La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Non tutti i “PIGS” sono uguali

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda gabriele il 04/05/2010, 18:24

Non tutti i “PIGS” sono uguali
Articolo di Economia salute e ambiente, pubblicato giovedì 29 aprile 2010 in Svizzera.

[Neue Zürcher Zeitung]

L’Italia sembra più stabile di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda

L’Italia è afflitta dal più pesante debito pubblico dell’Unione Europea. Ma il Paese non è ancora entrato nella linea di tiro dei mercati finanziari e sembra essere più solido dei “PIGS” Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda.

Negli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria internazionale l’Italia è stata ripetutamene additata come il paziente più grave dell’euro-zona. Di fatto però la terza economia dell’euro-zona ha superato l’uragano che si è abbattuto sui mercati finanziari internazionali molto meglio di altri membri dell’unione monetaria europea fortemente indebitati. Lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e tedeschi è salito meno rispetto a quello tra i titoli tedeschi e i titoli di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda. E anche secondo esponenti delle più quotate agenzie di rating l’Italia resta il paese più stabile nel gruppo dei GIPSI (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia). E la I nell’altro acronimo peggiorativo PIGS sta per Irlanda.

Finora nervi saldi a Roma

Il fatto che l’Italia, almeno finora, non sia stata indebolita dai mercati internazionali e soprattutto che non abbia dovuto annunciare misure di risparmio draconiane ha diverse spiegazioni. Per prima cosa bisogna riconoscere al ministro italiano per l’Economia e la Finanza, Giulio Tremonti, di essere stato cosciente, fin dall’inizio della crisi finanziaria, dei rischi di un già consistente indebitamento pubblico, di aver mantenuto i nervi saldi anche nel mezzo della recessione e di non essersi avventurato in avventure keynesiane.

Di fatto l’indebitamento contratto nell’ultimo anno, con un deficit pari a circa il 5% del prodotto interno lordo (PIL), è stato molto inferiore rispetto a quello di altri grossi paesi dell’Unione Europea, per non parlare proprio dei paesi PIGS. L’azione della politica finanziaria, relativamente rigorosa, è stata facilitata dal fatto che l’Italia, a differenza di molti altri paesi industrializzati (tra cui vanno annoverati anche Spagna e Irlanda), non è stata toccata da disastrosi fallimenti bancari, né dal collasso di un mercato immobiliare eccessivamente gonfiato a causa di speculazioni precedenti. E per questo bisogna rigraziare le banche italiane che, di norma, sono rimaste concentrate sulla tradizionale attività di credito e che hanno applicato criteri relativamente più rigidi nel settore ipotecario.

L’Italia si trova però in una situazione relativamente positiva anche grazie ad una diffusa tendenza al risparmio (in totale contrasto con Grecia e Portogallo) e grazie ad un deficit di bilancio fino ad oggi ancora relativamente moderato. Questo ha contribuito a mantenere i debiti, non solo con l’estero, bassi rispetto agli altri paesi GIPSI. A questo si aggiungono i dati di Banca d’Italia che dicono che solo il 43% (dati di novembre 2009) dei titoli di Stato italiani è in mano a investitori stranieri, contro il 70% dell’Irlanda e l’oltre 80% di Grecia e Portogallo.

Nonostante questi relativi punti di forza, è prevedibile che i mercati finanziari internazionali vorranno prima o poi mettere alla prova la solidità dell’Italia e spingere il governo di Roma ad un consolidamento più energico delle finanze statali. Ma secondo un nuovo studio del Centre for European Policy Studies dal titolo “Adjustment Difficulties in the GIPSY Club” ['Problemi di aggiustamento nel club GIPSY'] l’Italia si trova comunque in una situazione di partenza chiaramente migliore rispetto agli altri PIGS, anche in relazione ai continui passi intrapresi per stabilizzare la situazione debitoria.

Il rischio di un effetto valanga

Secondo l’analisi, tra questi paesi solo l’Italia sarebbe in grado, senza grossi problemi e con interventi correttivi interni della sua politica economica, di riportare il suo debito di bilancio sotto il limite del 3% del PIL fissato dal trattato di Maastricht. Negli altri paesi invece sarebbero necessarie delle cure drastiche difficili da mettere in pratica dal punto di vista politico. Nello studio viene anche calcolata l’entità della correzione che i singoli governi dovrebbero apportare al saldo primario (saldo senza interessi) nel bilancio statale per impedire un effetto valanga negativo e per mantenere costante la quota di debito rispetto al PIL. In Italia la correzione del saldo primario dovrebbe essere pari al 2,9% del PIL, contro il 7,4% richiesto all’Irlanda e il 9,9% alla Grecia.

“Il re è nudo”

Questi confronti con economie statali per lo più di minori dimensioni non dovrebbero però far dimenticare che il debito pubblico italiano rimane una seria ipoteca non solo per il Paese, ma anche potenzialmente per l’euro-zona, anche se il ministro dell’economia Tremonti per il momento sembra avere tutto sotto controllo. Tito Boeri, professore di Economia della rinomata Università Bocconi di Milano, ha scritto in questi giorni in un commento apparso sui giornali che l’Italia deve ora prepararsi ad uno scenario in cui “lo scudo dell’Euro sarà sempre più tenue. Uno scudo di vetro ora che il Re è Nudo”.

Cresce il costo unitario del lavoro

Secondo Boeri l’Italia deve convincere i mercati che può tornare a crescere, condizione fondamentale per stabilizzare la questione del debito. Non sono però in vista riforme strutturali che possano stimolare notevolmente la crescita. Anche la presidente degli industriali italiani, Emma Marcegaglia, ha recentemente espresso il suo pessimismo sulla situazione.

La presidente di Confindustria ha ricordato che in Italia, nel periodo 2000-2009, il PIL pro capite reale si è ridotto del 4,1% e che il Paese ha perso 11 punti percentuali rispetto alla media europea. Allo stesso tempo il costo unitario del lavoro è cresciuto più velocemente del 25% rispetto alla media dell’euro-zona. Prima dell’ingresso nell’unione monetaria l’Italia poteva neutralizzare questi sviluppi negativi con regolari svalutazioni della lira.

[Articolo originale "Nicht alle «PIGS» sind gleich" di Nikos Tzermias]

http://italiadallestero.info/archives/9427
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda franz il 04/05/2010, 21:25

Aggiungerei altri punti, a quelli della NZZ.

Per prima cosa l'Italia era, per la sua situazione oggettiva (debito), sotto osservazione.
A mio avviso questo l'ha salvata. Un grande malato sotto osservazione (perché grande) mentre Irlanda, Grecia e Portogallo sono piccoli malati. È stato un errore sottovalutarli e di loro ci si è occupati meno. L'italia era il sorvegliato speciale, e lo sapeva. Inoltre I governi dell'Ulivo e del centrosinistra avevano messo i conti in ordine. NZZ quindi oltre a dar merito a Tremonti dovrebbe fare lo stesso, a maggior ragione, con Prodi.
Altro aspetto: il sistema bancario italiano, antiquato, costoso, fuori mercato è stato un altro elemento di protezione, unito al fatto che oggi la maggioranza degli italiani ha una casa in proprietà e buona parte dei sacrifici è ormai quasi alle spalle. Mentre in USA ed altri paesi i governi gonfiavano le loro spese pubbliche per alimentare l'accesso alla proprietà, tenendo bassi i tassi di interesse e inducendo anche chi non se lo puo' permettere a comprarsi una casa (creando il caso dei subprime), da noi i costi bancari piu' elevati ed il fatto che buona parte degli italiani una casa ha già dovuto comprarsela nei decenni scorsi (per la distruzione del mercato dell'alloggio dopo la genialata dell'equo canone) ha minimizzato questo aspetto. Quindi in governo italiano non è stato costretto a spendere e indebitarsi per salvare banche colpite dal problema dei subprime. Abbiamo pero' visto in pieno gli altri aspetti della crisi: crisi dell'auto e crisi della domanda. Oggi non siamo esposti verso la Grecia: deteniamo circa 8 miliardi del loro debito, contro 110 di Francia e Germania messe insieme.

Tuttavia come ogni crisi mondiale, il conto arriva anche per noi.
Avevamo il fiato corto ed ora siano in netto debito di ossigeno. Le industrie scappano. Tantissimi sono allo stremo.
Se continua cosi' lo spettro della Grecia è nulla in confronto a quello che potrebbe accadere in Italia tra un anno.

Parere personale, naturalmente,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda trilogy il 04/05/2010, 21:35

La speculazione internazionale sta usando i deficit come leva di attacco, più che il debito, e l'italia su questo aspetto è messa meglio di altri. Il Governo non ha dovuto fronteggiare salvataggi di grandi dimensioni come altri paesi e questo ci ha aiutato. Da noi la crisi l'hanno pagata le piccole e medie imprese e queste essendo singolarmente poco visibili creano l'impressione che siamo stati meno colpiti di altri. La Grecia ha fatto un errore terribile quello di taroccare i bilanci e di farsi scoprire, non c'è nulla di peggio per la comunità finanziaria.

Il ritornello che l'Italia stia rischiando meno di altri, e che all'estero ci considerano più solidi è vero fino ad un certo punto.
La nostra borsa valori negli ultimi mesi è stata costantemente una delle peggiori del mondo. I gestori internazionali hanno sottopesato il rischio italia tenendo in portafoglio meno equity (azioni) in particolare delle banche nazionali.

l'attacco di oggi sui mercati finanziari è partito con le voci di una richiesta di prestito da parte della Spagna e con l'aumento delle quotazioni dei CDS sul debito sovrano: (le quotazioni dei CDS sono facili da manipolare)

(..) the spread on Spanish credit default swaps rose to 212 basis points from 163 basis points on Monday, according to Markit. That means it would cost $212,000 a year to insure $10 million of Spanish debt against default, compared to $163,000 on Monday.

The Portuguese CDS spread rose to 366 basis points from 284, while the Irish CDS spread rose 36 basis points to 225, and Italy's was up 16 basis points to 158.

Greece's CDS spreads tightened to 698 basis points, but still remain at very high levels, according to data from Markit.

Se l'obiettivo è far saltare l'euro la battaglia è appena agli inizi e la classe politica europea non sembra all'altezza della situazione. Il problema forse è questo più che i bilanci.
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda franz il 04/05/2010, 22:14

trilogy ha scritto:La speculazione internazionale sta usando i deficit come leva di attacco, più che il debito, e l'italia su questo aspetto è messa meglio di altri.

Scusa un attimo ma questa storia della speculazione, SPECTRE colpevole di tutte le malefatte, non riesco a capirla.
Ora comprendo che quando si vedono movimenti borsistici che non si capiscono si possa pensare alla malvagia speculazione ma qui mi pare tutto chiaro, con la grecia e gli altri. Ora se uno attraversa l'austrada bendato di notte e viene travolto, non puoi dire che è stata la speculazione o un complotto per ucciderlo. Non nego che esista chi scommette su certi eventi ma il grosso degli swap credo sia legittimamente legato a chi ha quei titoli e non potendoli vendere e si assicura contro il fallimento per salvare il salvabile. Insomma se nessuno ora "specula" contro l'Italia significa che si "specula" sui soggetti a rischio, esattamente come un soggetto razionale è molto piu' portato ad assicurare uno stabile pericolante che uno nuovo e solido. Vorresti sostenere che chi assicura la sua casa è uno speculatore? E chi assicura pari valore di titoli greci o portoghesi, nel casi di insolvenza, cosa è? Pensiamo di proibire la specuazione abolendo le assicurazioni?

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda trilogy il 04/05/2010, 22:44

franz ha scritto:Ora comprendo che quando si vedono movimenti borsistici che non si capiscono si possa pensare alla malvagia speculazione ma qui mi pare tutto chiaro, con la grecia e gli altri. Ora se uno attraversa l'austrada bendato di notte e viene travolto, non puoi dire che è stata la speculazione o un complotto per ucciderlo. Non nego che esista chi scommette su certi eventi ma il grosso degli swap credo sia legittimamente legato a chi ha quei titoli e non potendoli vendere e si assicura contro il fallimento per salvare il salvabile. Insomma se nessuno ora "specula" contro l'Italia significa che si "specula" sui soggetti a rischio, esattamente come un soggetto razionale è molto piu' portato ad assicurare uno stabile pericolante che uno nuovo e solido. Vorresti sostenere che chi assicura la sua casa è uno speculatore? E chi assicura pari valore di titoli greci o portoghesi, nel casi di insolvenza, cosa è? Pensiamo di proibire la specuazione abolendo le assicurazioni?
Franz


Il problema dei CDS è che sono trattati su mercati non regolamentati, una volta erano strumenti assicurativi, oggi sono strumenti di supporto alla speculazione. Il prezzo può essere fatto salire anche senza scambi o con scambi minimi, in questo modo si segnala a tutto il mercato l'aumento del rischio su una certo titolo o valuta su cui in precedenza si sono aperte grosse posizioni ribassiste. Qualche notizia falsa piazzata in apertura e il mercato fa il resto.
Sono almeno due mesi che stanno lavorando all'attacco di oggi. Sui forum finanziari di qua e di là dall'atlantico sono giorni che i forumisti commentano le manovre preparatorie dei grossi operatori alla bufera di oggi, non ha sorpreso nessuno.


Repubblica — 04 marzo 2010 pagina 29 sezione: ECONOMIA
Azione concertata contro l' euro hedge fund Usa sotto indagine

NEW YORK - Il Dipartimento di Giustizia americano ha aperto un' inchiesta sugli hedge fund per l' ipotesi di «collusione» nelle manovre ribassiste contro l' euro. L' azione del ministero si aggiunge a due indagini parallele, avviate dalla Federal Reserve e dalla Securities and Exhange Commission (Sec), l' organo di vigilanza sulla Borsa. L' azione del Department of Justice è quella più gravida di conseguenze, perché può prefigurare un' ipotesi di reato. Gli ispettori del ministero, che in questo caso si muovono coni poteri di polizia giudiziaria, hanno inviato una lettera ai maggiori hedge fund americani per chiedere che siano conservate e messe a disposizione tutte le e-mail e le comunicazioni interne (telefonate incluse) che riguardano operazioni sull' euro. Tra i big del settore ad aver ricevuto questa ingiunzione figurano Soros Fund Management, il gruppo Paulson, Greenlight Capital e Sac Capital. La lettera dal Department of Justice è datata 26 febbraio: è lo stesso giorno in cui il Wall Street Journal rivelò che i massimi dirigenti degli hedge fund si erano riuniti in una cena privata per discutere l' attacco all' euro. In quella serata tra pochi intimi, un importante trader aveva esaminato come ipotesi realistica una caduta dell' euro così pesante da riportarlo alla parità assoluta col dollaro (cioè un' ulteriore svalutazione del 25% rispetto ai livelli attuali). Da allora le puntate speculative accumulate dagli hedge fund contro l' euro hanno raggiunto un record storico: 12 miliardi di dollari di "posizioni corte", che hanno un valore assoluto molto superiore per l' effetto leva dell' indebitamento degli hedge fund. Questa pressione degli hedge fund può aver contribuito ad accentuare la caduta dell' euro, che nei giorni scorsi a quota 1,36 ha raggiunto il livello più basso degli ultimi nove mesi rispetto al dollaro. Le inchieste non sono scattate semplicemente per effetto della speculazione ribassista, che è lecita. L' interesse delle autorità è legato all' ipotesi che vi sia stata - ed eventualmente sia tuttora in corso - un' azione concertata fra gli hedge fund, questa sì passibile di sanzioni. L' esperienza dimostra però che non è facile raccogliere le prove di una "collusione", e in passato sono rari i casi in cui Wall Street ha dovuto pagare per simili comportamenti. L' inchiesta della Federal Reserve, pur collegata alla crisi di sfiducia verso la Grecia, ha un oggetto diverso. Il banchiere centrale Ben Bernanke ce l' ha con Goldman Sachs, per il montaggio finanziario che consentì al governo di Atene di dissimulare la vera entità del suo debito all' Unione europea (un swap valutario effettuato nel 2001). «Stiamo esaminando una serie di questioni - ha dichiarato Bernanke al Senato di Washington- che coinvolgono Goldman Sachs ed altri istituti nei loro contratti di derivati con la Grecia». Diverso il tenore della lettera del Department of Justice, dove invece si parla di «investigazione sugli accordi tra hedge fund che trattano contratti sull' euro». L' ombra di Wall Street si allunga così su tutte le vicende che hanno indebolito la credibilità dell' Eurozona. In una prima fase il grosso della speculazione era sui credit default swaps: contratti assicurativi che consentivano di lucare nel caso di bancarotta di uno Stato sovrano (la Grecia in primis, seguita da Spagna, Portogallo, Irlanda). Da quattro settimane gli hedge fund hanno incassato le plusvalenze su quelle posizioni, liquidandole. Dall' 8 febbraio in poi il massimo volume di investimenti speculativi si è rivolto invece contro l' euro, puntando su un ribasso della moneta. La "cena delle idee" organizzata a Wall Street da una banca d' affari, a cui hanno partecipato George Soros e i capi dei più importanti hedge fund americani, è stata seguita da messaggi inequivocabili. Un manager dello hedge fund Sac, che nel corso di quella cena aveva previsto la parità 1 a 1 tra euro e dollaro, invitando i colleghi a puntare in quella direzione, è stato poi citato in un documento che la banca stessa ha inviato ai clienti. I sospetti delle autorità americane sono condivisi da Londra. Lord Turner, presidente della Financial Services Authority che ha poteri di vigilanza sulla Borsa inglese, ha invocato a sua volta l' apertura di un' inchiesta. © RIPRODUZIONE RISERVATA - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda franz il 04/05/2010, 23:04

trilogy ha scritto: Qualche notizia falsa piazzata in apertura e il mercato fa il resto.

Ma ci sono notizie false sulla Grecia, sul Portogallo, sull'Irlanda? Sull'euro?
Avevo già letto quel test o(e forse l'ho anche messo qui) ma il problema è appunto dimostrare la concertazione.
Insomma te tutti pensano che una cosa (L'Euro) deve scendere è ovvio che faranno tutto la stessa cosa ma questo non implica concertazione. È solo un equilibrio di nash, nel senso che tutti convergono verso la strategia dominante.
Quando una cosa perde valore si tende a venderla. Non è una cospirazione. Tra l'altro pero' la cadura dell'euro è forse anche la soluzione migliore per la grecia stessa, per il portogallo, la spagna, l'Italiaa. Tutti i paesi piu' deboli soffrono per un euro troppo alto mentre uno piu' basso aiuta le loro esportazioni e diventa di fatto una sorta di svalutazione (come facevano noi con la Lira prima dell'euro). Allora sarebbe una speculazione che fa guadagnare qualcuno ma che va anche a nostro favore.
Non trovi?
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda trilogy il 05/05/2010, 8:44

franz ha scritto:Ma ci sono notizie false sulla Grecia, sul Portogallo, sull'Irlanda? Sull'euro?


Ieri prima dell'apertura dei mercati hanno fatto circolare la notizia che la Spagna stava negoziando un prestito da 280 miliardi con Il FMI, notizia infondata.

Oggi ad esempio, Goldman Sachs sta cercando di dare un sostegno ai mercati alzando i target prices su molti i titoli :D

5.5.10/08:19 ***Tod's: Goldman Sachs alza target da 66,3 a 70,4 euro***
5.5.10/08:19 ***Adidas: Goldman alza target da 46,8 a 55,3 euro***
5.5.10/08:18 ***Luxottica: Goldman alza target da 21,8 a 22,7 euro***
5.5.10/08:18 ***Mondadori: Exane alza target price a quota 2,4 euro***
5.5.10/08:00 ***Yoox: Goldman Sachs alza target da 8,1 a 9 euro***



franz ha scritto:Avevo già letto quel test o(e forse l'ho anche messo qui) ma il problema è appunto dimostrare la concertazione.
Insomma te tutti pensano che una cosa (L'Euro) deve scendere è ovvio che faranno tutto la stessa cosa ma questo non implica concertazione. È solo un equilibrio di nash, nel senso che tutti convergono verso la strategia dominante.
Quando una cosa perde valore si tende a venderla. Non è una cospirazione. Tra l'altro pero' la cadura dell'euro è forse anche la soluzione migliore per la grecia stessa, per il portogallo, la spagna, l'Italiaa. Tutti i paesi piu' deboli soffrono per un euro troppo alto mentre uno piu' basso aiuta le loro esportazioni e diventa di fatto una sorta di svalutazione (come facevano noi con la Lira prima dell'euro). Allora sarebbe una speculazione che fa guadagnare qualcuno ma che va anche a nostro favore.
Non trovi?
Franz


Si, la concertazione è difficile da provare.
E' vero la svalutazione dell'euro, "se controllata" fa comodo a molti. I tedeschi hanno tirato per le lunghe con il prestito alla grecia, anche per indebolire l'euro e favorire le esportazioni tedesche. Fa comodo agli USA che hanno un debito enorme e non hanno risparmio interno, quindi debbono attrarre capitali da fuori altrimenti vanno in default. Il problema è che se la debolezza dell'euro si trasforma in crisi di fiducia nella tenuta della moneta unica in quanto "moneta", gli Stati dell'euro avranno difficoltà nel collocare i titoli di debito pubblico, e l'euro andrà in pezzi con conseguenze imprevedibili. La speculazione sta sondando la percorribilità di questo scenario, far saltare la moneta unica.
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda franz il 05/05/2010, 9:14

trilogy ha scritto:Ieri prima dell'apertura dei mercati hanno fatto circolare la notizia che la Spagna stava negoziando un prestito da 280 miliardi con Il FMI, notizia infondata.

Compreso, ma non credo che questo possa comportare grandi perdite e spinte speculative nel lungo periodo. Rumori infondati lasciano il tempo che trovano e si risolvono in poche ore. Diciamo che innervosiscono il mercato ma non di più.
trilogy ha scritto:E' vero la svalutazione dell'euro, "se controllata" fa comodo a molti. I tedeschi hanno tirato per le lunghe con il prestito alla grecia, anche per indebolire l'euro e favorire le esportazioni tedesche. Fa comodo agli USA che hanno un debito enorme e non hanno risparmio interno, quindi debbono attrarre capitali da fuori altrimenti vanno in default. Il problema è che se la debolezza dell'euro si trasforma in crisi di fiducia nella tenuta della moneta unica in quanto "moneta", gli Stati dell'euro avranno difficoltà nel collocare i titoli di debito pubblico, e l'euro andrà in pezzi con conseguenze imprevedibili. La speculazione sta sondando la percorribilità di questo scenario, far saltare la moneta unica.

Compreso. La speculazione percorre binari percorribili (non specula per far crollare le piramidi, che stanno li' da 5000 anni e sono solidissime ma specula per far crollare edifici già pericolanti). Ora se oggettivamente l'Euro è pericolante ed i mercati temono la sua rovina, cosa fare oggettivamente per impedirlo? Oggi l'Euro è composto da vari paesi, alcuni dei quali sono pericolanti e rischiano di far cadere tutto l'insieme. Invece di impostare il percorso dell'Euro come a senso unico (sola adesione) occorre impostare anche un percorso di uscita obbligata per chi lo mette a rischio. La grecia ha tre anni per sistemarsi e se non ce la fa dovrà uscire dall'Euro, ripescando la sua Dracma. Cosi' ogni altro paese che non rispettasse il patto di stabilità per un certo periodo.

Questo se ci teniamo piu' all'Euro che alla Grecia o al Portogallo (e se loro ci tengono altrettanto).
Se invece all'Euro non ci teniamo, ovvio che perderà valore e che nel mondo finaziario di oggi alcuni scommetteranno su questa perdita, accellerando il processo.

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda trilogy il 06/05/2010, 17:01

(AGI) - Milano, 6 mag. - Peggiora la Borsa valori trainata al ribasso dalla banche e da Telecom. A circa un'ora dalla chiusura, l'indice Ftse Mib perde il 3,11% a 19.720 punti, mentre l'All Share 3,02%. In forte calo Telecom (-5,58 a 0,94 euro) dopo la diffusione dei dati trimestrali. A picco il settore bancario. .
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Non tutti i “PIGS” sono uguali

Messaggioda trilogy il 06/05/2010, 17:04

Trichet mette in guardia dall'attivismo delle agenzie di rating: serve più concorrenza

Riforme fiscali per arrivare alla quadratura del cerchio. Soprattutto per scacciare lontano i fantasmi del default dal Vecchio Continente. Il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, nel corso di una conferenza stampa a Lisbona al termine del Consiglio direttivo, che ha rispettato le attese con la riconferma dei tassi d'interesse dell'eurozona all'1%, ha lanciato questo monito all'Europa.

"Gli Stati membri dell'area dell'euro devono adottare misure strutturali per favorire l'occupazione e la ripresa. Per evitare una disoccupazione strutturale - ha osservato il numero uno dell'Eurotower - sono auspicabili incentivi all'occupazione, un miglioramento del sistema formativo e più flessibilità sul mercato del lavoro. E' necessario che ogni paese dell'eurozona faccia il possibile per eliminare gli squilibri fiscali e contribuire così a un miglioramento generale delle finanze pubbliche".

Indicazioni che sembrano quasi voler essere delle rassicurazioni per Atene, Lisbona, Madrid in preda rispettivamente allo spauracchio di un possibile fallimento e ai timori di un imminente contagio del virus ellenico. Sull'empasse all'ombra del Partenone, Trichet ha spiegato che il consiglio direttivo della Bce "non ha mai discusso l'opzione" di acquistare titoli di Stato europei e tanto meno valutato l'ipotesi di una procedura di default di Stati di Eurolandia.

Sempre in merito ad Atene - ha aggiunto - che "la Bce ha voluto usare flessibilità per salvare un paese membro". Sotto questa chiave di lettura va letta quindi la decisione di Francoforte di aver accettato tutti i titoli di Stato greci come garanzia dei suoi prestiti. Una posizione, che è stata assunta tenendo conto del piano "ambizioso" di risanamento dei conti pubblici da parte della Grecia, ha aggiunto Trichet.

Ma, al di là di questo, è necessaria a suo avviso fare un'attenta distinzione. "La Grecia e il Portogallo non sono sulla stessa barca e questo mi sembra piuttosto chiaro se si guarda ai dati e alle cifre", ha sottolineato il presidente della Bce, aggiungendo che il Portogallo è uno dei 15 Paesi ai quali ha rivolto raccomandazioni in termini di consolidamento dei conti pubblici e ritorno alla sostenibilità delle politiche fiscali. "Passi che tutti devono intraprendere". E Anche la Spagna - ha aggiunto - "non è la Grecia".

Parole che risuonano come una frecciata all'attivismo delle agenzie di rating, che con i loro giudizi taglienti hanno mandato alle stelle la tensione sulle Borse mondiali, alimentando la speculazione. Trichet non ha voluto commentare se il gran da fare di Standard & Poor's e Moody's sia o meno esagerato, ma ha sottolineato come la creazione di un'agenzia di rating europea "sia una questione che resta aperta, e non solo in Europa". "Come in qualsiasi settore più concorrenza c'è, meglio è".

La questione delle agenzie - ha osservato ancora Trichet - e dei loro potenziali conflitti di interessi è una questione globale che richiede risposte globali. "Abbiamo una analisi molto profonda a livello globale - ha spiegato - sulla questione se ci siano o meno fattori di procliclità nelle agenzie di rating", ovvero una loro tendenza ad accentuare le situazioni di tensione, o conflitti di interesse.

Finanzaonline.com - 6.5.10/16:32
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Prossimo

Torna a Temi caldi nel mondo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 7 ospiti