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Il Rosso e il Nero

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda pierodm il 07/08/2008, 23:35

Non capisco il livore verso Tabucchi.
Non vedo cos'abbia d'indecente quello che ha detto sui processi del delitto Calabresi.
Non capisco, e ciò implica che sono in attesa di capire: nel frattempo mi chiedo perché mai, nel nostro paese, sia considerato "indecente" chi emette qualche giudizio chiaro e inequivocabile - specialmente se tali giudizi vanno in una certa direzione, mentre in direzione opposta si fa a gara a nei giudizi trancianti.
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Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda lucameni il 08/08/2008, 1:39

trovo veramente grave la disinformazione che si è fatta del delitto Calabresi e relativo processo (in questo concordo in pieno con Travaglio, che ben conosce le carte processuali). Anche se con una frasetta di due righe diluita in un discorso i cui contenuti - in parte - possono essere condivisibili.
Forse meglio informarsi sulla vicenda processuale che ha portato alla condanna di Sofri e compagnia piuttosto che dare credito - a priori - alla lobby di lotta continua nel suo infamare Marino (e nel dare giudizi "trancianti" al di fuori di una sentenza passata in giudicato). Loro si "trancianti". Tanto per dire.
E poi questo perenne minimizzare le responsabilità omicide del terrorismo rosso.
Si, il fatto che questo sia tratto da "materiali resistenti" la dice lunga sulla cultura che propongono lorsignori.
Non parlerei di livore.
Proprio perche mi reputo democratico e senza alcuna nostalgia per ideologie mortifere ed estremiste, a fronte del consueto repertorio proprio del sinistrismo più polveroso e di una palese disinformazione (accompagnata spesso dall'infamare Calabresi) parlerei semmai di legittima e necessaria indignazione.
La mia, a fronte di queste affermazioni di Tabucchi, si chiama pura e semplice indignazione.
E che un "democratico" non riesca a capirlo mi fa veramente specie.
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Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda pierodm il 08/08/2008, 12:25

Continuo a non capire.

Non capisco questo furore, quest'indignazione contro ... contro che cosa?

Non capisco l'affanno, questa specie di rincorsa a cercare l'aggettivo più insultante per le ideologie "mortifere", più di vent'anni dopo che sono diventate archeologia, e senza ammettere che la loro esistenza e la loro attività fosse piuttosto contraddittoria e tutt'altro che chiara nei fini e nelle complicità.

Presonalmente, non ho mai avuto simpatia verso i gruppi extra-parlamentari e i vari movimenti.

Su Sofri, non sono un innocentista, e tanto meno lo sono in via pregiudiziale. E per la verità, nemmeno trovo di lancinante interesse l'argomento.

In generale, nonostante o forse proprio perchè l'ho vissuto in diretta, l'intero periodo degli anni di piombo mi appare assolutamente opaco, sia nel territorio dell'eversione nera, sia in quello brigatista e movimentista: se ne può dare un complesso giudizio politico, ma non mi sono mai sentito di averne una chiara idea in termini giudiziari - ben coadiuvato, in questo, dalla lentezza e dall'incertezza delle indagini e dei processi, come sempre in Italia.
In particolare, mi è sempre sembrato impossibile e sbagliato cercare di schierarsi dalla parte "legalista", o dalla parte "eversiva", assegnando automaticamente una patente di virtù e di elevati valori umani a l'una o l'altra parte - in questo senso trovai perfettamente giustificato il famoso intervento di Pasolini sui "ragazzi del sud" arruolati nelle forze di polizia, senza che ciò significasse ignorare il ruolo dei celerini nella repressione dei movimenti, o quello dei militari nelle varie sindromi golpiste dell'epoca.
In particolare, io credo che si possa essere ottime persone al servizio di pessime istituzioni o pessimi progetti: molti agenti di custodia sono, per esempio, bravissime persone, nel senso di padri e compagni affettuosi e gentili, senza che ciò impedisca all'ambiente carcerario di essere un inferno, anche ad opera delle "istituzioni" (leggasi, pestaggi e altro).
Lo stesso vale per i militanti politici e per i loro movimenti.

Ma in discussione non erano le mie opinioni, semmai quelle di Tabucchi, che ha tutto il diritto di esprimerle, e che non mi sono sembrate così "eccezionali", così scandalose, così stravaganti.
Una fortissima visione critica verso lo stato e certe parti delle sue istituzioni esisteva allora anche nel PCI, nonostante il suo profondo legalismo, perfino esagerato: critica almeno tanto quanto quella verso il movimentismo, sia pure per ragioni ovviamente diverse.
A distanza di tanti anni, ciò significa che appartenere al centro-sinistra significa non poter sposare certe ricostruzioni, e certe riletture, che sono proprie invece della destra, o degli orfanelli di Craxi.

tabucchi non mi sembra un agit-prop movimentista, ma semplicemente uno di sinistra, senza tanti aggettivi, e senza il cappelletto di partito: come diceva Pasolini, è uno scrittore, un intellettuale, un artista, e come tale libero di parlare senza tanti calcoli.
Certo, Tabucchi può sbagliare, ma la mia sensazione è che non siamo più abituati al sapore forte e ai personaggi forti, in questa sinistra, e che quando ne capita uno, non sappiamo far altro che classificarlo tra i "massimalisti", con tutto il codazzo di postulati sul radicalismo, la vecchia sinistra, etc.
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Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda franz il 08/08/2008, 13:28

pierodm ha scritto:Continuo a non capire.
...
Ma in discussione non erano le mie opinioni, semmai quelle di Tabucchi, che ha tutto il diritto di esprimerle, e che non mi sono sembrate così "eccezionali", così scandalose, così stravaganti.

Secondo me qui si scopre improvvisamente, e volendo qui chiunqe puo' capire, che il problema è proprio quello della lesa maestà nelle critiche a Tabucchi. Certi personaggi criticano ma se vengono criticati allora si alzano muri difensivi, quasi non fossero a loro volta criticabili e godessero di una immunità che nemmeno Berlusconi si sogna. Tabucchi ha tutto il diritto di esprimere le sue critiche ed altri hanno tutto il diritto di criticare quelle espressioni. Se qualcuno ha l'ardire di considerare "scandalose e stravaganti" le cose che Trabucchi afferma, ne ha pari diritto. Ne ha diritto indipendentemente che chi "critica la critica", capisca o no.
Io noto che un motivo di fondo di questi 20 anni da parte di certa sinistra "ipercritica" è la difficoltà ad accettare il solo fatto che le siano rivolte critiche. Tabucchi critica, ma guai a riservagli pari trattamento! Apriti cielo!
Non è solo Tabucchi ma chiunque anche degli iper critici di piazza Navona. Loro possono criticare PD, Vaticano, Napolitano e compagnia, ma se li si critica ....... diluvio universale!
Nel campo della sinistra (o di quel che ne resta) in luogo di una discussione sulla par-condicio occorrerebbe aprire quella sulla par-criticazio.

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Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda annalu il 08/08/2008, 19:12

franz ha scritto: Io noto che un motivo di fondo di questi 20 anni da parte di certa sinistra "ipercritica" è la difficoltà ad accettare il solo fatto che le siano rivolte critiche. Tabucchi critica, ma guai a riservagli pari trattamento! Apriti cielo!

Avevo condiviso fin qui tutto quello che hai scritto, ma poi tu hai fatto un passo in più, questo:
franz ha scritto: Non è solo Tabucchi ma chiunque anche degli iper critici di piazza Navona. Loro possono criticare PD, Vaticano, Napolitano e compagnia, ma se li si critica ....... diluvio universale!

Nessuno nega il diritto di critica alle esagerazioni dal palco di Piazza Navona, ma in quella piazza non c'era solo la cosidetta sinistra-sinistra (oltre che Di Pietro per primo è poco di sinistra, ed anche Travaglio) ma molti cittadini semplicemente scandalizzati e desiderosi di manifestare la propria protesta.
Poi, possiamo criticare le intemperanze della Guzzanti, ma non identificare tutta la manifestazione in quelle intemperanze. O meglio, liberi tutti di esprimere le proprie opinioni, ma anch'io (e altri) di controcriticare.
Quanto alla Guzzanti, anche a me ha dato fastidio il suo intervento, ma non capisco l'enormità dello scandalo. La Guzzanti è una teatrante e fa il suo mestiere, e non capisco perché se lei esagera sia uno scandalo, mentre a destra trascendono i ministri, e non si scandalizza nessuno.
E poi, continuo a credere che se il Pd avesse trovato il modo di partecipare, avrebbe anche potuto condurre una trattativa sulla conduzione della manifestazione stessa.
Ma Veltroni o va da solo, o non va da nessuna parte: ha addirittura indetto una manifestazione ed una raccolta di firme per ottobre, sulla base di un testo già ampiamente superato.
Mi sembra troppo preoccupato di non essere mai secondo: o primo, possibilmente da solo o quasi, o niente.
Con il referendum sta facendo esattamente la stessa cosa. Fortuna che non tutti lo seguono.

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Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda lucameni il 08/08/2008, 21:25

la manifestazione aveva intenzioni positive, ma la "forma", soprattutto in un paese dove l'informazione batte su aspetti che non vanno alla sostanza delle cose, era decisiva.
Gli organizzatori avrebbero dovuto capire che bastava poco per mandare tutto all'aria.
E difatti, anche fosse stato perfetto il 99,99%, sono bastate delle battute infelici per vanificare gli scopi della manifestazione.
Il giorno dopo nessuno parlava -ovviamente- di Dell'Ultri, della criminalità fatta legge e impunità, ma delle cavolate di Grillo e della Guzzanti.
Peraltro è da notare, se andate sul blog "voglioscendere", come Pino Corrias e Gomez abbiano preso le distanze dai due citati, mentre Travaglio ne è rimasto entusiasta. E dire che i tre sono co-autori, colleghi e amici anche nell'avventura blog online.
Il che mi conferma come Travaglio, pur brillantissimo cronista, che andrebbe sempre ringraziato per le notizie che ha il coraggio di pubblicare in questo mondo di ponzi pilati, in realtà abbia ben poco del suo presunto maestro Montanelli; e di come negli anni, tra contraddizioni non indifferenti, si sia lasciato prendere la mano nel suo contrapporsi al marciume del sistema politico. Spesso in pessima compagnia.
In altri termini: eccellente cronista, ma pessimo capopolo.
Di Travaglio, seppur lontano da certo suo sentire e lontano da certe sue opinioni extra-giudiziarie (le trovo spesso contraddittorie), apprezzo - lo ripeto - il suo essere cronista "spietato" e senza remore di sorta.
Tornando all'argomento precedente c'è da sottolineare come, questo bravissimo ed amatissimo giornalista (amatissimo spesso dagli elettori della sinistra dura e pura) proprio in relazione alla vicenda Calabresi abbia espresso giudizi molto ma molto duri nei confronti di quella che considera la lobby innocentista (fatta per lo più di berlusconiani interessati a priori ad infamare la magistratura, e di ex di Lotta continua come Boato, quello della famigerata "Bozza Boato". Spesso le due categorie coincidono).
Lobby, se vogliamo chiamarla tale, che ha proposto una serie di favole (ed infamie) ad uso dell'opinione pubblica.
Ecco, proprio Travaglio, l'amatissimo Travaglio, nei confronti di lorsignori si è mostrato impietoso. Molto più di me che mi sono limitato ad un paio di righe.
Ne consegue che una risposta articolata e sicuramente brillante la potrete trovare senza troppa fatica tra i suoi numerosi interventi giornalistici e di saggistica.
Il tutto basato su sentenze, atti giudiziari e fatti rilevabili.
Tabucchi è maggiorenne e vaccinato, e se fa affermazioni, anche en passant, che qualcuno di noi può ritenere invereconde (confermo l'inverecondo) è nelle cose possa essere criticato, anche pesantemente.
Idem coloro che prendono per oro colato quanto dice.
A me interessa solo che le opinioni non nascondano i fatti.
Le opinioni che si basano su fatti concreti ed accertati sono tutte da rispettare. Normale dialettica democratica.
Le opinioni che invece vivono sulla base di balle (altro che "sapori forti"!!!!) non si possono neppure ritenere tali e di conseguenza si meritano tutte le mie critiche. Senza alcuna remora, degna al più di mera partigianeria, e senza alcun timore reverenziale.
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Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda pierodm il 08/08/2008, 23:25

Caro Franz, caro Luca, cari tutti e tuttte, critiche e controcritiche sono tutte ammissibili: nessuno, meno che mai io, si scandalizza o tenta d'impedire una critica a Tabucchi, in senso generico.
Solo che , nella fattispecie, non la capisco, non ne capisco i toni: che io non capisca è di per sé secondario, o forse perfino irrilevante, ma in via di principio essere "capiti" dovrebbe essere un elemento essenziale in un dialogo, senza di che non si vede perché prendersi la briga di mettersi a scrivere.

Il fatto è che, con tutta sincerità, non mi sembra che Tabucchi abbia detto cose tanto stravaganti o scandalose, e che - nel caso fossero suonate tali agli orecchi di qualcuno - sono comunque cose che appartengono ampiamente alla visione critica della sinistra. Non alla sinistra che piace chiamare estrema, ma alla sinistra senza tanti aggettivi: parlo non delle paroline precise, ma del tipo di argomenti, del punto di vista, di una scelta di campo direi storica.
Soprattutto, poi, non mi sono mai piaciuti i giudizi immotivati, ossia che non siano accompagnati da una spiegazione: come ho detto in altre occasioni, infatti, io per primo non credo che le mie "opinioni" siano attese con ansia da chi legge, tanto da consentirmi di buttarle lì come un'accettata, senza spiegarne le ragioni. Per questo tendo a scrivere messaggi talvolta più lunghi di quanto sarebbe coerente con la misura di una discussione sul web.
Ma credo che le ragioni portate a sostegno di un giudizio siano più importanti del giudizio stesso, specialmente in una discussione, che altrimenti rischia di trasformarsi subito in uno scontro di affermazioni contrapposte.

A parte tutto ciò, entrando nel merito, non mi sogno nemmeno di lasciarmi trascinare in un'ordalìa sul delitto Calabresi o sul processo Sofri: tanto per cominciare, non me ne sono poi interessato al punto da farmene un'idea precisa, e continuo a pensare che non sia un evento così importante, e così discriminante.
Poichè, istintivamente, non sono un amante della cronaca nera, o dei fatti di sangue, estendo questo scarso interesse anche al settore politico e ai processi contro persone specifiche.
La valutazione del clima politico, oltre che delle forze in campo in un determinato periodo, non ha bisogno di analisi minuziose di fatti e testimoni dei vari eventi, che anzi possono più facilmente trarre in inganno - e d'altra parte, non sono personalmente tanto incline all'illusione sulle virtù e sulla sacralità di chicchessia da non mettere nel conto tutte le eventuali perversioni che possono scaturire da un'analisi processule a carico di uomini dello stato o di militanti politici d'ogni colore.
Chiarito tutto questo circa la mia coltivata ignoranza, ho sempre pensato che non ci fossero prove, nemmeno informali, che Calabrasi fosse responsabile della morte di Pinelli, ma ho altresì sempre pensato che molti elementi concorressero a rendere credibile una responsabilità della polizia: questo era, e rimane il vero problema politico, dal punto di vista istituzionale.
Dall'altro lato, ugualmente credibile è che un movimento extra parlamentare abbia potuto decidere la "punizione" di Calabresi: che l'abbia realmente perseguita o no interessa il tribunale, non me, e nemmeno chi vuole giudicare il valore politico dei movimenti.

Per ciò che riguarda, appunto, il tribunale, non ho la sacralità della sentenza, sia di condanna, sia di assoluzione: ne prendo atto e gli do un valore, ma non ne faccio un santino, specialmente se ho l'obiettivo di "capire".
Tra l'altro, impostare la questione sul punto della "magistratura", chiedendo di schierarsi in modo manicheo, mi sembra sbagliato.
Il problema è tutto intero l'apparato giudiziario, dalle leggi ai tribunali, dalla polizia agli uffici, alla burocrazia, non solo nello spazio, ma anche nel tempo, ossia nel flusso dei mutamenti prodotti dalla storia di questi cinquant'anni, e magari ancora da prima.
Da tangentopoli in poi, la sinistra (compreso me) si è trovata dalla parte dei "giudici", non solo per ragioni di merito, ma anche per la natura e l'identità di coloro che si trovavano dalla parte contrapposta.
Ma non è sempre stato così, per ragioni altrettanto di merito, così come di schieramento.
Ci sono stati lunghi anni, diciamo pure decenni e decenni, per esempio, nei quali forzare la legge, travalicarne i confini, considerare la giustizia amministrata dai tribunali come un sistema "democraticamente repressivo" faceva parte intrinseca del movimento sindacale e di quello progressista dei diritti civili - della sinistra, in poche parole.

Ebbene, una parte dell'ordinamento, e della stessa cultura istituzionale, si è evoluta in senso democratico, mentre una parte è rimasta assai indietro, in un impasto confuso e contraddittorio che è parte integrante di quella "costituzione incompiuta" che si trascina da molto tempo, e che caratterizza una gran parte dei fenomeni di mal governo e di disuguaglianza dello specifico italiano.
Essere "andati al governo" ha però esasperato quella sindrome legalista, che distingueva anche il vecchio PCI, facendo diventare la sinistra una specie di roccaforte perbenista, e spesso perfino bigotta, ben al di là della difesa pregiudiziale dei "giudici" alla quale è stata costretta dall'impudenza malandrina delle controparti.
Sindrome legalista, ovviamente, che merita una tale definizione perché la tendenza - in sè giustificata - non si è accompagnata da un'adeguata eficienza riformistica di tutto ciò che andava riformato, in senso democratico, dalle forze di polizia ai tribunali, dalle leggi alla trasprenza del giudizio, alle carceri, etc.

Tornando a Sofri e al suo processo, appare credibile qualunque illazione, così come lo sarebbe stata in caso di assoluzione: da questo sistema può scaturire qualunque risultato, come - per rimanere sul clamoroso e sull'oggettivo - succede con gl'incredibili ritardi sulle morivazioni delle sentenze che in certi tribunali consentono la scarcerazione di mafiosi condannati, o su indagini e contro-indagini su delitti comuni che si protraggono per anni e anni, senza fornire una prova certa e inconfutabile.
Chi ha seguito gli atti processuali può lecitamente pensare che, nella fattispecie, la sentenza sia perfettamente fondata.
Altrettanto lecito è, per Tabucchi, pensare che l'unica prova davvero pesante derivi da una sola testimonianza, e che sia un po' poco.
Possiamo criticare Tabucchi e chiamarlo "ingenuo", o eccessivamente garantista, ma non definirlo una catastrofe, o un cretino, o roba del genere, e impiantarci su un'elucubrazione cosmica sulla sinistra, vetero o trendy che sia.

Infine, una noterella che riguarda Franz.
Involontariamente, dicendo, "...la sinistra, o quel che ne resta" ha certificato che il PD non rappresenta più la sinistra, dato che evidentemente alludeva con un certo sarcasmo a quella rimasta fuori dal parlamento, e al fatto che evidentemente il PD non può dirsi parte di questi "resti".
La cosa era abbastanza chiara, ma è bene che sia resa esplicita.
Ma, se è così, che ne pensano i tanti elettori che pensavano di aver votato per una sinistra modernizzata, trasformata, evoluta, ma pur sempre sinistra?
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Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda lucameni il 08/08/2008, 23:35

nessuna sacralità per le sentenze.
Se per questo di dubbi su tante note vicende giudiziaria controverse ne ho eccome. E ne discuto senza problemi.
Ma dipende - ovviamente - che sentenze sono, su cosa si fondano e sopratutto, in questo caso, quali sono le motivazioni e i mezzi usati per portare avanti una tesi.
Nessun amore per la cronaca nera nel caso specifico, ma la considerazione che cascami ideologici ben noti continuano a condizionare l'informazione del nostro paese.
Cosa quanto mai grave quando si parla di un vicenda come quella Calabresi che ha spezzato non solo la vita del commissario, ma ha causato una caccia alle streghe che continua anche oggi (vedi la figura di Marino).
I democratici - si spera - dovrebbero avere ben altro stile (il che non vuol dire affatto buonista).

(Tabucchi garantista? No. Solo uno che, nello specifico del caso Calabresi, fa esercizio di partigianeria. E questo non mi piace)
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Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda annalu il 09/08/2008, 9:25

Ho letto poco sul processo Sofri, non posso quindi avere alcuna opinione personale in merito, però una cosa posso dirla.
Il giorno dopo l'omicidio Calabresi il giornale lotta Continua se ne uscì col titolo in prima pagina "Giustizia è fatta".
Quel titolo mi scandalizzò allora, e mi scandalizza ora.
Sofri era il direttore di quel giornale.
Di quel titolo, del quale era certamente responsabile, almeno di quello, avrebbe dovuto chiedere scusa.

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Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda franz il 09/08/2008, 9:57

pierodm ha scritto:Infine, una noterella che riguarda Franz.
Involontariamente, dicendo, "...la sinistra, o quel che ne resta" ha certificato che il PD non rappresenta più la sinistra, dato che evidentemente alludeva con un certo sarcasmo a quella rimasta fuori dal parlamento, e al fatto che evidentemente il PD non può dirsi parte di questi "resti".
La cosa era abbastanza chiara, ma è bene che sia resa esplicita.
Ma, se è così, che ne pensano i tanti elettori che pensavano di aver votato per una sinistra modernizzata, trasformata, evoluta, ma pur sempre sinistra?

Si', sono d'accordo. La cosa era abbastanza chiara ed infatti non credo che ci siano persone che abbiano votato per il PD pensando ad un partito di sinistra come poteva esserlo nei decenni scorsi.
Ed è vero che oggi la sinistra, come l'abbiamo conosciuta, non è rappresentata. Almeno in parlamento.
Io penso che chi ha votato PD abbia votato per qualche cosa di nuovo, che prendeve distanze nette dal modo di fare politica della sinistra. E tanto e vero che la sinistra (e chi si sentiva ancora legato a quel modo di fare politica, a quella rappresentanza) ha preso le distanze dal PD, non partecipando al suo processo costitutivo; qualcuno andandosene.
Probabilmente qualcuno di sinistra ha votato PD per cercare almeno di evitare che vincesse Berlusconi, ma ben consapevole che non stava dando il voto ad un "partito di sinistra".

Andrebbe poi, eventualmente, ripreso il discorso su cosa significhi nel 2008 l'essere di sinistra e di destra ma credo che faccia troppo caldo per una discussione simile .... vedo che già langue quella sul riformismo.

Se leggi il documento http://www.partitodemocratico.it/gw/pro ... _doc=45296 trovi l'annuncio del programma del PD ma non trovi la parola "sinistra". Nel programma stesso il termine e referenziato ma non per affermare che il PD è di sinistra. Nel manifesto dei valori ci si pone nell'ambito di un progetto di centrosinistra:
In questo difficile passaggio, il Partito Democratico rappresenta lo sviluppo e la realizzazione
dell’Ulivo, come soggetto e progetto di centrosinistra nel quadro di un bipolarismo maturo. Un partito
democratico e riformatore non solo nella sua ispirazione ideale e programmatica, ma anche in quanto
attivamente impegnato a promuovere l’evoluzione e la riforma del sistema politicoistituzionale
verso una democrazia competitiva, imperniata sulla sovranità del cittadinoelettore,
arbitro della scelta di governo.

Non credo quindi di avere involontariamente o volontariamente "svelato" alcunché.
Il PD non rappresenta la sinistra; non lo ha mai affermato ed anzi ha preso nettamente le distanze da essa, sul piano programmatico e politico. IL PD non ha vinto le elezioni ma abbiamo visto come gli elettori hanno "premiato" l'unico progetto connotato in modo forte e netto come "sinistra". Se sulla carta, unendo PRC, PDCI, Verdi e la sinistra diessina, si vagheggiava di un 10~12%, alla fine tutto l'insieme ha raggiunto a stento il 3%.
Legittimo e doveroso mi pare quindi riferirmi in modo (lo ammetto: sarcastico) a "quello che resta della sinistra" .

Ciao,
Franz

PS: per rimanere in tema, quando Calabresi fu assassinato frequentavo il liceo ed i "compagni" di Lotta Continua inneggiavano nelle classi. Passavano di classe in classe leggendo un "comunicato trionfale" il cui senso era poi ripreso dal titolo del loro giornale, come racconta Annalu: giustizia è fatta. Sofri oltre a questo fu anche responsabile della campagna di stampa contro Calabresi nei tre anni tra la morte di Pinelli e l'esecuzione di Calabresi. Stando agli esiti investigativi, eseguito dal procuratore Gerardo D'Ambrosio (che tutto iggi conosciamo) Pinelli non fu ucciso in qustura da Calabresi.

Per l'Omicidio di Calabresi invece uno dei due esecutori si penti' anni dopo:

Wikipedia ha scritto:Sedici anni dopo i fatti, nel luglio 1988, Leonardo Marino, nel 1972 militante di Lotta Continua e in quell'epoca ormai del tutto lontano dall'associazione ebbe una crisi di coscienza. Si confessò prima con un sacerdote e, in seguito, confessò davanti ai giudici di essere stato uno dei due membri del commando che aveva ucciso il commissario.

Marino affermò di aver guidato l'auto usata per l'omicidio, e dichiarò che a sparare al commissario era stato Ovidio Bompressi; aggiunse che i due avevano ricevuto l'ordine di compiere l'omicidio da Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, allora leader del movimento.

Marino descrisse dettagliatamente i particolari dell'attentato: secondo la ricostruzione da lui fornita alla magistratura, il delitto fu accuratamente preparato, le armi furono prelevate da un deposito il giorno 14 maggio, la macchina fu rubata nella notte del 15 maggio, il delitto fu eseguito il 17 maggio. [15]

I dettagli della confessione del Marino furono verificati dalla magistratura, sia sulle armi sia sulla sequenza dei fatti; vi furono altri riscontri alle sue parole nelle intercettazioni telefoniche allegate agli atti del processo. Pertanto, dopo una lunga e contrastata vicenda giudiziaria, la magistratura ritenne attendibile la confessione di Marino (di fatto la prova principale) e condannò Bompressi, Sofri e Pietrostefani a 22 anni di carcere con sentenza definitiva. Marino fu condannato ad una pena ridotta di 11 anni, in quanto collaboratore di giustizia.

Ora a distanza di anni tirare ancora in ballo la mancanza di affidabilità di Marino (come fa Tabucchi) considerando che si tratta di uno che denunciandosi è finito in carcere (diversamente dagli esuli francesi) è un indicatore di come "quel che resta della sinistra" continua a pensare ed esprimersi.
Sarebbe meglio stendere un velo pietoso.
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