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Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda mauri il 17/03/2010, 13:44

pianogrande ha scritto:Berlusconi (e, sopratutto, quello che rappresenta) è il principale e più drammatico problema del nostro paese.


per me il problema siamo noi italiani che abbiamo bisogno di personaggi come loro che fanno finta di risolvere i veri problemi del paese, berlusconi lo votano e ce lo teniamo come ci terremmo qualsiasi altro,
mentre nostro è il problema politico visto che siamo impotenti di fronte a questo, politicamente l'opposizione non ha forza senza il consenso dell'elettorato, e il consenso va costruito e ci vuole tempo e cosa importante fiducia
la difesa del rispetto e la sua riaffermazione deve essere la nostra bandiera nonostante il pantano che accenna zampa, in realtà berlusconi non ha fatto altro che interpretare e lanciare la moda del "sentire comune da bar" di fatto cosa vecchia e scontata
spetta a noi ribaltare la situazione, faccenda difficile a causa dei difetti degli italiani, per fortuna esiste una buona parte che non la pensa come il berlusconismo, sono queste persone che devono fare leva sulla società civile, il buon senso comune e civico, se così è queste elezioni metteranno le basi che permetteranno di fare uscire l'italia dal pantano e proiettarla nel futuro, e del fascismo e delle 1me e 2de repubbliche rimarra solo un vago ricordo
ciao, mauri
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda ranvit il 17/03/2010, 14:09

> Le manifestazioni di piazza vanno benissimo ma il sorrisino post-dalemiano di Bersani senza azioni concrete a questi qua gli fa il solletico.<


Cioè, cosa dovrebbe fare?
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda pianogrande il 17/03/2010, 14:42

ranvit ha scritto:> Le manifestazioni di piazza vanno benissimo ma il sorrisino post-dalemiano di Bersani senza azioni concrete a questi qua gli fa il solletico.<


Cioè, cosa dovrebbe fare?


Innanzitutto utilizzare questi fortissimi argomenti in modo argomentato e martellante nella propaganda elettorale.
E' ora di cominciare a parlare di opposizione alla dittatura.
Starei, addirittura, sul livello di votate per noi finché siete in tempo.

E' vero.
Ci sono prima i problemi del paese ma per risolverli bisogna vincere le elezioni (ai vari livelli).

E' vero.
E' il modo di pensare che va cambiato.
Le due cose non sono in conflitto, sopratutto, tenendo conto che non si tratta di un vero modo di pensare ma di un pensare ciò che conviene.
Fotti il sistema. Studia.
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Premiate esperienza e capacità di governo delle donne PD.

Messaggioda Sandra Zampa il 26/03/2010, 17:10

Carissimi,
questa lunga campagna elettorale si sta per chiudere.

Il Partito Democratico ha affrontato con coraggio i veri problemi del Paese: lavoro e grandi temi sociali, sanità, scuola. I nostri candidati hanno presentato un programma chiaro in ognuna delle Regioni dove si vota il 28 e il 29 marzo. Il progetto del Partito Democratico, nel quale credo fermamente, è l'unica risposta concreta alla deriva anti democratica e demagogica della destra.

La nostra Regione è tra le più competitive d'Europa: Vasco Errani ha saputo realizzare politiche di buon governo e preservare questo territorio dagli effetti più disastrosi della crisi economica che attraversa il Paese. Il suo impegno come presidente della Conferenza Stato Regioni ha contribuito a dare voce ai territori e risposte ai bisogni urgenti dei cittadini. Con il nostro voto potrà continuare il suo lavoro qui, in Emilia Romagna e continuare a tutelare le lavoratrici e i lavoratori, le nostre scuole, la nostra Università, la nostra Sanità. Il modello emiliano romagnolo rappresenta un primato del quale dobbiamo andare orgogliosi. Dall'Emilia Romagna parta una messaggio chiaro a questo governo, il messaggio di persone che non dimenticano quanto sia costata la democrazia, che vivono e voglio continuare a vivere in una società che sa accogliere e integrare, che crede in una scuola inclusiva, che difende i valori del lavoro, che sta dalla parte dei meno forti.

Il mio appello al voto è, come anche in passato, un appello per un voto alle donne. Le candidate regionali a Bologna sono tre, Paola Marani, Gabriella Ercolini e Silvia Zamboni. Sono donne preparate, con esperienza e capacità.

Il nostro voto per una donna potrà garantire una più giusta rappresentanza in Consiglio regionale. Con un voto per una di queste candidate possiamo contribuire alla realizzazione di più vere pari opportunità.

Con fiducia e coraggio possiamo contribuire al cambiamento.

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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda disallineato il 31/03/2010, 18:14

ranvit ha scritto:Certo!
Aggiungo....per aiutarli a capire....che una delle cose piu' gravi è il ladrocinio dei politici, ampiamente perseguito (in questo sono bravi...nel senso di faccia tosta ed impuniti). Lo fanno tutti a destra e a sinistra! L'unica differenza è che formalmente quelli di sinistra rivendicano una onestà e un rispetto delle regole che alla fin fine risulta essere, oltre al danno, solo una presa per i fondelli!

Altra cosa : è' di ieri la notizia (ma già si conosceva) che il 78% dell'Irpef proviene dai lavoratori dipendenti e dai pensionati.
In pratica gli autonomi e le imprese non pagano una mazza
Che questo andazzo sia voluto dal Cd è comprensibile, ma che il Cs aldilà delle chiacchiere abbia addirittura aumentato le tasse a lavoratori dipendenti e pensionati (una delle prime decisioni dello scorso governo Prodi) è davvero fantozziano. Soprattutto poi alla luce delle infinite agevolazioni che godono tutta una serie di sfaccendati a partire dalle comunità montane e centinaia di enti inutili. Per non parlare del doppione Regioni/Province, dei tantissimi consiglieri degli enti locali e l'enorme numero di Parlamentari e relative scandalose prebende.

Altro ancora? L'assoluta incapacità di gestire l'immigrazione abbinando ad una pelosa solidarietà verbale fatti concreti e la fermezza nel pretendere il rispetto delle regole sia dagli immigrati che dai datori di lavoro italiani.

Ce ne sarebbero tante altre di cose....ma intanto basterebbe che i "nostri campioni" la smettessero di farci anche le prediche!

Vittorio



Per conoscenza di chi ha scritto sugli autonomi:
io sono un piccolo imprenditore con 3 operai e la segretaria a part -time, perchè non mi posos permettere di assumerne una a tempo pieno. Negli ultimi anni il prelievo fiscale "VERO", quello ciò che il conto della serva riepilogherebbe così: mi è rimasto 100 di imponibile, dopoaver pagato tutti i vari balzelli, tasse e addizionali varie quanto mi rimane spendibile per me? Risposta: circa 37.
da questo si enuncia che le mie tasse equivalgono al 63%. Quando poi ascoltavo Padoa Schioppa che mi diceva che pagare le tasse è bellissimo, mi sentivo cornuto e mazziato. La speranza fu quella di non vedere mai più persone di quel genere. E poi qualcuno si chiede perchè chi lavora cerca di "salvare" qualcosa dal ladrocinio del fisco.
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Un partito regionale e federato

Messaggioda Sandra Zampa il 07/04/2010, 11:50

Come contributo alle nostre riflessioni, vi propongo qui un mio articolo che compare oggi su Europa quotidiano.

A presto,
SZ


Un partito regionale e federato

Un “Prigione” che tenta di liberarsi dal blocco della materia in cui è stato scolpito.


Il Pd che esce dalla consultazione elettorale del 27 e 28 marzo, mi ha fatto pensare ai celebri Prigioni di Michelangelo, fermo com’é alla potenzialità di un progetto che nella mente dei padri e nostra, avrebbe dovuto esprimersi e trovare consenso in una larga parte della società italiana.

Un partito che, invece, è immobile e, per questo, rischia di disperdere il potenziale iniziale. Dal 2007 ad oggi si sono passati il testimone tre segretari: Veltroni, Franceschini e Bersani. Ma il Pd non decolla. Oggi dobbiamo prendere atto che, così procedendo, si corre il rischio di perdersi senza traumi né dolore. Bersani ha detto: «Siamo in piedi». È vero: siamo ancora in piedi ma sembriamo terrorizzati all’idea di muovere i primi passi. Non abbiamo appeal sull’elettorato che con il voto delle regionali ha presentato anche a noi il conto dell’antipolitica.

La vittoria del Piemonte e\o del Lazio ci avrebbe aiutato psicologicamente a sentirci più forti ma in termine di numeri assoluti in realtà avrebbe mutato di poco il quadro della riflessione. Che dovrebbe partire da un elemento: non c’é nessun partito, a parte quello di Grillo e dell’astensione, ad essere preceduto da un segno positivo. È la Lega ad aver perso meno di tutti (-147.305 voti). È il Pdl ad aver perso più voti di tutti. Ma questo può consolarci? Il fatto che una parte sempre più grande della società italiana si sia rifugiata nel classico “voto” di protesta, l’astensione, o nella più colorita espressione della protesta rappresentata da Grillo (un leader politico o un comico in canotto?), pone un grandissimo problema al partito dei democratici. A noi più che agli altri non fosse che per un’evidente ragione: siamo il partito d’opposizione. Stiamo in campo per raccogliere la più larga parte del dissenso nei confronti del governo in carica e dei partiti che lo sostengono. È presso di noi che chi dissente dalle politiche di governo in atto deve trovare ascolto e risposta.

E invece non è andata così. Gli elettori ci hanno detto, con il loro voto, che gli piace sempre meno il governo ma neanche noi gli piaciamo. Eppure Bersani – concordo con chi l’ha fatto notare – si è davvero speso per fare in modo che andasse diversamente. Ha fatto tutto quello che poteva. Dunque? Dunque c’è un problema che riguarda tutto il gruppo dirigente. Ma che comincia con la falsa partenza del Pd (siamo partiti dal dialogo con il Cav, ricordate?) e prosegue con i cambi di rotta che ci hanno portato fin qui. Penso che abbiamo pure pagato il prezzo dell’aver cambiato tre segretari in tre anni. Che messaggio può mai essere arrivato alla nostra gente che cerca coerenza, saldezza, idee e parole chiare? E il prezzo delle divisioni, delle correnti e delle sottocorrenti che si è persino aggravato –perché istituzionalizzato – dopo il Congresso.

E poi c’è il prezzo degli “scivoloni” che tradiscono linee politiche mai discusse e neppure confessate: la vicenda di Vendola in Puglia. C’é il prezzo di uno scarso coraggio e coerenza nella scelta delle alleanze (che devono partire dalla condivisione di una nostra autonoma linea politica e di un programma).
Infine c’è quello della qualità della classe dirigente dal punto di vista dell’etica. Mi limito a due casi. La vicenda giudiziaria in Puglia e il “caso” Delbono in Emilia-Romagna. L’ex sindaco di Bologna ha commesso “leggerezze” che hanno avuto lo stesso peso elettorale di colpe assai piu’ gravi: i “grillini” (percentuali da record nazionale) e gli astenuti nella mia regione sono passati da lì. E Vasco Errani si è trovato in carico il problema nazionale e quello locale! Ha dovuto affrontare una battaglia elettorale piena di fango ed è riuscito a vincere una partita che, senza di lui, sarebbe stata persa. Ma a guardare come sono andate le cose anche prestando attenzione a quelli che hanno vinto in situazioni difficilissime (Brivio contro Castelli, per esempio), si deve prendere atto che un partito nazionale così come l’abbiamo conosciuto fino ad ora non è più in grado di conquistare elettorati interessati sempre più da problemi locali. Il caso del nord parla da sé. E il sud, sempre più abbandonato a se stesso, avrà bisogno di trovare risposte a problemi strutturali e giganteschi.

Tre Italie escono dalle urne. Non è dunque arrivato il momento di pensare a un partito strutturato su base regionale? Un partito che si costituisce con un’ampia autonomia interna in ogni regione (Pd lombardo, laziale, toscano) e che è strettamente tenuto assieme dall’obbligo di federarsi al Pd nazionale che mantiene al centro la capacità di decisione sui temi politici di maggiore rilevanza.

Lo ha proposto diversi mesi fa Romano Prodi, e, in una versione un po’ diversa, ne hanno parlato nei giorni scorsi Chiamparino e Cacciari. Un partito così strutturato avrebbe il merito di mettere in campo una classe dirigente assai vicina alla gente e certamente più nuova. Ma c’è dell’altro oggi da fare con urgenza: c’è da mettere in campo il coraggio di andare controcorrente. Accettiamo le sfide e rilanciamo. Innoviamo. Tiriamo fuori la forza delle idee, l’idea di un paese diverso.

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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda ranvit il 07/04/2010, 16:12

> Un partito così strutturato avrebbe il merito di mettere in campo una classe dirigente assai vicina alla gente e certamente più nuova. Ma c’è dell’altro oggi da fare con urgenza: c’è da mettere in campo il coraggio di andare controcorrente. Accettiamo le sfide e rilanciamo. Innoviamo. Tiriamo fuori la forza delle idee, l’idea di un paese diverso.<




Beh, questa volta Sandra Zampa c'ha azzeccato!
Molto bene!
Come si puo' fare per realizzare questa proposta?

Vittorio
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda Loredana Poncini il 07/04/2010, 18:05

Un "Prigione ( PD)" a Lecco si è liberato, mettendo in pratica la Politica che Sandra Zampa ci ha appena esposto.
L'auspicio è che la contro-tendenza verificatesi a Lecco sia la prima rondine annunciante, finalmente, la primavera, dopo questo durissimo inverno ! :)
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda franz il 07/04/2010, 18:06

ranvit ha scritto:Beh, questa volta Sandra Zampa c'ha azzeccato!
Molto bene!
Come si puo' fare per realizzare questa proposta?

Vittorio

Concordo!
Quanto a realizzare .... il PD nella forma (vedi statuto) è già un partito federale.
Ora serve che lo sia nella sostanza. La parola d'ordine é: autonomia.
Si tratta di realizzare quel PD del nord (e del centro, del sud) di cui si parla da tempo e che Veltroni osteggiava.
Meno potere alle caste romane; piu' potere alle decisioni locali.
Quindi meno decisioni d'imperio (top down) e piu' coordinamento dal basso (bottom up).
Anche nella determinazione della linea politica nazionale.
Franz
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda pianogrande il 07/04/2010, 22:45

Bisognerebbe rivoluzionare il concetto gerarchico di "vertice".
Il vertice deve essere, per forza, il punto più lontano dalla "base"?.
"Fare carriera" deve per forza significare allontanarsi dalla base?
Quale può essere il parametro che costringa il vertice a non chiudersi nella torre d'avorio?
Per me (prima di tutto, almeno) il sistema elettorale.
Compreso, naturalmente, il sistema elettorale interno che non deve passare attraverso la piramide gerarchica (sempre selezionatissima per quello scopo) ma fare ricorso alla base (vedi caso Vendola).
A quel punto, il pallino e, magari, la passione, ripasserebbero in mano alla casalinga brianzola o all'artigiano di Voghera che languono nel limbo dell'astensionismo.
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