pierodm ha scritto:Quanto al fatto che in Italia ci sia stato un eccesso di statalismo, è vero solo in parziale apparenza.
Quello che c'è stato - e c'è ancora, in salsa di seconda repubblica - è in realtà un'anarchia corporativa, nella quale lo Stato non ha imposto una propria autorità, una propria visione, o un programma di politica economica, o un progetto di società: chi aveva un potere, qualunque tipo di potere contrattuale, lo ha esercitato nel proprio immediato interesse, e lo Stato ha legiferato per legalizzarlo, accumulando leggi, leggine e regolamenti applicativi spesso incoerenti tra loro.
Ci sono interi settori che per decenni sono rimasti extra legem, o regolati secondo normative risalenti all'inizio del '900, perché non c'era nessuna corporazione unita o sufficientemente potente (o intelligente, perfino) a fare pressioni per porre rimedio alla situazione.
"In apparenza" - dici - solo perché la popolazione non ha pagato fin da subito il costo di questo statalismo reale, arrivato 15 anni fa fino al 54% di spesa pubblica su PIL ... dato molto reale, non di apparenza (ora è il 52%). Non lo ha pagato subito (ma lo paga ora) perché allora si faceva allegramente debito pubblico (quindi le imposte erano piu' basse rispetto al reale costo delle spese dello stato) e si facevano svalutazioni della lira, togliendo potere d'acquisto ai lavoratori senza che se ne rendessero contro (tanto c'era l'illusione dell'indennità di contingenza). Oggi la svalutazione della singola nazione è strada proibita e paghiamo il debito dello statalismo di allora senza nemmeno riuscire disfarcnene oggi (non è un'apparenza e la carota di cui si parla da tempo qui nel forum dovrebbe farcelo capire).
Devo dire che è interessante invece il discorso che fai su "chi aveva un potere, qualunque tipo di potere contrattuale, lo ha esercitato nel proprio immediato interesse, e lo Stato ha legiferato per legalizzarlo, accumulando leggi, leggine e regolamenti applicativi spesso incoerenti tra loro". Mi interessa perché è la dimostrazione pratica che la politica economica di un paese non puo' essere migliore dell'anarchico insieme di iniziative private. In pratica se ci riferiamo alla "mano invisibile" vediamo che anche il politico (chiamato
in teoria ad intervenire perché la mano invisibile privata presenta lacune e distorsioni) non opera meglio del privato e si rivela anarchico come e peggio del privato. Ma assai piu' costoso. Detto in veneto: la toppa peggio del buco.
Riprendo quindi quanto scrivevo rispondendo a chango, rispetto quello che (riassumendo) scriveva Chydenius:
Le leggi distorcono la naturale tendenza degli individui a creare ricchezza mediante specializzazione e scambio.
Per quattro ragioni:
1. La regolamentazione economica è
molteplice e ogni pezzo di legislazione persegue obiettivi diversi e indipedenti. Questa frammentazione crea necessariamente un sistema scriteriato e quindi, molto probabilmente, dannoso.
2. Nessuno statista e nessun regolatore
possiede sufficiente conoscenza per organizzare l'attività economica in modo da massimizzare la 'ricchezza della nazione'.
3. Anche se lo statista e il regolatore possedessero tutta la conoscenza necessaria, i loro incentivi
non sono necessariamente allineati a quelli della collettività.
4. Infine, anche se gli incentivi fossero invece allineati, resta il fatto che anche la più perfetta regolamentazione cambierà sempre meno rapidamente delle circostanze economiche.
Come vedi il primo punto è esattamente quello che hai detto tu: "lo Stato ha legiferato ... accumulando leggi, leggine e regolamenti applicativi spesso incoerenti tra loro". Chydenius, studioso ed economista svedese (nonchè pastore protestante) precursore di adamo smith, aveva capito nella svezia del 1700 quello che si inizia ora a capire in Italia.
Quello che è interessante è che le distorsioni che inquinano la "mano invisibile" del mercato operano tranquillamente anche sul legislatore pubblico (punto terzo dell'elenco) e sull'amministrazione pubblica (molto visibile), tanto che si potrebbe anche dire che se il costo è poi il 50% di tasse, senza avere servizi decenti in cambio, tanto varrebbe tenerci l'originale, e non la copia vampiresca. Infine la politica è sempre piu' lenta dell'economia per cui il suo intervento è sempre tardivo: nel frattempo la realtà è mutata. Giusto anche il riferimento allo statuto dei lavoratori: legge costruita con la massima buona fede e le migliori intenzioni ma applicata, per decisione politica, solo ad una parte dei lavoratori. Col risultato che da noi si è creata una fascia abnorme di aziende sotto la soglia prevista dallo statuto (proporzionalmente maggiore rispetto alla situazione tedesca, inglese e francese) e che questo ha indobolito, frammentandolo, il tessuto produttivo italiano. Inoltre ha ingessato il mercato del lavoro, per la parte relativa al lavoro dipendente per le aziende soggette allo Statuto. Anche qui si vede che il legislatore non ha percezione di tutte le conseguenze del suo operare ed alcune di queste conseguenze si rivelano, troppo tardi, decisamente negative. Caso molto simile con la legge dell'equo canone, altra normativa che ha causato danni al mercato, distruggendo quello immobiliare.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)