franz ha scritto:I comizi sono appunto quello. Arringhe, discorsi cerimonisi, retorici, pallosi, ufficliali. Interrotti da applausi di rito, fatti partire nel momento giusto (anche in mancanza dell'apposito cartello luminoso). Il comzio non è certo luogo di dibattito, di dialogo.
Ma tu hai mai fatto un comizio in piazza?
Io sì, e la tua "visone" di un comizio non mi sembra affatto né quello che era un comizio quando ero giovane io, né quello che sono i comizi adesso.
Un comizio è un discorso appassionato, fatto allo scopo di convincere e affascinare.
Hai presente il discorso di Marcantonio nel Giulio Cesare di Shakesperare?
"Amici, romani, cittadini, io venni a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno..." e potrei continuare, a memoria (non ho cercato su google questa volta, Shakesperare è sempre stato la mia passione). Bene, alla fine di quel discorso, partito così sotto tono, la folla si scatenò contro i congiurati!
A parte il tipo di obiettivo (auguriamoci di non desiderare mai di scatenare la folla), quello è un esempio vero di comizio, valido allora come adesso, e non il discorso paludato che immagini tu.
Certo, non tutti sono dei tali trascinatori di folle, ma l'arte oratoria sta lì, ed il "gusto" nel fare comizi sta proprio nel saper controllare le reazioni della gente, saper battere su un argomento che si vede sta convincendo, e scantonare prima che il lieve brusio di alcuni si trasformi in protesta ... e quindi la protesta (fischi intendo, non violenza) sono parte del gioco, il pubblico deve partecipare emotivamente, applaudendo sul serio oppure fischiando, come in una recita in un teatro popolare.
Io i miei comizi li ho fatti da ragazzina, avevo sedici - diciotto anni e le treccine, non avevo ancora il diritto di voto. Parlavo di pace, unico argomenti adatto ad una ragazzina, e parlavo per breve tempo prima dell'oratore ufficiale: la piazza la riempivo, e ci riuscivo bene.
Poi ho smesso di fare politica, ma dell'esperienza su come si "tiene" l'attenzione del pubblico me ne sono servita sempre nelle mie lezioni universitarie, rivolte ad aule spesso con più di centocinquanta allievi: mi preparavo per sostenere una lezione della durata circa doppia del necessario, per poter poi, a seconda dell'attenzione che vedevo sui loro volti, approfondire un argomento che interessava gli studenti, e trattarne brevemente un altro che li annoiava, perché probabilmente ne avevano appena sentito parlare in un altro corso.
E ti assicuro, i miei studenti non erano mai distratti, mentre gli stessi studenti, nella stessa aula, potevano distrarsi e rumoreggiare con altri professori.
Scusa la piccola divagazione vanitosa, ma un comizio che non preveda manifestazioni di dissenso, che comizio è?
annalu