Dopo il via libera del Tribunale all'estradizione dell'ex terrorista in Italia
la difesa studia come farlo restare in Brasile. L'ultima parola al presidenteBattisti, la scelta difficile di Lula
le ipotesi: persecuzione o caso umanitariodal nostro inviato OMERO CIAI
BRASILIA - Il presidente del Brasile ha riunito i suoi consiglieri giuridici già ieri sera, pochi minuti dopo la conclusione dell'udienza dell'Alta Corte a Brasilia, per valutare l'impatto di una sentenza che ha censurato il ministro della Giustizia dando il via libera del potere giudiziario all'estradizione di Cesare Battisti. La sentenza del Tribunale Supremo concede al Capo dello Stato l'ultima parola perché la vicenda Battisti è comunque un caso di estradizione che riguarda anche la politica estera del Brasile e, in questo campo, le decisioni spettano, com'è ovvio nella separazione di poteri, all'esecutivo. Il suo vicepresidente, José Alencar, ha detto: "Fossi in lui, accetterei la sentenza della Corte Suprema".
La normativa all'interno della quale Lula ha la possibilità di muoversi è quella del Trattato di estradizione sottoscritto da Italia e Brasile. Per intenderci egli non può confermare l'asilo politico concesso da un ministro del suo governo perché già dichiarato "illegale" dal Tribunale ma potrebbe utilizzare le eccezioni del Trattato dove queste stabiliscono le ragioni per le quali il Capo dello Stato ha facoltà di bloccare un processo di estradizione avallato dal massimo potere giudiziario.
Il passaggio è stretto e impervio.
Una possibilità, forse l'unica concessa dal Trattato, sarebbe quella della "
persecuzione politica". Ovvero, il Capo dello Stato può non estradare nel caso in cui sia manifesto il rischio di persecuzione per ragioni politiche. Come, ma non è il caso di Battisti, se ci fossero manifesti rischi di persecuzione per ragioni etniche, di razza o di genere. E su questo è iniziata subito dopo la sentenza l'offensiva della difesa di Battisti che pensa di utizzare alcune affermazioni, un po' troppo sopra le righe, fatte da ministri ed esponenti di primo piano del Popolo delle Libertà.
L'altra speranza per Cesare Battisti di evitare l'estradizione è la cosiddetta "
soluzione umanitaria". Ipotesi che - dicono alcuni esponenti del governo - non piacerebbe affatto al presidente Lula ma che potrebbe diventare inevitabile se l'ex terrorista italiano dovesse insistere a lungo nello sciopero della fame. E' quest'ultimo scenario quello che preoccupa di più. Se Battisti, la sua difesa, e i deputati che lo sostengono dovessero scegliere la carta della drammatizzazione, la posizione del presidente potrebbe farsi sempre più incerta e il costo politico sempre più alto.
Non c'è in questo momento in Brasile un movimento dell'opinione pubblica a favore di Battisti e contrario alla sua estradizione. Ma lo scenario potrebbe mutare.
In ogni caso è probabile che il presidente brasiliano attenda, prima di fare qualsiasi scelta, la pubblicazione ufficiale della sentenza emessa ieri sera dalla Corte Suprema. Per questo possono trascorrere anche due mesi. Dunque gennaio, quando il ministro della Giustizia Tarso Genro si dimetterà dal governo per presentarsi candidato all'elezione di governatore nello Stato di Rio Grande do Sul. Senza "l'irresponsabile" Genro - fin dall'inizio di questa vicenda fonti del palazzo della presidenza hanno rivelato l'irritazione di Lula per un atto, la concessione dell'asilo politico, ritenuto come minimo "un po' avventato" - il presidente sarà più libero di controfirmare l'estradizione?
(19 novembre 2009)
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“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)