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Torniamo a noi

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Torniamo a noi

Messaggioda pierodm il 17/08/2008, 19:11

Torniamo a noi - cioè a mettiamo da parte la glorificazione di Famiglia Cristiana, che semplicemente sottolinea un'evidenza, e parliamo in prima persona secondo i criteri che ci appartengono.
Tra l'altro, anche la discussione sull'editoriale di FC, come ogni altro discorso, si ammoscia immediatamente su velenosi personalismi, secondo un costume ormai dilagante sulla stampa e sulla scena politica italiane: chi è chi ha scritto che cosa, quali erano le sue abitudini giovanili, quanti soldi ha preso dalla pubblicità della coca-cola, quanto spende per mantenersi una colf filippina, etc.

Noi, nel forum, facciamo un figurone, limitandoci a spaccare il capello in quattro su problemi filologici, che saranno pure un po' strampalati ma una certa dignità ce l'hanno - se non altro perché le "parole" conservano sempre un legame con una qualche sostanza, una realtà.
Infatti il "fascismo" di cui ha parlato FC - caro Lucameni - non è solo una parola, abusata o meno, cortese o scortese che sia, ma un problema reale: reale comunque, il problema, sia per chi pensa che esista un riflusso fascista, sia per chi pensa che non esista.

Famiglia Cristiana ha fatto i suoi esempi, Scalfari nei suoi editoriali più recenti ne ha fatti altri, qua e là si sono alzate specifiche bandierine nere di allarme, e io stesso - nel mio piccolo - ho fatto le mie esemplificazioni su che cosa dobbiamo giudicare in odore di fascismo, tanto per non discutere sulla parola in sè, ma su un'eventuale sostanza.
Una persona a me vicina, che ha molto viaggiato, mi diceva qualche tempo fa che nel passato era sempre assai contenta quando varcava la frontiera, di ritorno da qualche paese straniero: un senso di familiarità, certamente, ma anche un senso di libertà, di tranquillità, di "amichevolezza" di persone e cose.
Non avrei nemmeno dato importanza a questa testimonianza, e tanto meno la riporterei qui, se la persona in questione fosse uno di quegli italiani rumorosi, anarchici e cafoni, che per 2libertà" intendono distruggere i fiori nei giordini, buttare le lattine per strada e sgommare col rosso ai semafori: questa persona è un tipo tranquillissimo, perfino timido e assolutamente legalista.
Adesso questa persona non riconosce più questo paese: livoroso, xenofobo, proibizionista, incattivito nel linguaggio e negli atteggiamenti, bigotto e violento.

Leggo che l'Iindipendent, giornale inglese, mette in guardia i lettori: se qualcosa è divertente, in Italia sta diventando proibita.
Una critica del genere - beffarda, com'è giusto - è preoccupante, se viene dall'Inghilterra, che di leggi e leggine occhiute ne ha da sempre sospese sulla testa dei sudditi di Sua Maestà.
Ma come si fa a ignorare, e a trovare normali, ordinanze e regolamentazioni come quelle che sindaci, ministri e assessori di questo governo s'inventano ogni giorno, nell'intento di "dare una ripulita" al decoro urbano?
Sono certo, anzi certissimo, che anche tra noi sono molti quelli che una o l'altra di queste ordinanze sono disposti ad apprezzarla. Ci sarebbe da discutere, ma non è comunque questo il punto.
Il fatto è che - nel loro insieme, e ancora di più nel loro principio ispiratore - queste sono pulsioni paternalistiche: nel migliore dei casi, vorrebbero ridurre a "legge", ciò che dovrebbe semmai essere "buona educazione".
Quando la buona educazione, o i sentimenti privati, diventano materia di polizia o di governo, non tita una buona aria. Sicuramente non tira un'aria democratica: lasciamo alla libera interpretazione di ciascuno se sia un'aria fascistoide o no.
Teniamo tuttavia presente che non stiamo parlando di fascismo come regime istituzionale, o come generatore di guerre coloniali: parliamo di un riflusso culturale, una "pubblica opinione" (come la definisce oggi Scalfari), in un contesto che non offre (ancora) l'occasione di manifestarsi in malefatte più massicce e inequivocabili.

Con ciò, torno all'argomento che mi è più caro - amaramente caro: la necessità e la natura di un'opposizione.
Che dev'essere sì parlamentare, ma soprattutto culturale e informativa. E' qui, sul piano della cultura, della comunicazione, della "pubblica opinione", che abbiamo perso la battaglia: niente di nuovo, per altro, perché prima di perdere politicamente, si perde sempre culturalmente.
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Re: Torniamo a noi

Messaggioda ranvit il 18/08/2008, 10:07

Una delle cose piu' belle per me (nonostante l'età), roba da farmi sfiorare il nirvana, è mangiare per strada un panino con la mortadella appena comprato....spero non me lo proibiscano!
In effetti questa esplosione di divieti mi dà alquanto fastidio. Mi auguro sia solo una fase passeggera.

Per il resto, che dire? Crisi culturale dice pierodm. Sicuramente si'. Ma temo che la vera crisi sia di natura qualitativa : la classe dirigente del Cs nella sua grande maggioranza è davvero mediocre, litigiosa e troppo autoreferenziale. Sono mestieranti della politica che privilegiano troppo i propri interessi (troppo nel senso che se è comprensibile che si azzuppi il pane....oramai non si fa altro!).
Il primo interesse è stare sempre "nel mazzo di carte"....perchè non sanno fare altro e perchè il "mestiere" garantisce un reddito mediamente superiore a qualsiasi altro mestiere.
Il secondo è "piazzare" amici e parenti, alla faccia di qualsiasi merito, nei posti di lavoro migliori.
Il terzo è favorire le ditte amiche nella conquista di appalti e lavori a fronte di una percentuale necessaria alla formazione di una "provvista" indispensabile per contare nel partito e quindi garantirsi la permanenza nel mazzo di carte di cui parlavo prima....e ricomincia il giro.

Il servizio alla collettività? Se capita...

E allora quale opinione pubblica vogliamo?
Gli elettori non ne possono piu' di questo meccanismo....la stagione di mani pulite mise in evidenza quello che facevano i partiti per auto finanziarsi.....oggi questo meccanismo è a livello di ogni singolo politicante, anche il piu' piccolo.

Altro che cultura! Questi sono dei veri cafoni e delinquenti!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Torniamo a noi

Messaggioda pierodm il 20/08/2008, 12:17

Caro Vittorio, meglio ancora: mortadella con la pizza bianca, non parliamo poi se appena sfornata, calda calda che scioglie il grassetto della mortadella ...
Quando si lavorava di notte in tipografia, conoscevamo i forni che alle quattro o alle cinque di mattina ti aprivano la porta di dietro e ti passavano un mezzo metro quadrato di pizza calda piena di trigliceridi a fette.
Spesso si era fatta amicizia, e nemmeno te la facevano pagare, per quella solidarietà tra nottambuli, che ci faceva restare a chiacchierare con i fornai sulla porta o seduti sul marciapiede, anche d'inverno.

Però, il problema che abbiamo sfiora solo marginalmente la qualità di questa nostra classe dirigente di sinistra - problema che pure esiste - ma riguarda una fase storica dell'intero paese.
Quando dico "storica" voglio intendere che non è un accidente transitorio, un momento di confusione, ma una deriva di ampia portata, che ha radici antiche e conseguenze a lungo termine: vengono al pettine nodi che sono stati sottovalutati, e deficienze che sembravano - al momento - poco più di un vezzo, una simpatica sfaccettatura della nostra "cultura".

So bene di cadere nel vizio della ripetizione, ma non posso fare a meno di ricordare che il "fascismo" è un male antico della nostra nazione, ben precedente al fascismo del ventennio.
L'errore più grande che è stato commesso nei decenni passati - anche da quella sinistra che giustificatamente consideriamo "sapiente" e di qualità - consiste nel rappresentare il fascismo in una forma estremistica, quasi caricaturale, esaltandone gli elementi per così dire folkloristici e spettacolari. La stessa cosa che vale per il nazismo.
Si è trascurato, invece, il lato più intimo, realistico e quotidiano dell'anima clerico-fascista italiana.
Si è guardato con la supponenza - vagamente paternalistica - tipica della politica che vuole apparire quella "che sa già tutto", alle testimonianze di alcuni (pochi) intellettuali, che rintracciavano i segni di questo intimo "fascismo" e ne davano conto nei loro articoli.
Una politica che, invece di leggere la realtà per quella che è, se ne inventa una verbalmente "verosimile", cercando di adattarla alle proprie "soluzioni" già pronte: l'unico momento in cui è sembrato che ci fosse un legame tra il realismo e l'astrattezza fu quello della "questione morale" sollevata da Berlinguer. Ma fu sepolta dai tatticismi e dall'avvento dell'era craxiana, oltre che dalla metamorfosi ormai matura della democrazia imperfetta in democrazia di massa e consumistica.

Io credo che, invece di litigare sul grado di fascismo o meno di questa o quella sindrome ministeriale o, peggio ancora, sulla terminologia - sarebbe bene concordare sul fatto che non si tratta di una fase accidentale e passeggera, ma di un fenomeno profondo. Un fenomeno che va ben al di là di un Gasparri, di una Carfagna o di un Calderoli, e al di là dello stesso Berlusconi: il caimano è un sintomo, non la malattia.
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Re: Torniamo a noi

Messaggioda franz il 20/08/2008, 13:57

pierodm ha scritto:So bene di cadere nel vizio della ripetizione, ma non posso fare a meno di ricordare che il "fascismo" è un male antico della nostra nazione, ben precedente al fascismo del ventennio.

Oh, forse allora diciamo le stesse cose sul male antico (che tu chiamavi immutabile condizione umana mal interpretando il mio pensiero) e quindi sono d'accordo con te.
Tuttavia visto che siamo in tema di fascismo non dobbiamo "fare di ogni erba un fascio" e tra le norme localmente adottate ce ne sono alcune (rare) ottime. Come il divieto di tagliare l'erba (in città) in certi giorni e certi orari. Ed altro che repubblica avava elencato come utili.
D'altronde dove non arriva l'intelligenza ed il buon senso (ottenebrata da cafonaggine ed egoismo) è giusto che intervenga il legislatore. Ed in Italia quindi ci sono ampi spazi di intervento.
Poi che si possa scadere nel ridicolo è cosa nota e ricordo (ma non riesco a ritrovare) un gustoso elenco di norme paradossali e grottesche in vigore nei vari Stati americani.

Abbiamo pero' la base per un processo di costante affinamento e miglioramento.
Si emettono ordinantze sagge (poche) e idiote (molte) e la cittadinanza puo' reagire adeguandosi o con scherno (e votando alle prossime elezioni locali e nazionali). Si chiama democrazia, se non sbaglio.

Ciao,
Franz
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Re: Torniamo a noi

Messaggioda pierodm il 23/08/2008, 21:33

No, Franz, non diciamo la stessa cosa: il mal antico chiamato fascismo non è l'immutabile condizione umana - sebbene, come ogni cosa antica o moderna, si manifesti nel concreto quotidiano con comportamenti e idee assolutamente "umane" e dia luogo a sentimenti, condizioni esistenziali e situazioni perfettamente umane. Necessariamente umane.
Ma lasciamo da parte questo argomento, sul piano teorico.

Ricordo - non so se ancora è così - che sulla Settimana Enigmistica c'era il famoso "forse non tutti sanno che...", nel quale spesso erano citate leggi curiose e stravaganti in uso in varie parti del mondo, vecchie sopravvivenze di decine o centinaia d'anni, con speciale attenzione a quelle di certi stati americani o contee inglesi.
Al di là della stravaganza, però, se uno ne aveva voglia, poteva trarne interessanti elementi per capire quale fosse in origine la "cultura sociale" che generava simili oscenità, che solo la lontananza nel tempo riusciva a rendere divertenti.
Alcune delle ordinanze che si prospettano oggi, in Italia, sono ugualmente divertenti e probabilmente anche inoffensive in se stesse, e alcune perfino appropriate, ma ciò non toglie che possiamo guardarle come sintomi di una mentalità e di un punto di vista politico: in fondo, anche i famigerati "treni in orario" vantati dal fascismo non erano per se stessi sbagliati, ma allo stesso tempo la dicono lunga sulla cultura di quell'Italia, della sua classe di governo e sul regime mussoliniano.
Tanto quanto la dice lunga l'attivismo berlusconiano nell'arredamento e nella cura scenografica in occasione degli "eventi": il decoro urbano non è certo cosa che si possa criticare, in se stesso, se di questo si tratta.

Questo per dire che - al di là della discussione sugli effetti pratici, che pure vale la pena fare e non è affatto così scontata - esiste proprio quella "dimensione culturale e politica" diversa dagli aspetti psicologici personali o da una visione che inquadri i vari fenomeni nel flusso dei corsi e ricorsi della "condizione umana": per rimanere aderenti al tema, il fenomeno dei capi e dei capetti è sicuramente eterno, e fa parte della psicologia dei rapporti sociali in qualunque tempo, ma non è questa la scoperta. Il problema è infatti quello di un regime, o di una cultura politica, in cui il rapporto gerarchico, il potere dei capi, e tutto il resto, sono portati a regola e a etica predominante.
Lo stesso vale per tutti gli altri fenomeni che ho esemplificato come sintomo di "fascismo", nessuno dei quali è esclusivo del fascismo stesso, ma che nel fascismo trovano un ruolo dominante, fino al punto da caratterizzarlo.

In definitiva, possiamo dire che anche il problema della maleducazione è un problema che può essere visto sia sotto l'aspetto del comportamento individuale o di gruppo, sia sotto l'aspetto politico e culturale: in questo secondo caso, evidentemente, il problema non è quello di predicare il buon comportamento, o di governi che "diano l'esempio" (?), ma di governi che o di una classe dirigente che siano capaci d'individuare i fattori che generano educazione e di riformarli adeguatamente, per produrre una "buona educazione" spontanea e non coercitiva.
O capaci di capire che spesso sono le condizioni ambientali che generano maleducazione e degrado.
Molti dei grandi riformatori - anche certi autocrati "illuminati" - hanno mostrato questa sensibilità, procedendo alla bonifica di quartieri e città degradati.
pierodm
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