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La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda pierodm il 30/09/2010, 1:03

Flavio - Avere la casa in proprietà può significare che si sta pagando con grossi sacrifici un mutuo, oppure che si è in pensione e si è finito di pagarlo...

Ma no, Flavio, non è nemmeno il caso di scomodare tanti ragionamenti.
Basta solo considerare che - se fossse ricevibile una tesi come quella proposta da Franz - non si capirebbe di che cazzo stiamo parlando in questo forum, e di che cazzo parla lo stesso Franz, quando punta l'indice contro la società bloccata, gli stipendi falcidiati dal cuneo fiscale, dalla disoccupazione o sottoccupazione indotta da una pessima politica, etc etc etc
Tutto falso, tutto inventato?
Pare di sì, visto che siamo in una specie di paradiso ...
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Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda franz il 30/09/2010, 9:09

flaviomob ha scritto:Avere la casa in proprietà può significare che si sta pagando con grossi sacrifici un mutuo, oppure che si è in pensione e si è finito di pagarlo, oppure tante cose...

Diciamo che e un muto è molto meno di un affitto, di solito. Il mutuo medio erogato è attono ai 130'000 euro che corrisponde ad una rata di circa 800 euro al mese per 20 anni e di 640 in 30 anni. Mi sembra che con quell'importo è difficile trovare un bilocale in affitto a milano, non parliamo di un 3 o di un 4 locali.
Ovviamente nessuno sta dicendo che l'Italia è il paese del bengodi; anzi dico che si potrebbe stare molto meglio.
Ma dico che intanto ad esaminare molti indicatori oggettivi, esiste una vasta porzione della popolazione che non se la passa amale: vive in casa sua, ha un lavoro, macchina e tutto quello che normalmente serve. Certo, ci sono i precari ma sono il 12% dei casi tra i lavoratori dipendenti. Ci sono i poveri ma sono il 10.7%.
Potremmo sicuramente stare ancora meglio, con piu' reddito, piu' cultura, piu' salute, meno precari e meno poveri.
Se volete questo è i mio sogno ma non mi accontento di coltivarlo.
So raccontarvi cosa fare, contretamente, per realizzarlo.
Poi sta a voi ridere o piangere.

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Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda pierodm il 30/09/2010, 17:03

Va be', ci abbiamo provato, ma il coccio o lo rompi o rimane impenetrabile.

Piuttosto, mi chiedo se alle due categorie - realisti e sognatori - non sarebbe il caso di aggiungerne una terza: i sognalisti - brutto nome, ma pertinente - ossia quelli che trattano le proprie visioni come se fossero la realtà, ovviamente oggettiva.

In verità, ho la sensazione di riuscire a dialogare normalmente più con il bancomat che con Franz.
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Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda Myosotis il 30/09/2010, 21:20

Ok, a fronte di questa dialettica io so sognatrice, di sinistra e me ne vanto.
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Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda flaviomob il 30/09/2010, 22:23

Franz, ma a Milano che cosa credi di comprare con 130.000 euro? E poi 800 euro / mese hanno un peso nell'economia di una famiglia giovane, magari con 1 - 2 bambini piccoli e la madre 'costretta' a percepire solo mezzo stipendio perché lavora part-time o con un'uscita supplementare quasi pari al tuo ipotetico mutuo per pagarsi l'asilo privato? Come spieghi altrimenti che il tasso di natalità italiano sia prossimo alla metà di quello francese, in corrispondenza di un sistema sociale estremamente funzionale alle famiglie con figli, asili pubblici e sussidi integrativi per baby sitter, più un'altra serie di elementi tangibili? Tieni anche conto che da noi non sono pochi quelli che s'indebitano pur di andare in vacanza...


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Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda flaviomob il 30/09/2010, 22:34

Operai della conoscenza
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Milano centro, zona Missori, filiale italiana di una multinazionale del fashion. Ci lavora da quattro mesi, dalle 9 alle 18 (ma in genere la gente si ferma un’ora in più) e piace a Luca quel lavoro, 26 anni, laurea specialistica con lode. Non ha voluto fare il dottorato né prendere una borsa per l’Olanda, una terza lingua straniera da imparare gli pareva troppo, in fin dei conti il suo inglese è migliore dell’italiano del capo. Non gli hanno dato una lira e per altri due mesi sarà così, il suo è uno stage, un tirocinio semestrale gratuito, nemmeno un ticket ristorante. Ma l’altro giorno la vice del capo lo chiama e gli fa capire che «piace» alla ditta e alla fine dei sei mesi chissà che non gli venga proposta un’assunzione. A termine, ovviamente. Se tutto va bene e lui ci sta, saranno cinquecento euro al mese per un anno, ma poi magari «salta fuori un indeterminato».

Nel 2009 il 13% dei laureati nelle diverse università lombarde che sono entrati nel mondo del lavoro hanno dovuto passare per la porta stretta dei tirocini gratuiti. Una volta, dopo il tirocinio, c’era «il tempo determinato», oggi nella maggior parte dei casi c’è un altro tirocinio. Fino a ieri si pagava sui settecento/ottocento euro un contratto a termine a tempo pieno, oggi siamo arrivati a cinquecento. Almeno così è nel mondo della cosiddetta «creatività».
Luca mi racconta la sua storia mentre siamo seduti a un bar di piazza Diaz. Dalla vicina piazza del Duomo arrivano a gruppi centinaia di lavoratori con bandiere rosse, che tornano dallo sciopero generale del 25 giugno. «C’erano cortei», mi dice un vecchio compagno che riconosco, «che riempivano tutto corso Venezia, tutto corso XXI Marzo, molti non sono riusciti nemmeno ad arrivare al Duomo». A molti altri del comizio non gliene importava nulla e bighellonavano per il centro, lo avevano invaso. Sono grandi manifestazioni che chiudono il più drammatico ciclo di passività operaia e di concessioni sindacali al padronato del dopoguerra, lo suggellano.

Da pochi giorni c’è stato il referendum a Pomigliano e c’è rabbia, tensione che non si sentiva da anni. Ma chi sta pagando il prezzo più alto di questa decennale «svendita» (manco sconfitta la si può chiamare) sono i giovani incastrati nei contratti «atipici» (80% delle nuove assunzioni in Lombardia), nei tirocini gratuiti, oltre a quelli che non si sono dati rappresentanza e «voce», le professioni non regolamentate, ma anche i giovani avvocati, architetti, medici. Per non parlare dei giovani insegnanti precari e della Pubblica Amministrazione in genere. Gente che di fatto non ha mai goduto del diritto di sciopero e che in grande maggioranza non c’ha nemmeno pensato. Gente che ormai si è abituata a vivere fuori dal «modello sociale europeo» e fuori da ogni cultura o reminiscenza del movimento operaio.

Ma questi ultimi fuochi che nascono dalla sconfitta (quella sì) di Pomigliano, non potrebbero accenderne di nuovi? Mettiamo che si conoscano i nomi di società che utilizzano tirocini gratuiti massicciamente, li facciamo circolare in rete e alla fine di una manifestazione come quella del 25 giugno invece di bighellonare si va sotto alla sede di qualcuna di queste società a gridare «Basta lavoro gratuito!». Ci sarà qualche denuncia, qualche tirocinante messo sotto pressione, ma bisogna a un certo punto pur dire «basta» e chiedersi come concretamente si può fermare la discesa del valore del lavoro intellettuale. Lo abbiamo visto con i freelance, quando hanno detto «Adesso ci state ad ascoltare» ci sono riusciti. E le manifestazioni di massa degli stagisti a Parigi, quattro anni fa, ce le siamo dimenticate?

Io mi chiedo infatti che senso abbia fare una rivista culturale se non si combatte contro la svalorizzazione dell’uomo di cultura, che nell’accezione postfordista si chiama knowledge worker, si chiama classe creativa. Che cos’è altrimenti l’uomo di cultura, oggi, il dotto? L’intellettuale impegnato, quello che Gianni Bosio chiamava «rovesciato»?

Fare cultura oggi significa lavorare nel settore dell’economia dell’evento, Milano ne sa qualcosa. La sfilata di moda, il concerto del grande solista, la mostra delle avanguardie russe, appartengono tutti all’economia dell’evento, mica saranno cultura, diamine. Quello che noi chiamiamo «cultura» è altra roba, è pensare, agire, comunicare per salvare quel po’ di democrazia che ci resta, quel poco di territorio, di paesaggio, che ci resta, quel poco di voglia di vivere e di stare allegri che ci resta. È pensare, agire, comunicare per lasciare ai nostri figli e nipoti qualcosa di buono e noi poter finalmente crepare in pace.

http://www.sinistrainrete.info/componen ... conoscenza


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Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda franz il 01/10/2010, 0:14

flaviomob ha scritto:Franz, ma a Milano che cosa credi di comprare con 130.000 euro? E poi 800 euro / mese hanno un peso nell'economia di una famiglia giovane, magari con 1 - 2 bambini piccoli e la madre 'costretta' a percepire solo mezzo stipendio perché lavora part-time o con un'uscita supplementare quasi pari al tuo ipotetico mutuo per pagarsi l'asilo privato? Come spieghi altrimenti che il tasso di natalità italiano sia prossimo alla metà di quello francese, in corrispondenza di un sistema sociale estremamente funzionale alle famiglie con figli, asili pubblici e sussidi integrativi per baby sitter, più un'altra serie di elementi tangibili? Tieni anche conto che da noi non sono pochi quelli che s'indebitano pur di andare in vacanza...

Non lo so. 130'000 è l'importo medio dei mutui in Italia, il valore della casa è solitamente molto piu' alto.
Immagino che anche in Italia il prestito bancario sia tra il 50 e l'80% del valore della casa (quindi la casa è tra 160 o 260 mila euro). Mi pare che a quel prezzo un 50 metri quadri forse a montecarlo si prende :lol: ma non so a Milano.
Leggevo che gli affitti di Milano da 5 anni sono piu' elevati di quelli di Zurigo e Gineva (ma non di Tokyio).
Il tasso di natalità è basso perchè oggi solo chi è pazzo o incoscente fa figli. Se vuole farli, prima si trasferisce in Francia :-) o in qualunque altro paese dell'europa centrale, dove non dovrà comprarsi la casa (ma andrà in afitto) ed avrà reddito quasi doppio e molti servizi sociali. Ma se rimane in Italia, senza fare figli, un po' con l'aiuto della famiglia ed un po' arrangiandosi con lavoretti, tira avanti senza farsi mancare quasi nulla. Tanto per rimanere nel realismo, ribadisco che il sommerso non è quella cosa fatta solo da pochi ricchi evasori miliardari ma soprattutto è fatto da milioni di lavoratori, con il primo, secondo e anche terzo lavoro. E non si guadagna male, a quanto pare. Le stime OCSE parlano di quasi 7 milioni minimo e 11 massimo. Suddividendo il volume del PIL ufficiale per i percettori di reddito ufficliali, si ottiene il dato che avevo fornito piu' sopra, di 18'800 euro. Il calcolo della media dice poco (stile trilussa) ma se si usa lo stesso metodo per il sommerso, dividendo il volume economico del nero per gli addetti stimati, si ottiene un importo medio doppio. In pratica in un paese con il somerso come l'Italia (>25%) ogni dato economico su occupati, disoccupati, redditi e consumi è grossolanamente sbagliato di molti ordini di grandezza. Il fatto è che potremmo stare ancora meglio se lo stato faccesse meglio il suo lavoro e lo facesse in modo piu' economico, con meno tasse, meno sprechi e meno burocrazia. Avremmo meno sommerso, piu' preotezioni sociali e piu' soldi in tasca.

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Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda pierodm il 01/10/2010, 0:45

Ma se rimane in Italia, senza fare figli, un po' con l'aiuto della famiglia ed un po' arrangiandosi con lavoretti, tira avanti senza farsi mancare quasi nulla. Tanto per rimanere nel realismo, ribadisco che il sommerso non è quella cosa fatta solo da pochi ricchi evasori miliardari ma soprattutto è fatto da milioni di lavoratori, con il primo, secondo e anche terzo lavoro. E non si guadagna male, a quanto pare. Le stime OCSE parlano di quasi 7 milioni minimo e 11 massimo. Suddividendo il volume del PIL ufficiale per i percettori di reddito ufficliali, si ottiene il dato che avevo fornito piu' sopra, di 18'800 euro. Il calcolo della media dice poco (stile trilussa) ma se si usa lo stesso metodo per il sommerso, dividendo il volume economico del nero per gli addetti stimati, si ottiene un importo medio doppio.

Torno a dire: se stiamo così bene, perché dannarsi l'anima, votare partiti riformisti, insultare sindacati e politici, fare le pulci alle buste paga e ai cunei fiscali, lamentarsi della mafia e degli evasori, dell'assenza della meritocrazia?
No tocchiamo niente, per carità, lasciamo tutto così com'è, e peggio per i tedeschi che si fanno un culo così per fare una vita che a paragone della nostra è da straccioni.
Potremmo stare meglio? Mah, forse sì, ma perché correre rischi? Squadra che vince non si cambia.
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Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda franz il 01/10/2010, 7:57

pierodm ha scritto:Torno a dire: se stiamo così bene, perché dannarsi l'anima, votare partiti riformisti, insultare sindacati e politici, fare le pulci alle buste paga e ai cunei fiscali, lamentarsi della mafia e degli evasori, dell'assenza della meritocrazia?
No tocchiamo niente, per carità, lasciamo tutto così com'è, e peggio per i tedeschi che si fanno un culo così per fare una vita che a paragone della nostra è da straccioni.
Potremmo stare meglio? Mah, forse sì, ma perché correre rischi? Squadra che vince non si cambia.

Ed in effetti sostanzialmente l'elettorato italiano è in maggioranza conservatore.
Conservatori quelli che votano a destra ma anche molti di quelli che votano a sinistra ed al centro.
Si stenta a costruire una maggioranza che operi per il cambiamento, perché tantissimi hanno paura di questo cambiamento e temono che poi dopo si starebbe peggio. Il risultato finale è quello che dici: "Non tocchiamo niente, per carità, lasciamo tutto così com'è". E quando si riesce a cambiare qualche cosa (faccio l'esempio delle liberalizzazioni di Bersani, della sburocratizzazione di Bassanini) subito nascono resistenze incrociate che bloccano tutto. Non parliamo poi di cambiare la Costituzione: quella è intoccabile. E quando Prodi dichiaro' che la Fase 1 (stabilizzazione finanziaria ed agganciamento all'Euro) era conclusa e si poteva passare alle rifome (Fase 2) fu subito disarcionato da una composita manovra che vedeva insieme attori di sinistra e di centrodestra in un elaborato gioco di sponda.

L'unica considerazione fattibile a questo punto è che gli italiani (in maggioranza) per vari motivi preferiscano la famosa canzone:

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La domanda, dopo 15 anni che la produttività non cresce, è: chi suonerà veramente al campanello?
l'amore (un bel sogno)
l'ufficiale giudiziario (il realismo)

Franz
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Re: La sinistra divisa tra realisti e sognatori

Messaggioda pierodm il 01/10/2010, 16:47

Come al solito, facciamo a non capirci.

Ed in effetti sostanzialmente l'elettorato italiano è in maggioranza conservatore.
Conservatori quelli che votano a destra ma anche molti di quelli che votano a sinistra ed al centro.
Si stenta a costruire una maggioranza che operi per il cambiamento, perché tantissimi hanno paura di questo cambiamento


Se stiamo così bene, è giusto e sacrosanto temere un cambiamento.

O, viceversa, se è tanto necessario e augurabile un cambiamento, vuol dire che non stiamo così bene.
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