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Litigano davvero....

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Litigano davvero....

Messaggioda ranvit il 16/04/2010, 16:47

Litigano davvero!



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Da repubblica.it :

CENTRODESTRA
Berlusconi a muso duro: "Non comanda la Lega
eppure Fini vuole creare gruppi autonomi"
Convocato l'ufficio di presidenza del Pdl. Bossi: "La vedo male". Il presidente della Camera: "Direzione il 22? Una cosa positiva". La replica: "Era già prevista"


ROMA - Sale ancora di più la tensione nel Pdl dopo lo scontro di ieri tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. In mattinata il premier minimizza: "Sono piccoli problemi interni ad una forza politica". Poi, nel corso della riunione dell'ufficio di presidenza del Pdl, respinge tutte le critiche di Fini sull'egemonia della Lega e taglia corto: "E' Fini che vuole fare i gruppi autonomi". Frasi lontanissime da ogni volontà di chiarimento. Al punto che anche Umberto Bossi si dice preoccupato: "Non ho certezze, ma temo che la cosa non si rimetterà a posto. In caso di rottura ci sono le elezioni".

Nel pomeriggio a palazzo Grazioli va in scena l'ufficio di presidenza del partito convocato "per dichiarazioni urgenti" da Berlusconi. Fini, dal suo canto, non sembra affatto recedere dalle questioni poste nel vertice di ieri. Giudicando "positiva" la decisione di convocare per giovedì 22 la direzione nazionale del Pdl allargata ai gruppi parlamentari. Immediata la precisazione del Pdl che fa sapere che la convocazione era già stata messa in cantiere.

Neanche il premier ha in mente passi indietro. Questi, in sintesi, il suo ragionamento: "Io non mi riconosco in nessuna accusa. I progetti di riforma non sono nati certamente in una riunione conviviale con la Lega. Di riforme si è discusso nell'ufficio di presidenza". Ed ancora: "Non sono affatto succube delle posizioni di Bossi. Io certamente non mi sono defilato, anzi al contrario di altri ho fatto campagna elettorale. Fini non si riconosce più in La Russa e Gasparri? E allora significa che non è più titolare della quota del 30% che spetta ad An. Se vuole occuparsi del partito lo può fare, c'è il posto di La Russa...". Il premier avrebbe ribadito che "i problemi che evoca Fini non esistono e che Fini che non vuole contarsi negli organi democratici così come succede in ogni partito. La minoranza dovrebbe accettare ciò che viene deciso. Se poi vuole fare l'anti Berlusconi, allora buona fortuna. Vuole fare gruppi autonomi? Chiaramente questa è una scissione"

Nel frattempo Il Secolo si schiera con il presidente della Camera. Il pensiero del quotidiano è affidato comunque all'editoriale di prima pagina della direttrice Flavia Perina ("Ora si gioca a carte scoperte"). "Non è solo la partita delle riforme, non è solo il rapporto con la Lega, il Sud, lo sviluppo, il diritto al dibattito interno, l'irritazione per certe esibizioni cesariste. Non è più - aggiunge la Perina - la tanto celebrata differenza antropologica tra il tycoon che si è fatto premier e l'ex-ragazzo di Bologna che fa politica dall'adolescenza. Nel gioco a carte scoperte che ieri si è aperto nel Pdl, dopo un anno di schermaglie e mezze verità, c'è un elemento poco valutato dei media e che invece conta moltissimo: la sensazione che senza un atto di 'rupture', di autentica discontinuità nel modus operandi del partito e della maggioranza, i prossimi tre anni possano segnare la fine della storia della destra italiana, sostituita da un generico sloganismo e dall'ottimismo dei desideri in luogo dell'antico ottimismo della volontà".

Anche l'Avvenire commenta lo scontro tra Berlusconi e Fini. "Comunque vada a finire - si legge sul quotidiano dei vescovi - è chiaro che la navigazione nell'ultima fase della legislatura, che appariva abbastanza tranquilla dopo l'esito delle elezioni regionali e amministrative, ritorna in acque assai agitate".
(16 aprile 2010)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Litigano davvero....

Messaggioda pianogrande il 17/04/2010, 0:05

Franz
Anche io continuo a pensarci e temo che un accordo lo trovino.
Il più tragico sarebbe quello di una pseudo-rottura per tornare alle urne.
Altro che tre anni sofferti!
In quel caso e con la prevedibile batosta per l'opposizione, i tre anni ridiventerebbero cinque e ci ritroveremmo, matematicamente, Berlusconi che, dopo un periodo di "riforme" a ruota libera viene "incoronato" presidente della Repubblica nel 2013.
A meno che i finiani non passino, addirittura, all'opposizione ma mi sembra un po' fantascientifica.

Ergo, o "litigano davvero" o .............
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Litigano davvero....

Messaggioda Stefano'62 il 17/04/2010, 1:32

Io più che sperare nella scissione,francamente molto difficile perchè Fini non è stupido e sa che potrebbe determinare la sua fine politica,sono speranzoso del fatto che la posizione di Fini derivi da una sua seria preoccupazione per la situazione istituzionale dell'Italia.
Mi spiego:dopo che berlusconi ha sfangato il pericolo amministrative (e dopo essere sopravvissuto a ben altro),è possibile che Fini abbia pensato "adesso questo non lo ferma più nessuno,e per l'Italia è finita per davvero,e io sono suo complice."
E' possibile che abbia pensato "è ora di fare qualcosa,e io sono l'unico che può cercare di tenerlo a freno per quanto possibile,fino a che sono ancora abbastanza forte per riuscirci".
Sarà un'idea infantile (e lo dico senza ironia) ma credo che Fini abbia ampiamente dimostrato di essere una persona seria (e sinceramente liberale),e una persona seria NON PUO' accettare decisioni squallide e meschine come quelle immaginate da quella banda di predoni,nemmeno nel nome di un'alleanza per la conquista del potere.

Non ci sarà nessuna scissione e nessuna crisi,ma litigano per davvero,e Fini gli sta dicendo che non lo aiuterà ad evitare i processi se questo significa distruggere lo Stato.

Ciao
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Re: Litigano davvero....

Messaggioda Giorgio Graffieti il 17/04/2010, 9:37

non lo so... tra punti esclamativi o interrogativi rimane pur sempre l'opzione Gaetano Bresci.
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Re: Litigano davvero....

Messaggioda Robyn il 17/04/2010, 11:29

Da oggi nel Pdl decide Fini.Non credo che Fini abbia in mente la scissione del Pdl o la conquista della leadership.Fini vuole che il Pdl stia all'interno delle istituzioni e che comunque prima di qualsiasi processo di riforma delle istituzioni nel Pdl devono essere assorbiti ed interiorizzati i principi base della democrazia senza la quale non può esserci nessun processo di riforma delle istituzioni.Fini evidentemente sarà minoranza interna forte e la scissione ci sarà solo se non sarà possibile cambiare il Pdl.Quindi non potranno esserci più prassi che tendano a sminuire il ruolo del parlamento"decreti legge e fiducia"e tantomeno procedere unilateralmente alla riforma delle istituzioni.Che Fini poi conquisti la leadership e faccia del Pdl l'UMP italiano è un bene.Per quel che riguarda il Pd il suo compito nel processo di riforma delle istituzioni è difendere e rivitalizzare la centralità del parlamento che è il luogo dove le fasce popolari fanno sentire la loro voce e decidono.Ma nel Pdl non è finità qui.Si aspettino nuovi movimenti tellurici.Prima di qualsiasi processo di riforma delle istituzioni bisogna amare la democrazia il parlamento e le altre istituzioni "cosa rivolta all'elettorato dell'ex Fi"
Ciao Robyn
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Re: Litigano davvero....

Messaggioda Robyn il 18/04/2010, 12:27

Leggittimare l'esecutivo attraverso l'elezione diretta è una follia per la democrazia.Significa togliere al corpo elettorale le sue scelte decisionali che esso esercita attaverso i suoi rappresentanti in parlamento significa privare le fasce popolari della loro partecipazione ed espressione attraverso il parlamento.Nello schema classico della democrazia prevale la seprazione dei poteri,e il governo è solo un potere esecutivo,cioè mette in pratica le leggi che il parlamento fà.Quando c'è la violazione della separazione dei poteri la democrazia è a rischio.Non si può affatto dire che l'esecutivo sia oggi di fronte al parlamento debole.Anzi nessun paese europeo con il "decreto legge-fiducia"ha un governo con così tanti poteri come quello italiano,che svuota e sminuisce il ruolo del parlamento.Sicuramente la deriva decisionale nelle mani dell'esecutivo dipende dalla faraginosità del sistema istituzionale italiano.Già con una sola camera i tempi del processo decisionale si riducono drasticamente per cui svanisce la tendenza al decisionismo.Quindi il governo rimane semplicemente un organo esecutivo con qualche leggera prerogativa in più.E da abbandonare il modello del premierato,del cancellierato e cioè del premier forte che porta a queste derive e sfatare l'idea del governo forte.In Italia come in Francia il presidente del consiglio è un "fusibile"a cui viene data e tolta la fiducia Ciao Robyn
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Re: Litigano davvero....

Messaggioda franz il 18/04/2010, 14:22

Robyn ha scritto:Leggittimare l'esecutivo attraverso l'elezione diretta è una follia per la democrazia.Significa togliere al corpo elettorale le sue scelte decisionali che esso esercita attaverso i suoi rappresentanti in parlamento significa privare le fasce popolari della loro partecipazione ed espressione attraverso il parlamento.Nello schema classico della democrazia prevale la seprazione dei poteri,e il governo è solo un potere esecutivo,cioè mette in pratica le leggi che il parlamento fà.Quando c'è la violazione della separazione dei poteri la democrazia è a rischio.

MI pare che quella che disegni non sia autonomia, non sia "separazione dei poteri". Infatti in quello che descrivi abbiamo un governo che è fedele esecutore di quello che il parlamento dispone. Dove sta l'autonomia? Dove sta la separazione?

Il potere esecutivo invece è diverso dal potere legislativo e quindi, in quanto autonomo, puo' essere eletto in modo diretto ed autonomo. Il fatto che gli USA, democrazia piu' solida ed antica di quella italiana e che mai ha visto al potere Re e Duci fascisti, abbiano un potere esecutivo eletto dal popolo (e che anche se non in forma perfettamente diretta è comunque un'elezione separata da quella del legislativo e concomitante), dovrebbe indurti a riflettere sul fatto che la tua affermazione che l'elezione diretta dell'esecutivo è un rischio per la democrazia è temeraria e sbagliata. Il rischi per la democrazia, per la mancata separazione dei poteri, lo avremmo invece qualora un potere (il parlamento) controllasse sia l'esecutivo sia il potere giudiziario.

Personalmente sono contrario al presidenzialismo ma favorevole all'elezione diretta dell'esecutivo.
Le due cose non sono infatti collegate. L'elezione separata, e concomitante rende i due poteri autonomi (uno non dipende dalla fiducia dell'altro ed entrambi dipendono dal popolo) mentre per definire il presidenzialismo tutto dipende dai poteri dati allesecutovo, non dal metodo elettivo dei vari organi.

Franz
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Scalfari: Che cosa farà Fini quando sarà grande

Messaggioda franz il 18/04/2010, 14:25

L'EDITORIALE
Che cosa farà Fini
quando sarà grande

di EUGENIO SCALFARI

CHE COSA farà da grande Gianfranco Fini? È ancora un possibile delfino di Silvio Berlusconi? Oppure uno dei suoi competitori? Un uomo di destra? Oppure un liberale? Rilevante o irrilevante? Questo gruppo di domande sollecita risposte alcune delle quali possono essere date fin d'ora, ma altre si vedranno col tempo perché lo stesso Fini oggi non saprebbe darle, neppure dopo aver inghiottito il siero della verità. La prima risposta certa è questa: non è mai stato il delfino di Berlusconi e mai lo sarà e la ragione è semplice: Berlusconi non vuole delfini. Non soltanto perché non se ne fida, ma perché non c'è nessuno come lui nel panorama politico italiano. Lui è un'anomalia assoluta, un fantastico imbonitore, capace di indossare qualunque maschera e di compiere qualunque bassezza che gli convenga.

Quando sarà arrivato al culmine del percorso che si è prefisso, non avrà altri pensieri che godersi la felicità d'aver gustato e posseduto tutto: il potere, la ricchezza, l'ubiquità, l'immunità. Che cos'altro può desiderare chi ha il culto di se stesso come obiettivo supremo da realizzare? Perciò nessun delfino, nessun successore designato. "Dopo di me il diluvio, che io comunque non vedrò". Perciò Fini non ha nessun avvenire dentro il Pdl dove i suoi colonnelli d'un tempo l'hanno già tradito e i suoi marescialli di campo che stanno ancora con lui finiranno con l'abbandonarlo anche loro se il percorso da lui intrapreso sarà troppo lungo e troppo accidentato.

Salvo forse Giulia Bongiorno e un Dalla Vedova e pochi altri che privilegiano le convinzioni agli interessi. La Polverini l'ha mollato il giorno stesso in cui fu eletta alla Regione; Alemanno è sulla soglia, Ronchi appena un passo indietro. Il presidente della Camera, a questo punto del suo percorso, ha assunto l'immagine d'un liberale, anzi d'un liberal-democratico, attento ai diritti e ai doveri e alla legalità. Allo Stato di diritto. Di qui il suo accordo con Napolitano. Quale avvenire politico può avere un uomo che ha scelto questa strada e questa immagine in un partito come il Pdl? Nessuno. E fuori dal Pdl? Fini è ancora rilevante perché potrebbe mettere in crisi il governo, ma nella canna del suo fucile ha soltanto quella cartuccia. Sparata quella non ne avrebbe più nessun'altra e la partita passerebbe in altre mani. A questo punto il suo futuro si potrà realizzare soltanto nelle istituzioni e non nella politica. È e potrà continuare ad essere un buon presidente della Camera o del futuro Senato federale o addirittura aspirare al Quirinale.

Non è poi un brutto avvenire anche se non è affatto facile; presuppone molta intelligenza, molta correttezza e coerenza di comportamenti ed anche un'Italia assai diversa da quella berlusconiana. Fargli gli auguri oggi significa perciò farli a tutti quelli che in un'Italia berlusconiana si trovano decisamente male. Nel breve termine può darsi che Fini giovedì prossimo formalizzi la sua rottura con Berlusconi o accetti un provvisorio armistizio per guadagnar tempo; ma la sostanza delle cose non cambierà e i voti dei quali dispone in Parlamento si faranno comunque sentire in qualche passaggio essenziale.

* * *

L'altro protagonista è la Lega
. Molto più rilevante di Fini perché ha dietro di sé milioni di voti e controlla la parte più ricca e più produttiva del Paese. Bisogna capir bene quale è il rapporto della Lega con il Pdl con il quale è alleata e il suo rapporto con Berlusconi. Può sembrare che si tratti della stessa cosa, invece non è così. L'alleato della Lega non è il Pdl ma Berlusconi in prima persona. La Lega non lascerà mai Berlusconi perché è lui il suo amplificatore su scala nazionale e anche nel Nord leghista. La Lega non ha nessun uomo che possieda le capacità demagogiche di Berlusconi; Bossi è un'icona ma non ha carisma. La Lega perciò ha bisogno di Berlusconi almeno quanto Berlusconi ha bisogno della Lega. Il Pdl dal canto suo senza Berlusconi non esisterebbe. La figura geometrica che illustra questo trinomio è dunque quella d'un triangolo rovesciato; nei due angoli superiori ci sono Berlusconi e la Lega, nell'angolo inferiore c'è il Pdl. Due padroni e un sottopadrone. Fini si ribella proprio a questa geometria ma non ha la forza per disfarla anche perché il cemento che sostiene l'intera costruzione è nelle mani di Giulio Tremonti.

* * *

Guardate ora alla questione delle banche del Nord. E' stata esaminata con attenzione su vari giornali. Ne ha parlato più volte "24 Ore" con apprezzabile preoccupazione. Sulle nostre pagine sono intervenuti Massimo Riva e Tito Boeri mettendone in rilievo aspetti importanti e inquietanti ai quali ne aggiungerò uno che mi sembra il principale: la Lega vuole instaurare una sorta di autarchia finanziaria e bancaria nordista. Il senso della banca territoriale è questo. Se riescono in questo intento sarà una catastrofe per l'intero sistema economico italiano.

Bossi è stato assai esplicito e preciso su questa questione capitale. Ha detto: "La gente ci chiede di prenderci le banche e noi le prenderemo". Infatti le prenderanno passando attraverso le Fondazioni bancarie e insediando persone fidate nei consigli e nei vertici delle banche. Fidate per la Lega e per Tremonti, due ganasce della stessa tenaglia. Ma perché la gente fa quella richiesta a Bossi? Quale gente?

La Padania è un tessuto di medie, piccole e piccolissime imprese; le grandi e le grandissime si contano ormai sulle dita di una sola mano, anzi su un solo dito. Le banche e le Casse di risparmio hanno in quel tessuto la loro clientela naturale per una parte dei depositi raccolti e degli impieghi erogati. Ma soltanto una parte. Se sono banche di grandi dimensioni i loro sportelli di raccolta sono su tutto il territorio nazionale e i loro impieghi e intermediazioni sono ovunque in Europa. Ma "la gente" di Bossi e il messaggio leghista vogliono che il grosso degli impieghi rimanga su quel territorio anche se si tratta di impieghi non garantiti e concessi a condizioni di favore.

La territorialità bancaria nella visione leghista ha questo significato: raccolta di depositi ovunque, impieghi prevalentemente nel Nord. Questa è l'autarchia finanziaria leghista. Con altre parole questa è la politicizzazione del credito. Nella famigerata Prima Repubblica, un concetto del genere non era neppure pensabile. Ai tempi di Menichella, di Carli, di Baffi, di Ciampi, di Mattioli, di Cingano, di Siglienti, di Rondelli, una concezione del genere equivaleva ad una bestemmia.

Il credito è una linfa che circola in tutto l'organismo e affluisce là dove c'è bisogno ed è il mercato a stabilire la sua locazione ottimale. Perciò suscita preoccupato stupore vedere il sindaco di Torino che discetta sulla maggiore o minore "torinesità" dei dirigenti di Banca Intesa e i presidenti leghisti del Piemonte e del Veneto occuparsi della dirigenza di Unicredit, nel mentre il ministro dell'Economia si adopera per la creazione della Banca del Sud e consolida i suoi rapporti con le Generali.

La conclusione sarà l'isolamento del sistema bancario italiano dal sistema internazionale. Un'aberrazione che basterebbe da sola a squalificare un intero sistema politico. Ho scritto domenica scorsa che la Lega somiglia per molti aspetti ad una Vandea. Questo delle banche è un elemento qualificante di una concezione vandeana dell'economia. Anche la Chiesa di papa Ratzinger sta assumendo aspetti vandeani e per questo è aumentata la sua attenzione (ricambiata) verso la Lega. Ma qui il discorso è più complesso e ne parleremo una prossima volta.

* * *

Mentre questi fatti accadevano nell'area del centrodestra si è riunita ieri la direzione del Pd dando luogo ad un lungo dibattito privo tuttavia di apprezzabili novità e di concrete proposte. Il Pd è in attesa con le armi al piede, si direbbe in gergo militare. Nell'aria aleggia però una domanda: in tempi ormai remoti i due grandi partiti nazionali della Prima Repubblica avevano un invidiabile radicamento nel territorio. Come mai gli eredi di quelle due tradizioni politiche non sono riusciti a coniugare la concezione nazionale del partito e il suo radicamento territoriale?

La ragione è molto semplice e la storia ce la racconta. La Dc era radicata nelle parrocchie, nelle associazioni cattoliche, negli oratori, nelle cooperative bianche. Il Pci ricavava invece quel radicamento dal fatto che i comunisti erano licenziati dalle fabbriche o mandati nei reparti di confino. Occupavano le terre insieme ai contadini, morivano sotto il piombo dei mafiosi insieme agli operai scioperanti nelle zolfare siciliane e nelle cave calabresi. Leggete "Le parole sono pietre" di Carlo Levi e saprete come e perché i comunisti erano radicati sul territorio.

Il radicamento sul territorio non dipende dal numero dei circoli o delle sezioni. Dipende dalla condivisione della vita dei dirigenti con quella del popolo che li segue. Se quella condivisione non c'è e al suo posto c'è separatezza, il contenitore è una scatola vuota e il gruppo dirigente galleggia appunto nel vuoto. Non è questione di età, di giovani o vecchi, di donne o di uomini, di settentrionali o di meridionali, di colti o meno colti. È questione di creare una comunità e viverla come tale. La dirigenza del Pci era fatta di intellettuali che vivevano come proletari e in mezzo ai proletari. Se non c'è comunità, se non si sa suscitarla, non ci sono partiti ma gusci vuoti in balia della corrente. Anzi delle correnti. Questo è il problema del Pd. Mancano i don Milani e i Di Vittorio d'un tempo. Se risuscitassero sotto nuove spoglie molte cose cambierebbero in quest'Italia di maschere e di generali senza soldati.

(17 aprile 2010)
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Re: Litigano davvero....

Messaggioda Loredana Poncini il 18/04/2010, 15:12

In 1/2 ORA a RAI 3 di poco fa, la Polverini è riuscita ad evitare la domanda di Lucia Nunziata : " Lei con chi starà, se la scissione si verificherà ? "
Fra i due litiganti, il PD riesce a goderne ? :?
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Re: Litigano davvero....

Messaggioda antonio bianco il 18/04/2010, 19:55

Fini aveva iniziato a litigare prima della caduta del governo Prodi.
Furono le elezioni inattese che interruppero il processo di omogenizzazione del PDL appena nato.

Sono convinto che il presidente della camera stia tentando di salvare la destra italiana dal berlusconismo.
Se l'intento è veramente quello, allora, "Onore a Gianfranco Fini politico di razza".
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