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Marcegaglia al governo "La pazienza è finita"

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Marcegaglia al governo "La pazienza è finita"

Messaggioda franz il 25/09/2010, 18:50

Marcegaglia incassa l'apertura della Cgil
"Governo agisca, pazienza sta finendo"

Il leader di Confindustria chiede interventi immediati e auspica "un patto sociale per spronare la politica". Cisl e Uil approvano contatti con Epifani: "Sindacati devono fare accordi e serve il concorso di tutti"

GENOVA - "Il governo deve andare avanti, deve governare, ma sappia che tutto il mondo delle imprese e i cittadini stanno esaurendo la pazienza". Emma Marcegaglia attacca nuovamente il governo cui chiede interventi immediati per affrontare la crisi economica. "Bisogna fare subito - ha detto chiudendo il convegno della Confindustria su occupazione e competitività a Genova - senza tentennamenti. Il governo ascolti l'Italia che c'è qui, ma anche fuori, fatta di tanta gente che con grande senso responsabilità fra mille problemi continua a fare il proprio mestiere con determinazione". Il presidente degli industriali, che ieri aveva già lanciato l'allarme 1 sostenendo che l'Italia sta andando più a rilento rispetto agli altri Paesi europei, oggi ha ribadito la sua posizione, incassando l'apertura della Cgil a riaprire il confronto.

Marcegaglia: "Patto sociale per spronare la politica". "Il Paese ha problemi di crescita, di occupazione - ha detto Emma Marcegaglia - bisogna tornare a crescere. E' molto chiaro quello che bisogna fare, ma è venuto il momento di farlo. Anche l'Europa ci costringe a fare delle scelte. Il teatrino della politica di cui parla lo stesso Berlusconi è necessario che finisca". La presidente di Confindustria ha ribadito che la priorità deve essere l'impegno sul fronte della
crisi, accantonando gli scontri politici basati sui "personalismi". La leader degli industriali ha sottolineato l'esigenza "di fare scelte a favore delle infrastrutture, della ricerca, della formazione, pur mantenendo il rigore dei conti pubblici". Quindi ha invitato "imprese e lavoratori" a collaborare per un "patto per le riforme", "un patto sociale - ha aggiunto - che possa spronare la politica", auspicando un'intesa con "tutti", imprese e sindacati. Un auspicio in vista del tavolo proposto da Confindustria che si aprirà a inizio ottobre.

Epifani: "Sì a dialogo se si fa seriamente". Guglielmo Epifani condivide l'allarme lanciato ieri dalla presidente di Confindustria sulle condizioni dell'industria. Ma, aggiunge, anche sul fronte dell'occupazione la situazione non è affatto rosea. "Siamo in un Paese con una ripresa troppo bassa, non si riescono a risolvere i problemi della disoccupazione. Anzi, come si è visto con la crisi di Fincantieri, si tende ad aggravarli" ha detto il segretario generale della Cgil. "Bisogna chiedere al governo una politica industriale e di investimenti e non il galleggiamento che c'è stato fino a oggi", ha aggiunto. Epifani ha poi risposto all'invito di Confindustria di riaprire il confronto. "Capisco la volontà di riaprire il dialogo, ma chiedo di fare le cose seriamente, a partire dai nodi che finora non ci hanno permesso di fare passi avanti" ha detto il leader della Cgil. "La riforma contrattuale è il nodo che ci divide da tempo, aggravato dalla disdetta del contratto dei metalmeccanici".

Cisl e Uil: "Più siamo meglio è". Cisl e Uil accolgono favorevolmente i contatti tra Confindustria e Cgil per un eventuale rientro del sindacato nella trattativa per il cosiddetto "tagliando" all'accordo sul modello contrattuale siglato nel 2009. "Meno male hanno cominciato a capire che i sindacati devono fare accordi. Il nostro compito è fare le cose. E per fare le cose più siamo e meglio è" ha detto il leader della Uil, Luigi Angeletti, auspicando di coinvolgere la Cgil. Ma, aggiunge, "prima di dire che è una cosa importante aspettiamo che ci sia una firma, dopo un accordo potremo dire che è un passaggio importante". Perché una trattativa senza accordo "serve solo a far parlare i sindacalisti e far perdere tempo ai giornalisti". "Se c'è qualcosa di nuovo è importante e speriamo che si manifesti subito", dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Quanto al ruolo della Cgil, continua, "fino ad ora gli appelli sono stati numerosi e nessuno si è presentato. Speriamo che questa volta si presenti. Noi siamo preoccupati per la deriva presa dalla Cgil e non certo dal fatto che possa tornare indietro". Ma, comunque, "in ogni caso il convoglio va avanti".

(25 settembre 2010)
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Montezemolo contro la Lega

Messaggioda franz il 26/09/2010, 15:24

Montezemolo contro la Lega
"Bossi parla, industriali fanno fatti"


LA POLEMICA
ItaliaFutura contro la Lega
"E' capace solo di proclami"
La fondazione vicina a Luca Cordero di Montezemolo attacca il Carroccio: "Dubitiamo che i suoi elettori l'abbiano mandato in Parlamento per difendere Cosentino o Brancher". "E' corresponsabile di 16 anni di promesse non mantenute". "I fatti li fanno gli industriali"

ROMA - Dopo l'affondo contro il governo sul caso Cosentino, tocca alla Lega. Giorni di affondi per la Fondazione ItaliaFutura 1, vicino a Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente di Confindustria. Ieri il leader del Carroccio Umberto Bossi aveva replicato alle critiche di Confindustria al governo con un liquidatorio "è facile parlare" 2. Oggi ItaliaFutura contrattacca: "E' facile parlare e più difficile agire. Bisogna ascoltare quando discetta sul valore dei proclami perchè si tratta di un vero esperto in materia. Negli ultimi sedici anni ha costruito il successo della Lega sul lavoro di organizzazione del partito ma anche sulle provocazioni (e ultimamente su qualche gesto)".

Tocca a Carlo Calenda e Andrea Romano pungere nel vivo il Carroccio. Accusandolo di parlare molto e fare poco. L'unico dato concreto, proseguono i due, è "la corresponsabilità della Lega in questi sedici anni di non scelte che hanno portato il paese ad impoverirsi materialmente e civilmente. Anche sul fronte delle rivendicazioni specifiche del suo elettorato Bossi ha combinato ben poco (guardare alle promesse sul federalismo per credere)".

"Dubitiamo infatti -scrivono gli autori- che i suoi elettori l'abbiano mandato in Parlamento per difendere Cosentino o Brancher. Ha ragione Bossi: in Italia (e in particolare nella sua Padania immaginaria) la chiacchiera va per
la maggiore e delle parole a vanvera di una classe politica screditata gli italiani ne hanno piene le tasche. In particolare quelli che lavorano e producono (e al convegno di Genova della Confindustria ce n'erano tanti). Quegli italiani che, a differenza di Bossi, tengono in piedi il paese con i fatti e non con le parole".

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