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Sindaci & burocrati è guerra nel Pd

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Sindaci & burocrati è guerra nel Pd

Messaggioda franz il 20/08/2008, 20:28

Sindaci & burocrati
è guerra nel Pd

Dal Piemonte alla Campania, gli eletti sotto assedio

CARLO BERTINI
ROMA
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Al piano nobile di largo del Nazareno, in pieno centro di una Roma battuta solo da grupponi di turisti, fervono i preparativi della prima festa del Pd che comincia sabato a Firenze, (e che domenica ospiterà un duetto tra Bossi e Chiamparino) ma dall’aria che tira nel partito in giro per l’Italia ad un anno dalla sua nascita, non sembra che ci sia molto da festeggiare.

Dal caso Torino allo shock dell’Abruzzo (dove si voterà a novembre e non si vede certo una corsa a candidarsi per la poltrona di governatore lasciata libera da Del Turco), dallo scontro sulle correnti alla polemica sul congresso, dal rebus alleanze fino allo strappo con Di Pietro e i girotondi, i primi mesi dopo la sconfitta non portano certo in dote un clima di entusiasmo.

E in molte realtà locali in vista delle amministrative del 2009 va in onda da mesi uno scontro ben poco sotterraneo che porta alla luce un conflitto spesso aspro tra apparati locali e sindaci o governatori eletti dal popolo. «In un partito che ha scelto le primarie come metodo per le candidature è fisiologico», si difendono gli uomini di Veltroni. Ma la confusione da nord a sud regna sovrana e anche ieri gli strascichi delle polemiche sul caso Chiamparino non sono mancati.
«Se ho una colpa da farmi perdonare - ha attaccato il sindaco - è che ho tardato a dire che i partiti devono stare al loro posto». Ma la realtà è che il partito al suo posto non ci vuole stare e la corsa alle poltrone è già cominciata. «Il Pd non è ancora costruito e questo crea tensioni - dice Mercedes Bresso - e ancora non c’è stato nemmeno un congresso. Quando si perdono le elezioni a qualunque livello si vivono momenti difficili, problemi che si risolveranno».

Sarà, ma intanto la corona di spine si allarga giorno dopo giorno e neanche è cominciata la fase del tesseramento che da settembre a fine anno impegnerà sul campo i vari potentati locali alle prese con un regolamento fatto apposta per evitare trucchetti: niente pacchetti di tessere casa per casa, ma solo iscrizioni nei circoli o nei gazebo, di persona e nei quartieri di residenza.

Intanto, dando uno sguardo alle querelle sparse in varie aree del paese, per i dirigenti nazionali del Pd non c’è da stare allegri. In Sardegna il segretario regionale Cabras si è dimesso a luglio perché non è riuscito a trovare un candidato alternativo a Soru per il 2009 e il dualismo tra i due è così forte che durante la campagna elettorale Veltroni faticava a far salire sullo stesso palco entrambi.

A Firenze Leonardo Domenici lascerà dopo il suo secondo mandato e già si profila uno scontro tra due candidature, l’assessore alla sicurezza, Cioni (che chiede le primarie ma non si è ancora scoperto) e una collega di giunta, l’assessore alla scuola, Lastri; con il presidente della provincia, il rutelliano Matteo Renzi che secondo alcune voci starebbe facendo un pensierino su Palazzo Vecchio, così come un altro ex Dl, Lapo Pistelli.

A Bologna, Cofferati affronterà le primarie e se la giocherà (per così dire) con un ex Margherita, il presidente del municipio Santo Stefano, Andrea Forlani. A Napoli bisognerà vedere come finirà la partita di Antonio Bassolino che ha annunciato di volersi dimettere l’anno prossimo da governatore della Campania; finora al primo voto interno per la segreteria provinciale del Pd, il veltroniano Luigi Nicolais ha battuto il bassoliniano Andrea Cozzolino.

A Genova il partito è diviso tra la veltroniana Marta Vincenzi e il dalemiano Burlando che chiede le primarie per decidere il candidato Pd alla Regione nel 2010; mentre la base, scossa dallo scandalo dell’autorità portuale, non ha ancora digerito la storica sconfitta alle politiche con il centrodestra che ha preso più voti in Liguria del centrosinistra.

Insomma, in questo quadro non esaltante si apre sabato la festa a Firenze e anche ieri non sono mancati gli attacchi al segretario: Cacciari, intervistato da Il Mattino, chiede un congresso per mozioni che elegga un gruppo dirigente «non fittizio ma reale» e Parisi ci mette il carico, commentando le ultime uscite del leader: «Veltroni così porterà gli elettori alla depressione. Il tempo del “ma anche” è scaduto. Ogni giorno che passa cresce il bisogno di quella ripartenza annunciata e da troppo tempo rinviata. Ci vuole un dibattito vero sulla sconfitta politica a partire da una risposta riconoscibile di Veltroni alle principali questioni in campo».
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Soru: “Governo io non i funzionari del partito”

Messaggioda franz il 25/08/2008, 8:14

dal sito di Soru: http://www.renatosoru.it/j/x/69?s=4112&v=2&c=308&t=1

“Governo io non i funzionari del partito”

20 agosto 2008
LA STAMPA
Intervista a Renato Soru, di Riccardo Barenghi
"Non mi interessa se scontento gli apparati Un errore cancellare il popolo delle primarie”


E’ un personaggio che non parla spesso, Renato Soru, come peraltro molti sardi. Però stavolta accetta di dire la sua sulla polemica di mezza estate che sta dividendo il Partito democratico di Veltroni. Una spaccatura che vede da una parte gli eletti dal popolo, i sindaci, i governatori, i presidenti delle province, e dall’altra gli uomini di partito, i funzionari, i dirigenti locali, i capi corrente.

Lei che governa la Sardegna ormai da quattro anni, come giudica questa situazione?
«Intanto bisogna premettere che il Partito democratico è nato da poco e si è trovato troppo presto a dover combattere una battaglia difficilissima, cioè le elezioni, scontando anche la crisi del suo governo. Una sconfitta molto pesante che non poteva non avere ripercussioni interne».

Le ripercussioni appunto: Chiamparino messo sotto schiaffo dal suo partito, Veltroni che lo difende, lei che viene accusato di leaderismo...
«Poi ci arriviamo al cosiddetto leaderismo, prima però mi lasci dire che trovo profondamente sbagliato aver cancellato nello spazio di un mattino quello che era stato fatto, soprattutto dal segretario, in campagna elettorale».

Cancellato che cosa?
«Tutte quelle energie che avevamo messo in campo, giovani, professionisti, società civile. Il popolo delle primarie insomma. Lo abbiamo chiamato, è venuto, ha partecipato, ci ha creduto e dal giorno dopo l’abbiamo messo alla porta. Giocando sul fatto che si trattava di persone poco esperte della politica politicante... Ma così bruciamo la nostra risorsa fondamentale e ci facciamo male da soli».

Cancellato quel popolo, vi trovate nel dualismo tra gli eletti (dal popolo) e il ceto politico?
«Io dico che il partito deve formare, selezionare le idee e la classe dirigente, decidere chi candida alle elezioni e fare tutto quanto può per farlo eleggere. Poi però deve fare un passo indietro, non impicciarsi della gestione della cosa pubblica. Io non intendo mediare con i partiti - neanche col mio – le nomine dei direttori delle Asl o dell’Ente che distribuisce l’acqua in Sardegna. Deve decidere la giunta che è stata eletta dai cittadini, e deve decidere seguendo criteri di capacità, efficienza, competenza. Certo non quelli dell’appartenenza a un partito o addirittura a una corrente. Se questo lo vogliono chiamare leaderismo, facciano pure...».

Però senza un partito dietro, lei, Chiamparino, Cacciari e tutti gli altri amministratori non sareste lì dove siete.
«Questo lo so benissimo. Figuriamoci se io non riconosco l’importanza dei partiti. Ma quello che non trovo giusto è che essi debordino dalle loro funzioni. Quando lo fanno - e lo fanno o tentano di farlo sempre - mi torna in mente la questione morale di Enrico Berlinguer ».

Addirittura. Ma il leader del Pci alludeva alle tangenti, alla corruzione, a Craxi e alla Dc...
«Certo, ma io mi chiedo se sia più grave rubacchiare qualche soldo oppure nominare un direttore sanitario di un ospedale solo perché appartiene alla corrente di tizio o caio».

E qual è più grave?
«La seconda perché ne va della salute delle persone. E qui non si scherza».

Quindi lei decide senza ascoltare nessuno?
«Io ascolto tutti ma poi decido quello che mi sembra più giusto per i cittadini che mi hanno eletto. E se scontento apparati, funzionari e via dicendo, non mi interessa».

E ne ha scontentati parecchi?
«All’anima, e non solo nei partiti ma anche nei sindacati. Ho cancellato mille posti di sottopotere, un milione di euro l’anno che ricevevano Cisl e Uil come contributo regionale, ho drasticamente ridotto la formazione professionale che ci costava 300 milioni di euro l’anno e che veniva gestita dalla Cisl...E’ ovvio che con questa politica non mi sono fatto molti amici, pensi che nel mio partito gira anche questa infelice battuta: “Meglio perdere che rivincere con Soru”».

Lei invece ha intenzione di ricandidarsi l’anno prossimo?
«L’ho detto e lo ripeto. Voglio finire il lavoro cominciato, che penso sia un buon lavoro. E nell’ultimo, recente incontro che abbiamo avuto, Veltroni mi ha assicurato il suo sostegno».

Lei ha comprato «l’Unità», come mai ha scelto proprio Concita De Gregorio per dirigerla?
«E’ una bravissima giornalista, capace di raccontare le vicende del Paese e di trattare la politica con un’attenzione più ai problemi della gente che non al teatrino di Palazzo».

E quando avverrà il cambio di direzione?
«Questione di giorni, a fine mese ».

E con Antonio Padellaro come vi lasciate?
«Penso che non ci lasceremo, spero che lui resti come editorialista. Io sono molto grato a lui e a Furio Colombo per aver riaperto l’Unità e per tutto quello che hanno fatto in questi anni. E’ un giornale a cui sono legato dalla mia storia politica e personale: fu fondato da Antonio Gramsci, che era sardo come me».
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Re: Sindaci & burocrati è guerra nel Pd

Messaggioda ranvit il 27/08/2008, 18:45

Sono con Soru e Chiamparino e Cofferati e De Luca (sindaco di Salerno)....

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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