trilogy ha scritto:matthelm ha scritto:Io vedo come una novità interessante "VERSO NORD" di Cacciari e altri.
Per il resto Bersani, come si supponeva, ha già finito la spinta propulsiva. Ora aspetta...
io di "verso nord" ho letto quello che hanno riportato i giornali. Hanno messo in agenda temi che condivido, e anche il metodo: "prima l'agenda dei lavori" poi chi la deve eventualmente impersonare, mi sembra quello corretto

per il resto ne so poco.
ciao
trilogy
Verso Nord”, un manifesto programmatico per avvicinare l’Italia all’Europa. Sarà presentato venerdì a Mogliano, un paese emblematico sulla strada che da Venezia conduce a Treviso, da Massimo Cacciari, Franco Miracco, portavoce di Giancarlo Galan, Achille Variati, sindaco di Vicenza, Mario Bertolissi, costituzionalista liberal, anch’esso collaboratore dell’ex governatore veneto e Diego Bottacin, consigliere regionale di stretta osservanza rutelliana. I temi del manifesto sono quelli dello stato leggero, del riequilibrio del welfare a favore dei giovani, di un fisco meno vessatorio nei confronti del lavoro, di più concorrenza e meritocrazia, di Nord da infrastrutturare e Sud da responsabilizzare.
L’insolito profilo bipartisan dell’iniziativa, enfatizzato con una voluta provocatorietà e condito dal richiamo ai precedenti di Giorgio Lago, indimenticato direttore del Gazzettino negli anni ruggenti del federalismo nordestino, ha scatenato una ridda di reazioni. La Lega, nemico neppure tanto velato del “manifesto”, ha prima fatto esplodere dichiarazioni al vetriolo tacciando di “mummie” gli estensori, mentre Flavio Tosi, sindaco di Verona, ha con più perizia analitica evidenziato la mancanza di un aggancio nazionale alle pretese riformiste di “verso Nord”. Nel Pdl ha generato un certo scalpore l’adesione di Fabio Gava, parlamentare trevigiano, mentre hanno innalzato lo scudo della contrarietà estrema anche i sostenitori della prima ora del “soldato Galan” riesumando l’epiteto di “comunisti” per screditare i sostenitori del proprio campo.
Il Pd ufficiale, finora, è stato freddo, giudicando l’iniziativa capace di suscitare sconcerto nell’elettorato e bollandola come “incomprensibile”. A questo giudizio ha fornito una pezza d’appoggio un intervento su una testata veneta di Miracco, platealmente criptico e allusivamente minaccioso, ovviamente condita con l’immancabile critica alla «pochezza della Politica». Alessandro Russello, vivace neodirettore del Corriere del Veneto, non ha mancato di ricordare il furore metaforico con cui il portavoce di Galan ha affibbiato l’epiteto di “barbari” ai leghisti che stavano per acquisire la candidatura al governo della regione, ritenendo quello il momento opportuno per lanciare l’operazione “Verso Nord”. La questione della tempistica è considerata dirimente.
Andrea Causin, intraprendente espressione del Pd regionale, il più votato a Venezia nelle ultime regionali, distingue della proposta l’aspetto programmatico, «condivisibilissimo, rigoroso nel suo spirito riformatore, da tradurre in un’associazione di cultura politica a cui aderirei subito», dal risvolto politico, «basato sull’azzardo, nella scelta dei tempi, che a settembre il bipolarismo non solo al Nord, ma in Italia, imploda. La terza forza ha senso in questa diagnosi implosiva, già tentata anni fa in Veneto da Giorgio Carollo, fuoriuscito da Forza Italia, e più recentemente da Antonio De Poli (Udc), ma non suffragata dai consensi elettorali attesi».
L’operazione, quindi, scommette sulla fine dell’assetto bipolare e lo fa nel Veneto, la regione in cui, secondo i protagonisti di “Verso Nord”, nel centrodestra, l’assetto verso la componente estremista della coalizione è più sbilanciato. Certamente sfruttano l’opportunità che i primi cento giorni di Zaia vedono il governatore leghista delle mille promesse con un certo affanno, la perdita di una quota del suo smalto ipermediatizzato. Ma, corsi e ricorsi storici documentano la presa del sindacalismo territoriale, il ruolo della Lega nel far coincidere territorio e rappresentanza persino rispetto a uno stato controparte, in cui governa, con la capacità di poter beneficiare persino della fine del bipolarismo. Pertanto nell’assise di presentazione più che il detto del manifesto, l’enunciazione dei punti programmatici, nobili intenti riformatori, conterà il non detto di una iniziativa ai limiti della temerarietà, di forzare i contenitori di Pd e Pdl “in una regione sola” scommettendo sull’implosione settembrina del bipolarismo in tutto il paese.
Luca Romano