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Libertà di stampa - Bocca: la stampa nemica

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

Libertà di stampa - Bocca: la stampa nemica

Messaggioda franz il 20/05/2010, 8:16

IL COMMENTO
La stampa nemica
di GIORGIO BOCCA

A DIFFERENZA di altri sultani che nascondono la spada con cui feriscono i nemici, l'estroverso Cavaliere vuole che lo si sappia che è stato lui a usare i suoi soldi e i suoi poteri per sbarazzare il campo dai critici e da quelli di diverso parere. È stata la sua voce isterica e cattiva a lanciare gli anatemi contro giornalisti e opinionisti che osavano contraddirlo.

A chiedere apertis verbis ai dirigenti della Rai di toglierglieli dai piedi, a non sopportare la presenza dei Montanelli, dei Biagi e di chiunque mettesse in discussione il suo sovrano potere sultanesco. Non stupisce quindi che ora voglia addirittura imbavagliare la libertà di stampa tout-court, chiudere la bocca ai giornali e alla verità. Si è detto spesso che Berlusconi, a differenza di altri padroni, è un buono, uno che corre al capezzale dei dipendenti ammalati, che li manda in crociera per le vacanze e gli telefona: "Siete belli, siete abbronzati, al vostro ritorno troverete una gratifica, la prossima volta ci sarò anch'io, ho già pronto lo smoking". Certo, è un imprenditore non un gangster, uno che usa le parole più che la violenza, ma non è uno che perdona chi si mette sulla sua strada, prima o poi cerca di eliminarlo. Non lo nasconde, vuole che tutti sappiano che l'incauto ha avuto la sua giusta punizione.

Un intercalare solito del Cavaliere è il "se lei mi consente", come a dire: io sono straricco, strapotente ma profondamente democratico fin dalla nascita: chiedo il permesso anche di sbadigliare, anche di respirare, sorrido sempre anche quando metto alla porta un mio dipendente, anche quando licenzio un allenatore del Milan. Il cavaliere di Arcore è buono, generoso, magnanimo ma i direttori di giornali che non gli piacciono escono dalla comune, si chiamino Montanelli o Biagi. Ci pensano i maestri di cerimonia a congedarli. I maestri delle cerimonie, uomini di mondo educati a corte, in questi giorni compaiono sui teleschermi o sui giornali per smentire affabilmente i catastrofisti, i profeti di sventure autoritarie che denunciano l'attacco alla libertà di stampa, come di fatto è il "nuovo ordine" sulle intercettazioni telefoniche.

Ma che dite, di che vi lamentate? Vieteremo solo quelle che fanno danno agli innocenti, che ledono la privacy dei cittadini, che servono solo alle diffamazioni ingiuste, alla maldicenza, al pettegolezzo. Davvero? Le cose stanno diversamente. Senza le intercettazioni telefoniche fatte dalla magistratura e pubblicate dai giornali nessuno avrebbe saputo che un ministro era stato aiutato "a sua insaputa" ad acquistare "un mezzanino" da duecento metri quadrati con vista sul Colosseo da un generoso costruttore edile. Berlusconi è fisicamente e mentalmente il contrario dei dittatori del secolo scorso. Paragonarlo nei modi di parlare, di fare, di atteggiarsi ai Mussolini, Hitler, Stalin non reggerebbe neppure alla bassezza dell'avanspettacolo. Anche il suo impero televisivo è stato costruito legalmente, con i privilegi e le prepotenze legali in cui i grandi costruttori sono maestri. Ma chi si è opposto a questo sistema, chi si è messo di traverso con le buone o con le cattive è stato cacciato. Si tratta di quella che noi chiamiamo la democrazia autoritaria o la dittatura della maggioranza o l'assolutismo elettorale per cui chi ha più voti, chi ha il maggior consenso popolare può far tutto ciò che gli comoda, anche violare le leggi della Costituzione.

Ma perché questa democrazia autoritaria non è stata denunciata e contrastata in passato, quando i grandi partiti storici, il democristiano e il comunista, si spartivano i poteri uno della politica l'altro del mercato del lavoro? Credo perché quei partiti erano nati dalla guerra di liberazione, erano fondati sui valori della Resistenza, davano garanzie di non arrivare mai alla limitazione se non alla soppressione dei diritti democratici. I dubbi, i timori sul cavaliere di Arcore, su cui i suoi portavoce teatralmente ironizzano, sono autorizzati dal suo sistema di continuo attacco ai baluardi della democrazia, ora alla libertà di stampa come prima alla magistratura e all'opposizione in genere, genericamente definita come comunista, di un comunismo morto e sepolto ma sempre intento a ostacolarlo e danneggiarlo.

Forse, anzi certamente Berlusconi non se ne rende conto, forse come tutti gli "uomini fatali" è convinto di aver sempre ragione, che tutti congiurino ai suoi danni, ma da quando è entrato in politica, da quando ha detto al suo amico Dell'Utri "fare un partito? Lo fanno tutti, lo facciamo anche noi" non ha fatto altro che attaccare, deridere, osteggiare la democrazia, il "teatrino della politica" come la chiama lui. La magistratura, con l'ipocrita distinzione fra quella buona che lo lascia in pace e quella "politicizzata" che lo perseguita, la stampa che concepisce solo, a quanto pare, come mezzo di intimidazione degli avversari. L'ultimo dei suoi allenatori del Milan è stato licenziato come Santoro: "Consensualmente". Ha detto che c'era "incompatibilità di carattere". Chiamiamola così: fra Berlusconi e la democrazia parlamentare nata dalla guerra di liberazione c'è incompatibilità di carattere.

(20 maggio 2010) www.repubblica.it
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Re: Libertà di stampa - Bocca: la stampa nemica

Messaggioda pianogrande il 20/05/2010, 15:22

Purtroppo, non c'è incompatibiltà di carattere con tanti, tanti italiani.
Furboni, furbetti, prepotenti, insofferenti alle regole uguali per tutti.
L'impunità ed il favore come status symbol.
Ha detto che avrebbe rivoltato il paese come un calzino.
Non ce n'è bisogno.
La dittatura della maggioranza, in fondo, consiste nel privilegiare la maggioranza (o illuderla di essere la favorita) a danno di una minoranza che paga per tutti.
All'artigiano brianzolo non glie ne frega più di tanto della libertà di stampa.
Al mafioso del sud (che ormai comincia a chiamarsi Brambilla) gli scappa solo da ridere.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Libertà di stampa - Bocca: la stampa nemica

Messaggioda franz il 21/05/2010, 8:37

Immagine

La vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera del 21 Maggio 2010
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Re: Libertà di stampa - Bocca: la stampa nemica

Messaggioda pianogrande il 21/05/2010, 9:13

Che fa Giannelli?
Intercetta??!!
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Libertà di stampa - Bocca: la stampa nemica

Messaggioda Gab il 25/05/2010, 10:50

Ecco la lettera integrale pubblicata dall'Ansa, indirizzata al direttore Augusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della Rai Mauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabile delle Risorse umane Luciano Flussi.
da FB : Libertà di Stampa

Una scelta difficile ma obbligata

Maria Luisa Busi lascia il TG1: "Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte"

“Caro direttore - scrive la Busi - ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me - prosegue - una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori.

Una volta era il giornale di tutti

Come ha detto - osserva la giornalista - il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'la più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale’.
Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perchè è un grande giornale. È stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani.

L'informazione del Tg1 parziale e di parte

Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte.
Dov'è il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perchè negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie.


Dove sono i giovani, i precari, i cassintegrati?

Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata.


Anche io compro la carta igienica per la scuola di mia figlia

Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.
L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo.

Arricchiamo le sceneggiature dei programmi di satira

Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale.
Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.

I fatti dell'Aquila quando mi gridavano "vergogna"

I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova.
Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica.

Dissentire non è tradire: punto 1

Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente.
Pertanto:
1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento.

Non sputo nel piatto in cui mangio: punto 2

Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2) Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti.
E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.

L'intervista a Repubblica: punto 3

3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di ‘danneggiare il giornale per cui lavoro’, con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto.
I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni.
Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche’. Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto.

Gli attacchi de Il Giornale, Libero e Panorama

Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni.
Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo.
Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20.

Serve più rispetto per le notizie, il pubblico e la verità

Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno.
Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere.
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L'Europa dovrebbe proteggere la libertà d'informazione in It

Messaggioda annalu il 01/06/2010, 15:24

leggo su Internazionale:

L'Europa dovrebbe proteggere la libertà d'informazione in Italia.
"'È possibile ridurre al silenzio le idee impopolari e tenere nascosti i fatti scomodi senza alcun bisogno di veti ufficiali', scriveva George Orwell nella prefazione della Fattoria degli animali nel 1943. Pensavo che il premier italiano Silvio Berlusconi detenesse già un controllo sufficiente sull'opinione pubblica e non sentisse il bisogno di imporre dei veti ufficiali", scrive in un commento la ricercatrice italiana Benedetta Brevini. "Cos'ha fatto finora l'Unione europea per garantire un'informazione plurale e proteggere la democrazia in Italia? Nonostante le condanne a parole, l'Ue ha fatto poco di concreto per cambiare la situazione".


L'articolo originale in inglese di Benedetta Brevini sul Guardian:
Europe should protect Italy's freedom of speech
The EU has dismissed Berlusconi's moves to gag the press as a national issue, but it must act in the name of shared democracy
annalu
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Re: Libertà di stampa - Bocca: la stampa nemica

Messaggioda pianogrande il 02/06/2010, 0:51

Non è tanto peregrina l'idea che il rischio che corriamo è che l'Europa potrebbe, cominciando da qualche parte, copiare lo stile berlusca.
Cerchiamo di difendercele noi le nostre libertà.
A questo mondo, nessuno regala niente, Europa compresa.
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