da pierodm il 15/10/2010, 18:46
Caro Trilogy, il gioco è interessante, ma non perchè spinga a elaborare quelcosa di nuovo, ma per la ragione opposta: è una scelta che facciamo in continuazione, e si chiama compromesso.
Compromesso per vivere (nel senso di sopravvivere), per fare carriera, per non dannarci l'anima davanti a comportamenti ed opinioni che ci sembrano demenziali: non c'è nemmeno bisogno che in palio ci sia la vita o la morte di "ostaggi", dato che in questo gioco ci sentiamo in qualche modo tutti ostaggi della situazione, del conformismo, e di quella che ho chiamato demenzialità che ci circonda.
In particolare, se anche volessi stemperare la spigolosità delle mie idee, avrei qualche imbarazzo: potrei evitare qualche ironia, o limare qualche aggettivo, ma ritengo di esprimere idee assolutamente moderate, quasi mai rappresentate da un solo punto di vista monolitico e dogmatico, e lo stesso ritengo che facciano proprio coloro che in questo forum sono indicati come "massimalisti" e vittime della sindrome ideologica, con i quali mi trovo spesso d'accordo soprattutto per la capacità che hanno di vedere i problemi da diverse angolazioni e di considerare le diverse sfaccettature - al contrario dell'altra scuola di pensiero che anima le nostre discussioni.
E' importante chiarire questo punto.
Non basta dire, retoricamente, "veniamoci incontro", appellandoci al principio della libertà di opinione, come se questa implicasse che tutte le opinioni hanno lo stesso valore intellettuale o logico: le opinioni e le persone hanno lo stesso valore civile, giuridico di fronte alla legge, politico ed umano, e tutti hanno il diritto di esprimerle.
Ma ciò non significa che tutte le opinioni siano ugualmente corrette, e intercambiabili.
Questo non ha a che fare con il problema della "verità", che metterei da parte. Ma ha a che fare con quello della sostenibilità e di un adeguato tasso di aderenza con i fatti.
In questo senso appare certamente più aderente alla realtà e alla complessità dei fatti (sempre complessi, anche quando si vogliono far passare per semplici) una posizione sfaccettata e flessibile, piuttosto che una che si presenta come dogmatica e univoca.
Quindi ritengo che siano i portatori del dogma e della univocità a dover fare più strada verso il compromesso, verso l'accordo e l'incontro con gli altri: non per punizione, ma per il bene del discorso.
Se questo non succede, si verifica un'escalation delle contrapposizioni frontali: tanto per dirne una, mai come in questi anni di riletture strampalate e capziose della storia ho avuto voglia di dichiararmi a voce alta "comunista", terrone, extracomunitario e berlusconianamente coglione.
Ma la mia è una colpa contingente, dalla quale so di potermi redimere se appena appena se ne presenta la possibilità.
Temo invece che per altri il dogmatismo e la rigidezza intellettuale, l'incapacità di vedere e "sentire" le cose da diverse angolazioni, sia un destino al quale non possno sottrarsi, perché è l'unico modo con il quale sono abituati a ragionare.