soniadf ha scritto:Aggiungo a quanto detto da Chango che è veramente ridicolo far risalire allo statuto dei lavoratori la parcellizzazione delle imprese in Italia. La microimpresa è quello che rimane da fare in un mercato truccato come quello italiano, con l'accesso al credito truccato (vedi Verdini), gli appalti pilotati, servizi da terzo mondo e caro-tariffe. Le microimprese sono lo specchio imprenditoriale della necessità di arrangiarsi in un paese che non ti lascia spazio se non sei inserito in qualche consorteria, altro che Statuto dei lavoratori. Ma che razza di analisi è questa? Le nostre piccole imprese sono sempre in carenza di liquidità, sottocapitalizzate, strozzate da un sistema economico oligarchico e da mancanze di garanzie sia sul piano della sicurezza che della giurisdizione civile. Veramente pensi che, una volta risolti questi problemi, non sarebbero disposte ad ingrandirsi e rientrare nel campo d'azione dello Statuto dei lavoratori?
Sicuramente hai ragione nell'elenco di problemi che vincolano le imprese, e non solo le piccole.
Ma tra questi - ed è un probema non da poco -c'è anche la rigidità di parte del mercato del lavoro e la flessibilità eccessiva dell'altra parte.
Questo tu puo' anche negarlo e non essere d'accordo ma quello che è noto è che cosi' sono convinti i titolari delle imprese, piccole, medie e grandi, cosi' come loro sanno che ci sono tutti gli altri problemi da te menzionati piu' altri che non hai elencato (l'eccesso di burocrazia, l'eccesso di prelievo fiscale e contributivo sugli onesti [tanto che i peggiori salari netti diventano tra i migliori 4 OCSE se vediamo il lordo], la concorrenza sleale del lavoro nero, la carenza di sicurezza al Sud, la carenza di strutture di trasporto e di servizi). Tutti problemi in qualche modo legati con le carenze di liberalizzazione.
Cosa che chiunque dica di essere liberal-xxxx (liberal-democratico, liberal-socialista, liberal-quel-che-vuoi) dovrebbe accettare senza se e senza ma, altimenti perchè etichettarsi libera-xxxxx?
Poi il differente addensamento di numero di aziende fino a 4 dipendenti, fino a 10 e fino a 15, rispetto a quelle per esempio di 20, dimostra che 15 è prorio una soglia a parte, un ulteriore problema. Si aggiunge.
Come dicevo (per chi è in grado di leggere) non ho detto che lo statuto dei lavoratori è la fonte di tutti i mali (rileggere per credere) ma l'ho portato ad esempio di classica soluzione a probemi che ne crea altri di peggiori e via di seguito, a catena.
In ogni caso la difficoltà a licenziare (il fatto che si debba dimostrare di fronte ad un giudice che Giovanni è meglio di Pippo, nell'esempio che ho portato) è comunque una barriera all'ingresso per i migliori. Piero si chiedeva cosa fare di Pippo domani. Sbagliato. Questa è la mentalità che sento definire "super-fissa", dove nulla cambia e ci sono solo giochi a somma zero. Chi vince, chi perde.
Il problema è cosa fare di Giovanni oggi. Ammesso (perchè posto a condizione del problema) che Giovanni sa fare quel lavoro meglio di Pippo (ed il datore di lavoro se ne accorge in un'ora) se il cambiamento avviene subito, il sistema diventa piu' performante, piu' ricco. La ricchezza nazionale aggregata aumenta, per dirla con Smith. Se l'assunzione di Giovanni in cambio di Pippo non avviene o avviene dopo anni di cause giudiziarie, il sistema è piu' povero. Se Giovanni lavora subito, moltiplica quello per i milioni di Giovanni ed il sistema sarà cosi' ricco che avrà le risorse per fare qualche cosa anche per Pippo. Probabilmente i Giovanni non sono infiniti, anzi sono una risorsa scarsa. Una volta assunti tutti, ci si dovrà arrangiare anche con i Pippi oppure assumere alcuni Giovanni che vengono da altre nazioni. Ma alla fine la ricchezza nazionale (quella che puo' essere ridistribuita in parte) permetterà di affrontare il problema dei Pippi disoccuppati.
Preferisco afforntare questo problema che avere un sistema piu' povero in cui i Giovanni emigrano in germania o in usa.
Il caso, con la fuga dei cervelli, è molto concreto. Non teoria.
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)