La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Economia e mercati: rincari ed inflazione

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Economia e mercati: rincari ed inflazione

Messaggioda franz il 23/08/2008, 20:14

Studio della Banca d'Italia sulla filiera di questo tipo di prodotti
Tra i motivi di un incremento così vertiginoso, la struttura dei mercati all'ingrosso

Ortofrutta, rincari fino al 200%
nel percorso dal campo alla tavola

Aumenti molto superiori rispetto a quelli di paesi come Francia e Spagna

ROMA - Il prezzo dei prodotti ortofrutticoli compie un balzo medio del 200%, nel percorso che va dal campo di raccolta alla tavola del consumatore finale. Il dato emerge da uno studio della Banca d'Italia che punta il dito contro la struttura dei mercati all'ingrosso italiani: vecchi, frammentati, scarsamente informatizzati e con orari di apertura poco flessibili che ostacolano lo sviluppo della concorrenza.

E' dunque la struttura della filiera a determinare il prezzo ultimo dei prodotti: più è lunga, più caro sarà il bene acquistato dal consumatore finale. E infatti l'indagine, che si avvale anche dei risultati di uno studio dell'Antitrust, sottolinea come il ricarico risulti inferiore all'80% "nel caso di filiere cortissime (passaggio diretto dal produttore al venditore)" ma "prossimo al 300% nei casi in cui siano presenti 3 o 4 intermediari oltre al produttore e al distributore finale". Un rincaro molto maggiore rispetto a quello di paesi europei come Francia e Spagna, dove si attesta intorno al 60%.

La grande distribuzione italiana acquista direttamente dal produttore in meno di un quarto dei casi, ricorrendo invece a più di un intermediario per quasi il 40% degli acquisti, "a causa dell'elevata stagionalità e deperibilità dei prodotti o a fronte di una scarsa organizzazione della produzione agricola". I venditori ambulanti risultano invece la tipologia distributiva con la filiera di approvvigionamento più corta, "rappresentata in circa il 60% dei casi da un solo intermediario, coincidente di norma con il mercato all'ingrosso".

Ma sotto accusa finisce anche la struttura dei mercato all'ingrosso italiano, che "si caratterizza ancora per la presenza di una moltitudine di strutture di piccola dimensione. A fronte dei 19 mercati all'ingrosso esistenti in Francia e dei 23 in Spagna, in Italia sono presenti quasi 150 strutture", il 90% delle quali ha "una dimensione pari a meno di un quinto di quella delle realtà minori in Francia e Spagna". A questo va aggiunto che "poco meno della metà delle strutture italiane risale agli anni Sessanta e Settanta, e quasi un terzo è antecedente alla Seconda guerra mondiale".

Risultato: soprattutto al Sud, "il complesso dei mercati all'ingrosso si presenta insufficiente a trattare un'offerta agricola rilevante, ridistribuendola verso altri mercati di sbocco".

Quasi sempre, poi, "manca un sistema informatico adeguato sia per la rilevazione dei prezzi sia per garantire la tracciabilità dei prodotti", mentre l'ampliamento degli orari di apertura "che consente di accrescere il grado di concorrenza tra gli operatori, oltre a offrire un maggior servizio all'utenza", ha trovato sinora "scarsa applicazione" soprattutto al Nord, dove i mercati sono aperti spesso solo la mattina. Fanno eccezione i mercati di Fondi e di Roma, aperti nell'arco di tutta la giornata.
( 23 agosto 2008)
http://www.repubblica.it
Ultima modifica di franz il 04/09/2008, 9:25, modificato 1 volta in totale.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Vendite al dettaglio, crollo del 3,4%

Messaggioda franz il 30/08/2008, 8:08

stat, ancora giù i consumi. Rispetto a giugno '07 alimentari -2,3%, non alimentari -4,1%
Calo più marcato da aprile '05 (-3,9%). Migliora il carovita grazie a carburanti e alimentari

Vendite al dettaglio, crollo del 3,4%
Rallenta l'inflazione ad agosto: 4%

Ma secondo i tecnici per avere il dato reale occorrerà attendere settembre
Vendite al dettaglio, crollo del 3,4% Rallenta l'inflazione ad agosto: 4%

ROMA - Crollo delle vendite al dettaglio a giugno e lieve miglioramento dell'inflazione. I dati sono comunicati dall'Istat.

Il collo delle vendite. L'istituto di statistica fa sapere che c'è una diminuzione dello 0,5 per cento rispetto a maggio e del 3,4 per cento rispetto a giugno 2007. Si tratta del calo tendenziale più significativo da aprile 2005 (-3,9 per cento).

La variazione tendenziale negativa deriva da una riduzione del 2,3 per cento delle vendite di prodotti alimentari e da un calo del 4,1 per cento dei prodotti non alimentari. Il dato congiunturale è invece la sintesi della diminuzione dello 0,2 per cento nel comparto alimentare e dello 0,7 per cento in quello non alimentare.

La variazione tendenziale negativa del 3,4 per cento relativa al valore del totale delle vendite, spiega l'Istat, deriva da flessioni sia delle vendite della grande distribuzione (-1,5 per cento) sia di quelle delle imprese operanti su piccole superfici (-4,8 per cento): un dato che riguarda sia i prodotti alimentari (-1,6 per cento contro -5,5 per cento) sia i prodotti non alimentari (-1,7 per cento contro -4,7 per cento).

Nel primo semestre 2008, il valore del totale delle vendite ha registrato una variazione tendenziale negativa dello 0,5 per cento. Le vendite della grande distribuzione sono cresciute dell'1,3 per cento mentre quelle delle imprese operanti su piccole superfici hanno segnato -1,8 per cento. Con riferimento allo stesso periodo le vendite di prodotti alimentari sono aumentate dello 0,7 per cento mentre le vendite di prodotti non alimentari sono scese dell'1,4 per cento.

Le flessioni più marcate nella grande distribuzione hanno riguardato gli hard discount (-2,3 per cento) e gli ipermercati (-1,7 per cento). Nel confronto tendenziale relativo al periodo gennaio-giugno aumenta il valore delle vendite per tutti i tipi di grande distribuzione, con l'eccezione della componente non alimentare degli ipermercati che ha subito una flessione dello 0,3 per cento. Gli aumenti di maggiore entità hanno riguardato i grandi magazzini (+1,9 per cento) 'altri specializzati' (+1,6 per cento) e gli hard discount (+1,5 per cento).

Inflazione. Il costo della vita, segnala sempre l'Istat, è cresciuto del 4% su base annua e dello 0,1% rispetto a luglio, quando il dato tendenziale aveva segnato un incremento del 4,1%, massimo da giugno 1996. Il risultato provvisorio comunicato dall'istituto beneficia di un rallentamento della corsa dei prezzi alimentari ed energetici.

L'Istat calcola che l'indice armonizzato agli altri paesi europei sia invece salito dal +4% di luglio al +4,2% di agosto, con una variazione nulla dei prezzi rispetto al mese precedente. L'istituto di statistica sottolinea che nei mesi estivi quest'indice, a differenza del Nic, cioè di quello dell'intera collettività, risente delle turbolenze dovute ai saldi che hanno avuto un effetto molto forte a luglio, che si è apparentemente attenuato, in base ai dati provvisori, ad agosto. Si tratta comunque di "fenomeni stagionali", spiegano i tecnici, aggiungendo che per verificare l'effettivo andamento dell'indice armonizzato è opportuno aspettare settembre.

La decelerazione del Nic dal 4,1% al 4% si deve principalmente al rallentamento congiunturale dei prezzi dell'energia e a quello tendenziale dei prezzi degli alimentari, cioè dei due capitoli che finora hanno trascinato l'inflazione al rialzo. Il capitolo energetico ha infatti registrato un calo mensile del 2,4%, mentre il tasso di inflazione tendenziale è passato dal +16,6% di luglio al +14,5% di agosto. Per quanto riguarda gli alimentari, il tasso di crescita tendenziale è invece passato dal 6,3% al 6,2%.

Guardando ai capitoli di spesa, rispetto a luglio i prezzi sono aumentati soprattutto per ricreazione, spettacoli e cultura (+0,7% dovuto essenzialmente a dinamiche stagionali), mobili, articoli e servizi per la casa (+0,2%) e trasporti (+0,2%). Tre capitoli hanno invece registrato variazioni negative: comunicazioni (-0,7%), abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,3%) e abbigliamento e calzature (-0,1%).

Rispetto ad agosto 2007 gli incrementi più elevati sono stati invece quelli di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+8,2%), trasporti (+7,5%) e prodotti alimentari e bevante analcoliche (+6,2%). L'unica variazione negativa è stata quella del capitolo comunicazioni (-3,9%).

Pasta. Continua la corsa dei prezzi della pasta.
Ad agosto, secondo l'Istat, si registrano aumenti del 25,6% rispetto allo stesso mese del 2007, con un ulteriore aumento rispetto al +24,7% registrato a luglio. Rispetto al mese di luglio, la pasta è cresciuta dell'1,1%. In particolare, per la semola di grano duro, la crescita registrata è del 35,2% annuo. Resta alto, anche se in flessione, il prezzo del pane: ad agosto registra un +12,1% contro il 12,9% registrato a luglio.
(29 agosto 2008)
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Inflazione e costo della vita

Messaggioda franz il 30/08/2008, 8:48

L'occasione è propizia per chiarire un aspetto importante.
Quando giornali e TG annunciano queste notizia usano i due termini (costo della vita e inflazione) come se fossero sinonimi e intercambiabili. Non sta bene usare troppo spesso lo stesso termine nel discorso per cui l'inflazione salta fuori come un jolly.

Tuttavia non è vero che aumento del costo della vita sia uguale ad inflazione.
Il fatto che giornali e politici facciano da tanto tempo questa confusione non rende vera una cosa falsa.

L'aumento del costo della vita è solo quello che è. Un aumento generalizzato del prezzo di beni e servizi.
L'inflazione invece c'è quando perde valore la moneta. Di solito perché ne viene stampata troppa.
Le due cose sono ovviamente collegate in modo stretto in quanto un fenomeno puo' indurre l'altro ma si discute tra economisti sulle modalità di questo collegamento. Chi è causa e chi è effetto.
L'aumento dei prezzi genera una perdita di valore della moneta o la perdita di valore della moneta genera un aumento generalizzato dei prezzi?

Chi volesse approfondire puo' leggere la solita scheda di wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Inflazione
dove trova il riferimento alla scuola austriaca, la quale sostiene che ...
Secondo la scuola austriaca il termine "inflazione" non significa aumento generalizzato dei prezzi, bensì aumento della massa monetaria in circolazione nel mercato. Per gli austriaci l'aumento dei prezzi è solo una delle conseguenze dell'inflazione monetaria, ossia quel processo creato da una politica monetaria espansionistica di una banca centrale, attraverso il quale più denaro in circolazione fa perdere di valore la moneta stessa, creando inevitabilmente un aumento generalizzato dei prezzi. Seguendo questo ragionamento si può comprendere perfettamente l'aumento dei prezzi nella zona euro e negli Stati Uniti come naturale conseguenza dell'aumento degli aggregati monetari, in particolar modo dell'indicatore M3 ...

In pratica sarebbe l'aumento della massa monetaria in circolazione a generare un aumento generalizzato dei prezzi e non il contrario.
In questa pagina c'è anche un tentativo di spegarlo in modo semplice. http://www.luogocomune.net/site/modules ... oryid=2384

Quello che sta succedendo nel mondo è che dopo che è scoppiata la crisi dei subprime le banche centrali di USA ed EU hano immesso nel mercato ripetutamente forti quantitativi di liquidità (vedere aggregato M3) ed è probabile che parte di questi importi abbiano innescato fenomeni inflattivi.
Sull'altro piatto della bilancia abbiamo aumenti mondiali nel campo delle materie prime (energetiche e non) e degli alimentari, dovuti all'aumento della domanda di paesi come Cina, India, Brasile.
Questi aumenti sono di tipo inflattivo? Da un lato sappiamo che parte dell'aumento del petrolio è dovuto al fatto che il dollaro nel corso del 2008 è sceso parecchio di valore (per aiutare le esportazioni, non per eccesso di stampa) e quindi chi lo usa come moneta per regolare le transazioni economiche deve per forza aumentare il prezzo. Dall'altro c'è innegabilmente l'aspetto di mercato (la domanda di materie prime ed alimentari sale piu' di quanto possa fare l'offerta).
La situazione è quindi in bilico.
Tuttavia se a fronte di un aumento dei prezzi le banche centrali non immettono nuova moneta, non possiamo parlare di inflazione.
Le banche centrali evitano accuratamente di immettere troppa moneta proprio per non assecondare le spirali inflazionistiche. In occasione della crisi dei subprime tuttavia lo hanno fatto piu' volte e questo ha generato la possibilità che nei paesi economicamente piu' deboli si innescasse un aumento dei prezzi. Abbiamo quindi letto di rivolte in egitto e vari paesi nel mondo per il costo del pane. Qualche cosa si è vista anche qui. Siamo un paese debole e questa è una ulteriore riprova.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Economia e mercati: ortofrutta, rincari fino al 200%

Messaggioda mario il 31/08/2008, 22:50

Nel caso dell'ortofrutta, un aumento del 200%, se si fanno bene i conti, può essere più anche giustificato, considerati, il costo dei trasporti, la manodopera, il costo del negozio e soprattutto la merce che si butta.
Ho conosciuto agricoltori che hanno provato a vendere al dettaglio la merce prodotta. E anche facendo un prezzo doppio rispetto a quello del mercato all’ingrosso hanno preferito rinunciare.
Perché una cosa è smerciare tutta la produzione in blocco con un unico carico di camion e altra è vendere un Kg. alla volta.
Come una cosa è vendere un bovino intero e altra è vendere tanti mezzi chili.
Non ho mai capito le lamentele degli agricoltori a proposito dei forti ricarichi sui prezzi.
Anziché lamentarsi perché non fanno la vendita diretta ? La risposta è perché è troppo costosa.
Il problema forse sta nel fatto che in Italia ci sono troppe rivendite. C’è la grande distribuzione, i negozi specializzati, i mercatini rionali, le bancarelle, gli ambulanti, la vendita diretta. Se i quantitativi trattati dal singolo rivenditore fossero maggiori, forse, si potrebbero fare prezzi inferiori.
Ma in Italia non si può ridurre il numero dei negozi, perché hanno sempre rappresentato una valvola di sfogo per la disoccupazione. Molti carcerati, quando escono di prigione, l’unico modo che hanno per sopravvivere è quello di vendere la frutta agli angoli delle strade.
In Germania la frutta italiana costa meno che da noi. Tutto dipende dal quadro economico generale.
mario
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 160
Iscritto il: 21/06/2008, 13:47

Re: Economia e mercati: ortofrutta, rincari fino al 200%

Messaggioda franz il 01/09/2008, 8:16

mario ha scritto:....
Perché una cosa è smerciare tutta la produzione in blocco con un unico carico di camion e altra è vendere un Kg. alla volta.
Come una cosa è vendere un bovino intero e altra è vendere tanti mezzi chili.
Non ho mai capito le lamentele degli agricoltori a proposito dei forti ricarichi sui prezzi.
Anziché lamentarsi perché non fanno la vendita diretta ? La risposta è perché è troppo costosa.
....
Ma in Italia non si può ridurre il numero dei negozi, perché hanno sempre rappresentato una valvola di sfogo per la disoccupazione.

Le lamentele, piu' che degli agricoltori, sono di una certa parte di consumatori, quando ci sono aumenti nei prezzi.
In questi casi di solito abbondano gli articoli di giornale che ci ricordano la differenza di prezzo tra produzione e consumo.

Ma gli stessi giornali per esempio non ci vengono a raccontare la differenza di prezzo di un libro tra il costo per stamparlo e pagare l'autore e quello finale sulla copertina. Simili calcoli vengono fatti solo nel campo agricolo. Eppure avendo lavorato per un po' nel campo dell'editoria so che negli anni '80 un libro venduto a 2000 lire costava internamente meno di 200 (per pagare l'autore, la carta, la stampa, la legatoria).

Hai ragione sul numero dei negozi ma credo che ci sia anche il fatto che abbiamo 8000 comuni e decine di migliaia di piccole frazioni. La natura frastagliata e dispersa nel nostro tessuto urbano fa sopravvivere una struttura distributiva costosa.

Per me poi come ho detto altrove c'è anche il problema della criminalità organizzata. Essa controlla gran parte della produzione, del trasporto e delle grande distribuzione al Sud (e non solo) e questo costituisce un ulteriore prelievo che altre nazioni non hanno.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Stangata su scuola luce e cellulari

Messaggioda franz il 04/09/2008, 9:27

In arrivo gli aumenti di autunno. Timori per Rc auto e cellulari
Ma gli esperti attendono per fine mese un'inflazione sotto il 4% o

Stangata su scuola
luce e cellulari

di LUCA IEZZI

A settembre in arrivo nuovi aumenti dei prezzi

ROMA - S'inizia con libri e cartoleria, si continua con i telefonini e si finirà con le bollette di luce e gas. Settembre ha già il suo calendario definito di aumenti. A questo vanno aggiunti i rincari "da verificare" di Rc Auto e mutui bancari e la grande incognita: le "locomotive" del caro vita di questo 2008, benzina e alimentari, freneranno la corsa sulla scorta della discesa dei prezzi del petrolio?

Le associazioni dei consumatori hanno stimato gli aumenti certi in 600 euro: riscaldamento 170-180 euro, luce e gas 100 euro, gli alimentari 120 euro, Rc auto 45 euro, libri di testo 70/80 euro in più. La riapertura delle scuole porterà un aumento anche per i corredo degli alunni. Il prezzo del diario è aumentato infatti del 5% nei supermercati (a 12 euro) e del 7% nelle cartolerie (a 14,50 euro), mentre quello di uno zaino di marca è cresciuto del 4% nei supermercati (a 52 euro) e dell'8% nelle cartolibrerie (a 62 euro). Stesso incremento invece per i quaderni (+4%) con un prezzo di circa 2 euro, mentre per gli astucci vuoti ci sono aumenti del 6% nei supermercati (a 9,90 euro) e del 9% nelle cartolerie (a 11,50 euro). Stesso prezzo dell'anno scorso (20,10 euro), invece, per gli astucci pieni venduti nei supermercati. Nel complesso, secondo l'osservatorio dell'Intesaconsumatori, il costo di un intero corredo sarà di 400 euro, in aumento del 7% rispetto a 375-380 euro del 2007.

E con la ripresa d'autunno salirà anche il costo del traffico telefonico: Tim e Vodafone sono al centro della bufera per aver modificato alcuni piani tariffari. Sarà la società italiana la prima a partire il 9 settembre, Vodafone seguirà ad ottobre, anche sull'intera operazione si attende un pronunciamento dell'Autorità per le comunicazioni. Secondo Altroconsumo gli aumenti medi per utente varieranno tra i 49 sino a 83 euro.

Sul fronte finanziario le famiglie soffriranno con l'ennesimo ritocco dei listini sull'Rc auto e a causa della corsa dei tassi d'interesse bancari, specie sui mutui e i prestiti al consumo: la banca d'Italia ha appena certificato il record di luglio del Taeg (tasso effettivo compreso di tutti i costi accessori) al 6% e la tendenza non sembra destinata a invertirsi.

A fine mese poi l'Autorità per l'energia dovrà rivedere il prezzo di luce e gas per i prossimi tre mesi: il prezzo medio del petrolio nel trimestre precedente, indicatore decisivo del settore, comprende sia i record di 147 dollari di luglio che la discesa successiva, per cui è lecito sperare in aumenti più contenuti di quelli immaginati ad agosto, quindi tra il 3% e il 4%.
Ma proprio dalla discesa del petrolio e delle altre materie dovrebbe scaturire quella frenata dei prezzi per cui gli analisti si aspettano un inflazione a settembre al di sotto del 4% tendenziale. Anche a dispetto di prezzi alla produzione che ad agosto sono schizzati dell'8,3%.

Sotto osservazione, anche della Guardia di Finanza a caccia di speculatori, soprattutto il settore alimentare. La Confederazione italiana agricoltori (Cia), sottolinea i congiunturali evidenziatisi sui campi (in particolare per frutta e ortaggi, rispettivamente, con un - 22% e -14,2%). La Coldiretti segnala come le quotazioni del grano dall'inizio dell'anno hanno perso il 40%. Quindi ci si aspetta un blocco dei listini sino alle vendite al dettaglio. Non a caso Mister Prezzi, Antonio Lirosi ha criticato il fatto che l'andamento dei listini per la pasta non rispecchi il calo della materia prima facendo presagire un attento controllo sui listini di questi prodotti base.

(4 settembre 2008)
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Economia e mercati: rincari ed inflazione

Messaggioda franz il 04/09/2008, 9:30

Coldiretti: grano come petrolio. Cala il prezzo ma non per il consumatore
Quotazioni scese del 40 per cento ma non per il consumatore. E' colpa dei troppi passaggi dalla produzione alla distribuzione

CARLA RESCHIA

Il grano come il petrolio. Calano le quotazioni sul mercato ma il consumatore non se ne accorge perché i prezzi al dettaglio sono non solo stabili ma ancora in ascesa.

A lanciare l'allarme è la Coldiretti che in suo comunicato stampa denuncia: "Dall’inizio dell’anno le quotazioni del grano sono calate del 40 per cento, sia per la varietà di grano tenero destinato principalmente alla produzione del pane sia per quello duro usato per la pasta, ma i prezzi di pane e pasta non accennano a diminuire con una divaricazione degli andamenti molto piu’ evidente di quella della benzina nei confronti del petrolio".

"Nel dettaglio - sottolinea l'associaizone - il grano duro è oggi quotato attorno ai 30 euro al quintale con un calo del 40 per cento rispetto all’inizio dell’anno mentre il grano tenero oscilla attorno ai 20 euro al quintale con una riduzione del 35 per cento. Ma i prezzi, secondo il servizio Sms consumatori del Ministero delle Politiche Agricole, hanno raggiunto valori medi di 2,85 euro al chilo per il pane e di 1,5 euro al chilo per la pasta".

Un andamento ingiustificabile destinato a esasperare i consumatori, una volta caduto l’alibi che per mesi ha giustificato i rincari. Ma che, secondo la Coldiretti, ha una sua spiegazione, a conferma di un teorema perverso già più volte denunciato. Si tratta, infatti, continua la Coldiretti, della dimostrazione che a favorire la crescita dei prezzi nell'agroalimentare sono soprattutto le distorsioni e i troppi passaggi esistenti nel percorso dei prodotti dal campo alla tavola.

Qualche esempio: il prezzo del latte, dalla stalla al supermercato, sale del 241 per cento; quello del grano del 369 per cento se è usato per produrre pasta e addirittura del 1.325 per cento se si trasforma in pane. Il rimedio? “Un piano per semplificare e razionalizzare la procedura con la fattiva e necessaria partecipazione del sistema della trasformazione artigianale e industriale e della piccola e grande distribuzione", spiega il presidente della Coldiretti, Sergio Marini.

L’ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DEL GRANO

Gennaio 2008
Grano duro: 0,5 EURO AL KG
Grano tenero: 0,3 EURO AL KG

Settembre 2008
Grano duro: 0,3 EURO AL KG
Grano tenero: 0,2 EURO AL KG

Variazione - 40 % - 33 % (Fonte: Elaborazioni Coldiretti)

LA MOLTIPLICAZIONE DEI PREZZI DAL CAMPO ALLA TAVOLA

Pasta
Prezzo medio: 0,75 euro al chilo
Rincaro medio: +369 per cento

Pane
Prezzo medio: 2,85 euro al chilo
Rincaro medio: + 1.325 per cento

Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Sms Consumatori del Ministero Politiche Agricole


da lastampa.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Economia e mercati: rincari ed inflazione

Messaggioda franz il 04/09/2008, 9:46

franz ha scritto:Qualche esempio: il prezzo del latte, dalla stalla al supermercato, sale del 241 per cento; quello del grano del 369 per cento se è usato per produrre pasta e addirittura del 1.325 per cento se si trasforma in pane. Il rimedio? “Un piano per semplificare e razionalizzare la procedura con la fattiva e necessaria partecipazione del sistema della trasformazione artigianale e industriale e della piccola e grande distribuzione", spiega il presidente della Coldiretti, Sergio Marini.

Trovo fuorvianti alcuni "esempi" fatti.
Per produrre pasta pane ci sono altri ingredienti: lievito, sale, acqua; ci sono lavorazioni umane e meccaniche (per impastare) e quindi abbiamo il lavoro umano e l'ammortamento dei macchinari; ci sono fasi come la cottura o la essicatura che richiedono molta energia. Vi sono poi i costi generati dal "non consumo" (invenduto) che nel caso di merci deperibili comporta il fatto piu' evidente che quanto non venduto deve essere poi gettato e non genera profitto.

Indicare quindi un moltiplicatore tra un componente iniziale (grano) ed il prodotto finito (pane e pasta) è al confine tra incompetenza e demagogia.

Intatti una cosa è verificare il costo di una zucchina lungo la filera (la zucchina non cambia ed arriva al dettaglio esattamente come era all'origine) altro è quello di un prodotto lavorato. Piu' o meno dire che il costo della carta si moltiplica 10'000 volte per il prodotto finito "libro", ignorando tutti gli altri costi. Una stupidata.

Per comprendere meglio la situazione dovremmo isolare i costi dovuti al semplice passaggio di mano senza valore aggiunto da quelli legati alle lavorazioni effettuate lungo la catena produttiva. Solo in questo caso è possibile fare calcoli indivinduando diseconomie e cercandone le cause.
In teoria il mercato dovrebbe trovare da solo le scorciatoie che rendono piu' economico il mercato stesso e se questo non succede significa che si sono nel sistema delle "protezioni" che sono imposte o dallo stato, o da corporazioni legali o anche da corporazioni illegali (mafie).

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58


Torna a Economia, Lavoro, Fiscalità, Previdenza

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite