da pierodm il 25/10/2010, 0:25
C'è stato un libro, qualche anno fa, in cui si esaminavano i grandi successi industriali e commerciali dovuti al talento di gente completamente digiuna di marketing, e di grosse cappellate prese dagli esperti del settore: mi ricordo, francamente, solo l'esempio della Mini Minor, creta e imposta dal genio di Alec Issigonis che pare non fosse nemmeno ingegnere. Ma condivisi l'assunto sostanziale del libro, che mi sembrava ben confermato da ciò che era possibile verificare anche senza un'accurata ricerca.
La politica, però, è un settore molto particolare: servono, sono utili tutte le possibili competenze, tutti i talenti, ma nessuna è sufficiente a garantire il successo, né quello teorico, né quello elettorale, né quello delle realizzazioni pratiche.
Ciò avviene solo in parte per la ragione (piuttosto banale) che molte vicende sono affidate al caso o alla fortuna.
Una ragione importante, in realtà, è che la politica - sia come pensiero, sia come azione - agisce su una miriade di fattori, che è estremamente complesso, forse perfino impossibile, da "risolvere" in formule intellettuali dotate di qualche certezza: pensiamo spesso la politica come geometria piana, con i suoi segmenti, le sue rette, le sue equidistanze, le sue simmetrie, ma in realtà è una geometria ellittica, sferica, comunque non euclidea - una meta-geometria, che della meta-fisica raccoglie le suggestioni spesso più irrazionali, più arbitrarie. La necessità di essere aderente alla realtà umana, la politica non solo ne rappresenta tutte le sfaccettature esistenti, ma deve usare parametri per ricomprendere anche ciò che è soltanto possibile, senza potersi permettere di escludere tassativamente nemmeno l'impossibile.
In altri tremini, l'esistenza e l'opera di incompetenti, arrivisti, parolai, esperti di una sola cosa: la guerriglia per il potere è quanto di più realistico la politica è in grado di mettere in campo.