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Libera iniziativa

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Libera iniziativa

Messaggioda Robyn il 05/06/2010, 10:21

Tremonti e la maggioranza dicono di voler cambiare l'art 41 della costituzione italiana rigurdo all'iniziativa privata
L'iniziativa privata è libera.Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da arrecare danno alla libertà alla sicurezza alla dignità umana.Essa và indirizzata e coordinata a fini sociali.La legge prevede coordina etc,
E da sottolineare che non sono gli articoli della costituzione riguardanti la parte economica che frenano o ostacolano lo sviluppo,ma al contrario di quello che si pensa questi permettono di modernizzare l'economia,hanno una grande elastisticita e definiscono un perimetro d'azione legislativa ampio.La responsabilità sono delle scelte di politica economica sbagliate fatte nel corso dei decenni.Quindi nulla in contrario ad un'autocertificazione immediata per le piccole e piccolissime imprese e il lavoro artigiano.Basta modificare la legge.In merito alla costituzione non sappiamo se il vulcano del populismo abbia esaurito la sua fuoriuscita di lava.Sono state le patologie crescenti della prima repubblica che hanno generato il vulcano del populismo con cui si è attacata la magistratura il parlamento la libera informazione,la prima parte della costituzione il lavoro la corte costituzionale etc attraverso parti di società nascoste nelle viscere più profonde dell'Italia.La costituzione in presenza di patologie crescenti e come un paese che sta ai piedi di un grande vulcano.Se il vulcano non sfoga la sua attività,potrebbe farlo tutto d'un tratto.Meglio quindi è stato che l'attività sia stata graduale e continua."Sentinella,manca molto all'alba?"
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda franz il 05/06/2010, 12:09

Art. 41.

L'iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.



Mi sembra che in effetti qualche cambiamento sia necessario.
Che l'iniziativa economica privata sia libera .... ci mancherebbe altro. Se non lo fosse saremmo un paese comunista.
Che siano vietate attività che recano danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana è pacifico.
Sull'utilità sociale pero' stenderei un velo pietoso. Chi stabilisce cosa è l'utilità sociale e chi stabilisce che una determinata attività economica privata è in contrasto con questa fantomatica utilità sociale? In effetti mi pare che mai in questi decenni questa norma sia stata applicata. Semplicemente non è applicabile (come altre parti degli articoli che in effetti sono rimasti lettera morta).
Quanto al fatto di "indirizzare" le attività a "fini sociali" è buona cosa che questo riguardi l'economia pubblica.
Ammesso e non concesso che sia chiaro e "oggettivo" cosa siano i fini sociali (che possono cambiare soggettivamente a seconda di chi governa) questi sono ottenubili tramite l'intervento pubblico (che serve a questo) e non distorcendo l'intervento privato. Il terzo comma lo eliminerei ... capisco che 63 anni fa il PCI volesse inserire elementi di socialismo nella Costituzione e che ovviamente allora si credesse ancora a questa cose ma oggi dovrebbe essere chiaro che l'intervento dello stato sull'economia privata per condurla a fini sociali è sbagliato ed irrealizzabile. È frutto di un'impostazione ideologica ormai defunta (anche se non dubito che qualcuno ci creda romanticamente ancora)

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Re: Libera iniziativa

Messaggioda pianogrande il 05/06/2010, 21:44

Sarebbe già una conquista epocale se l'iniziativa privata fosse libera ma rispettosa delle leggi dello stato.
Avremmo il rispetto delle norme di sicurezza.
Non avremmo l'evasione fiscale.
Glie lo scrivo io un bell'articolo di modifica della costituzione a Tremonti.
L'iniziativa privata è libera ma nel rispetto delle leggi dello stato.
Questo farebbe riflettere anche lo stato sul fatto che le leggi deve farle rispettare.
Invece di continuare a scriverne sarebbe ora di semplificarle e renderle, davvero, vigenti.
Non credo ci sarebbe altro da scrivere.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda franz il 05/06/2010, 23:56

pianogrande ha scritto:Glie lo scrivo io un bell'articolo di modifica della costituzione a Tremonti.
L'iniziativa privata è libera ma nel rispetto delle leggi dello stato.

Fatto salvo il rischio, non remoto, della dittatura della maggioranza, sarei anche d'accordo.
Per esempio una maggioranza di nullafacenti potrebbe approvare leggi dello stato che impognono alla minoranza produttiva un trasferimento di risorse verso la maggioranza improduttiva.
Se ti sembra impossibile? .... secondo me è quello che di fatto sta avvenendo da qualche decennio.
Funziona? Non puo' funzionare nel lungo periodo ma per ora si', nel breve funziona e ci porta verso il baratro.
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda Robyn il 06/06/2010, 8:19

In realtà questo articolo è più attuale che mai perche tende a coniugare due esigenze.L'esigenza della competitività con quella dell'utilità sociale della libertà della sicurezza della dignità soprattutto in un 'epoca in cui sono morti gli eccessi capitalista e comunista.L'ultimo comma tende a realizzare ciò che che dice il secondo comma ed evidentemente le parti restanti la costituzione riguardante la parte economica.Fare programmi e controlli ex ante ha portato alla moltiplicazione della burocrazia e della corruzione ed a una limitazione della libertà della libera iniziativa contemplata al primo comma.Fare l'autocertificazione significherebbe baipassare la burocrazia e la corruzione ma non programmi e controlli che sono ex post.Non serve modificare l'articolo ma semplicemente cambiare la legge ed invertire le cose.Prima la libera l'iniziativa poi i programmi e i controlli.Si pensa che le regioni possano ostacolare questa norma perche se decisa a livello centrale non lo è livello locale.Ma in queste materie il parlamento stabilisce criteri e principi essendo materia concorrente e comunque in ogni caso ha l'esclusività perche messa sul piano della competitività la cosa ricade sulle materie di competenza esclusiva alla voce"tutela della concorrenza".La verità è che si cerca di ricoprire gli articoli della costituzione con un velo di tipo ideologico,quando nella realtà questi sono principi depurati dall'ideologia.La costituzione stessa non è il frutto di un compromesso ma riflette pienamente il costituzionalismo europeo con principi stabili ed universali Ciao Robyn
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda Robyn il 06/06/2010, 9:03

L'utilità sociale può essere intesa come la tendenza a realizzare l'interesse generale rispetto a quello particolare.Nel rispetto della competitività creare lavoro e lavoro tendenzialmente stabile ma libero dalla rigidita,nel rispetto dell'ambiente e del paesaggio e nella tendenza a creare equità sociale.La competitività coniugata alla libertà,alla sicurezza alla dignità umana.Questa può essere l'utilità sociale.L'utilità sociale è un concetto autenticamente di sinistra Ciao Robyn
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda franz il 06/06/2010, 9:57

Robyn ha scritto:L'utilità sociale può essere intesa come la tendenza a realizzare l'interesse generale rispetto a quello particolare.Nel rispetto della competitività creare lavoro e lavoro tendenzialmente stabile ma libero dalla rigidita,nel rispetto dell'ambiente e del paesaggio e nella tendenza a creare equità sociale.La competitività coniugata alla libertà,alla sicurezza alla dignità umana.Questa può essere l'utilità sociale.L'utilità sociale è un concetto autenticamente di sinistra Ciao Robyn

L'interesse generale è un concetto metafisico, come è facilmente dimostrabile.
Eventualmente si puo' discutere sul concetto di "interesse della maggioranza" ma entrando in dettaglio scopri che in una popolazione di tre persone le maggioranze matematicamente possibili sono 4. In una popolazione di 60 milioni di persone, sono possibili decine milioni di maggioranze diverse e milioni di interessi generali. Ed ovviamente 60 milioni di interessi particolari (individuali) moltiplicati per ogni tema di interesse (ambiente, sanità, educazione, fisco, ....). Arriviamo quindi a vari miliardi di combinazioni. Non ci è dato a sapere chi sia il migliore (qualitativamente o quantitativamente) usando una formula matematica o una logica oggettiva. Ci sono solo opinioni sorrette da una maggioranza (tra le milioni possibili). In pratica allora il richiamo all'interesse generale (che nessuno puo' oggettivamente determinare) è solo un espediente retorico ed autoritario per imporre una soluzione tra le altre, appunto con la scusa dell'interesse generale o dell'utilità sociale.
Ricapitolando, ... L'interesse generale, come dato oggettivo calcolabile a tavolino, non esiste. Se tu affermi che è anche un concetto autenticamente di sinistra, nessun problema: nemmeno la sinistra esiste piu'. :o ;)

Nel concreto, gli obbietivi che poni ("creare lavoro e lavoro tendenzialmente stabile ma libero dalla rigidita,nel rispetto dell'ambiente e del paesaggio e nella tendenza a creare equità sociale.La competitività coniugata alla libertà,alla sicurezza alla dignità umana") sono giusti ma nessuno ci riesce a tavolino. Anzi chi lo ha fatto a tavolino ha fatto grandi disastri.
Di fatto nessun essere umano o gruppo dirigente è in grado di avere tutte le informazioni necessarie e stabilire un progetto per raggiungere quegli scopi. Anche perché poi quegli esseri umani soffrono di tuttti i difetti che si imputano la mercato (egoismi, interessi individuali, incompletezza delle informazioni, visione ideologica che discorce l'azione).

Interessante leggere le argomentazioni di un economista svedese del 1700 (vedere http://www.noisefromamerika.org/index.p ... /1786#body) precursore di molti piu' illustri (Adam Smith e David Ricardo)
Magari puo' essere un'interessante lettura per l'estate http://www.liberilibri.it/opera.php?k=167 (solo 48 pagine!) per chi crede ancora nella favola dell'interesse generale perseguibile come piano pubblico (magari con i piani quinquennali).

Vediamo un piccolo aperitivo, dal sito NoiseFromAmerika


Lo scopo della legislazione economica, afferma Chydenius, è non danneggiare la ricchezza della nazione, che nella definizione dell'autore corrisponde a quello che oggi chiamiamo PNL (prodotto nazionale lordo, ossia il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti da produttori nazionali). La prospettiva è già originale, non vi pare? Ancora oggi i legislatori sono convinti (o vogliono far credere) che la regolamentazione dell'attività economica sia cosa necessaria all'aumento del reddito nazionale, mentre Chydenius si accontentava di riconoscerla come inevitabile per ragioni politiche e per questo si preoccupava di suggerire criteri per renderla il meno dannosa possibile.

Nella pagine iniziali Chydenius afferma che condizioni necessarie alla prosperità sono la divisione del lavoro e il commercio, sia tra individui sia tra nazioni, e che il criterio per la divisione del lavoro tra nazioni sia la specializzazione nel settore o nei settori a più elevata produttività del lavoro. Queste sono chiare anticipazioni non solo del principio della divisione del lavoro enunciato da Adam Smith (ma prima di lui da Platone) ma anche dell'idea che quello che conta per il commercio internazionale è il vantaggio comparato e non quello assoluto, un'idea resa celebre da David Ricardo.

Il problema, secondo Chydenius, è che le leggi distorcono la naturale tendenza degli individui a creare ricchezza mediante specializzazione e scambio. Per quattro ragioni:

1. La regolamentazione economica è molteplice e ogni pezzo di legislazione persegue obiettivi diversi e indipedenti. Questa frammentazione crea necessariamente un sistema scriteriato e quindi, molto probabilmente, dannoso.
2. Nessuno statista e nessun regolatore possiede sufficiente conoscenza per organizzare l'attività economica in modo da massimizzare la 'ricchezza della nazione'. Questo è un punto fondamentale che anticipa le osservazioni di Hayek e la genesi di mechanism design.
3. Anche se lo statista e il regolatore possedessero tutta la conoscenza necessaria, i loro incentivi non sono necessariamente allineati a quelli della collettività. Questo, invece, è il bread&butter di chi studia political economy.
4. Infine, anche se gli incentivi fossero invece allineati, resta il fatto che anche la più perfetta regolamentazione cambierà sempre meno rapidamente delle circostanze economiche. Citando letteralmente:
Fra le migliaia di possibilità, la legge - sebbene sia la migliore possibile - è pertanto utile solo in un'unica circostanza, vale a dire quella per cui è stata concepita, ma dannosa in tutte le altre.


A me quest'ultima sembra una perla. I giuristi ci spiegheranno che per questo c'è il principio di generalità del diritto. Bene, fatevi avanti e discutiamone.

L'inevitabile risultato è la creazione di rendite di ogni tipo (da quella del monopolista a quella del politico), che Chydenius ritiene particolarmente dannose perché ingolfano il motore della prosperità, ossia l'aumento della produttività:

In una società, più opportunità ci sono per alcuni di vivere sulla fatica degli altri, meno questi stessi altri possono godere dei frutti del loro lavoro e più si affossa la laboriosità. I primi diventano arroganti, mentre i secondi diventano disperati ed entrambi negligenti.


Cosa suggerisce di fare, in conclusione, Chydenius? Naturalmente ridurre il numero di leggi e regolamenti che vincolano la libertà economica:

Un'unica legge, vale a dire quella di ridurre il numero delle nostre leggi, è da allora diventata una materia di lavoro piacevole per me, la quale voglio altamente raccomandare come principale e più importante, prima che ne siano inventate di altre nuove.




Ricapitolando, l'interesse generale (o benessere della nazione) se pur esiste da qualche parte non è oggettivamente determinabile a tavolino e se lo fosse saremmo sempre in ritardo rispetto alla dinamica economica ed in balia della prepotenza del leviatano.

Franz
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda trilogy il 06/06/2010, 12:14

Quello di cui stanno parlando non è farina del sacco di Berlusconi e Tremonti ma è un argomento su cui in Europa si sta già lavorando da tempo.

In particolare per quanto riguarda le sovvenzioni alla ricerca e sviluppo la Commissione europea ha pubblicato un mese fa una Comunicazione agli Stati membri, lo spostamento dei controlli dal livello ex-ante al livello ex-post è uno dei temi:

(…)Considerable reduction of ex-ante controls and revised protective measures for financially
weak participants designed to ease the participation of SMEs and high-tech start-ups. 80% of FP7 participants are exempt from ex-ante financial capacity check. (..)
http://ec.europa.eu/research/fp7/pdf/co ... 010_en.pdf

Ma le iniziative sono tante, in particolare Lo Small Business Act della Commissione Europea, lanciato nel giugno 2008, ha come obiettivo, proprio la semplificazione del quadro legislativo e amministrativo dell’Unione Europea e degli Stati membri.

Altro aspetto, quando parlano di PMI (piccole e medie imprese), bisogna tenere conto che la categoria comprende tutte le imprese fino a 250 dipendenti, con fatturato annuo che non supera i 50 milioni di Euro o il totale dell'attivo dello Stato Patrimoniale che non supera i 43 milioni di Euro. Quindi non parliamo solo dell’artigiano che ripara le scarpe all’angolo di casa, ma anche di aziende importanti che lavorano in settori delicati come la catena alimentare, il ciclo di trattamento dei rifiuti, i farmaci, le sostanze chimiche ecc. e dove i controlli ex-ante sono un aspetto fondamentale per la tutela collettiva.

Il problema vero è che la manovra finanziaria ha minato la credibilità del personaggio e del governo.
Per recuperare Berlusconi ha rilanciato in modo caotico i soliti slogan dell’antistato “l’oppressione fiscale” e le solite promesse di rivoluzioni liberali: “il condono edilizio per gli abusi di necessità”. “l’abolizione dei controlli che opprimono le imprese ecc.” Alla fine avremo sicuramente l’ennesimo condono edilizio. Le case di nuova costruzione vengono già vendute con finti tramezzi e finti soffitti da abbattere dopo il passaggio delle verifiche. La lotta all’evasione fiscale che devasta il paese è già finita nel cassetto.

Per quanto riguarda la semplificazione, volendola fare realmente, non ci sarebbe bisogno di modificare la Costituzione. La strategia del Governo è solo propaganda e serve a perdere tempo (occorre almeno un anno di passaggi parlamentari per modificare l'articolo). La crisi è ora e può aggravarsi nei prossimi mesi. Il costo di finanziamento per lo Stato italiano è in crescita e un aumento dello 0,8% dei tassi comporta un aumento dei costi per l’Italia di 12,5 miliardi. La manovra prevede 25 miliardi di entrate in 2 anni, mangiarseli in maggiori uscite ci vuole un attimo.

Se il Governo rimuove le ipotesi di condono edilizio si potrebbero sostenere tutte quelle proposte che possono semplificare da subito il lavoro delle imprese e che non mettono a rischio la salute dei cittadini e dell’ambiente, e che non favoriscono l’ingresso di capitali della criminalità organizzata nel sistema produttivo, questo per tutelare in primo luogo le imprese sane che potrebbero uscire distrutte da un provvedimento del genere mal concepito.
Ultima modifica di trilogy il 06/06/2010, 21:37, modificato 1 volta in totale.
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda franz il 06/06/2010, 13:48

trilogy ha scritto:Altro aspetto, quando parlano di PMI (piccole e medie imprese), bisogna tenere conto che la categoria comprende tutte le imprese fino a 250 dipendenti, con fatturato annuo che non supera i 50 milioni di Euro o il totale dell'attivo dello Stato Patrimoniale che non supera i 43 milioni di Euro. Quindi non parliamo solo dell’artigiano che ripara le scarpe all’angolo di casa, ma anche di aziende importanti che lavorano in settori delicati come la catena alimentare, il ciclo di trattamento dei rifiuti, i farmaci, le sostanze chimiche ecc. e dove i controlli ex-ante sono un aspetto fondamentale per la tutela collettiva.

In effetti parlare di PMI significa parlare del 99.8% delle imprese e del 90% degli addetti.
In pratica parlare di PMI significa parlare della quasi totatalità delle imprese. Sentendo l'affermazione "dobbiamo in particolare modo prestare attenzione a cani e gatti con 4 arti, una coda, due orecchie, due occhi ed una testa" avreste ragione a sospettare di essere presi per i fondelli. Magari qualche cane e gatto senza coda lo si trova ma tutti hanno le altre caratteristiche.
Non mi sembra assolutamente il caso di continuare con l'impstazione corporativo-fascista per cui alcuni rami o settori hanno esenzioni o leggi speciali. Tutti gli aspetti di tutela della salute alimentare per esempio devono valere per il singolo ristorante con 4 dipendenti e per la grande industria alimentare. Le regole devono valere per tutti. Che si liberizzi o che si restringa, la legge deve valere per tutti.

Franz
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Re: Libera iniziativa

Messaggioda trilogy il 06/06/2010, 21:40

franz ha scritto:Non mi sembra assolutamente il caso di continuare con l'impstazione corporativo-fascista per cui alcuni rami o settori hanno esenzioni o leggi speciali. Tutti gli aspetti di tutela della salute alimentare per esempio devono valere per il singolo ristorante con 4 dipendenti e per la grande industria alimentare. Le regole devono valere per tutti. Che si liberizzi o che si restringa, la legge deve valere per tutti.
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A meno che non ci siano situazioni molto particolari la logica deve essere quella che dici.
In Italia le norme che si applicano oltre una certa soglia dimensionale hanno prodotto il nanismo aziendale.

Ma il problema strategico rimane che le norme o servono a qualche cosa o non servono e vanno cancellate per tutti.
Qua sarebbe importante un sistema di valutazione permanente dell'impatto che le norme adottate dal parlamento hanno sul paese, e sulla loro necessità o meno nel corso del tempo.

Questa storia però mette in evidenza la contraddizione di fondo del berlusconismo:
Per fare un esempio: da un lato propone il condono edilizio per necessità, dall'altro la liberalizzazione delle norme per aprire una impresa. Le due cose culturalmente non possono coesistere.

Per ridurre la burocrazia, per ampliare l'autocertificazione occorre un tessuto sociale e produttivo "eticamente sano", cioè che ha un'alto rispetto delle norme anche a fronte di bassi controlli. Se incentivi e giustifichi tutti gli abusi possibili dall'evasione fiscale perchè le aliquote sono alte, agli abusi edilizi perchè mi serve una stanza ecc. fornisci una giustificazione morale ad un sistema di abusi che non può consentire l'autocertifcazione o i controlli ex-post.
Quando e se i controlli ex-post arriveranno, troveranno tante di quelle violazioni e irregolarità che bisognerà fare l'ennesimo condono.

L'altro elemento indispensabile, per avere un sistema paese "autocertificato" è una giustizia penale e civile rapida ed efficace nel sanzionare i comportamenti scorretti.
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