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Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda trilogy il 11/05/2010, 10:57

franz ha scritto:Se i 4 paesi a rischio falliranno
basterà il maxiprestito a salvarli

Per Dublino, Atene, Madrid e Lisbona 725 miliardi in tre anni: il massimo rischio potenziale
Per i ribassisti una corsa affannosa a ricoprirsi. Il Financial Times: odore di dita bruciate sull'Europa

di MAURIZIO RICCI

Un grafico di borsa mostra il crollo verticale - dal 13 all'8 per cento - degli interessi richiesti sui titoli greci a 10 anni, in sole tre ore e mezza: dalle 6 alle 9,30 di ieri mattina. "L'odore di dita bruciate aleggia sull'Europa" scrivono i blogger del Financial Times. Per i ribassisti, è una corsa affannosa a ricoprirsi. Guardare gli spread sui Cds, il Credit default swap, ovvero i titoli con cui ci si assicura contro un eventuale default, ieri era come guardare una bolla che si sgonfia: il costo di un'assicurazione contro il default dei paesi deboli si è praticamente dimezzato nell'arco di una giornata.


Si gli interessi calano quella è la BCE che compra titoli sul mercato, per il resto c'è da augurarsi che non vadano a vedere il bluff dei 750 miliardi. La quota italiana è di 80 miliardi di euro, sarebbe interessante vedere dove li trova Tremonti. :mrgreen:
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda franz il 11/05/2010, 11:53

trilogy ha scritto:Si gli interessi calano quella è la BCE che compra titoli sul mercato, per il resto c'è da augurarsi che non vadano a vedere il bluff dei 750 miliardi. La quota italiana è di 80 miliardi di euro, sarebbe interessante vedere dove li trova Tremonti. :mrgreen:

Speriamo non sia necessario. La formula è "Fino a ... 750 miliardi".
A quanto ho capito, le banche nazionali per comprare i feta bond venderanno parte dei loro asset (in oro e titoli di valore) ma eventualmente la BCE puo' sempre stampare moneta ... ecco perché la pressione sull'euro non è calata.

Franz
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda pianogrande il 11/05/2010, 14:13

Oddio!
Quella dei feta bond (bellissima!) è la prima volta che la vedo o, finora, mi era sfuggita.
E' meglio dei tango bond perché il formaggio tende ad avere una caratteristica che accostata a titoli in denaro non migliora la loro percezione.
Se Tremonti (noi peraltro) dovesse tirar fuori gli 80 miliardi, si andrebbe ai mandolino bond e noi rimarremmo tutti senza spaghetti.
Povera Italia!
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda trilogy il 14/05/2010, 10:38

Dopo il maxi fondo varato dall’Eurogruppo
Due scenari per l’Euro
Paolo Guerrieri
12/05/2010
http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=1452

C’è sicuramente da rallegrarsi del maxi fondo di salvataggio varato dall’Eurogruppo e dall’Unione nel suo insieme. La decisione più importante riguarda la Bce. Ma i problemi del debito in Europa sono ancora tutti da definire. Per risolverli serve un’azione di risanamento e il rilancio della crescita dei paesi europei. Si è guadagnato del tempo. Il rischio di nuove destabilizzazioni da parte dei mercati resta comunque elevato.

I costi del ritardo degli interventi
Tutto è cominciato nell’autunno dello scorso anno con le rivelazioni sui trucchi di bilancio operati dal governo di Atene. Da allora, un incredibile serie di ritardi e ambiguità ha contraddistinto la risposta della classe politica europea alla crisi della Grecia. Si è arrivati solo di recente a riconoscerne i rischi sistemici, e non più circoscrivibili ai paesi più indebitati (Grecia, Spagna, Portogallo). La speculazione e i mercati internazionali hanno solo approfittato, come di solito fanno, di questa situazione estremamente confusa.

Il conto da pagare è ora salato. Si è partiti dai 45 miliardi di euro messi inizialmente a disposizione della Grecia, per arrivare ai 110 miliardi del piano triennale a sostegno del risanamento del debito greco, e si è infine stanziato nell’ultimo summit un ammontare gigantesco di risorse, intorno ai 750 miliardi di euro, con oneri da ripartire tra Commissione europea (60 miliardi), Stati membri (440 miliardi) e Fondo monetario internazionale (250 miliardi). L’obiettivo è fermare il panico sui mercati dopo la tempesta delle ultime settimane. Soprattutto attraverso l’annuncio di due novità importanti.

La fine del ‘no-bailout’
La prima è la creazione di un fondo (Special purpose vehicle) che dovrebbe disporre a regime di risorse complessive pari a 660 miliardi di euro (440 miliardi a carico dell’Unione e 220 miliardi del Fmi) e erogare prestiti e/o garanzie ai paesi dell’Eurozona in difficoltà. Dovrebbe funzionare come un meccanismo di stabilizzazione per aiutare i paesi più esposti a rimborsare i loro debiti - tra cui in prima fila il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda - a fronte di piani di austerità di rientro del debito che questi stessi paesi si impegneranno a attuare sotto l’occhio vigile del Fmi. In aggiunta, viene estesa a tutti i paesi dell’area euro in difficoltà una linea di credito per i problemi di bilancia dei pagamenti finora utilizzata per i paesi che non fanno parte dell’Eurozona. La dotazione verrà portata dagli attuali 50 miliardi a 110 miliardi di euro e il suo accesso sottoposto a severe condizionalità.

La costituzione del fondo veicolo colmerà un vuoto esistente nell’Eurogruppo che oggi non dispone di alcuno strumento di intervento nei confronti di situazioni di emergenza dei paesi membri. È una novità importante dal momento che sancisce l’assunzione di una sorta di responsabilità collettiva da parte dell’Eurogruppo nel suo insieme del debito dei paesi in difficoltà. Ma con tutti i maggiori rischi che ne conseguiranno. Restano in effetti ancora aperti e da definire molti interrogativi: sulla natura dei prestiti e delle garanzie da erogare; sul grado di coinvolgimento dei singoli paesi membri; sui tempi di attuazione dei meccanismi di credito. Si deciderà nelle prossime settimane e mesi.

La Bce acquista titoli di Stato
L’altra novità importante è rappresentata dalla possibilità per la Bce di acquistare titoli di Stato dei Paesi di Eurolandia. Una decisione di grande rilievo che fa cadere quella rigida separazione eretta in tutti questi anni nella zona euro tra politica economica e politica monetaria. Comunque finirà, l’Euro non sarà più come prima.

Sulla carta e nel breve periodo, il potere di intervento della Bce può rappresentare un efficace strumento di gestione anti-crisi in grado di influire sui prezzi e sui rendimenti dei titoli dei paesi più in difficoltà, com’è già avvenuto in questi primi giorni di interventi a favore dei titoli di Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna.

Per quanto riguarda il medio termine, siamo di fronte a una apertura di credito della Bce nei confronti del sistema politico europeo, accompagnato dalla richiesta rivolta dalla stessa Banca centrale a tutti gli Stati membri e in particolare ai paesi in difficoltà di rafforzare le politiche di rientro dai deficit e dai debiti pubblici. Se rimarrà inascoltata, l’acquisto di titoli pubblici dei paesi in difficoltà potrebbe trasformarsi in una sorta di pericolosa scorciatoia verso forme di bailout ex-post dei singoli paesi dense di pericoli.

La Bce sostiene che ogni suo intervento sarà sterilizzato per evitare conseguenze sul piano dell’offerta totale di moneta. Ma nell’eventualità di operazioni monetarie di sostegno destinate a protrarsi per un lungo periodo di tempo, e in assenza di risultati concreti delle politiche di rientro del debito, è un intento che rischia di svuotarsi di ogni significato. Di qui la preoccupazione che possa alla lunga essere minata l’autonomia e l’indipendenza della Bce, innescando nefasti meccanismi di socializzazione delle perdite dei singoli paesi.

Austerità e ristagno della zona euro
Le nuove ingenti risorse messe a disposizione serviranno innanzi tutto a guadagnare tempo, risolvendo i problemi di finanziamento, più o meno immediati, dei paesi della zona periferica dell’euro. Restano invariati i problemi di solvibilità di questi paesi in quanto legati alla loro capacità di crescita reale, oltreché a finanze pubbliche in ordine. Due sono i possibili scenari che si possono sinteticamente delineare con uno sguardo al futuro per ciò che riguarda le politiche di aggiustamento perseguibili nella zona euro.

Il primo scenario discende da una soluzione imperniata sul rafforzamento del Patto di stabilità e crescita meramente nei suoi contenuti più tradizionali, com’è nelle intenzioni della Germania, e che finirebbe per scaricare sui singoli paesi in difficoltà l’onere dell’aggiustamento. Più controlli e più sanzioni incentrati sulle politiche fiscali e di bilancio produrrebbero effetti deflazionistici e penalizzerebbero la crescita dei singoli paesi, finendo alla lunga per minarne la stessa capacità di risanare i loro debiti. L’intera area europea sarebbe condannata a un periodo di bassa crescita e di ristagno.

Nell’ipotesi più ottimistica si riuscirebbe a garantire ai paesi in disavanzo e più deboli la permanenza nella zona euro. Resterebbe comunque elevato il rischio che la Grecia e altri paesi della zona periferica non riescano a sostenere le misure draconiane di aggiustamento a loro richieste e siano spinti verso una situazione di insolvenza e alla fine costretti a uscire dall’euro. Si potrebbe così arrivare a una moneta unica limitata ai soli paesi forti che vantano solidi fondamentali. Ovviamente questo è uno scenario che potrebbe rivelarsi drammatico, con effetti di contagio estesi e imprevedibili.

Aggiustamento e crescita dei paesi europei
Il secondo scenario è un’Unione che riesce ad approfittare della crisi per dotarsi di strumenti di politica economica e fiscale che consentano la crescita dell’area dell’euro nel suo insieme. Tra cui una procedura ordinata e efficace di gestione della ristrutturazione del debito di singoli paesi.

I due tipi di problemi a cui guardare sono l’indebitamento dei paesi per contenerlo, ma anche agli squilibri di competitività, di costi e produttività, per modificare anch’essi e sostenere la crescita. E questo perché la crisi ci ha fatto scoprire, o meglio riscoprire, che in questi dieci anni si sono accumulati persistenti disavanzi (Spagna, Portogallo, Italia) e avanzi correnti (Germania) all’interno dell’Eurogruppo. Sono stati il riflesso di andamenti asimmetrici delle competitività reali di questi stessi paesi, che hanno finito per generare elevati debiti e deficit fiscali al pari di politiche di bilancio dissennate. È il caso ad esempio della Spagna, che ha mantenuto un comportamento fiscale virtuoso fino alla crisi e si ritrova oggi tra i paesi ad elevato deficit pubblico e a rischio contagio a causa della sua bassa competitività.

Per assicurare spazi maggiori di crescita occorre certo far leva sulle riforme dei singoli paesi, ma ripartire anche gli oneri di aggiustamento sulle politiche dei paesi partner in avanzo corrente, com’è il caso della Germania oggi in Europa. I paesi dell’euro dovrebbero accettare alcuni meccanismi di aggiustamento che portino ad una maggiore cooperazione tra i governi e ad una maggiore disciplina in tema di politiche economiche così da promuovere effettivamente la crescita.

L’area dell’euro si trova oggi di fronte a un fondamentale crocevia. La sua stabilità finanziaria si deve fondare certamente sulla stabilità dei prezzi e la disciplina di bilancio, ma ha altrettanto bisogno di un terzo pilastro che è quello della crescita economica. O l’Europa trova i modi per tornare a crescere o il suo disegno di integrazione rischia il fallimento.

Paolo Guerrieri è professore ordinario alla ‘Sapienza’ Università di Roma e Vice-presidente dello Iai.
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda pianogrande il 14/05/2010, 14:13

Insomma.
O l'unione diventa, sempre più, anche politica o non funziona.
Il tutto, con l'enorme problema di tenere i ladri lontani dal potere centrale di controllo.
Se no, come dicono i miei amici lombardi, va la vacca nelle verze.
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda franz il 14/05/2010, 16:43

Certo.
Una unione monetaria senza quella politica è una cosa assurda ma la prima poteva servire per promuovere la necessità della seconda. Vediamo quindi se hanno capito la musica. Ora i mercati dopo aver letto che la UE si impagna "fino a ...." 650 miliardi, mi pare siano un po' scetitci e dopo l'euforia di lunedi' (piu' che altro dettata dalla necessità di riprendere le posizioni troppo esposte) e prevale di nuovo la paura. Spagna e Italia sono le borse che scendono di più.
L'euro scende (cosa che non dispiace a tantissimi ma crea problemi ai consumatori) e le borse tracollano per l'ennesima volta. I piu' dubbiosi si chiedono come sia possibile ripianare un debito (greco, portoghese, spagnolo) con uno piu' grande.
Ma non facciamoci troppe domande, tanto è sempre colpa della speculazione, naturalmente.

Franz


Borse, scende anche Wall Street
Europa giù forte, Milano a precipizio

Dopo le prime battute il Dow Jones perde l'1% e fa peggiorare le altre piazze. A Milano l'indice cede circa il 5%, a picco le banche. Euro sotto quota 1,25

Borse, scende anche Wall Street Europa giù forte, Milano a precipizio
MILANO - Apertura in calo per le Borse europee, dopo la chiusura contrastata della vigilia, sulla scia dell'andamento negativo di Wall Street e Tokyo. Cedono Parigi, Francoforte e tutte le piazze del vecchio continente, tra 1 e 2 punti percentuali, tranne la Borsa tedesca, sempre la migliore nelle ultime sedute, che cala poco più di mezzo punto. Madrid e Lisbona perdono oltre il 2%.

Pesante la situazione di Piazza Affari che, a metà mattina, vede i suoi indici perdere oltre il 2%. Il Ftse Mib cede il 2,39% mentre il Ftse All Share il 2,24%. Pesa sul listino, dove tornano a farsi sentire i timori per la crisi del debito pubblico in Europa, l'andamento dei titoli bancari e finanziari con in testa Ubi Banca (-4,9%), Mediobanca (-3,6%) e Banco Popolare (-4,6%).

L'euro scende ai minimi da 14 mesi, cioè dal marzo del 2009, sotto quota 1,25 dollari. La moneta unica ha toccato il minimo di 1,2493 dollari per poi risalire a 1,2524. Ma a metà giornata è scivolato di nuovo a 1,243.

A Tokyo il Nikkei ha chiuso in calo dell'1,49%, trascinato in ribasso dal gigante dell'elettronica Sony che ha perso il 6,79% per le sue deludenti previsioni sugli utili.
Ieri sera a Wall Street il Dow Jones aveva perso l'1,05% e l'S&P500 l'1,22.

Peggiora Piazza Affari. E' in rosso intorno al 3% la Borsa di Milano. Poco prima delle 11,30 l'indice generale perdeva il 3,06%, poi nei minuti successivi ha ripreso qualcosa tornando a -2,84. Il trend ribassista si è comunque accentuato anche nel resto d'Europa, dove varie piazze hanno superato il 2% di perdita. Parigi è quasi al 2,5.

Pesante rosso a metà seduta.
Solo Madrid, che perde più del 4%, fa peggio di Piazza Affari, ormai stabilmente intorno al 3% di ribasso. Tra le altre principali piazze europee la peggiore è Parigi che in questa fase scende del 2,67%, seguita da Bruxelles e Lisbona che perdono due punti e mezzo. Più contenuti i cali di Londra (-1,8%) e Francoforte (-1,4).

A trascinare giù Piazza Affari sono, fin dall'inizio della seduta, i titoli finanziari, che vanno sempre peggio. Ubi banca e Azimut hanno superato il 6% di perdita, FonSai è a -5,5. Tra le cinque blue chip peggiori figurano però anche due non finanziari, Impregilo e Prysmian, che perdono il 5,75%.

Anche Wall Street in ribasso, nonostante un buon dato sulle vendite al dettaglio. Dopo pochi minuti l'indice Dow Jones perde più dell'1% e questo fa ulteriormente peggiorare l'andamento delle piazze europee, che scendono del 2-2,5% con l'eccezione di Francoforte che limita i danni a poco più dell'1%. Va a picco Milano, che ora perde quasi il 5%. Peggio delle banche - alcune delle quali sono al 6% di ribasso - e di Prysmian (anch'essa a -6) - c'è solo Geox che crolla di oltre il 9% dopo la diffusione dei risultati.

(14 maggio 2010) http://www.repubblica.it
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda pianogrande il 14/05/2010, 23:50

Cosa aspetta Silvio a fare qualche altra telefonata?!
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda franz il 15/05/2010, 9:55

pianogrande ha scritto:Cosa aspetta Silvio a fare qualche altra telefonata?!

È la stessa domanda che si sono posti nel Blog Phastidio.net
http://phastidio.net/2010/05/10/era-una ... #more-4863
Visto che in passato si è dato merito di aver salvato 400 banche mondiali, potrebbe anche dedicarsi ad alcune delle crisi che attanagliono le nostre imprese. In fondo, basta una telefonata!

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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda trilogy il 01/06/2010, 16:10

MILANO (Finanza.com) - Toccano un nuovo record i Credit default swaps sul debito sovrano italiano, ovvero gli strumenti assicurativi contro il rischio default dell’Italia. I Cds hanno così raggiunto i 239 punti (adesso trattano a 232,9 punti contro i 199,02 della chiusura di ieri), secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg che cita i dati della CMA Datavision.
1 giugno 2010
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda trilogy il 03/06/2010, 23:09

Finanzaonline.com - 3.6.10

Ungheria: secondo alcuni commentatori potrebbe ripetersi il caso-Grecia

La Commissione europea ha esortato il nuovo governo ungherese ad accelerare il processo di riduzione del deficit di bilancio. La nuova coalizione, che ha già promesso tagli fiscali per rilanciare la crescita, ha messo in guardia gli operatori riguardo il rapporto deficit/Pil, che potrebbe risultare decisamente maggiore del 3,8% precedentemente annunciato. Secondo indiscrezioni in arrivo da fonti governative il deficit potrebbe attestarsi al 7-7,5% del Pil.

Nonostante gli analisti, che pronosticano il deficit/Pil al 5%, definiscano errato il paragone con la Grecia, sui mercati l'ipotesi comincia a circolare. Oggi questi timori hanno portato il fiorino ungherese a perdere il 3% contro dollaro.
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