà un bambino.
Dalle crisi pero' poi si è sempre usciti meglio di prima; almeno per ora.
Direi che non vanno evitate ma vanno affrontate in modo preparato. la realtà dopo sarà diversa ma non sono la fine del mondo, anzi sono l'inizio di uno nuovo.

Ciao,
Franz
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Re: Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda claudiogiudici il 08/09/2008, 23:22

franz ha scritto:
claudiogiudici ha scritto:In merito al post che ho proposto, in ogni caso, è suggeribile discuterne nel merito e non in termini nominalistici (del tipo "siccome l'ha detto lui, allora è sicuramente sbagliato!); altrimenti si resta intrappolati negli ancora non (purtroppo) superati approcci formalisti dove si discute del fumo ma mai dell'arrosto.

1 - Giusto ma questo vale ovviamente anche per le critiche a LaRouche tanto piu' che anche la pagina in inglese non si distanzia di molto da cio' che viene riportato da quella italiana. http://en.wikipedia.org/wiki/Lyndon_LaRouche

2 - Nel merito poi il messaggio è molto lungo e dice cose giuste, interessanti ma in fondo anche cose banali ed errate.
Perché non non basta criticare il liberismo per dire automaticamente sempre cose sagge.
Difficile entrare nel merito di ogni punto (dove si spazia per quasi tutto lo scibile umano) se uno non ha un paio di ore a disposizione.

3 - Affronto un solo punto, Alitalia ed i 125 euro gravanti sui cittadini calcolati dall'economist.
Fintanto che ci sono turisti che vogliono venire in Italia, per treno, macchina, nave ed aereo, non ha importanza che il vettore sia nazionalizzato o uno o "di bandiera". Essi verrano comunque, su ogni aereo e verranno a maggior ragione se la principale compagnia italiana è di qualità. Oggi (e da tempo) Alitalia non lo è e questo credo sia costato al sistema turistico italiano molto piu' di quanto calcolato dall'Economist. Se i turisti non li potrasse AirFrance li porteranno altir vettori; il mercato è molto rapido nell'individuare la domanda e reagire proponendo offerte adeguate.

Quindi le maggiori entrate tributarie sono legate al fatto che il Turismo è incentivato in tanti modo e permesso da un sistema di trasposti migliore di quello attuale, pi' competitivo e non dominato da un vettore tenuto in piedi da aiuti di Stato. Non basta poi affermare a parole la centralità del turismo. Bisogna anche operare nei fatti (indipendentemente dal colore del governo) èd è sotto gli occhi di tutti che i paesi che hai menzionato hanno saputo semplicemente fare di meglio.

4 - Quanto alle crisi si sa che periodicamente si verificano e come si aspetta il Big One in California prima o poi arrivarà anche un nuovo 1929. Prevederlo è facile; piu' o meno come prevedere che una donna prima o poi avrà un bambino.
Dalle crisi pero' poi si è sempre usciti meglio di prima; almeno per ora.
Direi che non vanno evitate ma vanno affrontate in modo preparato. la realtà dopo sarà diversa ma non sono la fine del mondo, anzi sono l'inizio di uno nuovo.

Ciao,
Franz


Caro Francesco,
mi sono permesso di numerare i punti del tuo discorso di modo da rendere più semplice la ricostruzione del dialogo.

1 - La pagina della versione inglese, così come quella francese o tedesca, di wikipedia, non si distanziano affatto. Le fonti infatti sono sempre le stesse: Dennis King e Pat Lynch.
"Martin Luther King fu ospitato a casa mia a Selma, perché nessuno, neanche l'unico hotel della città, voleva ospitarlo e tutti lo consideravano un ribelle, un comunista solo perché si batteva per il diritto di voto della gente di colore. Lo stesso accade oggi con LaRouche, molti non vogliono avere niente a che fare con lui solo perché non sanno nulla sul suo conto. Quando chiedi loro che cosa sanno di LaRouche e delle sue proposte per risolvere la crisi, dicono 'niente, però ho sentito dire…'. Anche io avevo sentito dire molto sul suo conto, ma decisi di giudicare con la mia testa e quando lo incontrai per la prima volta a una conferenza in Virginia capii subito che era l'erede del movimento di Martin Luther King” (Amelia Boynton Robinson, 13 novembre 2007, Università Statale di Milano).

2 - Sulle cose "banali ed errate", resto a disposizione per conoscerle e discuterne.

3 - Nelle teorie lineari e formaliste ( in economia quella liberista ne è il campione) funziona proprio come dici. Nei fatti,
invece, non funziona così. E' ovvio che chi sarà super-intenzionato a venire in Italia, verrà in Italia, anche a piedi. Ma l'economia non la si crea sulla base delle singolarità estreme. Il tuo ragionamento è un po' come quello che taluni vorrebbero proporre in altri settori, tipo la scuola: "chi vuol studiare, può farlo, a prescindere dalle facilitazioni che gli diamo"; oppure "chi vuol emergere nel business, può farlo a prescindere dalle infrastrutture, dalle normative, ecc.".
Dunque, se la compagnia di bandiera francese Air France - Klm avesse voluto rafforzare la propria economia, avrebbe inciso ben poco su quei due turisti super-intenzionati a venire in Italia, mentre sugli svariati milioni di turisti intenzionati a venire in Italia però anche no, avrebbe avuto gioco facile nel determinarne le scelte e dirottarle altrove.
A tal proposito poi ricordo che Alitalia non domina il mercato turistico internazionale verso l'Italia, ma una percentuale ridottasi al 17% dopo un decennio di liberalizzazioni del mercato, dove non sono intervenuti geniali imprenditori esenti dagli osceni aiuti di stato (!), quanto piuttosto operatori come Ryanair che hanno ricevuto superaiuti dalla CE per la sua operatività su aeroporti ex militari trasformati in civili.

4 - Troppo facile e cinica la tua risposta. Dalle crisi stile 1929 si è usciti con la riduzione del terzo della popolazione europea durante il XIV secolo (il crack delle casate dei Bardi, dei Peruzzi e degli Acciaiuoli, fu anch'esso finanziario), o con due guerre mondiali in seguito alla crisi degli anni '20.
La tua risposta è molto simile a quella che mi dette Lapo Pistelli anni fa a questo proposito. Lui mi disse che il capitalismo aveva dimostrato di sapere uscire da queste crisi. La mia replica fu che il problema non è il capitalismo - mera tecnica per dirla con Giovanni Paolo II - quanto il liberismo - vera e propria ideologia, così come il comunismo (sempre per dirla con Woytila); ed in ogni caso, se si capisce l'attuale sistema - ma Lapo allora non lo capiva evidentemente (oggi non so) - , il sistema si è rialzato ma con sempre maggiori sacrifici per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Il sistema si è rialzato di volta in volta con il rifinanziamento della bolla speculativa - e conseguentemente l'ampliamento dei margini di profitto delle oligarchie finanziarie ed energetiche - e con la contemporanea progressiva riduzione dei tenori di vita delle popolazione occidentali, la riduzione dell'aspettativa di vita media nel Terzo mondo, la distruzione del welfare, l'arresto dello sviluppo.
Ma tutto ciò i conformisti ancora non lo vogliono vedere - nonostante i continui fallimenti, oggi divenuti anche elettorali, tanto è l'emergere del bluff. I loro occhi si apriranno solo quando questa crisi li colpirà direttamente. Fino a quel momento continueranno a comportarsi come finora abbiamo fatto noi masse popolari occidentali: non curanti della progressiva quarantennale nuova messa alla fame dei popoli del terzo mondo (che ricordo in seguito alla rivoluzione rooseveltiana, fino agli anni '70, vedevano progressivamente crescere le loro condizioni di vita).

Saluti.
Claudio Giudici
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Re: Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda franz il 09/09/2008, 8:25

claudiogiudici ha scritto:2 - Sulle cose "banali ed errate", resto a disposizione per conoscerle e discuterne.

3 - Nelle teorie lineari e formaliste ( in economia quella liberista ne è il campione) funziona proprio come dici. Nei fatti,
invece, non funziona così. E' ovvio che chi sarà super-intenzionato a venire in Italia, verrà in Italia, anche a piedi. Ma l'economia non la si crea sulla base delle singolarità estreme. Il tuo ragionamento è un po' come quello che taluni vorrebbero proporre in altri settori, tipo la scuola: "chi vuol studiare, può farlo, a prescindere dalle facilitazioni che gli diamo"; oppure "chi vuol emergere nel business, può farlo a prescindere dalle infrastrutture, dalle normative, ecc.".
Dunque, se la compagnia di bandiera francese Air France - Klm avesse voluto rafforzare la propria economia, avrebbe inciso ben poco su quei due turisti super-intenzionati a venire in Italia, mentre sugli svariati milioni di turisti intenzionati a venire in Italia però anche no, avrebbe avuto gioco facile nel determinarne le scelte e dirottarle altrove.
A tal proposito poi ricordo che Alitalia non domina il mercato turistico internazionale verso l'Italia, ma una percentuale ridottasi al 17% dopo un decennio di liberalizzazioni del mercato, dove non sono intervenuti geniali imprenditori esenti dagli osceni aiuti di stato (!), quanto piuttosto operatori come Ryanair che hanno ricevuto superaiuti dalla CE per la sua operatività su aeroporti ex militari trasformati in civili.

4 - Troppo facile e cinica la tua risposta. Dalle crisi stile 1929 si è usciti con la riduzione del terzo della popolazione europea durante il XIV secolo (il crack delle casate dei Bardi, dei Peruzzi e degli Acciaiuoli, fu anch'esso finanziario), o con due guerre mondiali in seguito alla crisi degli anni '20.
La tua risposta è molto simile a quella che mi dette Lapo Pistelli anni fa a questo proposito. Lui mi disse che il capitalismo aveva dimostrato di sapere uscire da queste crisi. La mia replica fu che il problema non è il capitalismo - mera tecnica per dirla con Giovanni Paolo II - quanto il liberismo - vera e propria ideologia, così come il comunismo (sempre per dirla con Woytila); ed in ogni caso, se si capisce l'attuale sistema - ma Lapo allora non lo capiva evidentemente (oggi non so) - , il sistema si è rialzato ma con sempre maggiori sacrifici per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Il sistema si è rialzato di volta in volta con il rifinanziamento della bolla speculativa - e conseguentemente l'ampliamento dei margini di profitto delle oligarchie finanziarie ed energetiche - e con la contemporanea progressiva riduzione dei tenori di vita delle popolazione occidentali, la riduzione dell'aspettativa di vita media nel Terzo mondo, la distruzione del welfare, l'arresto dello sviluppo.

Seguo la numerazione ma per non mettere troppa carne al fuoco scelgo solo gli ultimi punti.
2) Sul punto 2 (banali e/o errate) rispondo indicando casi concreti nel 3) e 4).

3) Che gli unici turisti deteminiati siano solo due lo dici tu (ecco una banalizzazione) per cui è chiaro che stai solo tentando di darti ragione da solo.
Ovvio che invece i turisti che operano scelte sono milioni ogni anno. Loro eseguono (spesso senza saperlo) analisi multifattoriali tra cui entrano in ordine di conto i consigli delle agenzie di viaggi, i cataloghi letti, i consigli di amici e parenti, l'esperienza diretta fatta negli anni passati etc (due anni fa in spagna...., l'anno scorso in grecia... , quest'anno pensavamo di andare in Italia ...). L'economia turistica si fa cosi', non come dici tu. Nel merito chi decide di non venire in Italia lo farà perché sostanzialmente è cara (strutture alberghiere e della ristorazione con prezzi alevati), perché il personale è scarsamente qualificato (formiamo pochi giovani nelle scuole alberghiere e tra i pochi poi molti vanno a lavorare all'estero, dove sono meglio pagati) e non certo perché non trova una compagnia di bandiera; mentre chi decide di andarci lo farà facendo prevalere altri fattori (le città d'arte, il mare, etc).

La presenza di una compagnia di bandiera è ininfluente (o conta poco), dato che gli operatori turistici vendono pacchetti "volo compreso" ma senza sapere prima con che compagnia si vola.
Sono quindi i tour operator e non Air France a sapere chi va o non va in Italia. Come sai si prenotano le vacanze in anticipo e poi le compagnie (di bandiera e charter) si adeguano fornendo i voli necessari e coprendo il volume richiesto. Il contratto di volo si fimrma dopo, sulla base di impegni complessivi (prenotazioni di massima) esattamente come si fa con gli alberchi. Il tuour operator "prenota" 10 camere in un certo albergo e quindi anche un certo numero di posti in aereo. Questo lo fa con un forte anticipo. Prima di stampar eil catalogo, per intenderci. Poi il dettaglio lo si sa solo all'inizio della stagione. Queste cose bisogna saperle altrimenti si dicono cose banali ed errate sulla possibilità di AirFrance di coinvogliare a piacimento un flusso turistico.

4) su questo punto sarebbe bene analizzare dati concreti e non citare cose che sembrano fatti ma sono solo buttati li' senza lo straccio di una prova. A me risulta che invece in 100 anni la popolazione del pianeta sia piu' che quadruplicata (da un miliado e mezzo alla fine del 1800 a sei miliardi e mezzo oggi) e che questo non è mai successo nella storia dell'umanità; che l'aspettativa di vita sia aumentata ovunque o nel 99% del pianeta; che il welfare (nato proprio agli inizi del 1900) si sia esteso in sempre piu' paesi, che il livello della qualità della vita e della salute sia in costante aumento. Rispetto agli inizi del secolo sono enormemente aumentate le democrazie, pur fragili e incomplete, come tutte le cose umane. Aumenta la cultura, l'istruzione di massa. Basti pensare a quanti laureati sfornano ogni anno paesi come India e Cina. Colpa o merito della conquiste scientifiche e mediche, dei meccanismi produttivi capitalistici? Pare di si' visto che anche la Cina lo ha capito. Che non lo capiscano pochi irriducibili non mi sorprende.

Lo sviluppo non si è arrestato, salvo forse nelle zone piu' distanti dalla globalizzazione (proprio quelli che la rifuutano) ma prosegue ad un ritmo mondiale del 5%. Maggiore che da noi. Non che questo sia sempre tutto positivo. Soprattutto se pensiamo al miliardo e duecento milioni di persone obese o sovarappeso, che hanno nel 2000 superato i denutriti (800 milioni). E sono proprio nei paesi emergenti. La fame nel mondo è diminita. Meno di quanto si voleva me è diminuita. Chi sta male sono proprio le zone piu' lontane dalla globalizzazione e quelle zone africane il cui tessuto sociale è stato spappolato dai religiosi che hanno loro imposto la monogamia in sostituzione della struttura sociale poligamica preesistente. Da qui le guerre tribali in atto da trenta anni.

Il problema oggi è la distribuzione ma è sotto gli occhi di tutti (a parte colro che non vedono per motivi ideologici, perché non vogliono vedere) che questo sistema produce maggiore benessere, salute, cultura, educazione, cibo. Questo sistema puo' e deve fare di piu' ma ovviamente quando la popolazione cresce a questi ritmi è difficile starci dietro. La riduzione (parziale) del nostro welfare è tutto sommato un caso classico di riequilibrio per i vasi comunicanti. Negli ultimi 30 anni paesi come cina, india, brasile, mexico e tanti altri, con due o tre miliardi di abitanti, hanno fatto passi avanti da gigante e se l'insieme progredisce anche noi ricchi occidentali dovremmo capire perché perdiamo parte dei nosti iniziali privilegi.
Non mi preoccupo se dovro' lavorare fino a 65 anni (è già buono lavorare) e non mi preoccupo se ho meno lavoro sapendo che in altre parti del mondo dove prima si moriva di fame adesso lavorano sodo, guadagnano, possono fare progetti.
Mi preoccupa di piu' la mancanza di libertà di quei paesi, perché vedi, io e te possiamo liberamente comunicare ma questo non è sempre vero in tanti paesi di questo pianeta. Penso che come arriva lo sviluppo arriva anche il welfare e la democrazia e se per arrivare a questo in tutto il mondo io devo fare qualche sacrificio lo faccio. Senza sciovinismo.

Ciao,
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Re: Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda claudiogiudici il 09/09/2008, 17:27

franz ha scritto:
Seguo la numerazione ma per non mettere troppa carne al fuoco scelgo solo gli ultimi punti.
2) Sul punto 2 (banali e/o errate) rispondo indicando casi concreti nel 3) e 4).

3) Che gli unici turisti deteminiati siano solo due lo dici tu (ecco una banalizzazione) per cui è chiaro che stai solo tentando di darti ragione da solo.
Ovvio che invece i turisti che operano scelte sono milioni ogni anno. Loro eseguono (spesso senza saperlo) analisi multifattoriali tra cui entrano in ordine di conto i consigli delle agenzie di viaggi, i cataloghi letti, i consigli di amici e parenti, l'esperienza diretta fatta negli anni passati etc (due anni fa in spagna...., l'anno scorso in grecia... , quest'anno pensavamo di andare in Italia ...). L'economia turistica si fa cosi', non come dici tu. Nel merito chi decide di non venire in Italia lo farà perché sostanzialmente è cara (strutture alberghiere e della ristorazione con prezzi alevati), perché il personale è scarsamente qualificato (formiamo pochi giovani nelle scuole alberghiere e tra i pochi poi molti vanno a lavorare all'estero, dove sono meglio pagati) e non certo perché non trova una compagnia di bandiera; mentre chi decide di andarci lo farà facendo prevalere altri fattori (le città d'arte, il mare, etc).

La presenza di una compagnia di bandiera è ininfluente (o conta poco), dato che gli operatori turistici vendono pacchetti "volo compreso" ma senza sapere prima con che compagnia si vola.
Sono quindi i tour operator e non Air France a sapere chi va o non va in Italia. Come sai si prenotano le vacanze in anticipo e poi le compagnie (di bandiera e charter) si adeguano fornendo i voli necessari e coprendo il volume richiesto. Il contratto di volo si fimrma dopo, sulla base di impegni complessivi (prenotazioni di massima) esattamente come si fa con gli alberchi. Il tuour operator "prenota" 10 camere in un certo albergo e quindi anche un certo numero di posti in aereo. Questo lo fa con un forte anticipo. Prima di stampar eil catalogo, per intenderci. Poi il dettaglio lo si sa solo all'inizio della stagione. Queste cose bisogna saperle altrimenti si dicono cose banali ed errate sulla possibilità di AirFrance di coinvogliare a piacimento un flusso turistico.

4) su questo punto sarebbe bene analizzare dati concreti e non citare cose che sembrano fatti ma sono solo buttati li' senza lo straccio di una prova. A me risulta che invece in 100 anni la popolazione del pianeta sia piu' che quadruplicata (da un miliado e mezzo alla fine del 1800 a sei miliardi e mezzo oggi) e che questo non è mai successo nella storia dell'umanità; che l'aspettativa di vita sia aumentata ovunque o nel 99% del pianeta; che il welfare (nato proprio agli inizi del 1900) si sia esteso in sempre piu' paesi, che il livello della qualità della vita e della salute sia in costante aumento. Rispetto agli inizi del secolo sono enormemente aumentate le democrazie, pur fragili e incomplete, come tutte le cose umane. Aumenta la cultura, l'istruzione di massa. Basti pensare a quanti laureati sfornano ogni anno paesi come India e Cina. Colpa o merito della conquiste scientifiche e mediche, dei meccanismi produttivi capitalistici? Pare di si' visto che anche la Cina lo ha capito. Che non lo capiscano pochi irriducibili non mi sorprende.

Lo sviluppo non si è arrestato, salvo forse nelle zone piu' distanti dalla globalizzazione (proprio quelli che la rifuutano) ma prosegue ad un ritmo mondiale del 5%. Maggiore che da noi. Non che questo sia sempre tutto positivo. Soprattutto se pensiamo al miliardo e duecento milioni di persone obese o sovarappeso, che hanno nel 2000 superato i denutriti (800 milioni). E sono proprio nei paesi emergenti. La fame nel mondo è diminita. Meno di quanto si voleva me è diminuita. Chi sta male sono proprio le zone piu' lontane dalla globalizzazione e quelle zone africane il cui tessuto sociale è stato spappolato dai religiosi che hanno loro imposto la monogamia in sostituzione della struttura sociale poligamica preesistente. Da qui le guerre tribali in atto da trenta anni.

Il problema oggi è la distribuzione ma è sotto gli occhi di tutti (a parte colro che non vedono per motivi ideologici, perché non vogliono vedere) che questo sistema produce maggiore benessere, salute, cultura, educazione, cibo. Questo sistema puo' e deve fare di piu' ma ovviamente quando la popolazione cresce a questi ritmi è difficile starci dietro. La riduzione (parziale) del nostro welfare è tutto sommato un caso classico di riequilibrio per i vasi comunicanti. Negli ultimi 30 anni paesi come cina, india, brasile, mexico e tanti altri, con due o tre miliardi di abitanti, hanno fatto passi avanti da gigante e se l'insieme progredisce anche noi ricchi occidentali dovremmo capire perché perdiamo parte dei nosti iniziali privilegi.
Non mi preoccupo se dovro' lavorare fino a 65 anni (è già buono lavorare) e non mi preoccupo se ho meno lavoro sapendo che in altre parti del mondo dove prima si moriva di fame adesso lavorano sodo, guadagnano, possono fare progetti.
Mi preoccupa di piu' la mancanza di libertà di quei paesi, perché vedi, io e te possiamo liberamente comunicare ma questo non è sempre vero in tanti paesi di questo pianeta. Penso che come arriva lo sviluppo arriva anche il welfare e la democrazia e se per arrivare a questo in tutto il mondo io devo fare qualche sacrificio lo faccio. Senza sciovinismo.

Ciao,
Franz


Caro Francesco,
è evidente che o io non mi sono spiegato bene o tu stai rigirando il discorso.

Con tutta la schiettezza possibile, come ho sempre fatto con te in particolare, per il ruolo che ricopri, tu, da buon formalista - vizio capitale che ti imputo da tempo, ma la cosa invero non è una tua prerogativa quanto più in generale della tua generazione (è per questo che il PD tarderà ad essere un qualcosa di funzionale al bene comune) - debutti subito male.

Infatti, continuando con la numerazione, 2 - nella tua prima replica esprimi il legittimo giudizio per cui avrei detto cose "banali ed errate"; al che ti invito ad argomentare il giudizio. Allora nella tua seconda replica debutti dicendo "rispondo", ma in realtà rispondi riferendoti alla mia controreplica e non al mio primo scritto che giudicavi contenente cose "banali ed errate". Dunque resti latitante a riguardo in quanto non spieghi a cosa ti riferivi quando hai individuato cose "banali ed errate" nel mio primo intervento.

3 - Condivido quasi tutto di quello che dici in questo punto - forse perchè anche tu sei stato, come me, manager nel settore turistico! La "banalizzazione" da me fatta sui "due turisti iperdeterminati" a venire in Italia era per farti comprendere, in risposta alla tua prima replica, che questi verranno anche se l'ipotetico vettore Air France-Alitalia avrà reso superdifficoltoso l'arrivo in Italia. Questi, appunto, verranno anche a piedi. Dunque, più che una banalizzazione era fare un caso di scuola molto formale per farti comprendere che la tua tesi, in quanto formale appunto, poteva riferirsi solo a loro. Ma vedo che è stato tutto piuttosto inutile. Consentimi l'esser veramente amareggiato ...

Tutto il secondo paragrafo ha ben poco a che fare con la centralità della funzione del vettore. Il tuo discorso resta formale e provo a spiegare nel dettaglio perchè, con un esempio pratico, ipotesi di scuola, "banalizzata". Ammettiamo che ci siano 35 milioni di stranieri pronti ad arrivare in Italia. Air Frace si trova a gestire, grazie all'incorporazione di Alitalia, 7 milioni di questi. Spinetta decide di non sfruttare più gli X voli concessigli da Enac per l'atterraggio in Italia, ma di utilizzarne meno. Nel frattempo si fa rilasciare dal corrispondente Enac francese nuovi diritti per l'atterraggio a Parigi. Uno come te che mi invita a "sapere queste cose perchè altrimenti si dicono cose banali ed errate sulla possibilità di Air France di coinvogliare a piacimento un flusso turistico" dirà che se non ci pensa Air France ci penserà qualche altro vettore secondo le leggi del "libero" mercato. Ma uno come me che è invitato a "sapere queste cose perchè altrimenti si dicono cose banali ed errate" ti ricorda che si tratta di diritti che se un vettore decide di non utilizzare, può non utilizzarli - con qualche eccezione - ma che nella generalità dei casi può non utilizzare senza correre il rischio che gli vengano soffiati da altre compagnie. Se, come è presumibile, i voli che accoglievano gli altri 28 milioni di turisti con vettori differenti da Air France non disdetteranno il loro volo, quei 7 milioni che nel caso ipotizzato avrebbe gestito Air France, come verranno in Italia? Ti rispondo come prima: i due iper intenzionati a venire in Italia, verranno a piedi, ma gli altri si faranno un bel giro in Francia o da qualche altra parte.

4 - Anche qui: o non mi sono spiegato, o lo hai letto frettolosamente (tanto l'importante era far emergere vincente il proprio ego! Anche perchè altrimenti ti sostituiscono! ... battutina acida ... passamela per favore).
Tu dici: "A me risulta che invece in 100 anni la popolazione del pianeta sia piu' che quadruplicata ". Perchè usi l'"invece"? Io ho paralto di una riduzione di un terzo della popolazione nel XIV secolo. Cosa centrano gli ultimi 100 anni? Riferisci un dato rilevabile ovunque, ma non contesti ciò che io (non) ho detto.
Poi, Francesco, scusami tanto, ma nemmeno Cruciani e Giavazzi avrebbero saputo fare miglior apologia della globalizzazione.
Allora, io ho parlato di quarantennale messa alla fame delle popolazione del terzo mondo e non del XIX secolo in generale. Tuttavia devo riconoscere che si presta a confusione il punto in cui parlo della costante riduzione dell'aspettativa media di vita della popolazione dei pvs.

Faccio chiarezza. L'aspettativa media di vita non è aumentata ovunque come tu dici. Essa è aumentata ovunque fino a circa i primi anni '70, poi con la svolta liberista-finanziarista del '71 (le cui radici erano già politiamente presenti negli anni '60) in molte nazioni dell'Africa essa è andata riducendosi passando dai 52 anni ai 32 anni (!!) odierni, soprattutto dopo l'accelerazione liberoscambista avuta nei primi anni '90.
Lo sviluppo procede ad un ritmo mondiale del 5% tu dici. Grazie alla Cina ed all'India in particolare questo dato continua a crescere, tuttavia nei paesi Ocse il dato è in costante diminuzione: dal quasi 4% degli anni '70, si è passati al quasi 3% degli anni '80, al quasi 2% degli anni '90, al quasi 0% del 2000. Ma per quanto concerne la crescita di Cina ed India, essa non è il frutto della globalizzazione liberista (essa è giunta pure in Messico ed in Bangladesh, ma le situazioni non sono da dedica, i pil crescono, ma l'indebitamento pure) quanto piuttosto di scelte dirigiste per l'infrastrutturazione e l'industrializzazione del paese (ricette contrarie all'agenda liberista da noi imposta).

L'ultima riflessione indica oltre a sensibilità per lo sviluppo, la viziata concezione entropica dell'economia. Lo sviluppo non passa per una concezione chiusa dell'economia, dove se gli altri sviluppano, noi dobbiamo impoverirci. Ne sono prova gli anni '50 e '60 dove tutti sviluppavano (chi era stato distrutto dalla guerra e chi no, popolazioni occidentali e terzo mondo). Ma qui si torna di nuovo alla disputa per cui lo sviluppo passi per la globalizzazione o per precise scelte strategiche fatte grazie al credito produttivo (che con la prima centra ben poco visto che essa è per oltre il 90% mere transazioni finanziarie).

Saluti.
Claudio Giudici
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Re: Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda franz il 09/09/2008, 20:08

claudiogiudici ha scritto:Caro Francesco,
è evidente che o io non mi sono spiegato bene o tu stai rigirando il discorso.

Con tutta la schiettezza possibile, come ho sempre fatto con te in particolare, per il ruolo che ricopri, tu, da buon formalista - vizio capitale che ti imputo da tempo, ma la cosa invero non è una tua prerogativa quanto più in generale della tua generazione (è per questo che il PD tarderà ad essere un qualcosa di funzionale al bene comune) - debutti subito male.

Infatti, continuando con la numerazione, 2 - nella tua prima replica esprimi il legittimo giudizio per cui avrei detto cose "banali ed errate"; al che ti invito ad argomentare il giudizio. Allora nella tua seconda replica debutti dicendo "rispondo", ma in realtà rispondi riferendoti alla mia controreplica e non al mio primo scritto che giudicavi contenente cose "banali ed errate". Dunque resti latitante a riguardo in quanto non spieghi a cosa ti riferivi quando hai individuato cose "banali ed errate" nel mio primo intervento.

Ti ho risposto dopo, in differita, sui temi che avevo già individuato prima (ma non avevo tempo per svilupparli).
Poi che tu non sia d'accordo con la mia risposta lo comprendo ma lascia ad un giudice vero stabilire chi è latitante, perché non puo essere parte e giudice contemporaneamente (cognome a parte) ... (ora me lo devi consentire tu la battutina, meno acida ma forse piu' divertente!).

claudiogiudici ha scritto:Tutto il secondo paragrafo ha ben poco a che fare con la centralità della funzione del vettore. Il tuo discorso resta formale e provo a spiegare nel dettaglio perchè, con un esempio pratico, ipotesi di scuola, "banalizzata". Ammettiamo che ci siano 35 milioni di stranieri pronti ad arrivare in Italia. Air Frace si trova a gestire, grazie all'incorporazione di Alitalia, 7 milioni di questi. Spinetta decide di non sfruttare più gli X voli concessigli da Enac per l'atterraggio in Italia, ma di utilizzarne meno. Nel frattempo si fa rilasciare dal corrispondente Enac francese nuovi diritti per l'atterraggio a Parigi. Uno come te che mi invita a "sapere queste cose perchè altrimenti si dicono cose banali ed errate sulla possibilità di Air France di coinvogliare a piacimento un flusso turistico" dirà che se non ci pensa Air France ci penserà qualche altro vettore secondo le leggi del "libero" mercato.

No, uno come me (che ribadisce il concetto) cerca di fare capire che Air France non puo' farsi rilasciare nuovi diritti per l'atterraggio a Parigi senza che altri vettori li cedano, dato che la saturazione oggi è massima. Per farlo servono nuove piste o scali ma questo possono farlo anche gli italiani. perchè altir vettori dovrebbero cedere diritti a Parigi? OK, lo farebbebro in cambio di diritti su Roma e qui si comprende che occorre ribadire che prima di banalizzare occorre pensare bene.

claudiogiudici ha scritto:4 - Anche qui: o non mi sono spiegato, o lo hai letto frettolosamente (tanto l'importante era far emergere vincente il proprio ego! Anche perchè altrimenti ti sostituiscono! ... battutina acida ... passamela per favore).
Tu dici: "A me risulta che invece in 100 anni la popolazione del pianeta sia piu' che quadruplicata ". Perchè usi l'"invece"? Io ho paralto di una riduzione di un terzo della popolazione nel XIV secolo. Cosa centrano gli ultimi 100 anni? Riferisci un dato rilevabile ovunque, ma non contesti ciò che io (non) ho detto.


Ti rispondero' in modo esaustivo domani sul tema 4) ma intanto mi chiedo cosa diavolo c'entri la crisi del 29 (di cui si parlava) con il XIV secolo. Francamente pensavo ad un tuo refuso nella numerazione romana.
Stavamo parlando del 1900, se non erro.
Mi permetti una libera escursione tra cro-magnon e neanderthal, per par condicio?
E nel XIV secolo a cosa furono dovute le decimazioni di popolazione, secondo te?

Ciao,
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Re: Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda claudiogiudici il 10/09/2008, 18:59

franz ha scritto:Ti ho risposto dopo, in differita, sui temi che avevo già individuato prima (ma non avevo tempo per svilupparli).
Poi che tu non sia d'accordo con la mia risposta lo comprendo ma lascia ad un giudice vero stabilire chi è latitante, perché non puo essere parte e giudice contemporaneamente (cognome a parte) ... (ora me lo devi consentire tu la battutina, meno acida ma forse piu' divertente!).


Francesco, qui si giocherella un po' però ... Hai risposto a cose che ho detto nel secondo intervento, ma non nel primo, oggetto del tuo giudizio per cui alcune cose (del primo intervento) sarebbero "banali ed errate". Se poi nel punto in cui parli del 1929, cosa "banale ed errata" è tirare in ballo il 1929, allora se ne evince che a tuo parere non è che ho detto "alcune cose banali ed errate", ma tutta la tesi del mio scritto - il primo post cioè - sarebbe banale ed errata. Discutiamo di ciò allora, che è proprio ciò che è più importante. Tralasciamo le polemiche, perchè queste "depotenziano".

No, uno come me (che ribadisce il concetto) cerca di fare capire che Air France non puo' farsi rilasciare nuovi diritti per l'atterraggio a Parigi senza che altri vettori li cedano, dato che la saturazione oggi è massima. Per farlo servono nuove piste o scali ma questo possono farlo anche gli italiani. perchè altir vettori dovrebbero cedere diritti a Parigi? OK, lo farebbebro in cambio di diritti su Roma e qui si comprende che occorre ribadire che prima di banalizzare occorre pensare bene.


Francesco, in borgo san Lorenzo a Firenze, è tornato di moda il gioco delle tre carte. Magie della politica economica recente!
Ricapitoliamo.
La tesi che io sostengo è che mettere Alitalia in mano ai francesi voglia dire consentire un travaso di parte dell'utenza turistica dall'Italia alla Francia. Tu, invece, sostieni che ciò non sia possibile per varie ragioni a cui aggiungi, con ultimo inciso, che la "saturazione oggi è massima". Immagino che tu ti riferisca all'Italia, perchè il riferirsi alla Francia non ha senso e ti spiego il perchè. Se ti riferisci all'Italia, invece, stai facendo confusione. Il problema, per il rischio di cui vado parlando, non è che in Italia ci vorrebbero nuovi scali o piste, ma che questi restino vuoti nel momento in cui l'ipotetica Air France, proprietaria di Alitalia, dirotti il traffico turistico diretto verso l'Italia in Francia. Invece, semmai, il problema che tu poni, dobbiamo porlo per la Francia. Se ho capito bene, secondo il tuo ragionamento essa non potrebbe tanto facilmente spostare il traffico turistico diretto verso l'Italia, in direzione Francia, a causa della "saturazione oggi massima" di scali e piste francesi. Ma questo problema, se ciò che dici sulla saturazione è vero, nell'ipotesi di una volontà di Air France di procedere nella direzione da me prospettata, sarebbe facilmente superato con la nuova costruzione di piste e scali. Direi dunque, a proposito di questa tua obiezione, che essa non è sostenibile.


Ti rispondero' in modo esaustivo domani sul tema 4) ma intanto mi chiedo cosa diavolo c'entri la crisi del 29 (di cui si parlava) con il XIV secolo. Francamente pensavo ad un tuo refuso nella numerazione romana.
Stavamo parlando del 1900, se non erro.
Mi permetti una libera escursione tra cro-magnon e neanderthal, per par condicio?
E nel XIV secolo a cosa furono dovute le decimazioni di popolazione, secondo te?


Attendo impaziente, ti "permetto" tutto quello vuoi - non lo ius primae noctis ovviamente! - ma intanto rispondo al tuo quesito sul XIV secolo.

Il XIV secolo, come sicuramente sai, fu un secolo di transizione tra il mondo medioevale e quello c.d. moderno. Come in tutte le fasi "rivoluzionarie" del tempo, il cambio paradigmatico, una sorta di passaggio dall'età aristotelica a quella platonica (anche se oggi è tornato a prevalere più il primo del secondo, soprattutto dopo la fase illuminista, e nel XIX secolo, dagli anni '60, ... anche se per essere più immediati se ne dovrebbe parlare come di ritorno all'epicureismo), non fu soltanto il frutto di una rivoluzione ideale, ma quest'ultima poggiò sulla necessità, sulla contingenza (e solo questa ci interessa adesso). Natura e ragione, contingenza e libertà, dialogarono l'un con l'altra per eruttare nella fase eccezionale del Rinascimento fiorentino (e non solo).
A ciò però si giunse passando per una violentissima fase di crisi che segnò la fine di quella che la storiografia ci presenta come l'epoca buia medioevale[i] e che potremmo fare coincidere con la grande peste nera che colpì l'Europa nel 1348. Ma la peste perchè attecchì proprio in quella fase? Essa attecchì perchè il sistema economico di base si fermò improvvisamente a causa della crisi finanziaria che colpì importanti famiglie oligarchiche - in particolare fiorentine - a causa del loro finanziamento della guerra dei cent'anni tra Francia ed Inghilterra. L'insolvenza di Edoardo III d'Inghilterra, fu una sorta di crisi dei mutui subprime di oggi, o una sorta di giovedì nero dell'ottobre 1929. La crisi finanziaria che ne derivò bloccò commerci e produzioni, ridusse i tenori di vita della stragrande maggioranza della popolazione, e dunque i livelli igienici e sanitari. Qualcuno individua nella peste il motivo della crisi, invece essa fu la conseguenza di una crisi che l'uomo di allora avrebbe potuto evitare se il credito, invece che essere dedito a produzioni, a cose utili per la gente, non fosse stato sovraesposto per una guerra, ed il conseguente profitto speculativo scaturentene.
Oggi come nel 1929 all'origine della crisi vi è ancora la stessa ragione che solo la Costituzione americna e dunque i padri costituenti americani, hanno storicamente compreso (oltre a Shakespeare!). All'art. 1, sez. 8 della Costituzione americana, si dice: "Il Congresso avrà facoltà ... di battere moneta, di stabilire il valore della moneta stessa e di quelle straniere, e di fissare i vari tipi di pesi e di misure". Si riconosceva in pratica che la sovranità monetaria doveva essere pubblica, statale, e che la funzione del credito (riconoscimento anche del nostro art. 47 Cost.) è una funzione che deve essere controllata dallo stato per la sua intrinseca capacità di incidere sulle sorti del sistema con cui essa relaziona. Il credito, così come spiega lo stesso Shakespeare ne [i]Il mercante di Venezia
può avere una funzione utile alle persone oppure distruttiva per le stesse. Affinchè sia utile il credito deve essere strumentale all'economia fisica e non viceversa come avviene oggi, dove l'economia fisica è parassitata da prodotti creditizi puramente speculativi (in quanto utili soltanto a produrre nuovi valori finanziari ma non nuova ricchezza reale). In concreto, quando parlo dell'oggi, si potrebbe parlare dei derivati, che come tu sai sono concepiti come strumenti di garanzia, ma in realtà sono compravenduti da chiunque, a prescindere dal fatto che debbano garantire un'operazione reale. Infatti, come stimato dalla BRI, il valore dei derivati è oggi superiore ai 2milioni di miliardi di dollari, mentre il pil globale è poco più di 50.000 miliardi di dollari. Questo vuol dire che, nella migliore delle ipotesi, i derivati garantiscono per oltre 40 volte il prodotto reale (è un po' come dire che tu garantisci la tua auto da 20.000 euro per 800.000 euro! Nessuna assicurazione te lo consentirebbe ovviamente).

Dunque, riassumendo, la crisi del XIV secolo ha alla sua base il medesimo vizio epistemologico dell'economia odierna: si è confuso a cosa serva il denaro (e dunque il credito); esso invece che per funzioni di utilità sociale, che in ultima analisi porti ad un aumento della densità demografica relativa potenziale[i] è utilizzato per fare altro denaro, senza che vi sia necessità di produrre alcunchè (è per questo per esempio che si genera il fenomeno inflattivo, lentamente nella fase iniziale di una bolla, e con accelerazione iperbolica nella sua fase finale di salvataggio come l'attuale). Appena il sistema entra in crisi di fiducia (secondo elemento, da aggiungere a quello dell'economia fisica, su cui si regge l'economia ... uno oggettivo ed uno soeggittivo dunque) crolla la catena di Sant'Antonio del credito, e viene a mancare il credito per le produzioni, i commerci ed i servizi e l'economia reale si arresta. Se l'economia reale si arresta la gente, in ultimo, muore.

Ora, se si considera la iperspecializzazione della produzione odierna (cosa che in pari grado non vi era nel XIV secolo così come negli anni '20), se si considera l'entità della popolazione mondiale odierna, e se si considera la sproporzione tra economia reale ed economia finanziaria oggi (in rapporto di 0,... a 99, ....), l'epoca buia verso cui andremo con il crack dell'attuale sistema, sarà di dimensioni ben superiori rispetto alle due precedenti citate a meno che non si decida, attraverso un patto internazionale tra stati sovrani, di riadottare una riforma del sistema finanziario internazionale (una Nuova Bretton Woods cioè) ricostruendo così i pilastri per un'economia volta ad aumentare la produttività pro-capite e per kilometro quadrato attraverso lo sviluppo tecnologico delle infrastrutture globali (leggere e pesanti) al fine di poter [i]autenticamente
sostenere gli abitanti del pianeta e di garantirne il diritto alla vita, alla libertà ed alla ricerca della felicità (art. 1 Dichirazione d'Indipendenza americana, 1776).

Saluti.
Claudio Giudici
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Re: Ai pusher dell’economia: "Senza una Nuova Bretton Woods siam

Messaggioda claudiogiudici il 10/09/2008, 19:16

Scusa Francesco,
sul caso Alitalia, mi accorgo ora che ti riferivi proprio alla Francia e non all'Italia. Dunque ribadisco che il caso non è proponibile. I Francesi potranno facilmente costruire nuovi scali o piste. Ciò anche se Sarkozy si è dichiarato contrario - sua scia ecologista di Gore - di costruire nuovi aeroporti. Tuttavia nel frattempo - guarda caso - l'aeroporto di Toulouse-Blagnac è stato ampliato (fra i primi quattro francesi).

Per il discorso sulla crisi del XIV secolo, invece, per errore, mi è partito il corsivo che invece voleva riferirsi a "epoca buia medioevale".

Saluti.
Claudio Giudici
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