pierodm ha scritto:Ecco, su questo argomento possiamo misurare il significato che diamo al concetto di "pragmatismo", e agli equivoci che genera: è pragmatico sorvolare sulla mancanza di chiarezza, sulla collusività di certi personaggi, sui programmi di riforma inesistenti in materia di legalità, in nome dell'alleanza e della possibile vittoria elettorale, o è pragmatico cercare soluzioni efficaci, riforme profonde e produttive, candidati forti che vadano in questa direzione?
Nella nostra politica - ma anche nell'informazione - il significato che generalmente si dà a questo concetto è il primo, mentre verso il secondo termine dell'alternativa si preferisce un giudizio improntato all'idealismo, al massimalismo, se non al velleitarismo.
Vecchia polemica, per me totalmente strumentale.
Hai la tua idea (negativa) su cosa sia il pragmatismo e su questa idea (a mio avviso errata) condisci le tue sentenze preconfezionate.
Il pragmatismo non è accettazione delle cose che non vanno nella società ma è invece ricerca di soluzioni pratiche, passo per passo, ai problemi. Piccoli passi. Pragmatici. Piuttosto è il massimalismo che, rifiutando ogni soluzione che non sia il top, che non sia il massimo del concepibile o dell'accettabile, finisce con lasciare le cose come stanno. Il massimalismo è impotente.
Nella soluzione pragmatica non vi è altro aggettivo (debole, forte, profondo, efficace, produttivo, improduttivo) ma solo un graduale avvicinamento pratico, concreto. Il pragmatico modifica la realtà in modo strettamente relazionato alla conscenza "concreta", non ideologica, della realtà stessa. Non accetta passivamente la realtà ma parte dalla realtà oggettiva per modificarla concretamente, con l'uso di metodologie di tipo pratico, scientifico, tecnico.
È pragmatico l'approccio di un medico che cura un tumore. Della sanità che sa curarne 100'000. Di un ignegnere civile che unisce i due lati di una valle con un ponte o due valli con una galleria. Del politico che sa trovare soluzioni per evitare che ci siano barboni che dormono nelle strade, che ci siano diseredati e schiavi nel 2000, che ci siano cervelli in fuga all'estero e che la metà dello stipendio vada in tasse e contributi.
A mio avviso è l'assenza di un approccio pragmatico e concreto ad aver causato la situazione attuale italiana.
Unito al fatto che la situazione di abbandono e degrado facilita il clientelismo e l'assistenzialismo, entrambi fattori di potere per una classe politica incapace (perché le ideologie guida erano fallimentari) e corrotta.
Una classe politica capace e solida moralmente avrebbe già trovato soluzioni pragmatiche.
Franz