da pierodm il 07/01/2010, 20:01
Qualunque Principio Primo, messo in testa ad una Costituzione, ha un significato generale, ideale, quindi suscettibile di essere tirato da una parte o dall'altra come un elastico. Ed ha un valore storico, legato ciò al momento in cui è stato fissato.
Il Lavoro non è, di per sé, un principio particolarmente brillante, carismatico, sfolgorante: ma ha un significato pratico e, storicamente, molto preciso. Sicuramente meno retorico, e con minori rischi di rendersi ridicolo, rispetto alla Felicità.
Del resto, a me sembra che una Costituzione democratica e repubblicana non si concilia bene con alcun Principio Primo, ossia con una frase del tipo "la repubblica si fonda": una società liberale e democratica, quasi per definizione, non ha singoli o pregiudiziali "fondamenti", ma prevede una pluralità di valori e di interessi, non tutti dello stesso peso, ma indicarne uno significa automaticamente mettere gli altri in subordine, in qualche modo declassarli.
In fondo, la varietà dei "principi" delle diverse carte costituzionali, che Franz ci ha ricordato, sta a significare che sono buoni tutti, per quello a cui servono, e che nessuno esclude l'altro.
Noi, comunque, abbiamo questo del Lavoro, e con questo dobbiamo misurarci.
Io credo che possiamo considerare il lavoro in se stesso come vogliamo, ma il problema è come consideriamo la sua cancellazione: cerchiamo un'alternativa come Principio Primo e fondante, o desideriamo stracciare ciò che l'articolo 1 ha significato quando è stato stilato, e con questo atto realizzare una revanche storico-ideologica contro chi l'ha voluto?