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Una nuova guerra oggi al confine russo

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Ossezia, i punti dell'accordo

Messaggioda franz il 13/08/2008, 8:33

Ossezia, i punti dell'accordo

Questi i sei punti dell'accordo raggiunto fra il presidente russo Dmitri Medvedev e il collega francese Nicolas Sarkozy, presidente di turno dell'Ue, dopo giorni di combattimenti in Ossezia del Sud tra russi e georgiani.

1) Non ricorso alla forza.

2) Cessazione immediata di tutte le ostilità.

3) Libero accesso agli aiuti umanitari.

4) Ritorno delle forze armate georgiane alle postazioni permanenti (caserme).

5) Ritiro delle forze russe alle posizioni precedenti al conflitto. Per la creazione di meccanismi internazionali, le forze di interposizione russe prendono misure supplementari di sicurezza.

6) Inizio di un dibattito internazionale sul futuro status di Ossezia del Sud e Abkhazia, e dei mezzi per garantire stabilità e sicurezza.

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Re: Una nuova guerra oggi al confine russo

Messaggioda Paolo65 il 13/08/2008, 9:03

Ogni volta che si scatena un conflitto osservo sempre la debolezza dell'Europa, capace al massimo di fare da paciere e nulla più.

Fino a che gli stati europei comprenderanno che senza una politica estera unitaria ed una forza militare pronta ad intervenire, il ruolo dell'Europa sarà sempre secondario.

Tutte le più influenti nazioni del mondo hanno un apparato economico e politico sorretto dalle forze armate, per far comprendere agli interlocutori che se c'è da menare le mani essi sono pronti.

Gli USA, la vecchia URSS e la Russia odierna ragionano in questi termini ed influenzano gli eventi storici anche per questo.

In tutta la storia umana non c'è stato paese influente che non abbia avuto un grande esercito.

La GB ha risolto questo problema attaccandosi al carro americano, mentre il resto dell'Europa sparge solo "perle di saggezza", spesso inutili.

L'Europa non da al mondo un messaggio di pace ma di debolezza, per cui chi vuole fare l'arrogante ed il prepotente sa bene come muoversi.

Se vogliamo contare qualcosa nel mondo dovremmo fare il sacrificio di unirci ancora di più, avere una politica estera ed energetica unitaria e spendere più soldi per gli armamenti, in modo razionale e non come oggi.

Senza di questo faremo sempre la parte del "gufo saggio" che però conta quanto il 2 0 al massimo il 4 di briscola.

Paolo
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Re: Una nuova guerra oggi al confine russo

Messaggioda franz il 13/08/2008, 9:19

Il racconto dei profughi che cercano disperatamente di fuggire dal conflitto
Nel bombardamento di Gori uccisi anche un cameramen e un giornalista

Agara, l'ultimo massacro russo
"Aiutateci a raccogliere i morti"

dal nostro inviato PIETRO DEL RE

AGARA (GEORGIA) - Oltre non si va. Un muro di fumo chiude la strada verso l'Abkhazia e dietro quelle nebbie ci sono i russi. Lo dicono i pochi profughi che provengono da quella direzione. Arrivano a piedi, stremati, stringendo in buste di plastica ciò che sono riusciti a salvare dalle fiamme. Sono le undici del mattino: da Mosca l'ordine di far tacere i cannoni non è ancora arrivato ai generali che coordinano la vendetta del presidente Medvedev. E loro ne approfittano per fare piazza pulita di quello che resta dell'esercito georgiano. Continuano ad accanirsi sulla città di Gori, bombardano anche i villaggi che la circondano, bersagliano tutti i mezzi militari abbandonati sul ciglio della carreggiata nel panico della disfatta. Brucia pure Agara, così come la collina che la sovrasta. Sembrano focolai appiccati dai piromani, ma sono i razzi lanciati dai caccia per abbattere un ripetitore della tv di Tbilisi.

Da quest'avamposto si fa marcia indietro, si torna verso Gori. Ma arriviamo nella patria di Stalin pochi istanti dopo l'ultimo bombardamento. Colonne di fumo si alzano dalla piazza del mercato. A terra, c'è un anziano ferito a una gamba. Non si sa dove portarlo, poiché l'ospedale è stato sgomberato due giorni fa. Prima di mettersi in salvo, qualcuno gli ha lasciato accanto una bottiglia d'acqua. Arriva una macchina, ma lui non vuole salire. Si lamenta. Poi spiega: "Là dove è caduta la bomba che m'ha ferito c'è almeno una decina di morti, qualcuno deve raccoglierli....".

Sempre a Gori, un altro proiettile ha appena ucciso Stan Storimans, cameraman dell'emittente olandese Rtl e ferito l'inviato Joroen Akkermans. Storimans è il primo giornalista straniero ucciso nel conflitto. Poco dopo, un obice centra l'auto a bordo della quale ci sono un collega georgiano e il suo autista, uccidendo entrambi.

In giro non c'è più un solo militare georgiano. Sono scappati tutti, soverchiati dalla potenza dei russi. In fuga verso la capitale, la loro deve essere stata una ritirata caotica. La rotta dell'esercito di Tbilisi deve aver avuto tratti grotteschi. A qualche chilometro da Gori, il centro della strada è ostruito da un groviglio di lamiere: quel che resta dello scontro frontale tra due grossi camion militari. Dalla strada verso la capitale sono scomparsi tutti quei soldati che nei giorni scorsi, con iattanza, presidiavano ponti e incroci stradali imbracciando kalashnikov che avevano appena imparato a usare. Contro questi guerrieri per caso, Mosca ha inviato battaglioni di tagliagole, quelli accusati di abusi in Cecenia. E i georgiani sono svaniti nel nulla, così come di fronte all'implacabile rappresaglia russa s'è sgonfiata la minaccia del presidente georgiano Mikhail Saakashvili.

Senza più soldati e priva del traffico di chi, a torto o a ragione, ha creduto nei propagandistici proclami di Saakashvili (due sere fa, sosteneva che l'intero paese era finito in mani russe), la strada verso Gori e, poi Agara, è sgombra. Ogni tanto, s'incrocia un mezzo militare in avaria. Oppure un carro armato che il fuoco russo sembra aver sciolto sull'asfalto. Fino a lunedì scorso, una volta passata la vecchia capitale, Mzketa, e il suo imponente santuario di tufo ocra del IX secolo, cominciavano gli appostamenti dei riservisti. Ma, ieri, era percorsa solo da poche macchine: procedono tutte a velocità molto elevata, come se trasportassero feriti verso gli ospedali della capitale.

Avvicinandosi al fronte russo, sugli slarghi ai lati della carreggiata, ci sono gruppetti di cronisti, molti dei quali televisivi, che fanno le loro dirette con il microfono in mano. Prima di proseguire verso Agara, ci fermiamo anche noi. C'è un nutrito assembramento di inviati di guerra. Hanno tutti il giubbetto anti-proiettile. Sono più anziani, più maturi, dei ragazzini che ci siamo lasciati alle spalle. Improvvisamente, da un'auto in sosta esce un urlo di disperazione. E' una georgiana che sta parlando al cellulare. Ha appena saputo che la sua casa è stata colpita.

Per continuare verso l'Abkhazia decidiamo di organizzare un corteo di auto. Ma non è prudente, osserva qualcuno. Rinunciamo, dunque. Ognuno per sé. Noi partiamo per secondi. Gori sembra adesso abitata solo da cani famelici. Jet russi passano alti sulle nostre teste. In lontananza, vediamo un elicottero da combattimento in volo tattico, col cannone della mitraglia che sbuca dal parabrezza come una micidiale polena. Finalmente, Agara. E il muro di fumo sulla strada. Oltre non si va.

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Re: Una nuova guerra oggi al confine russo

Messaggioda franz il 13/08/2008, 9:31

Paolo65 ha scritto:In tutta la storia umana non c'è stato paese influente che non abbia avuto un grande esercito.

La GB ha risolto questo problema attaccandosi al carro americano, mentre il resto dell'Europa sparge solo "perle di saggezza", spesso inutili.

L'Europa non da al mondo un messaggio di pace ma di debolezza, per cui chi vuole fare l'arrogante ed il prepotente sa bene come muoversi.

I singoli paesi europei sono gelosi del loro esercito e non vogliono condividere la difesa in ambito federale.
Forse perché in fondo basta la NATO (un patto di reciproca assistenza) in cui gran parte della spesa è americana.
E qui c'è anche un classico gioco di ruolo: ci si rifiuta di fare la propria parte e si criticano gli usa come "gendarme del mondo". Non considerando che gli USA sono quello che sono anche perché tutto sommato l'Europa si rifiuta di assumersi le responsabilità e gli oneri (anche economici) che le competono.
Poi succede che quando a pochi km da casa (bosnia) scoppia la guerra, l'Europa si blocca ed invoca l'intervento americano.
E quando avviene iniziano le manifestazioni dei pacifisti.

S'i', proprio un mondo strano, quello europeo.

Ciao,
Franz
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Re: Una nuova guerra oggi al confine russo

Messaggioda franz il 13/08/2008, 10:53

10:38 Lavrov: "Cessate il fuoco solo perché obiettivi raggiunti"

Lavrov afferma che la Russia ha sospeso il fuoco in Georgia non perché lo abbia chiesto il presidente degli Usa George W. Bush, ma solo perché gli obiettivi dell'operazione erano stati raggiunti. Il ministro russo parla ancora di "genocidio" georgiano in Ossezia del sud e dice che Mosca sta preparando una documentazione in merito da presentare agli organismi internazionali competenti.

10:51 Georgia: "I morti nella guerra con la Russia sono 165"

Sarebbero 165 le vittime georgiane della guerra con la Russia per l'Ossezia del sud. A indicare la cifra è stato oggi il ministro della Sanità di Tblisi, Sandro Kvitashvil, citato dall'agenzia di stampa russa Interfax. "Ancora non abbiamo un dato definitivo", ha detto, né si sa se siano compresi anche i militari. Nei giorni scorsi Mosca aveva denunciato duemila vittime, per la maggior parte civili, dei combattimenti in Ossezia.

18:57 Mosca e Tblisi raccolgono denunce di crimini di guerra

Mosca ha annunciato che la magistratura sta raccogliendo le denunce di crimini di guerra degli abitanti dell'Ossezia del Sud contro i responsabili georgiani, per inviarli alla Corte Penale internazionale. L'iniziativa della magistratura russa, ha spiegato il procuratore generale di Mosca, è motivata dalle violenze che nella repubblica separatista hanno coinvolto molti cittadini osseti che, nel corso degli anni, hanno acquisito la cittadinanza russa. Una medesima denuncia per crimini di guerra è pronta a partire anche da Tblisi: è rivolta, ovviamente, contro i soldati russi.



da questa informazione appare chiaro che - se confermate le cifre - le maggiori violenze contro i civili sarebbero state effettuate dai georgiani e non dai russi.

Franz
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Diamanti - La scoperta dell'Ossezia

Messaggioda franz il 13/08/2008, 11:06

La scoperta dell'Ossezia
Non si è capito molto, in Italia, della drammatica crisi che ha scosso la Georgia in questi giorni. I nostri occhi, d'altronde, sono puntati quasi esclusivamente sul cortile di casa. E ci riesce difficile capire anche quel che avviene intorno a noi. Perché siamo un Paese complicato, con una scena politica labirintica e fantasmatica. Ma anche perché non abbiamo un'idea chiara dei confini. Esterni e, ancor prima, interni.

L'abbiamo scritto tempo fa, in una precedente "bussola": dovremmo studiare e insegnare meglio la geografia, nelle nostre scuole. Serve: almeno quanto la "buona condotta". Invece, io continuo a incontrare colleghi (professori universitari) che mi decantano la qualità della vita e dell'ambiente in Umbria. Perché sono convinti che Urbino, dove io insegno e - per una buona parte dell'anno - vivo, sia in Umbria. E quando li smentisco, con un po' di tatto, succede che alcuni si correggano. E spostino Urbino in Toscana. Poco male. Tanto la geografia, in Italia, conta poco. E si studia poco. Con la scusa che cambia di continuo. Fra province e regioni che sorgono ogni anno. Con la scusa che tanto c'è la globalizzazione. I confini non contano. Con internet, i cellulari, le distanze spazio-temporali si annullano. Se vuoi raggiungere una meta, basta usare un navigatore satellitare. Ti guidano dovunque. Anche se ti costringono a itinerari strani e, talora, ti conducono in un luogo diverso dal previsto. Ma tanto, in un mondo senza geografia non c'è alternativa. Devi essere guidato.

Pochi, d'altronde, conoscono il linguaggio e la scrittura del territorio. Per cui è difficile comprendere cosa e perché stia capitando in Georgia. Perché la Russia vi sia intervenuta in modo tanto violento. Lo sconcerto, inoltre, si trasforma in vertigine di fronte alla scoperta dell'Ossezia e dell'Abkhazia. Perché, ad eccezione dei lettori abituali di liMes, quasi nessuno fino ad oggi sospettava dell'esistenza di queste entità. Nel caso dell'Abkhazia, peraltro, è perfino sconveniente nominarne gli abitanti, in pubblico.

Tuttavia, la geografia non è mai stata così importante, proprio perché non è mai stata incerta, aperta, mobile come oggi. Senza più muri certi e invalicabili a tracciare divisioni. Nell'era della comunicazione senza confini: i confini e i contesti - locali e nazionali - sono divenuti di nuovo essenziali. Lotte sempre più dure si combattono nel nome di un nome. E di un "dove". Per conquistare un'identità territoriale. Un nome legato a un dove. Per potersi chiamare osseti oppure (ci si perdoni) abkhazi. Anche se dietro a queste rivendicazioni ci sono, spesso, altri interessi e altri poteri. Altre potenze. La Russia, in questo caso, intenzionata a ostacolare l'intesa della Georgia con l'Occidente. E con gli Usa. E a mantenere saldo il controllo su aree strategiche dal punto di vista dell'energia (petrolio, gas). La Russia, impegnata a ricostruire l'Impero, dopo il crollo del sistema sovietico.

Ma in Italia la geografia e la geopolitica sono assenti: nella scuola, nel senso comune e dalla cultura politica. Come dimostra il dibattito di questi giorni. Fra il comico e il grottesco. La sinistra tace. Afasica. Reticente e imbarazzata come su - troppi - altri argomenti. Berlusconi è impegnato a mettere d'accordo gli amici George W. e Vladimir. Per telefono, dalla sua residenza reale di Villa Certosa. Ricorrerà alla proverbiale capacità di tessere relazioni informali. La "diplomazia della barzelletta", come l'ha definita Edmondo Berselli. Ma dovrà, prima, convincere la Lega, che, per bocca di Calderoli, ha invitato il governo a schierarsi con la Georgia e contro l'aggressione della Russia. Però, anche l'Ossezia del sud denuncia l'aggressione della Georgia; da cui, insieme all'Abkhazia, rivendica l'autonomia. D'altronde, entrambe - Ossezia e Abkhazia - sono, di fatto, Repubbliche indipendenti (con il sostegno attivo e interessato della Russia).

Tuttavia, la Lega ha sempre avuto un atteggiamento eclettico sui conflitti che mirano a ridisegnare la geografia e i confini. Come nelle sanguinose guerre balcaniche dello scorso decennio. Quando si è schierata apertamente per Milosevic. Dalla parte della Serbia e contro il Kosovo. Forse per ostilità verso gli albanesi. O, più probabilmente, verso la Nato, l'Europa e gli Usa. Garanti dell'unità nazionale dell'Italia e dunque nemici della Padania. Ma erano altri tempi e la Lega era all'opposizione di tutti. Ai margini del sistema politico italiano. Mentre oggi sta al governo e si è convertita a un atteggiamento realista. Tuttavia resta il dubbio. Quando Bossi alza il dito medio contro l'inno di Mameli. E, quindi, contro l'unità nazionale. Quando rammenta che quel dito è sempre levato. Intende ribadire, marcare con forza che anche la nostra geografia è provvisoria. Che siamo un Paese provvisorio. Che l'Italia non esiste. O meglio: a Nord c'è la Padania, mentre l'Italia comincia sotto il Po. Sempre più a Sud, però. Perché anche in Emilia Romagna e nelle Marche si levano forti i richiami alla liberazione: da Roma e dagli stranieri che ci invadono. Espressi e amplificati dal crescente successo elettorale della Lega. La Padania, cioè, si espande. E l'Italia si riduce.

In Italia non c'è una comune idea della geopolitica internazionale né dell'interesse nazionale. Tanto meno in questa maggioranza di governo. Anche per questo il nostro peso sulla scena globale è così leggero. E mentre Berlusconi è intento a telefonare agli Amici, Sarkozy negozia e conclude un accordo fra Presidenti.

Il fatto è che l'Italia è confinata ai confini del mondo; e i suoi stessi confini interni sono mobili. Ipotetici e negoziabili. Come il numero delle province, che cresce di anno in anno. E' unita dalle sue divisioni. Divisa dai suoi miti unificanti (presto cancelleremo anche Garibaldi). La sua classe politica e intellettuale è, in gran parte, incapace di scrivere una storia comune. Anzi, ne contesta i pochi elementi condivisi. Perché dovrebbe credere e riconoscersi nella geografia? Per muoversi e orientarsi basta un navigatore satellitare.

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Re: Una nuova guerra oggi al confine russo

Messaggioda annalu il 13/08/2008, 18:56

Mentre tutto il mondo si preoccupa per la guerra, l'Italia fa politica al telefono: un modo come un altro per cercare di nascondere il fatto che l'attuale governo ha una rilevanza internazionale prossima allo zero. E Frattini giudica una riunione straordinaria del Consiglio d'Europa sull'Ossezia non abbastanza importante per interrompere le sue ferie.

Da Repubblica.it:

Il ministro degli Esteri non partecipa alla riunione straordinaria sui fatti dell'Ossezia
E al vertice invia in sua vece il sottosegretario ex Dc Vincenzo Scotti
Frattini, scoppia il caso Maldive
Al Consiglio Europeo manda Scotti

di MARCO BRACCONI

ROMA - Lampi di guerra nel cuore dell'Europa. Poi una tregua che non risolve nessuno dei nodi geopolitici sul tappeto. E lascia all'Europa il difficile compito di mediare e impedire che la miccia si riaccenda nel prossimo futuro. Ma l'Italia è in vacanza. E in vacanza resta. La strategia del governo è la "diplomazia telefonica", magari per dettare comunicati alle agenzie di stampa. E inviare al posto del ministro un sottosegretario al Consiglio Europeo sui fatti dell'Ossezia.

In questi giorni Berlusconi è rimasto in Sardegna, ma la presidenza di turno della Ue è francese, e il premier italiano può rivendicare la sua discrezione verso Sarkozy e i contatti telefonici con gli altri leader mondiali.

Meno spiegabile è il caso Frattini. Il titolare della Farnesina è in vacanza alle Maldive. E dagli atolli dell'Oceano indiano è prodigo di dichiarazioni. Ma non si muove. Quando i ministri degli Esteri dell'Unione Europea si riuniscono in un Consiglio straordinario, manda in sua vece Vincenzo Scotti. Sottosegretario. Un glorioso passato Dc tra i ministeri del Lavoro, Interno, Protezione civile. Anche agli Esteri, certo. Ma ai tempi del primo governo Amato. Inizio anni Novanta. C'erano ancora Bush senior, Eltsin e Papa Wojtyla.

"Frattini è un irresponsabile", dice Luca Volonté dell'Udc. Che ironizza: "Il momento internazionale è così delicato da richiedere il massimo impegno telefonico nei momenti di relax tra un bagno e l'altro". L'Italia dei Valori rilancia: "Con tutto il rispetto per il sottosegretario Scotti, con l'assenza del ministro il governo italiano ha fatto una pessima figura internazionale". E così il Pd, che con Franco Monaco ricorda "il premier a villa Certosa, Frattini alle Maldive, e al vertice europeo l'oscuro e redivivo sottosegretario".

Dall'atollo, mentre in Italia il caso monta, Frattini non sembra turbato. Anzi. Appena a Bruxelles finisce il Consiglio Europeo detta alle agenzie di stampa una soddisfatta dichiarazione. Nella quale rileva "l'importanza dell'adozione di un documento equilibrato che ha registrato il consenso unanime dei 27 Paesi dell'Unione''. E, soprattutto, ricorda "l'importante contribuito al buon esito della mediazione con l'impegno, oltre che suo personale, del presidente del Consiglio". Appuntamento, vacanze permettendo, al prossimo Consiglio Europeo. O alla prossima guerra.

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La lezione di Putin alla Casa Bianca

Messaggioda franz il 14/08/2008, 9:37

La lezione di Putin alla Casa Bianca
di LUCIO CARACCIOLO

Se Saakashivili non esistesse, Putin dovrebbe inventarlo. Pare che nelle prime ore di guerra il padrone della Russia non credesse alle sue orecchie.
Lo sconsiderato arcinemico georgiano era finito con entrambi i piedi nella trappola sud-ossetina, sfidando Mosca sul terreno militare. In pochi giorni, Putin ha non solo ripreso il controllo dell'enclave contesa, ma minaccia di ridurre l'intera Georgia ad entità virtuale. Soprattutto, ha inflitto una sonora lezione agli Stati Uniti. Per la prima volta dal crollo dell'Unione sovietica, l'impero russo è all'offensiva. La guerra di Georgia non ha solo un formidabile impatto regionale, ma contribuisce a riscrivere gli equilibri globali così come sembravano essersi consolidati alla fine dello scorso secolo. Vediamo.

Durante la guerra fredda, l'obiettivo strategico degli Stati Uniti era di impedire che l'Europa occidentale cadesse sotto l'influenza russo-sovietica. Quasi vent'anni dopo aver sconfitto l'Urss, gli americani scoprono che russi ed europei occidentali - tedeschi, francesi e italiani in testa - non sono mai stati tanto vicini. Non solo gas e petrolio. Berlino, Parigi e Roma considerano Mosca parte integrante dell'equilibrio continentale. Dunque rifiutano di costruire una coalizione antirussa in Europa, come vorrebbero i "falchi" di Washington, guidati da Cheney e McCain. E come sognano le piccole e medie nazioni dell'Europa centro-orientale, filoamericane e russofobe (oltreché euroscettiche, salvo quando si tratta di incassare i soldi di Bruxelles). Una frattura che attraversa l'alleanza atlantica e l'Unione europea. Divide l'Occidente. Anzi, ne avvicina una parte essenziale alla Russia.

Una tendenza percepibile da tempo, ma che la guerra di Georgia ha reso esplicita. Sarkozy è stato prontissimo a volare a Mosca e a Tbilisi, appena ha capito che la partita sul terreno era decisa, almeno in questa fase. Contrariamente alle apparenze, il leader francese non è stato un mediatore, ma il notaio della vittoria russa e della sconfitta georgiana. Soprattutto, dell'impotenza americana. Il "piano di pace" francese ha semplicemente certificato il risultato sul terreno. Tbilisi può scordarsi Ossezia del sud e Abkhazia. Mosca si vede riconosciuto di fatto il diritto a una sfera di influenza pancaucasica. Putin provvederà poi, imbaldanzito dal successo, a interpretare in modo più estensivo il suo successo. Come si osserva a Parigi, Berlino e Roma, dopo la batosta la Georgia è molto più lontana dalla Nato. E con essa l'Ucraina, l'altra grande perdente dello scontro per l'Ossezia meridionale.

La Francia ha agito a nome dell'Unione europea, in quanto presidente di turno. Ma non per conto di tutti. A parte i classici distinguo britannici, nella tragedia georgiana polacchi e baltici si sono smarcati dagli euroccidentali. Mentre Sarkozy avallava il trionfo russo, i presidenti di Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, accompagnati dal collega ucraino, volavano a Tbilisi per solidarizzare con lo sconfitto. Denunciando l'"imperialismo" e il "revisionismo" di Mosca così certificando l'esistenza di almeno due Europee nell'Unione europea e nella Nato. Quella più aperta alle ragioni e agli interessi di Mosca, della quale l'Italia di Berlusconi rappresenta paradossalmente l'ala più estrema - il nostro leader passa per "amerikano" ma quando si tratta di scegliere fra Bush e Putin inclina per il secondo. E quella antirussa, guidata dal "gemello" polacco Lech Kaczynski e dall'estone-americano Toomas Hendrik Ilves, per cui non ci sarà pace in Europa finché esisterà la Russia. Si può immaginare che cosa sarebbe successo se la cabala della rotazione avesse assegnato ad uno di loro la presidenza dell'Ue.

Era questa l'Europa, era questo l'Occidente per cui gli Stati Uniti si sono battuti nella guerra fredda? Certamente no. L'America non aveva spinto l'Urss al suicidio per ritrovarsi di fronte un impero russo assetato di rivincita, deciso a riconquistare almeno parzialmente i territori persi nella "catastrofe geopolitica" (Putin) del 1989-'91 e capace di strutturare un solido rapporto con l'Europa occidentale. Valeva la pena per gli Usa scambiare satelliti come Bonn (oggi Berlino) e Roma - per tacere del contrastato ma fruttuoso rapporto con Parigi - con Tallinn, Riga e Vilnius, dove l'ambasciatore americano è l'autorità suprema, almeno quanto da noi negli anni Cinquanta? O anche con Varsavia, Kiev e Tbilisi?

La "Nuova Europa" evocata da Rumsfeld ai tempi della campagna irachena sta procurando a Washington più problemi di quanti ne risolva. Il caso georgiano è esemplare Saakashivili si considera più americano di molti americani. Bush lo ha sostenuto e armato per servirsene come spina nel fianco del colosso russo, in un'area strategica per i corridoi energetici. A cominciare dall'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan e dall'assai futuribile gasdotto Nabucco, entrambi di dubbio senso economico ma concepiti come leve geopolitiche per aprire vie alternative a quelle russe nelle esportazioni di greggio e di gas centroasiatico verso l'Europa. Ma i georgiani hanno sovrainterpretato l'appoggio americano. Hanno voluto vedervi - o è stata loro fatta vedere - luce verde per la riconquista del loro micro-impero caucasico, da estendere a popoli refrattari a Tbilisi come, i sud-ossetini.

Nel gioco delle ingenuità e manipolazioni reciproche, alla fine, come nel caso del Kosovo, è stata la coda a muovere il cane. Se però gli albanesi dell'Uck usarono magistralmente la Nato contro la Serbia, i georgiani - o almeno il loro avventuroso condottiero - si sono illusi di godere della protezione americana contro Putin. Nessuno a Washington è pronto a scatenare la guerra alla Russia in nome dei diritti della Georgia.
Nel crepuscolo di Bush, la balbettante risposta americana alla guerra russo-georgiana riflette il vuoto strategico di questa amministrazione. Oscillante fra l'ammiccamento a Putin e il tentativo di sancire il riallargamento della Nato la definitiva liquidazione di qualsiasi sfera di influenza russa in Europa. Un zigzag pericoloso, che ha prima terrorizzato la Russia con l'avanzata della Nato verso le sue frontiere, con la Rivoluzione delle rose in Georgia e soprattutto con quella arancione in Ucraina.

Salvo poi scatenarne la prevedibile reazione. Ora anche militare. Minacciare l'esclusione della Russia dal G8 e inviare aiuti umanitari ai georgiani su navi militari a stelle e strisce può forse giocare in chiave di campagna elettorale repubblicana contro il "morbido" Obama. Certo non spaventa Putin. Convinto di poter contare anche sui partner della "Vecchia Europa".
Al prossimo presidente di compiere la scelta che Bush, dopo Clinton, non ha saputo osare. L'alternativa è fra accettare la Russia come fattore imprescindibile dell'equazione di potenza in Eurasia, oppure aderire alla convinzione polacco-baltica, ma anche ucraina e georgiana, per cui la vittoria nella guerra fredda non significa solo abbattere la cortina di ferro, ma spostarla quanto più a ridosso di Mosca possibile. Isolando e distruggendo una volta per tutte l'impero russo, vocato all'espansione a mano armata.

Entrambe le scelte hanno dei costi. La seconda difficilmente potrebbe evitare una guerra, o una serie di guerre nel cuore del nostro continente. Perché la Russia non si suiciderà come l'Urss. Questo Putin voleva far sapere al mondo con la campagna georgiana. Di questo abbiamo preso atto nella "Vecchia Europa". Ma in America?

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Re: Una nuova guerra oggi al confine russo

Messaggioda Paolo65 il 14/08/2008, 9:50

Un'Europa con una sola politica estera e con un suo esercito pronto per le varie evenienze, forse non avrebbe fatto marcire per 60 anni la questione israelo-palestinese, Libano compreso,e per arrivare ai giorni nostri avrebbe avuto una voce ben diversa In Iraq, Afghanistan e oggi in Georgia.

Dalla II guerra mondiale abbiamo imparato che scannarsi a vicenda non è ragionevole, se non devastante,ma purtroppo abbiamo creduto che il mondo fosse cambiato e che fare la parte della colomba sarebbe stato vincente.

Di fatto abbiamo ceduto il potere militare agli USA e continuiamo a giocare alla parte dei buoni, ben sapendo che alle brutte lo Zio Tom ci verrà sempre in soccorso.

Nello scacchiere iracheno e afgano non ci sono solo gli interessi USA ma anche quelli europei, per cui ci fa comodo che gli USA facciano la faccia cattiva al posto nostro,tanto qualcosa di utile arriverà anche a noi.

Ovvio che questo atteggiamento ,di fatto passivo, ci fa ingoiare dei rospi e non solo dagli USA.

Alla fine Frattini fa benissimo a rimanere alle Maldive,tanto l'Europa può poco e vuole ancora meno: di certo non un conflitto con la Russia.

Buona vacanze Ministro Frattini!

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Ritiri annunciati e "contrordine compagni"

Messaggioda franz il 14/08/2008, 14:53

Esplosioni a Gori, carri armati a Poti
Mosca: "Andremo via tra due giorni
Appoggeremo le richieste dei separatisti"

Colpi e fumo sulle colline intorno alla città georgiana. Un testimone: "Carri armati sono entrati nel porto della Georgia".

Le truppe russe annunciano il ritiro, poi cambiano idea:

"Lasceremo tra due giorni". Il segretario di stato Usa a Parigi: "Non siamo più nel '68 e all'invasione della Cecoslovacchia". Frattini: "Italia pronta ad accogliere conferenza di pace sul Caucaso". Fassino: "L'Italia non può sottrarsi a peacekeeping". A Tbilisi i primi aiuti umanitari statunitensi


13:54 La Rice atterra in Francia

Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice è arrivata in Francia, prima tappa del viaggio che entro oggi la condurrà in Georgia dove, per volere del presidente George W. Bush, porterà al governo "democraticamente eletto" della Repubblica caucasica il segno tangibile del sostegno degli Stati Uniti nel conflitto con la Russia
13:31 Un testimone: "Carri armati sono entrati nel porto di Poti"

Un testimone oculare, Nikoloz Gogoli, agente marittimo, sostiene che carri armati russi sarebbero entrati a Poti, sul Mar Nero. "Sono diretti verso una vecchia base militare"
12:39 Georgia: "I russi bombardano il porto di Poti"

"Stanno distruggendo tutto nel porto di Poti, anche le strade appena costruite nella pare ovest del Paese". Il governo della Georgia accusa le truppe russe: "Stanno minando Gori", ha denunciato Shota Utiashvili, portavoce del ministero dell'Interno di Tbilisi
12:22 Georgia: "Mosca viola gli accordi"

La polizia georgiana ha lasciato la città di Gori in concomitanza con l'ingresso di "mezzi militari e soldati russi", afferma il ministero degli interni di Tbilisi. "E' una violazione degli accordi", afferma il ministero. Mosca aveva detto in precedenza che i suoi soldati stavano collaborando con gli agenti georgiani
11:58 Esplosioni a Gori: sarebbero colpi di artiglieria

Sarebbero dovuti a colpi di artiglieria le violente esplosioni risuonate in serie oggi a Gori
11:51 Mosca: "La Russia appoggerà i separatisti"

"La Russia appoggerà qualsiasi decisione sullo status delle repubbliche separatiste georgiane di Abkhazia e Ossezia del sud che verranno prese dai popoli di quelle repubbliche", ha detto il presidente russo Dmitri Medvedev
11:41 Esplosioni a Gori

Diverse esplosioni sono state udite sulle colline intorno a Gori. Lo ha riferito un giornalista sul posto
11:17 Fassino: "L'Italia non può sottrarsi a peacekeeping"

Piero Fassino, ministro degli Esteri del governo ombra, ha detto: "Se l'Europa, l'Onu, l'Osce decideranno di inviare una forza di peacekeeping internazionale, ritengo che l'Italia non possa sottrarsi"
11:09 Gerogia: "Altre truppe russe entrano a Gori e Poti"

Georgia: "Altre truppe russe entrano a Gori e Poti"

11:06 Georgia: "I russi incrementano la loro presenza a Gori"

Secondo le autorità della Gerogia, non solo i russi non vanno via da Gori, ma "incrementano la loro presenza"
10:56 Mosca ammette: "Siamo ancora a Gori. Lasceremo tra due giorni"

I militari russi sono ancora nella città georgiana di Gori, ha ammesso il comando di Mosca, e "lavorano congiuntamente con la polizia georgiana". Lo ha detto il portavoce del ministero della difesa Viaceslav Borisov, precisando che "nei prossimi due giorni continueremo a lavorare insieme, e poi le forze verranno ritirate"
10:51 Mosca: "Tbilisi ha bloccato siti russi su internet"

Tbilisi avrebbe bloccato i siti russi su internet per impedire ai suoi cittadini di avere informazioni che non siano quelle rilasciate dal presidente georgiano Mikhail Saakashvili. Lo afferma il ministro delle telecomunicazioni russo Igor Shogolev citato dall'agenzia Interfax

10:49 Frattini: "Italia pronta ad accogliere conferenza di pace sul Caucaso"

"L'Italia è pronta ad accogliere una conferenza di stabilizzazione sul Caucaso". Lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini
10:28 Radio Eco di Mosca: "I russi si autosmentisce"

Radio Eco di Mosca ribadisce che i russi hanno ritirato i suoi contingenti dalla città con il ritorno dei poliziotti georgiani: "Tbilisi si autosmentisce"
10:15 Georgia: "Le truppe russe si rifiutano di lasciare Gori"

Le truppe russe avrebbero "cambiato idea" e si rifiuterebbero di lasciare Gori, da dove poco prima era stato annunciato l'avvio della ritirata: lo ha denunciato il ministero dell'Interno georgiano, che pure aveva reso noto il passaggio delle consegne tra le forze di Mosca e le proprie alle porte della città
10:04 Ossezia del sud, prigionieri georgiani al lavoro tra le macerie

Duecento prigionieri di guerra georgiani stanno lavorando a Tskhinvali, "capitale" dell'Ossezia del Sud, per rimuovere le macerie dei bombardamenti dei giorni scorsi. Lo ha detto all'agenzia Itar-tass il rappresentante sudosseto a Mosca Dmitri Medoiev. L'Ossezia del sud vorrebbe restituirli a Tbilisi, ma dalla capitale georgiana non è arrivata nessuna richiesta in merito.
Finché la Georgia non ne chiederà il rilascio, i prigionieri lavoreranno a Tskhinvali.

09:42 Arrivano gli aiuti umanitari Usa in Georgia

Aerei militari americani da trasporto sono atterrati a Tbilisi con aiuti umanitari, provenienti sia dagli Stati Uniti che dall'Ucraina. A dirlo è il ministro della sanità georgiano Sandro Kvitashvili, citato dalle agenzie russe. Nel carico ci sono medicinali, tende, cibo e altre merci. Solo l'aereo dagli Usa ha portato aiuti per un milione di dollari. Oggi si aspetta un altro aereo americano e Tbilisi attende aiuti anche dai Paesi europei.
09:25 Abkhazia: "Trattative con Georgia solo dopo l'indipendenza"

Trattative abkhaze con la Georgia potranno avvenire solo dopo che Tbilisi avrà riconosciuto l'indipendenza dell'Abkhazia. Lo ha detto il ministero degli esteri della repubblica secessionista secondo l'agenzia Itar-Tass.
09:21 Azerbaigian riprende a far scorrere petrolio attraverso la Georgia

E' ripreso a scorrere il petrolio azerbaigiano nell'oleodotto che, attraverso la Georgia, porta il greggio in Turchia, riferiscono le agenzie russe. Baku aveva sospeso i rifornimenti nei giorni scorsi a causa del conflitto con la Russia. Non è invece attivo l'oleodotto dall'Azerbaigian a Supsa, sulla costa georgiana del Mar Nero: "Stiamo ancora valutando la situazione", ha detto un portavoce.
08:58 Sud Ossezia, fucilati due sciacalli

Due sciacalli sono stati fucilati ieri in Ossezia del sud, si apprende oggi dal vicepremier sudosseto Boris Ciociev citato dall'agenzia Interfax. "Negli ultimi giorni in Ossezia del sud sono avvenuti atti di sciacallaggio. Ieri la nostra polizia ha fucilato sul posto due di questi 'sciacalli'. Oggi saremo anche più duri", ha detto.
08:20 Tbilisi: "Ripreso il controllo Gori"

Il ministero georgiano dell'Interno ha annunciato che i militari hanno ripreso il controllo della città di Gori, nel centro della Georgia e a ridosso della repubblica separatista dell'Ossezia del Sud, dopo la partenza delle truppe russe annunciata ieri.
08:15 Procura russa apre inchiesta per genocidio in Ossezia

La Commissione Investigativa presso la Procura Federale russa ha aperto un'inchiesta penale per genocidio ai danni di cittadini russi nell'Ossezia del Sud, la provincia autonoma della Georgia ribellatasi alle autorità di Tbilisi con il beneplacito del Cremlino. Lo ha reso noto un portavoce della stessa Commissione, Igor Komissarov, secondo cui le indagini si baseranno sulle "informazioni relative all'operato delle Forze Armate georgiane per sterminare i cittadini russi di etnia ossetina in Ossezia del Sud, attraverso l'uccisione dei medesimi o l'infliggere loro gravi lesioni corporali". Di "genocidio" in Ossezia del Sud aveva parlato pochi giorni fa lo stesso Putin.
08:13 Condoleezza Rice in volo per Parigi

Condoleezza Rice è in volo per Parigi per discutere con gli alleati europei del conflitto in Ossezia del sud tra Tbilisi e Mosca, per una missione che prevede una tappa anche in Georgia.
Il segretario di stato americano è stato inviato da George W.
Bush per "testimoniare", ha spiegato il presidente Usa, prima di annunciare un consistente pacchetto di aiuti, "la nostra solidarietà al popolo georgiano".
"Non siamo più nel 1968 e all'invasione della Cecoslovacchia, quando la Russia poteva minacciare un vicino, occupare la sua capitale, destituire il suo governo e ritirarsi", ha detto da parte sua Condoleezza Rice prima di volare alla volta di Parigi, "le cose sono cambiate".
08:10 Governo georgiano: "Russi in ritirata da Gori"

Il governo georgiano annuncia che le truppe russe hanno avviato il ritiro da Gori, la città a ridosso dell'Ossezia del sud diventata centro strategico del conflitto tra Mosca e Tbilisi. Lo riferisce il ministero degli interni di Tbilisi.
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