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Pd, via alla Festa Democratica

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Pd, via alla Festa Democratica

Messaggioda franz il 20/08/2008, 20:30

Previsti 120 incontri durante la manifestazione che inizia il 23 agosto
Numerosi i faccia a faccia tra esponenti di maggioranza e opposizione

Pd, via alla Festa Democratica
Bossi tra gli invitati, Berlusconi no

Assente anche Lombardo. Veltroni: "Dare voce ai talenti sommersi"

ROMA - E' stata presentata oggi la prima edizione della "Festa Democratica", la festa nazionale del Pd che si terrà alla Fortezza da Basso di Firenze dal 23 agosto al 7 settembre. Durante queste due settimane sono previsti incontri e faccia a faccia tra i big del partito ed esponenti della maggioranza, della sinistra e del mondo sindacale (qui il programma). Tra i ministri saranno presenti Bossi e Tremonti, mentre spicca l'assenza del premier Berlusconi, "non invitato" dagli organizzatori. Una festa che arriva in un momento delicato per il partito, scosso al suo interno da polemiche e divisioni.

Gli incontri. Nella 16 giorni democratica, che prende idealmente il posto della Festa Nazionale dell'Unità, ci saranno 120 incontri ed oltre 370 oratori. L'apertura della festa, giorno 23 agosto, sarà dedicata al sindacalista Bruno Trentin, scomparso un anno fa. I dibattiti, che si terranno in una grande sala da 1000 posti dedicata al costituente e sindaco di Firenze Giorgio La Pira, toccheranno i temi più sensibili della scena politica e sociale: dal welfare alla sicurezza, dal lavoro alla cultura, dalla crisi internazionale all'opposizione.

Veltroni. Secondo il segretario del Pd Walter Veltroni, lo scopo della Festa è dare voce all'Italia che vorrebbe emergere: "C'è un'Italia che nessuno osa più raccontare, un'Italia cui abbiamo provato a dar voce in questa festa; l'Italia dei talenti soffocati, quella delle intelligenze costrette a emigrare, quella di chi vorrebbe colorare il futuro e ha davanti solo grigio e mediocrità, quella di chi vorrebbe riconoscere i suoi nuovi vicini ma ha paura e avverte insicurezza".

I leader. I leader del Pd, Marini, Franceschini, D'Alema, Parisi e Rutelli non terranno comizi, ma verranno intervistati sul palco: stessa modalità anche per Veltroni che dovrà rispondere alle domande di Enrico Mentana sabato 6 settembre. La manifestazione si chiuderà domenica con l'intervento di Leonardo Domenici, presidente dell'Anci e sindaco della città che ospita la manifestazione. Alla Festa parteciperanno anche Fassino, Cofferati, Letta e Bersani, tutti impegnati in dibattiti con esponenti del governo.

Gli invitati. Tanti i nomi della maggioranza, della sinistra e del mondo sindacale invitati alla festa, che alimenteranno i tanti faccia a faccia in programma: tra questi il presidente della Camera Fini, i ministri Bossi, Tremonti, Bondi, Maroni e Frattini, il leader di Rifondazione Ferrero, quello dell'Italia dei Valori Di Pietro e i sindacalisti Bonanni, Epifani e Angeletti. Spicca l'assenza del premier Silvio Berlusconi e del segretario del Movimento per le Autonomie Raffaele Lombardo, entrambi "non invitati" dagli organizzatori.

Gli organizzatori. "Per 16 giorni - ha spiegato il responsabile Lino Paganelli - Firenze sarà al centro degli appuntamenti di fine estate. Abbiamo scelto per la Festa un luogo bello e significativo, che ha assegnato al Pd uno tra i risultati migliori in Italia alle ultime elezioni e che sicuramente farà emergere la voglia di partecipazione del popolo democratico".

Paganelli preferisce non alimentare le voci sul clima teso all'interno del partito: "La Festa non è un congresso, è un luogo dove far incontrare cittadini e politica. Ci sono altre scadenze istituzionali e statutarie per decidere su altre questioni".

Musica e cibo. Ispirandosi alla tradizione della Festa dell'Unità, anche alla Festa Democratica saranno allestiti numerosi stand gastronomici: 12 ristoranti, 4 pizzerie e 10 bar. Alla Fortezza ci sarà anche una libreria con oltre centomila volumi, che ospiterà la presentazione di libri. Immancabile l'esibizione di gruppi musicali di vario genere, tra cui spiccano Pooh, Max Pezzali, Elio e le Storie Tese, Tiromancino e Gogol Bordello. Ci saranno anche quattro serate a tema sui cantautori Francesco De Gregori, Giorgio Gaber, Rino Gaetano e Pierangelo Bertoli.

La raccolta firme. Durante la Festa proseguirà l'iniziativa "Salva l'Italia", la raccolta firme contro il governo Berlusconi, in vista della manifestazione del 25 ottobre a Roma.

Il Partito. Anche a pochi giorni dall'avvio della sua festa, nel Pd continuano le lotte interne. Ad alimentarle la decisione di alcuni esponenti di primo piano, tra cui il sindaco di Venezia Cacciari e il governatore della Campania Bassolino, di non appoggiare la campagna "Salva l'Italia" promossa da Veltroni, ma anche la tensione tra leader locali e partito, che negli ultimi giorni ha portato il sindaco di Torino Chiamparino e il governatore della Sardegna Soru ad alzare la voce e, ultimo caso scoppiato al "Loft", l'ulivista Parisi a chiedere un cambio della guardia al vertice.

(20 agosto 2008)
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Prodi spiega i motivi della sua assenza dalla festa

Messaggioda annalu il 22/08/2008, 12:33

Da La Stampa:

21/8/2008 (7:43) - COLLOQUIO
"Non vado alla festa e
non parlo più del Pd"


Il Professore: chi volta pagina non deve tornare indietro
FEDERICO GEREMICCA

ROMA
Nessun giallo: come del resto era ipotizzabile, gliel’avevano chiesto. «Sì, mi avevano invitato. Certo che mi avevano invitato». Ma lui ha detto no, e così - dopo aver già rifiutato la carica di presidente del Pd - Romano Prodi non sarà nemmeno alla prima Festa nazionale del partito che ha tanto voluto.

«Ho voltato pagina», dice interrompendo per un momento le sue vacanze lontano da Roma: «Quando uno esce, esce. Non deve più rompere le scatole». E in questa breve chiacchierata con La Stampa spiega che non interverrà mai più sulle faccende che riguardano il Pd, che non vuol far polemiche e che non c’è il suo zampino dietro i ripetuti attacchi che Arturo Parisi va muovendo all’indirizzo di Walter Veltroni.

Dunque, Presidente, non è che ci aiuterebbe a risolvere questo piccolo giallo?
«Se posso... Dica pure. Di che si tratta?»

E’ stato reso noto l’elenco degli “ospiti illustri” alla prima Festa del suo Pd: il suo nome non c’è.
«No, infatti non c’è».

Beh, non le pare una notizia il fatto che lei non partecipi alla Festa del partito che ha tanto voluto?
«Avendo io detto fin dall’inizio che uscivo dai discorsi della politica italiana, direi che la notizia proprio non c’è, le pare?».

Non ci sarà la notizia ma resta il giallo...
«E quale sarebbe questo giallo?».

Che circolano due versioni intorno alla sua assenza a Firenze. La prima è che non sarebbe stato invitato; la seconda è che l’hanno invitata ma lei ha rifiutato.
«No, no, guardi, nessun giallo. Mi hanno invitato. Certo che mi hanno invitato».

E lei ha declinato...
«Sì, per le ragioni che le dicevo prima».

Ed è vero che era stato invitato anche a tenere delle lezioni alla Summer school?
«Sì, è vero».

Ma lei ha ugualmente rifiutato.
«Precisamente. Per gli stessi, identici motivi. Io sono fuori».

Scusi, e non le pare che ci sia una evidente carica polemica in questo suo atteggiamento?
«Ma neanche un po’!».

E dunque sbaglieremmo ad interpretare così il suo no a tutti gli inviti che Veltroni le rivolge?
«Sbagliereste. Del resto avrà visto che non ho fatto nemmeno un’intervista, una dichiarazione, una polemica, assolutamente niente».

E infatti abbiamo atteso invano un suo sfogo per quel che le è accaduto al governo.
«No, guardi. Quando uno volta pagina, volta pagina. Ne comincia una nuova e sulla vecchia non ci torna più».

Però magari spiega fino in fondo perchè la volta, quella pagina, no?
«No, perchè si presterebbe a chissà quante polemiche, a interpretazioni sbagliate... Semplicemente adesso ho voltato pagina. Chiuso».

E dunque sbaglieremmo anche a interpretare gli attacchi di Arturo Parisi a Veltroni come mossi d’intesa con lei?
«No, guardi, no. Io non c’entro niente. Se lei venisse qui e vedesse i libri che ho sul tavolo! O roba di evasione oppure testi internazionali...».

Scusi, ma questo vuol dire che lei sulle vicende del Pd non interverrà più?
«No».

Mai più?
«No».

Nemmeno in queste polemiche tra i sindaci e i governatori del Pd ed il partito? E’ un tema sul quale ha speso anni di impegno politico; in fondo è lei che si è battuto per introdurre le primarie e garantire autonomia agli eletti...
«Io sono della scuola che quando uno esce, esce. Non deve più rompere le scatole. E’ una delle tante vecchie regole che andrebbero rispettate. E anzi le dico solo che se molti in Italia vi si attenessero, sarebbe meglio. E stavolta non mi riferisco, mi creda, all’interno del Partito democratico».

Fine della chiacchierata. Qualcuno, forse, tirerà un sospiro di sollievo apprendendo che Romano Prodi non prepara j’accuse e non intende più entrare nelle faccende del Pd. Qualcun altro, magari, non ci crederà. C’è poco da aggiungere: solo il tempo dirà se sarà davvero silenzioso e indolore il lungo addio del Professore al partito che ha tanto voluto e dal quale, evidentemente, si è sentito abbandonato e tradito...


Che dire?
Prodi è un vero signore, nel senso più alto del termine.
Ma un PD senza Prodi ai miei occhi appare purtroppo molto diverso dal PD che avevamo sognato di costruire.
E le posizioni che il PD e Veltroni ogni giorno decidono di assumere, mi allontanano sempre di più.

Come reagirà Veltroni alle accuse mossegli da Berlusconi di "giustizialismo"? Per ora, mi pare, con l'usuale silenzio.
Devo dedurne che anche Veltroni pensa che chiedere l'applicazione puntuale della giustizia sia "giustizialismo"?
E che un Berlusconi, l'uomo che ha definito Mangano un eroe, ora si appropri del nome di Falcone per riformare la giustizia in modo quantomeno discutibile ... ma possibile che si lasci solo alla sorella di Falcone il gravoso compito di difendere il nome del fratello?

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La Festa Democratica del partito che non c'è

Messaggioda franz il 23/08/2008, 8:44

Al via la kermesse del Pd: i momenti solo al passato
FEDERICO GEREMICCA
INVIATO A FIRENZE

Immagine

A farla semplice, si potrebbero prendere le ultime parole scolpite da Massimo Cacciari e chiuderla lì: «Il Partito democratico al Nord non c’è, non esiste. E da quanto ho avuto modo di capire, non esiste nemmeno al Sud». E dunque che c’è da festeggiare, qui a Firenze, dove ieri sera ancora martellavano chiodi e pennellavano vernice per la prima kermesse nazionale del Pd che s’apre oggi? Avete visto mai, infatti, una festa per una cosa che non c’è?

Noi mai. E dunque magari è il caso di controllare. E volendo controllare, la prima persona che incontri tra i lavori in corso nella Fortezza da Basso è un omaccione che fino al 5 maggio faceva l’architetto, poi ha chiuso lo studio ed ha cominciato a progettare la festa del Partito che non c’è. Si chiama Osvaldo Miraglia, è un diessino non tanto ex e dice «allora che sono, fantasmi, i 5mila volontari che staranno due settimane qua a vendere birre e libri dalla mattina alla sera?».

Li vediamo montare pannelli e rodare cucine a gas fino all’ultimo minuto utile, come nelle migliori tradizioni di ogni Festa de l’Unità. No, non sono fantasmi. E ancor meno evanescente, nonostante tutto, è quel che non si vede: per esempio, i quattro milioni di euro di volume d’affari che muoverà la kermesse. Non male, onestamente, per una cosa che non c’è.

Per intanto, però, è indubitalmente vero che la prima Festa del Pd sarà ricordata più per quel che non c’è che per quel che ci sarà. Non c’è il presidente del Consiglio in carica, ad esempio: e va bene che ormai è considerato non più avversario ma nemico, e dunque il mancato invito ci può pure stare. Ma non c’è nemmeno l’ex presidente del Consiglio, cioè Romano Prodi: che pure non è un nemico, e si spera non si sia trasformato già in avverasario.

Così come non ci sarà la tradizionale Grande Adunata per il comizio finale del Segretario. Veltroni, modernamente, non ha voluto: e i compagni (ex) in fondo gliene sono grati, perchè era diventata una faticaccia transumare le centinaia di migliaia di militanti senza le quali l’ultimo atto di qualunque kermesse è considerato miseramente un flop. Infine - e piange il cuore - ancora ieri sera non si vedeva uno straccio di logo de l’Unità: eppure, checchè raccontino, questa non è nient’altro che un’altra Festa nazionale de l’Unità.

Se infatti chiedi in giro qual è la differenza tra la prima Festa nazionale del Partito che non c’è e quelle del partito che c’era, ti spiegano - correttamente - che l’enorme sala dibattiti dove sfileranno i big (e primi tra tutti Tremonti e Bossi, al suo esordio alla Festa) è intitolata a Giorgio La Pira che, effettivamente, comunista o diessino non lo è stato mai. E se obietti che, insomma, forse è un po’ poco, provano ad indicarti - con qualche fatica - uno stand gestito interamente da ex della Margherita.

«Che vuole, siamo a Firenze... - ammette il solito Miraglia -. Qui il rapporto tra noi e loro era di tre a uno». Cogliere le differenze, insomma, non sarà facile. La grande fiera, infatti, è quella di sempre: dal braccialetto al trattore. Ed anche i ristoranti sono quelli, leggendari, capaci di sfornare ribollite e pappardelle a ritmi industriali. Ecco, se una novità è visibile, riguarda più l’evoluzione sociale che quella politica: il moltiplicarsi di luoghi e ristoranti di musica e cucina araba e africana. Giusto per tenersi al passo con i flussi migratori...

Difficile insomma dire se la prima Festa democratica di Firenze aiuterà il Partito che non c’è a mostrare un primo tratto del suo profilo. Improbabile, ma del resto non è compito di cui può caricarsi una semplice kermesse: è altrove, ovviamente, che vanno trovate risposte e cure per un partito dall’identità ancora incerta e preda - perfino - di liti in tribunale (imparasse dal centrodestra, che a notai e carte da bollo ricorre magari prima e non dopo le fondazioni...).

Però, certo, da qualche parte bisogna cominciare. Veltroni con Mentana, D’alema con Floris e Rutelli con Di Bella, proveranno a indicare l’orizzonte cui pensano per il Pd: e non è detto che sia precisamente lo stesso. I ministri ombra si confronteranno con i ministri in carica per proporre ricette alternative alla crisi del Paese. E a Rosy Bindi, faccia a faccia con Tonino Di Pietro, toccherà il compito (non proprio grato) di convincere i militanti che è possibile opporsi a Berlusconi senza chiamarlo un giorno magnaccia e l’altro delinquente.

Ma onestamente non appare un lavoro facile: e certo - qui a Firenze - al di là dell’onore di tenere a battesimo la prima Festa dopo la fusione, avrebbero preferito una kermesse appena appena più in discesa. Lo avrebbero preferito tutti. E prima di tutti - dicono - il neo segretario regionale del Pd, pure specialista in cose che non ci sono o che non ci sono più. Laureato alla Sorbona, Andrea Manciulli diede la tesi su "La cucina delle corti cardinalizie". Chissà se s’aspettava di finire a servire pappardelle e ribollite...
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Re: Prodi spiega i motivi della sua assenza dalla festa

Messaggioda franz il 24/08/2008, 9:29

annalu ha scritto:"Non vado alla festa e
non parlo più del Pd"


Il Professore: chi volta pagina non deve tornare indietro


Riccione, 22:53
PRODI: ORA STO MEGLIO, MA SAREI ANCHE RIMASTO VOLENTIERI

"Ora sto meglio, ma sarei anche rimasto volentieri". L'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, a Riccione in un reading a Villa Mussolini davanti a un piccolo ma affezionato pubblico di sostenitori venuti alla presentazione del suo ultimo libro 'La mia visione dei fatti: cinque anni di Governo in Europa', confessa le proprie emozioni e il proprio stato d'animo in un incontro pubblico con il dj Linus. Accolto con un applauso, alla constatazione "la trovo veramente bene" e alla domanda "come va?" Prodi ha risposto "benissimo". Poi ha aggiunto: "Quando e' stata l'ora di venire via mi e' dispiaciuto molto, ma e' una parentesi chiusa e non voglio essere strumento ne' di divisione ne' di tensione". Qualcuno, tra la folla, ha gridato: "E' dispiaciuto anche a noi". Prodi ha poi raccontato i suoi tredici anni in politica e la sua decisione di scendere in campo, il 2 febbraio 1995 ("e' stata una decisione improvvisa, di solito in politica ci si entra adagio adagio"), finita il 7 maggio di quest'anno, con la lunga parentesi in Europa (cinque anni e tre mesi, con la partecipazione a dieci G8). Ma come sono stati questi tredici anni, e' stato chiesto ancora a Prodi. "Ci stavo bene - ha risposto, - vuol dire che sono stati belli".
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