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Imprese schiacciate dal peso della burocrazia

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Imprese schiacciate dal peso della burocrazia

Messaggioda franz il 19/08/2010, 16:09

LO STUDIO
Imprese schiacciate dal peso della burocrazia
i ritardi costano 16,6 miliardi di euro l'anno

Una ricerca di Confartigianato sulle difficoltà che incontrano le aziende nei rapporti con le pubbliche amministrazioni. Nella classifica delle Province "amiche", in testa ci sono Ravenna, Reggio Emilia e Prato; in fondo Catanzaro, Roma e Campobasso. L'Italia agli ultimi posti nel mondo

ROMA - I ritardi e gli ostacoli della burocrazia costano alle imprese italiane 16,6 miliardi di euro ogni anno. Il cattivo funzionamento degli apparati amministrativi dello Stato, inoltre, pesa soprattutto sulle aziende che operano al Centro-Sud, mentre nelle province del Centro-Nord - in particolare di Emilia e Toscana che occupano le prime dieci posizioni - le amministrazioni risultano più attente e funzionali rispetto alle esigenze delle piccole e medie imprese. Il ritratto di un'Italia divisa in due anche su questo fronte emrege da una ricerca dell'Ufficio studi della Confartigianato.

Nella graduatoria delle migliori amministrazioni, stilata dall'organizzazione degli artigiani, ai primi tre posti ci sono Ravenna, Reggio Emilia e Prato, mentre agli ultimi tre posti ci sono Catanzaro, Roma e Campobasso. Per ogni territorio provinciale, Confartigianato ha misurato la qualità di alcuni servizi pubblici (dalla possibilità di effettuare pagamenti online ai tempi di pagamento della P.A. verso le aziende private) necessari per avviare e gestire al meglio un'attività imprenditoriale. Il risultato è che le aree con il contesto più adatto alle attività produttive risultano tutte al Nord, mentre le provincie con il maggior peso di burocrazia a carico delle aziende sono invece al Centro-Sud.

Nonostante gli esempi virtuosi, Confartigianato ha calcolato che i "disservizi" della burocrazia costano ogni anno alle aziende 16,629 miliardi di euro, circa un punto di Pil, con un peso medio di 12,334 euro per singola azienda. Oltretutto, la quota maggiore di questi oneri (circa il 76%) è a carico delle piccole imprese, con meno di dieci dipendenti. Tutto ciò, afferma Confartigianato, mette l'Italia al penultimo posto tra le 30 economie avanzate per la facilità di fare impresa, davanti solo alla Grecia, e al 78/mo posto nella classifica mondiale.

"E' impensabile che un'impresa sia favorita se si trova in provincia di Ravenna e sfavorita se è in provincia di Catanzaro; la concorrenza non è leale perché non dipende dalle capacità ma dalla sorte", accusa il presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini che, per eliminare le eliminare le disuguaglianze, chiede al governo di "dare attuazione concreta al provvedimento contenuto in Finanziaria sulla 'Segnalazione certificata di inizio di attività (Scia), per cui un imprenditore apre un'impresa e poi vengono vengono fatti i controlli".

A livello mondiale, le peggiori performance dell'Italia vanno dai tempi della soluzione giudiziale delle controversie commerciali (156/mo posto) ai tempi di pagamento di imposte e contributi (136/mo), dall'assunzione personale (99/mo) al trasferimento di una proprietà immobiliare (98/mo) fino all'accesso al credito (87/mo) ed alla concessione di licenze edilizie (85/mo). Se si considerano i tempi di avvio di una nuova impresa, l'Italia si colloca al 75/mo posto, ma nell'ambito delle economie avanzate è appena 21/ma tra le 27 economie Ocse.

Proprio a questo proposito, Confartigianato confida nella Segnalazione certificata di inizio attività, che dovrebbe migliorare i risultati ottenuti dalla Comunicazione Unica (dal primo aprile sostituisce le precedenti 4 procedure), ma fa notare che resta "ancora elevato" il numero di pratiche da gestire in fase di avvio e "ancora insufficiente" l'utilizzo delle tecnologie on line da parte delle pubbliche amministrazioni. Nei settori della gelateria artigianale, dell'acconciatura e dell'edilizia, ad esempio, 14 delle 16 pratiche necessarie per avviare un'impresa sono ancora escluse dai benefici della Comunicazione unica.

(19 agosto 2010)
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Gli italiani pagano più tasse ... e hanno meno servizi

Messaggioda franz il 21/08/2010, 16:55

A Mestre scoprono l'acqua calda ... magari sarebbe piu' interessante scoprire perché questa differenza.



LO STUDIO
Gli italiani pagano più tasse dei tedeschi
ma ricevono servizi per oltre 1000 euro in meno

La Cgia di Mestre ha calcolato che in Italia si versano in media 7.350 euro. In Francia sono 7.438, ma si riceve in welfare 10.776 euro contro gli 8.023 a favore degli italiani. I tedeschi versano 6.919 euro ma godono di prestazioni sociali per 9.171 euro

ROMA - Su ciascun italiano grava un peso tributario annuo (fatto di sole tasse, imposte e tributi) pari in media a 7.350 euro. Tra i principali Paesi europei certo i francesi versano di più, una media di 7.438 euro. Ma ricevono un controvalore di servizi molto più consistente degli italiani: vengono "ricompensati" infatti con una spesa sociale pro capite pari a 10.776 euro, mentre a noi italiani tra spese per la sanità, l'istruzione e la protezione sociale si raggiungono appena gli 8.023 euro: vale a dire 2.753 euro in meno della Francia. A fare i conti è la Cgia di Mestre.

Lo studio mette a confronto Italia, Francia e Germania. In Germania la quota pro capite di tasse tocca i 6.919 euro, ma in termini di spesa sociale i tedeschi ricevono, invece, 9.171 euro pro capite l'anno. Il saldo, vale a dire la differenza pro capite tra quanto ricevuto in termini di spesa e quanto versato in termini di tasse, per i francesi è positivo e pari a 3.339 euro. Anche il differenziale tedesco registra una valore positivo, pari a 2.251 euro. In Italia, invece, si segna un saldo di 664 euro pro capite.

"La situazione è fortemente sconfortante - commenta il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - perché dimostra ancora una volta come, pur in presenza di un peso tributario tanto elevato, in Italia non vengano destinate risorse adeguate per la casa, per aiutare le famiglie indigenti, i giovani, i disabili e chi vive ai margini della società. E' evidente a tutti che le tasse così elevate nel nostro Paese sono la conseguenza di una spesa pubblica eccessiva".

E non è affatto vero, afferma Bortolussi, che le tasse in Italia sono alte per colpa degli evasori fiscali: "E' innegabile che il problema dell'evasione fiscale pesi sull'Italia. Ma allora sarebbe anche opportuno studiare una strategia efficace affinché venga fatta emergere l'economia sommersa e si faccia pagare chi è completamente sconosciuto al fisco". Dagli Artigiani di Mestre arriva pertanto la sollecitazione "ad abbassare le imposte, combattere l'evasione fiscale e tagliare le intollerabili inefficienze presenti nella Pubblica amministrazione così come stanno facendo in tutti gli altri Paesi europei".

(21 agosto 2010) http://www.repubblica.it
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Re: Imprese schiacciate dal peso della burocrazia

Messaggioda franz il 21/08/2010, 17:16

Ho cercato, inutilmente, lo studio in questione presso il sito della Cgia di Mestre.
Ho solo trovato lo stesso testo, segno che i giornali si sono limitati a fare copia e incolla, aggiunendo spesso "© Riproduzione riservata".
Cercavo di capire l'origine di questa meravigliosa facoltà di moltiplicazione dei pani e dei pesci per cui "procapite" si paga 7'000 e si riceve 9'000. Mi sembra evidente che quel "procapite" non si rifesisce alle stesse persone. per le imposte si riferisce ai contribuenti, per le prestazioni socieli immagino ci si riferisca ai soli percettori.
Una ragione plausibile del fatto che da noi "procapite" si becca poco è che i percettori sono troppi.
Non c'è lo studio e quini non lo poso confermare.
Altra ragione puo' essere palusibilmente legata al debito pubblico, che costa circa 80 miliardi all'anno e quindi toglie risorse alle prestazioni socieli. Poi ci sono gli sprechi, i soldidati ai furbetti del quartierino, una PA "esuberante" che costa parecchio (sempre per la stessa organizzazione di Mestre circa 4 punti di PIL piu' della germania). 4 punti di PIL che potrebbero essere risparmiati dalle tasse oppure potrebebro diventare spesa sociale, quella che manca.

Ovviamente in assenza di spesa sociale vera (lecita) ci si arrangia come si puo:


In quattro anni è aumentata del 21,7%
Vola la spesa per le pensioni di invalidità

Al Sud il 58,5% di invalidi in più rispetto al Nord. Peso tributario annuo: 7.359 euro a persona e meno servizi

MILANO - Vola la spesa per le pensioni di invalidità: nel 2009 risulta nel bilancio dello Stato un esborso di 15,504 miliardi di euro, il 18,7% in più rispetto ai 13,054 miliardi del 2008. In quattro anni, dal 2005 al 2009, la spesa per le pensioni di invalidità è aumentata del 21,7%. Dopo la piccola battuta d'arresto del 2006, nei tre anni successivi la spesa è sempre risultata in aumento. È quanto risulta dall'ultima Relazione generale sulla situazione economica del Paese messa a punto dal ministero dell'Economia.

INVALIDITÀ - Sui 2,6 milioni di trattamenti complessivi, poco meno della metà (1,1 milioni) viene erogata al Sud e alle Isole. Su ogni cento abitanti al Sud ci sono 5,5 pensionati di invalidità, che nella maggior parte dei casi percepiscono anche altri assegni, contro i 3,47 del Nord. Al Sud risultano il 58,5% in più di pensionati di invalidità rispetto al Nord. Per le sole pensioni, escluse cioè le indennità di accompagnamento, in testa alla classifica c'è la Campania con 124.354 assegni.
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