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LA LETTERA DI VELTRONI

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda borghinolivorno il 18/08/2008, 14:49

LA LETTERA/Il segretario democratico: non finiremo omologati
Il nostro è un progetto alternativo a Berlusconi
L'Italia sta cancellando la memoria
ma combatteremo il pensiero unico
di WALTER VELTRONI
Walter Veltroni

CARO direttore, quattro ragazzi piemontesi, come ha raccontato nel suo bell'articolo Fabrizio Ravelli, girano l'Italia a raccogliere, sulla strada, le testimonianze e i ricordi dei vecchi del nostro paese, per farne una banca della memoria consultabile su Internet. A Pieve Santo Stefano si raccolgono, in quello che credo sia il più importante archivio di storia nazionale, i diari scritti da italiani qualunque.

I ricordi, le storie, i drammi, i sogni di persone che non hanno altro titolo per raccontare di loro se non quello di aver vissuto, di aver attraversato ore, giorni, mesi, anni della vita. Vita spesso condizionata dalla grande storia: quella che fa le guerre, le battaglie, le malattie, le ingiustizie. Il grumo di vita vera che le vicende umane di Pieve Santo Stefano e di http://www.bancadellamemoria. it raccontano ci ricordano che tutto non può essere riassunto in grafici colorati e in parole sagge.

La storia grande, quella sistemata ordinatamente nei libri, ha significato un padre scomparso in Russia, una sorella devastata dal tifo, un figlio trasformato in una sagoma dipinta con il gesso sulla strada. La memoria. Ciò che ci fa, storicamente e soggettivamente, quello che siamo. La memoria, ciò che stiamo perdendo. E chi la conserva, la tutela, la diffonde fa qualcosa di paragonabile allo sforzo degli scienziati che, studiando il Dna, immaginano di farci vivere a lungo, magari in ottime condizioni. Nel film di Ridley Scott "Blade Runner", una profezia di futuro cupo, l'uomo è riuscito, come in effetti è vicino a fare, a riprodurre se stesso.

Così, nel film, esistono uomini che sono "replicanti", perfetti in ogni dettaglio. Salvo uno: non conoscono le emozioni, non le conoscono perché non hanno la memoria. E se, in fondo, fosse questa la vera epidemia moderna? Non una delle mille paure che hanno attirato la nostra fuggevole attenzione per un attimo: Ebola, la Sars...


La vera epidemia del nostro tempo è la perdita della memoria. Uno dei più bei romanzi degli ultimi anni è, per me, l'opera prima di un ragazzo americano di ventisei anni (la stessa età del Premio Strega Paolo Giordano, ricordarsi di avere fiducia nei giovani). Si chiama Stefan Merrill Block ed ha scritto una meravigliosa storia, anzi due in una, che si intitola in Italia: "Io non ricordo".

E' un affresco a due voci sulla diffusione di una variante precoce dell'Alzheimer. E' la descrizione di quello che questa malattia produce: la progressiva, inarrestabile, perdita di sé. Come da bambini a poco a poco si impara e si assume consapevolezza di sé e del mondo, così l'Alzheimer progressivamente cancella ogni cognizione, ogni ricordo, persino la consapevolezza della propria identità.

Da sindaco ho cercato, con il mio assessore agli Affari Sociali, di costituire centri in ogni Municipio di Roma per assistere i malati e dare sollievo alle loro famiglie. Parlando con i figli ci si sente raccontare, inevitabilmente, il momento in cui il proprio padre li ha guardati, semplicemente guardati, senza capire chi fossero. Nel libro di Merrill Block uno dei malati sottopone a chi lo va a trovare a casa un foglio prestampato in cui dice: "La prego di perdonare i miei strani commenti e di non offendersi se dimentico completamente chi è lei".

Tra le domande del questionario ci sono, anche, "rapporto con me" e " le devo dei soldi? Se sì, per favore descriva quanti e per cosa". La vita si cancella, si fa un buio totale. La vita non ha passato e non ha futuro. E' un puro presente, un quotidiano leggero e inutile. Perché deprivato di quel senso che è la somma del tempo vissuto e delle attese, biologicamente ogni volta inedite, del tempo che verrà per sé e per il prodotto del proprio sangue.

Ma il valore di "Io non ricordo" sta anche nel dirci che la rimozione della memoria non è solo una malattia o una tragedia individuale, ma un fatto storico e sociale. E noi stessi, osservando il paesaggio della nostra società, abbiamo la sensazione che lo "spirito del tempo" dominante tenda a cancellare il passato, la storia collettiva, le tragedie e le rinascite tutto agglutinando in una informe massa nera, giudicata inutile perché passata e dunque non utilizzabile in modo speculativo.

Lo "spirito del tempo" si alimenta di una frenetica bulimia di presente, rifiuta la coscienza e i valori che vengono dalla storia, perché inutili. Ma rifiuta anche la passione per un futuro da fare insieme, perché sogni buoni solo per gli idealisti. Così la nostra società vive terremoti devastanti che durano meno di un'edizione straordinaria, non trasmette valori che ha rimosso, non restituisce quella combattiva voglia di futuro, quella energia che è il solo antidoto allo sfarinamento morale e sociale di una comunità.

Hanno, in questo senso, ragione Nanni Moretti ed Eugenio Scalfari quando parlano della perdita dello spirito pubblico di una nazione che si trova, spesso, a vedere cancellati i confini di sé: il valore della legalità, della verità, della coerenza, del primato dell'interesse pubblico su quello privato. Ieri non esiste e domani non dipende da te. Non sei un cittadino, ma uno spettatore. Non sei un cittadino, ma un consumatore della società. Con queste certezze il nostro tempo finisce col farsi vuoto di senso. E con il lasciare spazio a paure parossistiche, quasi ancestrali. E ad egoismi eccessivi, quasi infantili.

Lo dico pensando al mio ruolo. Credo che a noi, a me, spetti in primo luogo il coraggio di essere sé stessi quando questo appare più difficile. Sento semmai il bisogno di rendere sempre più chiaro, per il bene della nostra nazione, l'alternatività di valori e progetti sociali che rendono differenti gli schieramenti e le culture politiche. Tanto più ora. Omologarsi come Zelig, piegarsi al nuovo pensiero unico è facile e vantaggioso ma è un atto di rinuncia, una manifestazione di sfiducia nelle proprie ragioni e, talvolta, persino nella propria storia.

Cambiare sé stessi, senza rinunciare a testimoniare la grandezza di un percorso umano e senza rinunciare a immaginare e costruire, attraverso proposte realistiche, un presente e un futuro migliore. A cosa servirebbe altrimenti la politica? Italo Calvino diceva di una certa idea pacchiana della modernità che essa è "come un cimitero di macchine arrugginite". E' proprio quello che penso sia, oggi, l'idea di società di chi rimuove il passato e spegne il futuro. La società italiana, anche in ragione della sua drammatica crisi sociale e civile, si accorgerà presto che non si può vivere e crescere senza una visione e un'idea forte.

Ricordo ancora le parole di Merrill Block che raccontando, dentro il dramma dell'Alzheimer, una storia fantastica, quella di un luogo chiamato Isidora, un luogo in cui la vita vale la pena di essere vissuta, dice: "E tuttavia, la verità è che in qualsiasi caso, che tu cerchi Isidora oppure no, l'idea di Isidora è incrollabile. Si dice spesso che perfino il cinico, posando la sua vecchia testa carica di realismo sul guanciale, non possa fare a meno di vedere Isidora nei suoi sogni, non possa fare a meno di sognare Isidora al di là di ogni buon senso".

(La Repubblica 18 agosto 2008)
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Re: LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda pianogrande il 18/08/2008, 23:41

[quote="borghinolivorno"]
LA LETTERA/Il segretario democratico: non finiremo omologati
Il nostro è un progetto alternativo a Berlusconi
L'Italia sta cancellando la memoria
ma combatteremo il pensiero unico
di WALTER VELTRONI
Walter Veltroni

Lo "spirito del tempo" si alimenta di una frenetica bulimia di presente, rifiuta la coscienza e i valori che vengono dalla storia, perché inutili. Ma rifiuta anche la passione per un futuro da fare insieme, perché sogni buoni solo per gli idealisti. Così la nostra società vive terremoti devastanti che durano meno di un'edizione straordinaria, non trasmette valori che ha rimosso, non restituisce quella combattiva voglia di futuro, quella energia che è il solo antidoto allo sfarinamento morale e sociale di una comunità.

Mi limito a commentare questo estratto

Sono daccordo sopratutto sul rifiuto della passione per un futuro da fare insieme.
Il resto lo vedrei in altro modo.
La maggior parte di noi passa metà della vita a pensare al futuro e poi l'altra metà a pensare al passato.
Il problema è che il futuro ed il passato a cui continuamente pensiamo, sono il futuro ed il passato nostri personalissimi (egoistici?).
Quello che ci manca per pensare ad un futuro comune (al bene comune?) è sopratutto la fiducia nell'altro.
Noi siamo sfiduciati e demotivati a pensare in modalità collettiva.
Noi sogniamo di farcela da soli ad arrivare ad una posizione tranquilla, sogniamo di vincere la lotteria o il superenalotto.
Noi sogniamo di non aver bisogno di nessuno.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda franz il 19/08/2008, 8:43

pianogrande ha scritto:Sono daccordo sopratutto sul rifiuto della passione per un futuro da fare insieme.
Il resto lo vedrei in altro modo.
La maggior parte di noi passa metà della vita a pensare al futuro e poi l'altra metà a pensare al passato.
Il problema è che il futuro ed il passato a cui continuamente pensiamo, sono il futuro ed il passato nostri personalissimi (egoistici?).
Quello che ci manca per pensare ad un futuro comune (al bene comune?) è sopratutto la fiducia nell'altro.
Noi siamo sfiduciati e demotivati a pensare in modalità collettiva.
Noi sogniamo di farcela da soli ad arrivare ad una posizione tranquilla, sogniamo di vincere la lotteria o il superenalotto.
Noi sogniamo di non aver bisogno di nessuno.

In effetti è veramente difficile in Italia fidarsi dell'altro e quindi questo scetticismo e questa diffidenza verso gli altri è giustificabile.
Ma dici bene quando affermi che comunque sogni ne abbiamo.
Magari riguardano noi stessi, i nostri familiari piu' stretti.
Ma gli italiani non sono privi di sogni.
Diciamo che decenni e secoli di fregature ci inducono a sogni un po' privati e poco collettivi.
E quando il sogno non si realizza, da svegli molti per farlo si rifugiano nella furbizia.
Due aspetti della stessa medaglia, direi.

Franz
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Re: LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda borghinolivorno il 19/08/2008, 18:27

Il dar farsi dei democratici.

A forza di cercare di descrivere il caso del PD per metafore letterarie o cinematografiche, o con concetti più o meno elevati di politichese, a noi viene il dubbio che questo Partito rischi di divenire, prima di farsi ed essere, una vera leggenda che non finisce più. e uno strano caso di scienza della politica (cioè di cosa puo’ accadere che mentre si dice una cosa si arriva a farne una opposta).
Il fatto è che di partito programmatico tutti parlano, ma di programmi da realizzare se ne parla ben poco (a parte la copiosissima letteratura). Di partito degli elettori e degli iscritti fin troppo (e anche di candidati e candidature, in effetti), ma poi non si riesce quasi mai a mettere alla prova la loro sovranità proprio degli iscritti e degli elettori.
Anzi, il vizio è quello di anteporre valori e le virtu’ ai programmi, di privilegiare l’arte del compromesso e dell’intrigo alla battaglia politica esplicita, di scegliere la fuga nella utopia o nel limbo delle compatibilità alla concreta visione delle cose e delle idee.
Ci attendiamo talmente tanto dall’autunno che consigliamo di dedicare le Feste dei Democratici (o come cavolo si chiamano), le scuole estive (di collina, di mare e di città), qualsiasi sana altra espressione del PD, a rimettere i piedi per terra.
Insomma consigliamo – politicamente parlando - prima di tutto di saper decidere il dar farsi, smettendo il vezzo di continuare a commentare le letture estive e a esibire citazioni confondendole con la politica.


Paolo borghi livorno x spillo di www.libertaeguale.eu 19-08-2008
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Re: LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda franz il 19/08/2008, 20:09

borghinolivorno ha scritto:A forza di cercare di descrivere il caso del PD per metafore letterarie o cinematografiche, o con concetti più o meno elevati di politichese, a noi viene il dubbio che questo Partito rischi di divenire, prima di farsi ed essere, una vera leggenda che non finisce più.

A questo punto ogni scettico che dal 1996 in poi ha esternato tale suo atteggiamento (su Ulivo prima e PD poi) sarà ben lieto di intervenire con un classico ed inevitabile"ma io questo l'ho sempre pensato ....e detto!".
Il fatto è che il sogno (perché di sogno si tratta) dell'Ulivo e del PD ha vissuto in questi anni tra illusioni e gelate, speranze e delusioni ed è quindi diventato mito e leggenda.
Per renderlo concreto e (ri)portarlo sulla terra serve quel "think global, act local" che tanto conosciamo in teoria ma che nessuno sa (ed osa) fare in pratica.
Tanto che quando si parla di PD del Nord e qualcuno dice "NO", invece di mandarlo a quel paese ... si calano le brache.
Il che significa che siamo ancora in un momento in cui localmente si è bloccati e solo dall'alto si agisce.

Spero quindi che la vicenda Chiamparino sia l'inizio di una svolta.

Ciao,
Franz
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Re: LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda pierodm il 25/08/2008, 1:20

Avevo già detto quello che penso sulla lettera di Veltroni, nell'altro scompartimento del forum, ma questi commenti meritano qualche parola.

Ha ragione Borghi, quando dice in sostanza che, appunto, "manca la politica": quello spazio tra la letteratura e la filosofia, da una parte, e l'amministrazione.
Non manca nella lettera di Veltroni soltanto, ma manca - a mio parere - da un intero decennio di centro-sinistra.

Io ho eserdito in questo forum dicendo che la situazione non mi dava più stimoli, anche perché al massimo sarei stato indotto a ripetere cose già dette e ridette negli anni precedenti.
Infatti è esattamente così, e il fenomeno dovrebbe apparire di qualche significato per chi ha invece la sensazione che stiamo attraversando un periodo denso di novità altamente interessanti: ma non m'illudo un granché, data la tendenza degli "entusiasti per contratto" a ignorare qualunque segnale, qualunque discorso che rischia di mettere in crisi il loro trionfante ottimismo della volontà.

Probabilmente - anzi, certamente - appartengo al numero di chi non ha un talento politico, e di chi non ha un'inesauribile carica attivistica, e per questa ragione tendo ad un certo punto a contemplare le macerie e a pensare alle cause della sconfitta, o a cercare di dimenticare l'odore di sangue della battaglia, i suoi furori e i canti di gloria, per ritrovare forse il silenzio, o forse altre voci.
In questo periodo sento con un certo fastidio un petulante chiacchiericcio che si riempie di parole voluminose e di ambizioni rifondative, ma che a me sembra inesorabilmente minimalista, sul piano politico.
Sento discorsi - anche di molti compagni pieni d'intelligente buona volontà - che non riescono più a darmi la minima emozione, e nemmeno a suggerirmi un'idea nuova, e nemmeno a farmi un po' incazzare.

Non dubito che tutto ciò abbia già una casella pronta, debitamente dotata di etichetta, per catalogare il mio tipo umano e la mia nicchia culturale: anche qui, niente di nuovo. Sono - siamo - pieni di etichette, come quelle Fiat 600 tappezzate di souvenir dei luoghi visitati e soprattutto di quelli in cui non avevano mai messo ruota.

Ad essere proprio sinceri: poesia per poesia, meglio Baudelaire, o Eluard, o magari i lirici greci.
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Re: LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda ranvit il 27/08/2008, 18:32

Davvero deprimente la lettera di Veltroni....forse è meglio che se ne vada in Africa come aveva promesso.
Ma di che parla?
Ma è questo quello che un elettorato si aspetta dal suo "leader"?


Per carità, ci ha provato... Del resto nessuno dei maggiorenti aveva voglia di rischiare e hanno puntato su di lui.
Ma peggio di come è andata forse non si poteva...

Vada pure in Africa, tanto qui per almeno un paio di legislature, a meno di un miracolo di un Blair o Zapatero italiani (ma all'orizzonte non c'è nulla), se ne riparla tra due/tre legislature!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda borghinolivorno il 28/08/2008, 7:30

Ma lettera o non lettera. Cosa possiamo fare e, voglio essere preciso, chi lo puo' fare?.
E' evidente che tutti i mal di pancia sull'Ulivo, sul PD, sulla Margherita, sul PD, su qualsiasi altra formazione politica del centro sinistra "riformista", non riescono a sciogliere un problema: perchè una ondata di rinnovamento non abbia spianato (si spianato) tutte le contraddizioni della vecchia politica, e non abbia aperto il fronte virtuoso di una politica buona e innovativa, connaturata alla partecipazione e al buon governo. paolo borghi livorno
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Re: LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda franz il 28/08/2008, 8:04

borghinolivorno ha scritto:Ma lettera o non lettera. Cosa possiamo fare e, voglio essere preciso, chi lo puo' fare?.

Cosa possiamo fare? Dovrebbe esserci un progetto e sulla base di quello discutere e decidere.
Chi lo vuole ideare e presentare lo fa, cosi' risolviamo i due problemi: cosa e chi.
Se nessuno presenta qualcosa, ci teniamo domande e mugugni, cosa che come sappiamo siamo bravissimi a fare.

Ciao,
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Re: LA LETTERA DI VELTRONI

Messaggioda borghinolivorno il 28/08/2008, 18:33

io, che evidentemente conto ben poco, sono abituato a contare.
qui prima di un progetto ci vuole una volontà tangibile di farlo il progetto...in politica vuole dire mettere insieme quella massa critica di intenzioni e voti per sostenerne l'attivazione e poi per entrare in battaglia (politica), e per favore non rigiriamola dicendo che il progetto è l'ulivo o il PD..perchè il progetto è una cosa dentro l'ulivo e dentro il PD.
Io di sociologia della politica e del progetto politico inizio ad averne piene le balle. Di persone disposte a rischiare per un progetto politico (cioè dare battaglia) ne vedo poche poche e di gente disposta ad andare contro questo pd blindato per un altro pd democratico ancora meno o sempre i soliti (pochi).
A presto. paolo borghi
PS E' evidente che chiacchierare di politica è una cosa, mentre aprire una battaglia politica contro qualcuno e qualcosa, cosa molta diversa da una battaglia contro le mosche o per le mosche, è un'altra cosa
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