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Premiare il merito senza guardare al reddito

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Premiare il merito senza guardare al reddito

Messaggioda franz il 11/07/2010, 15:47

Università, svolta in Germania. L'opposizione protesta
Soldi agli studenti più bravi
anche se hanno redditi alti

Dal prossimo autunno avranno diritto a uno stipendio di 300 euro mensili, assegnato sulla base dei voti e indipendentemente dal reddito dei genitori

Dal nostro inviato Maria Serena Natale

BERLINO — Per la coalizione della Merkel colma un colpevole ritardo, per l'opposizione è l'inizio di una «lotta di classe alla rovescia». La legge approvata dal governo federale tedesco nell'ultima riunione prima della pausa estiva stabilisce che dal prossimo autunno gli studenti universitari più meritevoli avranno diritto a uno stipendio di 300 euro mensili, assegnato sulla base dei voti e indipendentemente dal reddito dei genitori. Nessuna distinzione tra studenti benestanti, che godono di un oggettivo vantaggio iniziale, e membri dei ceti più deboli: per i critici è l'ennesima deriva liberista di una litigiosa alleanza nella quale la cancelliera concede sempre più spazio alle pretese dell'Fdp di Guido Westerwelle. Il nuovo programma potrà coinvolgere fino a 160 mila studenti, pari, secondo le stime, a circa l'8 per cento della popolazione universitaria, e a pieno regime costerà allo Stato 300 milioni di euro l'anno.

Ideatrice e promotrice, la 55enne ministra per l'Istruzione e la Ricerca Annette Schavan,membro dell'Unione cristiano-democratica guidata da Angela Merkel. I costi saranno coperti per metà dal governo federale senza ricadute sui Länder (diversamente da quanto previsto in origine) e per metà dalle singole università, che potranno contare su un 35 per cento di finanziamenti privati. Al termine del percorso di studi non sarà richiesto alcun rimborso, come invece accade per l'altro programma di sostegno del quale si è discusso venerdì, il «Bafög», la legge federale (già in vigore) per la promozione dell'istruzione: si tratta, in sostanza, di un incentivo destinato a tutti gli studenti, senza distinzione in base a merito o condizioni economiche, che il pacchetto originario presentato dalla Schavan proponeva di rafforzare. La decisione è stata rinviata alla seduta di settembre, quando la coalizione giallo-nera non disporrà più della maggioranza in Consiglio a causa della sconfitta subita lo scorso maggio alle elezioni in Nord-Reno Westfalia (nei prossimi giorni dovrebbe essere ufficializzato nel Land un governo di minoranza rosso-verde).

Gli osservatori diffidano della separazione del piano stipendi dalla legge federale, espressione di quel principio solidaristico che costituisce uno dei pilastri della Germania unita (i Länder occidentali continuano a finanziare lo sviluppo dei fratelli orientali sopravvissuti alla Ddr). La stessa Cdu è un partito a forte vocazione sociale. Partito socialdemocratico, verdi e Linke denunciano il provvedimento come «socialmente squilibrato». La Spd accusa la coalizione di «clientelismo», «spreco di denaro pubblico e politica redistributiva dal basso verso l'alto», nelle parole della numero due del gruppo parlamentare socialdemocratico Dagmar Ziegler. La Süddeutsche Zeitung, quotidiano di sinistra, accoglie positivamente lo spirito della legge che punta a «sviluppare una cultura del merito e preparare lo studente al mondo del lavoro» ma esprime preoccupazione per il cambio di sensibilità che potrebbe nascondersi dietro il mancato innalzamento del Bafög: «Che il nuovo programma non segni l'inizio della fine della legge federale per la promozione dell'istruzione». Più dura la liberale Frankfurter Rundschau: «I giallo-neri approvano gli aiuti per pochi e rinviano il sostegno per tanti». Di nuova lotta di classe parla Cem Özdemir, leader dei verdi di origini turche. Le disparità nell'istruzione sono uno dei principali problemi nella Germania multiculturale di Özil e Klose. In settimana un rapporto governativo sull'integrazione ha denunciato che il 13 per cento dei figli di immigrati lascia la scuola senza raggiungere il diploma, il dato peggiore degli ultimi anni.

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11 luglio 2010 www.corriere.it
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Re: Premiare il merito senza guardare al reddito

Messaggioda franz il 11/07/2010, 15:50

Manager, professori e opinionisti in gran parte favorevoli a superare l'egualitarismo
«Puntare soltanto sul talento:
si deve provare anche in Italia»

Ma Cacciari: chi ha i mezzi contribuisca di più

ROMA — «Mi pare un principio semplice e chiaro. Si premiano i migliori indipendentemente dal reddito. E sostenere i migliori è un metodo che fa avanzare sia l'economia di un Paese che le singole persone». Roger Abravanel, per oltre trent'anni in McKinsey come consulente di aziende italiane e multinazionali, autore nel 2009 di «Meritocrazia» (Garzanti), promuove a pieni voti la decisione adottata dal governo federale tedesco: assicurare a 160.000 studenti universitari meritevoli un sussidio di 3.600 euro annui indipendentemente dal reddito dei genitori. Al centro dell'interesse non c'è più un gruppo sociale (chi ha un basso reddito) ma il singolo individuo col suo valore, sganciato dal proprio contesto economico di origine. Figlio di un petroliere o di un operaio, fa lo stesso. Sinistre e verdi protestano, molti commentatori dei quotidiani contestano. Ma la proposta della ministra dell'Istruzione Annette Schavan (Cdu) è ormai varata. Commenta Abravanel: «Negli Usa da cento anni si assegnano borse di studio ai più meritevoli indipendentemente dal reddito. Obama ha superato il suo test e grazie a quei soldi si è laureato ad Harvard».

E il caso italiano? «Ho proposto al ministro Gelmini l'istituzione di un Fondo del merito gestito dallo Stato e assegnabile in base a un test nazionale standard. Oggi troppe scuole superiori al Sud alla maturità assegnano cento e lode. Al Nord sono invece poche. E conoscendo i tassi di evasione delle tasse, con le borse di studio si rischia di premiare ragazzi poco meritevoli e per di più figli di ricchi. Con un test unico standard il problema si risolve. Mi auguro che al fondo partecipi Confindustria, ne ho parlato con Emma Marcegaglia». Il problema italiano è da anni lo stesso: una società statica, dove l'ascensore sociale è bloccato. I figli dei professionisti saranno professionisti, i figli degli impiegati non cambieranno status. Se ne è occupato il Corriere della Sera il 4 luglio dedicando all'argomento due pagine della Cultura («Perché il merito da noi non vince»).

Spiega Massimo Egidi, rettore della Luiss Guido Carli: «Questo principio tedesco rinvia a quello napoleonico per l'accesso alle Scuole Normali. Allora si favoriva l'accesso dei ceti più poveri. Ora il principio diventa neutrale. Se io dovessi scegliere oggi, con una ricchezza ragionevolmente distribuita nella popolazione, tra il principio di equità e quello di selezione basato sulla qualità e il merito, opterei certamente per il secondo per rintracciare le migliori intelligenze e non farle fuggire in un altro Paese, addirittura in un altro Continente». Il mondo dell'imprenditoria guarda con interesse. Dice Claudio Gentili, direttore dell'area educational di Confindustria: «La prima reazione che ho è: benissimo! Lo dico dall'Italia, dove c'è la più bassa percentuale di borse di studio. La media Ocse è lo 0.25% del Pil, in Italia siamo allo 0.12%. Da noi assegniamo 100.000 borse, la Francia ne garantisce 400.000». Detto questo? «In assoluto il principio di premiare i migliori è ottimo. Da noi si sostiene chi ha meno, ma col rischio di non poter verificare l'effettiva condizione sociale. Poi c'è un discorso sulla qualità dell'università.

Sempre in Germania si è deciso di sostenere al massimo le dieci più grandi e migliori università. Da noi regna l'uniformità. La differenza è tra un Paese che resta seduto e uno Paese che vuol competere». Il rettore dell'università Statale di Milano Enrico Decleva (che presiede la Crui, la conferenza nazionale dei rettori) propone un dato: «Da noi una parte consistente di chi arriva con un assegno vincolato al reddito tende a perderlo al secondo anno, quando si chiedono i risultati. Qualcosa non ha funzionato: pochi soldi e per di più buttati. Stiamo lavorando con la Regione Lombardia per alzare i parametri di merito per ottenere quei sostegni. La nozione del diritto allo studio va rivista. Un tempo si avvertiva l'occasione rappresentata dall'istruzione come ascensore sociale. Oggi non più».

Anche un intellettuale cattolico come il sociologo Giuseppe De Rita ammette: «Se l'istruzione oggi è un investimento, va fatto ovunque e comunque senza regole vincolanti. Nel secolo scorso si andava avanti seguendo l'egualitarismo e la redistribuzione, oggi si punta sul talento e sul merito. E occorre investirci, senza remore e senza contropartite». Naturalmente non tutti sono d'accordo, anzi.

Il filosofo Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, fondatore nel 2002 (ed ex preside) della facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele a Cesano Maderno insorge: «Una stupidaggine totale. Evidentemente alla Germania di oggi avanzano molti soldi...» Ma perché, professore? «Perché se io avessi un figlio da avviare all'università, sarebbe assurdo che non potesse contare sul mio aiuto per pagarsi 2.000-3.000 euro l'anno. So bene che in Italia è difficile, per via dell'evasione fiscale, controllare la reale condizione economica di un capofamiglia. Ma chi ha più mezzi, in una società organizzata, è chiamato a contribuire di più....» Conclude Giovanni Floris, non da conduttore tv ma in quanto autore di «Mal di merito», Rizzoli 2007: «Mi pare ci sia un fraintendimento, in questo metodo. Il sostegno sembra una medaglia d'oro. Che di solito si assegna al traguardo. Invece il sostegno al reddito mette nelle condizioni tutti di partecipare sulla stessa linea del "via". In un Paese di caste chiuse come l'Italia, l'aiuto ai meno ricchi serve come grimaldello per rompere le tante, troppe porte chiuse...»

Paolo Conti
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Re: Premiare il merito senza guardare al reddito

Messaggioda pianogrande il 12/07/2010, 1:11

Con la allucinante evasione fiscale che c'è in Italia, un metodo simile sarebbe il benvenuto.
Ai tempi del "presalario" si sapeva benissimo che lo avrebbe ottenuto il figlio del salumiere che andava in giro in macchina.
Gli evasori non pagano le tasse e, da bravi poveri, hanno tutte le precedenze e gli sconti e gli aiuti possibili.
Ogni tanto bisogna ricordarselo che chi non paga le tasse ci frega non una ma due volte.
Quando, da lavoratore dipendente, ho cercato di informarmi per mandare il figlio all'asilo nido, ho capito subito che era una roba riservata a commercianti e professionisti.
A prescindere da ogni ideologia egualitaria, in Italia sì che sarebbe una vera lotta di classe.
Una lotta tra la classe dei ricchi-poveri e dei poveri-ricchi.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: Premiare il merito senza guardare al reddito

Messaggioda franz il 12/07/2010, 9:09

franz ha scritto:Il filosofo Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, fondatore nel 2002 (ed ex preside) della facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele a Cesano Maderno insorge: «Una stupidaggine totale. Evidentemente alla Germania di oggi avanzano molti soldi...» Ma perché, professore? «Perché se io avessi un figlio da avviare all'università, sarebbe assurdo che non potesse contare sul mio aiuto per pagarsi 2.000-3.000 euro l'anno. So bene che in Italia è difficile, per via dell'evasione fiscale, controllare la reale condizione economica di un capofamiglia. Ma chi ha più mezzi, in una società organizzata, è chiamato a contribuire di più....»

Bene, il nostro amico pianogrande si dimostra piu' saggio del filosofo Cacciari.
Si, in effetti in germania imposte e contributi sono abbastanza elevati ma l'evasione è la metà della nostra.
Quindi è vero che rispetto a noi in germania avanzano piu' soldi. Soprattutto per le cose serie come l'educazione.
Poi credo che il genitore con piu' soldi non mancherà di aiutare suo figlio anche se non è tra i migliori (e quindi non riceve i 300 euro al mese). Rimangono poi in vigore gli aiuti, indipedenti dal merito, per chi ha bisogno economicamente e non ha genitori benestanti. Per uno studente universitario fuori sede questo significa solitamente vitto e alloggio, rette scolastiche e materiale didattico.

Franz
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Re: Premiare il merito senza guardare al reddito

Messaggioda ranvit il 12/07/2010, 10:24

pianogrande ha scritto:Con la allucinante evasione fiscale che c'è in Italia, un metodo simile sarebbe il benvenuto.
Ai tempi del "presalario" si sapeva benissimo che lo avrebbe ottenuto il figlio del salumiere che andava in giro in macchina.
Gli evasori non pagano le tasse e, da bravi poveri, hanno tutte le precedenze e gli sconti e gli aiuti possibili.
Ogni tanto bisogna ricordarselo che chi non paga le tasse ci frega non una ma due volte.
Quando, da lavoratore dipendente, ho cercato di informarmi per mandare il figlio all'asilo nido, ho capito subito che era una roba riservata a commercianti e professionisti.
A prescindere da ogni ideologia egualitaria, in Italia sì che sarebbe una vera lotta di classe.
Una lotta tra la classe dei ricchi-poveri e dei poveri-ricchi.



Ecco una cosa che i "nostri campioni" dovrebbero risolvere....unitamente ad un forte abbassamento degli stipendi e delle prebende per i politici!

Altro che filosofeggiare sugli italiani coglioni che votano per Berlusconi!
E a chi cavolo dovrebbero votare? A chi li piglia per il culo parlando di difesa dei deboli, solidarietà etc etc?

.....certo, poi si renderanno conto, come i fatti di questi giorni dimostrano, che anche Berlusconi, oltre che farsi i cazzi suoi, non riesce a frenare quest'accozzaglia di "mariuoli" che sono la gran parte dei politici e finiranno per disperazione per votare ancora per il centrosinistra....


Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Premiare il merito senza guardare al reddito

Messaggioda annalu il 12/07/2010, 13:39

franz ha scritto:Bene, il nostro amico pianogrande si dimostra piu' saggio del filosofo Cacciari.
E' un commento ironico?
Io sono in disaccordo con Cacciari su moltissimi argomenti, ed anche su questo. E' un indice di presunzione, oppure semplicemente ragiono con la mia testa, poco o tanto che valga?
E poi, chi è più saggio: Cacciari o la Mekel? Ai posteri l'ardua sentenza ...
Comunque che io sappia in tutti i paesi civili (intendo per civili i paesi che considerano l'istruzione un investimento e non un costo) ci sono forme di pagamento per gli studenti più meritevoli (indipendentemente dal reddito della famiglia), magari offrendo ai migliori la possibilità di svolgere lavori retribuiti pertinenti ai loro studi. Perché riuscire a guadagnare grazie alle proprie capacità ed al proprio impegno rappresenta un forte incentivo per i giovani, ed è altra cosa dall'aiuto allo studio dei figli di famiglie meno abbienti.
A Cacciari questo non è chiaro, alla Merkel sì, ed io concordo con lei.

Infine, devo dire (con un certo stupore) che mi trovo ultimamente a concordare spesso con ranvit, almeno in parte.
In questa occasione concordo sullo scarso appeal dei politici di centrosinistra, ma penso che Berlusconi non è che non riesca a frenare quest'accozzaglia di "mariuoli" al potere: non li può e non li vuole frenare, perché di "mariuoli" ha bisogno per poter fare, mariuolescamente, i propri interessi.

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Re: Premiare il merito senza guardare al reddito

Messaggioda franz il 12/07/2010, 16:30

annalu ha scritto:
franz ha scritto:Bene, il nostro amico pianogrande si dimostra piu' saggio del filosofo Cacciari.
E' un commento ironico?
Io sono in disaccordo con Cacciari su moltissimi argomenti, ed anche su questo. E' un indice di presunzione, oppure semplicemente ragiono con la mia testa, poco o tanto che valga?
...
A Cacciari questo non è chiaro, alla Merkel sì, ed io concordo con lei.

Si. era ironico ma non nei confronti di piano.
Io invece di solito concordo con Cacciari ma non in questo caso.
Concordo spesso con ranvit (senza stupirmi) e concordo anche con te (anche qui senza particolare stupore) quando dici che "Berlusconi .... non li può e non li vuole frenare, perché di "mariuoli" ha bisogno per poter fare, mariuolescamente, i propri interessi". Ora la domanda finale è: noi che possiamo fare per convincere gli italiani di avere idee come quelle della merkel e capacità di portarle a termine?

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