franz ha scritto: E io questa proposta pero' non la capisco .... Spiegami perché!
Vista la tua richiesta, cerco di chiarire meglio quel che penso.
Però, prima, chiarisco di non pensare che ciò che penso io sia il meglio. So bene di poter sbagliare, quindi nessuna presunzione.
Così come chiarisco che non intendevo mica chiudere l'Italia all'Europa, né negare l'utilità di una deframmentazione. Volevo proporre di ottenere risultati migliori, non spesa minore.
Gli accordi di Bologna di dieci anni fa tra i ministri dell'istruzione avevano tra gli obiettivi quelli del riconoscimento degli studi all'estero e l'equiparazione dei titoli, vista la crescente mobilità. E fin qua nulla questio; anzi ritengo necessaria una equiparazione (per estensione di quanto ho scritto prima al punto 3)
Solo che c'è qualcosa che non va nell'applicazione, se quegli accordi vengono contestati da più parti (Grecia, Spagna, Francia), soprattutto in relazione all'autonomia.
Inoltre differenze permangono, nonostante gli intenti.
Differenze nominalistiche possono non avere importanza (La laurea di primo livello italiana in molti stati europei è definita "diploma", mentre qua s'intende il titolo finale della scuola media superiore. I corsi di studio universitari di II livello vengono denominati Master e qua Lauree Specialistiche o magistrali. Il titolo di Dottore altrove si dà a chi ha conseguito il Master e qua anche al laureato in tre anni) anche se almeno questo si potrebbe uniformare.
Però vi sono differenze meno formali.
In Francia, per esempio, sono previsti tre o quattro anni per le superiori (anche se c'è un anno in più alle medie). Oggi, per durata, la Licence corrisponde alla nostra laurea LL di primo livello (tre anni) e il Master alla laurea specialistica LS (2 anni).
Ma è più facile entrare nel mondo del lavoro in Francia con la Licence o in Inghilterra con il Bachelor che in Italia con la LL. In Italia, per esempio, non si può insegnare con la LL.
Così come resta elavata la differenza nell'età media dei laureati tra i diversi stati in Europa.
E' vero che in Italia si è avuta una eccessiva frammentazione dei corsi di laurea, che spesso servivano solo per dare qualche cattedra, visto che si istituivano corsi con zero iscritti addirittura (e per una volta ha fatto bene la Moratti a sopprimerli). E quindi è utile una riduzione; anche perché l'attribuzione di titoli e relative denominazioni è stata poco chiara da interpretare nell'equiparazione con analoghi titoli in Europa.
Ma non è ammissibile, penso, che in Italia un laureato LL (per di più con 110 e lode) presso una università, per proseguire nello stesso corso di laurea con la LS presso un'altra università sempre italiana debba sostenere altri esami.
Molti albi professionali hanno due sezioni per i laureati con LL e quelli con LS; è giusto, perché una differenza c'è; ma quale nell'esercizio dell'attività non è tanto chiaro. Certo uno con la laurea LL ha più possibilità di lavoro di un diplomato, ma comunque sembra un 'percursus interruptus'.
Oltre alle forme ed agli effetti, è la sostanza che conta, i contenuti.
Uno riguarda lo spezzettamento di un corso in più corsi. Una laurea, col vecchio sistema, si conseguiva con 24/28 esami in 5 anni; oggi si arriva a 35 nei tre anni. Questo perché molti corsi di durata annuale sono stati divisi in corsi di durata trimenstrale o semestrale. Il totale sarà pure lo stesso, ma l'effetto è che quello che uno studente di prima doveva imparare bene per ricordare fino a fine corso (dopo un anno); ora impara a pezzetti, e quando arriva all'ultimo pezzetto ha dimenticato la parte iniziale. Rimane cioè, complessivamente, una preparazione più evanescente nel tempo.
Altro aspetto è l'approfondimento nello studio delle materie. Per alcune materie è importante, perché un determinato approfondimento, se è propedeutico al corso triennale, che si potrebbe esaurire con la laurea di primo livello, può essere sufficiente, ma non per il livello superiore della laurea specialistica.
Un parametro di valutazione della 'polpa' della cultura italiana può essere la classifica mondiale delle MBA, per esempio. L'Italia è presente una sola vota con la Bocconi al 48° posto; la Francia 3 volte con una presenza al 6° posto; la Spagna 4 volte con una all'8° posto.
In buona sostanza una riforma dovrebbe operare meglio sui contenuti. Se si limita ai tagli ...
cardif