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Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda pierodm il 14/11/2009, 12:06

Bene ha fatto Franz a citare per esteso l'articolo della Fumagalli, che sottolinea un argomento essenziale nel quadro del nostro discorso - del resto, sono talmente d'accordo con la tesi di fondo dell'articolo da aver in effetti tentato di proporre la stessa visione delle cose, che per altro mi sembra assai evidente.
Ma credo che, così come il mio post, anche la Fumagalli sarà ignorata, o quasi: meglio - forse più divertente - perdere tempo a litigare sulle banalisime capziosità azzardate da Disallineato e puntellate da Matthelm.

A proposito, comunque, del mio post, precisiamo subito che non mi sento toccato dal fatto che scivoli via senza particolari reazioni: cerco solo di capire le ragioni - dovrei dire intellettuali, ma forse è meglio definirle dialettiche - di questo glissare, che vedo di volta in volta riservato soprattutto alle argomentazioni che chiamano in causa la storia, quando la storia tende a ripulire alla radice l'infestazione dei luoghi comuni.
Sotto questo aspetto, anche alcune notazioni di Franz passano sotto silenzio: forse perché difficili da contestare, e perché, se accettate, rischiano di far saltare la ragione prima del contenzioso?

Con l'occasione, torno un momento sullo strano modo di intervenire del nostro nuovo amico: innanzi tutto la sua abitudine di sventagliare due, tre, quattro post di seguito, come se avesse la percezione di dover rispondere a tutti, ad ognuno per la parte che gli compete, come il notabile che non vuol far mancare a nessuno un gesto, una parola, uno svolazzo d'attenzione.
Un sintomo di protagonismo quasi imbarazzante, che non sarebbe però niente di più che un vezzo divertente, se non fosse per una singolare contraddizione, che percepisco personalmente perché personalmente mi riguarda: gli unici post ai quali non sente di dover dare un segno di riscontro sono i miei.
Dal punto di vista dialettico e dei contenuti la cosa non mi genera un senso di vuoto, e nemmeno di smarrimento, ma semplicemente m'incuriosisce, nel cercare di capire che genere di interlocutore abbiamo tra noi, che tipo di personaggio sia e quali sono le ragioni della sua presenza.
Per inciso, questa mia non una richiesta di spiegazioni esposta in modo tortuoso - anche perché sarei in grado di scrivere qui di seguito, parola per parola, le spiegazioni che prevedibilmente arriverebbero. Probabilmente sbaglierei qualche virgola solo sui salamelecchi. Quindi, capirò quello che capirò, se lo capirò, per conto mio.

Infine, due parole nel merito, a chiarificazione di quanto già detto in altri post.
I cattolici e i paladini del crocefisso, e e i vari altri timorati-di-tutto-fuorché-di-dio, la devono smettere con le loro arie da povere vittime, come di popolo oppresso e circondato da una turba di infedeli dissennati.
A discutere con loro in questi termini, be', francamente mi sento preso per il culo.
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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda pianogrande il 14/11/2009, 14:43

Pierodm.
Quando non si hanno argomenti su cui "ragionare" si ha un gran bisogno di nemici per buttarla in cagnara (o in vittimismo).
Guarda il nostro amato premier.
Invece di ragionare su quello che fa e su quello che gli dicono e gli contestano, si è inventato tutta una serie di slogan vittimistici.
Chi ha inventatoi l'espressione "chiagne e fotte" è stato un genio.
Passeranno secoli prima che ne inventino una più efficace.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda disallineato il 14/11/2009, 18:18

pierodm ha scritto:Bene ha fatto Franz a citare per esteso l'articolo della Fumagalli, che sottolinea un argomento essenziale nel quadro del nostro discorso - del resto, sono talmente d'accordo con la tesi di fondo dell'articolo da aver in effetti tentato di proporre la stessa visione delle cose, che per altro mi sembra assai evidente.
Ma credo che, così come il mio post, anche la Fumagalli sarà ignorata, o quasi: meglio - forse più divertente - perdere tempo a litigare sulle banalisime capziosità azzardate da Disallineato e puntellate da Matthelm.

A proposito, comunque, del mio post, precisiamo subito che non mi sento toccato dal fatto che scivoli via senza particolari reazioni: cerco solo di capire le ragioni - dovrei dire intellettuali, ma forse è meglio definirle dialettiche - di questo glissare, che vedo di volta in volta riservato soprattutto alle argomentazioni che chiamano in causa la storia, quando la storia tende a ripulire alla radice l'infestazione dei luoghi comuni.
Sotto questo aspetto, anche alcune notazioni di Franz passano sotto silenzio: forse perché difficili da contestare, e perché, se accettate, rischiano di far saltare la ragione prima del contenzioso?

Con l'occasione, torno un momento sullo strano modo di intervenire del nostro nuovo amico: innanzi tutto la sua abitudine di sventagliare due, tre, quattro post di seguito, come se avesse la percezione di dover rispondere a tutti, ad ognuno per la parte che gli compete, come il notabile che non vuol far mancare a nessuno un gesto, una parola, uno svolazzo d'attenzione.
Un sintomo di protagonismo quasi imbarazzante, che non sarebbe però niente di più che un vezzo divertente, se non fosse per una singolare contraddizione, che percepisco personalmente perché personalmente mi riguarda: gli unici post ai quali non sente di dover dare un segno di riscontro sono i miei.
Dal punto di vista dialettico e dei contenuti la cosa non mi genera un senso di vuoto, e nemmeno di smarrimento, ma semplicemente m'incuriosisce, nel cercare di capire che genere di interlocutore abbiamo tra noi, che tipo di personaggio sia e quali sono le ragioni della sua presenza.
Per inciso, questa mia non una richiesta di spiegazioni esposta in modo tortuoso - anche perché sarei in grado di scrivere qui di seguito, parola per parola, le spiegazioni che prevedibilmente arriverebbero. Probabilmente sbaglierei qualche virgola solo sui salamelecchi. Quindi, capirò quello che capirò, se lo capirò, per conto mio.

Infine, due parole nel merito, a chiarificazione di quanto già detto in altri post.
I cattolici e i paladini del crocefisso, e e i vari altri timorati-di-tutto-fuorché-di-dio, la devono smettere con le loro arie da povere vittime, come di popolo oppresso e circondato da una turba di infedeli dissennati.
A discutere con loro in questi termini, be', francamente mi sento preso per il culo.


Sai caro amico,
ognuno può pensare che l'interlocutore sia banale o meno. Quindi anche tu ne hai facoltà. Ognuno può sentirsi un gradino più in su del soggetto con cui sta discutendo e considerarlo superficialotto.
Magari per delicatezza, sarebbe opportuno evitare di esternarlo. Ma solo per delicatezza, poi sei liberissimo di fare ciò che vuoi. Se ti senti preso per il culo, sono esclusivamente problemi tuoi.
Per quanto mi riguarda posso dirti che ho il massimo rispetto per l'interlocutore, quindi anche per te. Quando discuto lo faccio per il piacere del confronto e non per deridere quello che pensi. Non avrebbe senso per me stare in un forum per questo.
Se poi c'è qualche interlocutore che non ti piace, mica lo devi sposare. Non ci dialoghi e chiudi li il discorso. Pretendere di giudicare se chi partecipa al forum sta dicendo cose sensate o no, mi sembra un pò esagerato. A meno che tu non sia stato investito da questo onere da parte degli organizzatori del forum.
Quando vorrai dialogare in merito a qualcosa di preciso ( ovviamente qualcosa di concreto. Io non mi sento in grado di dare giudizi sui post degli amici del forum) e vorrai farlo con la mia persona, interpellami pure e sarò felice di argomentare anche con te, come sto facendo con altri.
Augurandoti un buon sabato e un buon fine settimana, ti saluto cordialmente. Senza banalissime capziosità, citando le tue argute ed illuminate riflessioni.
Cordialità
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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda disallineato il 14/11/2009, 18:27

pierodm ha scritto:Un sintomo di protagonismo quasi imbarazzante, che non sarebbe però niente di più che un vezzo divertente, se non fosse per una singolare contraddizione, che percepisco personalmente perché personalmente mi riguarda: gli unici post ai quali non sente di dover dare un segno di riscontro sono i miei.



Non so se in questo caso ti stai riferendo a me. Il tuo post è abbastanza articolato e non vorrei aver capito male.
Magari ti prego gentilmente di farmelo sapere con chiarezza. Se ti ho trascurato, sappi che non è stata una cosa voluta, perchè come puoi aver visto, sono disponibilissimo per il dialogo con tutti. Se ritieni di essere stato trascurato dai miei dibattiti, chiedo scusa e mi riprometto di rivolgermi a te con una maggiore dedizione e rispondere ai tuoi post.
Però gradirei sapere se ho capito bene ho so commettendo un errore.
In attesa di gradite tue, continuo ad augura un cordialissimo buon sabato. Sempre senza banalissime capziosità.
Tuo Luchetti (ometto il Prof, perchè a qualcuno ha dato fastidio che mi firmassi con il titolo, ed io ne ho rispetto )
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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda pierodm il 15/11/2009, 0:42

Ho l'impressione che il Nuovo Amico sia convinto sul serio che da queste parti abbiamo la sveglia al collo.

Ma un post non dev'essere sprecato per così poco, e dunque torna buona una piccola citazione, a proposito di tradizioni, di libertà e cazzate varie.

qualche testimonianza...
Antonello Venditti

CONTINUERO’ A CANTARE LE COSE DELLA VITA

di Antonello Bosso

tratto da MUSIKBOX gen/feb 2001

E pensare che pochi anni prima avesti pesanti problemi di censura con "Compagno di scuola" e , caso ancora più clamoroso, con "A Cristo". Anzi colgo l’occasione per chiederti di fare definitivamente chiarezza sulla vicenda giudiziaria legata a questa canzone.

Fui condannato in Appello e in Cassazione per vilipendio alla religione dello Stato.

A Cristo è una canzone che ha in sé una profonda religiosità. Era il periodo della guerra del Vietnam, non tanto quando venne pubblicata, nel 1974, che era quasi finita, ma quando la scrissi nel periodo ‘66-‘67, era ancora nel pieno. Stava anche scoppiando la guerra in Irlanda, un conflitto che io, per aver frequentato Belfast per un certo periodo, ho quasi visto nascere, non capendo del tutto, allora, il perché di questo antagonismo tra protestanti e cattolici. In me c’è sempre stato un sentimento di giustizia cristiana, motivo per il quale pretendevo che la Chiesa si esprimesse sui fatti importanti di quell’epoca. Invece la chiesa a quei tempi era silente, per cui ho immaginato che Cristo rinascesse e che, comunque si giustificasse, e gli facevo rispondere "Guardate che io ci provo a mandare i miei angeli, ma ci sono i fantomix degli americani che me li abbattono"

La canzone scritta in dialetto romanesco, conteneva un verso: "Ammazzate Gesù Crì quanto sei figo" ed io fui condannato sulla presunzione che figo fosse un insulto, invece tutti sanno che a Roma questo termine significa "quanto sei forte".

Fu un maresciallo, proprio nel corso di un concerto -perché la denuncia partì proprio da un concerto al Teatro dei Satiri tenuto con De Gregori e Cocciante- che alla fine del secondo giorno di spettacolo venne da me e mi notificò questa cosa. Ero sbalordito e incredulo, ma poi arrivai davanti ad un giudice che mi condannò.
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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda franz il 15/11/2009, 11:51

pierodm ha scritto:[i]qualche testimonianza...
Antonello Venditti
....
Fui condannato in Appello e in Cassazione per vilipendio alla religione dello Stato.

Che dire allora di Giorgio Gaber e della sua praticamente clandestina "Io se Fossi Dio"?
Veramente non è chiaro se i problemi di censura che Gaber ebbe furono dovuti al linguaggio crudo e forte messo in bocca a Dio oppure alle accuse alla DC di Moro, ai socialisti, le critiche ai giornalisti, ai radicali.
http://it.wikipedia.org/wiki/Io_se_fossi_Dio
http://www.math.unipd.it/~baldan/IoSeFossiDio.html

Fortunatamente Cecco Angiolieri riusci a far arrivare ai posteri la sua "s'i' fosse ..." ma fu comunque messo al bando da Siena.

S'i' fosse foco, ardere' il mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil'en profondo;

s'i' fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti cristïani embrigarei;
s'i' fosse 'mperator, sa' che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.

S'i' fosse morte, andarei da mio padre;
s'i' fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi' madre,

S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.

Ciao a tutti,
Franz
Ultima modifica di franz il 15/11/2009, 15:44, modificato 1 volta in totale.
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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda pinopic1 il 15/11/2009, 12:34

"Fui condannato in Appello e in Cassazione per vilipendio alla religione dello Stato."

Che esistesse una religione di stato se non sbaglio lo prevedeva lo statuto albertino; il codice penale che prevedeva il reato di vilipendio della religione di stato, per il quale Venditti fu condannato, era il famoso Codice Rocco ministro del governo Mussolini.
Come mai c'è voluto tanto tempo per adeguare il codice alla Costituzione repubblicana? (mi pare che le modifiche risalgano agli anni 90).
Ritorna la mia impressione, ripeto è la sola mia impressione, che in Italia ci sia stato per molto tempo e ci sia ancora una certa sudditanza psicologica e forse non solo psicologica. Ripeto, è solo una mia impressione.
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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda Stefano'62 il 15/11/2009, 14:32

pinopic1 ha scritto:"Fui condannato in Appello e in Cassazione per vilipendio alla religione dello Stato."

Che esistesse una religione di stato se non sbaglio lo prevedeva lo statuto albertino; il codice penale che prevedeva il reato di vilipendio della religione di stato, per il quale Venditti fu condannato, era il famoso Codice Rocco ministro del governo Mussolini.
Come mai c'è voluto tanto tempo per adeguare il codice alla Costituzione repubblicana? (mi pare che le modifiche risalgano agli anni 90).
Ritorna la mia impressione, ripeto è la sola mia impressione, che in Italia ci sia stato per molto tempo e ci sia ancora una certa sudditanza psicologica e forse non solo psicologica. Ripeto, è solo una mia impressione.

E la mia impressione è che la tua impressione sia fondata.
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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda franz il 15/11/2009, 16:59

pinopic1 ha scritto:Che esistesse una religione di stato se non sbaglio lo prevedeva lo statuto albertino; il codice penale che prevedeva il reato di vilipendio della religione di stato, per il quale Venditti fu condannato, era il famoso Codice Rocco ministro del governo Mussolini.

Sul come mai approfondremo a breve.
Intanto: UN PO’ DI STORIA
da http://www.uaar.it/laicita/vilipendio

Il vilipendio fu introdotto nell’ordinamento giudiziario italiano nel 1889 (Codice Penale c.d. «Zanardelli»). Fino ad allora il reato previsto in casi simili era quello di blasfemìa. Questo Codice tutelava l’espressione della libertà religiosa, in forma sia individuale che collettiva, senza discriminazioni tra i culti. L’accusa sussisteva solo laddove vi era volontà di offendere la fede professata dalla persona offesa, e questa presentava querela.

Il Codice Penale del 1930 (c.d. «Codice Rocco»), invece, ripristinò il trattamento preferenziale per la religione cattolica, discriminando gli altri culti. Inoltre, con i suoi articoli non intendeva solo proteggere la manifestazione esteriore della fede, ma anche la fede religiosa per sé medesima, cioè come istituzione: per far scattare il reato bastava il dolo generico, non più l’intenzione di offendere.

Benché redatto nell’era fascista, questo codice è ancora in vigore.

Una sentenza della Corte Costituzionale del 1997 (numero 329) dichiarò l’incostituzionalità dell’articolo 404, in quanto stabiliva pene più severe per chi diffamava la religione cattolica rispetto agli altri culti: la Corte decise che tali pene andavano diminuite alla stessa stregua dell’articolo 406.

Nel 2000, con la sentenza numero 508, la Corte costituzionale depennò anche l’articolo 402, in quanto riportava ancora la formula della «religione di Stato», principio non più in essere in seguito alle modifiche concordatarie del 1985. Così facendo equiparò tutti i culti, per la tutela dei quali restano in vigore gli altri articoli del Codice (numeri 403, 404 e 405).

Con la sentenza numero 327 del luglio 2002 anche l’articolo 405 fu dichiarato incostituzionale, nella parte che prevede pene più gravi per i fatti di turbamento di funzioni religiose del culto cattolico.

Infine, con la sentenza n. 168 dell’aprile 2005, la Corte costituzionale pronunciò una Dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’art. 403, primo e secondo comma, cod. pen., nella parte in cui prevede, per le offese alla religione cattolica mediante vilipendio di chi la professa o di un ministro del culto, la pena della reclusione rispettivamente fino a due anni e da uno a tre anni, anziché la pena diminuita stabilita dall’art. 406 dello stesso codice.

Con la legge 85/2006 la materia ha trovato un’ulteriore sistemazione: furono integralmente sostituiti gli artt. 403 e 404, è stato modificato il 405 ed è stato abrogato il 406.

ALCUNE SENTENZE DI CONDANNA PER VILIPENDIO

Svariate sono state le ragioni che hanno portato, in passato, a essere condannati per vilipendio o turbamento di funzione religiosa. Riportiamo alcuni esempi:

* costringere un sacerdote, mediante contumelie, a interrompere la funzione della benedizione delle case (1939);
* definire la Chiesa cattolica come «un nemico, puntello di tutte le infamie sociali» (1950);
* rivolgere la parola «vigliacchi» ai partecipanti a una processione religiosa (1953);
* dire che «la Chiesa è oramai diventata un mercato nero» e che «l’ostia consacrata era considerarsi fatta con farina» (1953);
* inveire a voce alta contro un sacerdote durante una funzione (1959);
* affiggere un manifesto riportante «le invenzioni della Chiesa cattolica romana, ovvero le aggiunte dell’uomo alla legge di Dio».
* affermare che i dogmi sono un’invenzione dei preti e che la Chiesa cattolica insegna il contrario di quanto voluto da Gesù (1967).

Spesso la giustizia è stata interessata in proposito da esponenti ecclesiastici o privati cittadini cattolici che sollecitavano ad agire nei confronti di autori satirici ritenuti troppo provocatori come le riviste Il Male, Cuore, o il film Il Pap’occhio di Renzo Arbore.

Anche altri film, pur privi di intenti dissacratorî, sono stati oggetto di un processo. Pier Paolo Pasolini, accusato di vilipendio per La ricotta (episodio da lui diretto del film Ro.Go.Pa.G., 1963), dopo essere stato condannato in primo grado a quattro mesi di reclusione fu poi assolto in secondo grado. Il processo agli autori della pellicola Totò che visse due volte, Ciprì e Maresco, si è concluso con la loro assoluzione.

Un nuovo capitolo si aprì nel luglio 2002, con la chiusura e messa sotto sequestro di cinque siti Internet giudicati dalla Guardia di Finanza «altamente offensivi per il sentimento religioso e la religione cattolica». La richiesta di chiusura era stata formulata direttamente dalle colonne del quotidiano vaticano L’Osservatore Romano.

Nel novembre 2006, su iniziativa dell'associazione Meter di don Fortunato Di Noto, fu disposto il sequestro di due forum online dell'associazione ADUC, sui quali i navigatori avevano lasciato commenti fortemente critici dell'atteggiamento tenuto dalla Chiesa cattolica nei confronti dei reati di pedofilia commessi da suoi membri. Nel 2009 la Corte di Cassazione ha confermato tale sequestro, avviato sulla base dell'articolo 403.

Queste iniziative, anche quando non vanno a buon fine, sortiscono comunque l’effetto voluto: chi intende infatti affrontare criticamente il fenomeno religioso tende ad autocensurarsi, nel timore che qualche zelante fedele inneschi una denuncia per vilipendio e qualche altrettanto zelante magistrato la prenda in considerazione.

I “REQUISITI” DEL VILIPENDIO

Non costituisce vilipendio la critica motivata e il fine di discutere.

Si può essere condannati anche senza aver avuto alcuna intenzione di vilipendere: è sufficiente il dolo generico, ovvero basta la volontà di compiere un determinato atto, senza prevederne le conseguenze.

«Sono, invece, vilipendio, la contumelia, lo scherno, l’offesa, per dir così, fine a sé stessa, che costituisce ad un tempo ingiuria al credente (e perciò lesione della sua personalità) e oltraggio ai valori etici di cui si sostanzia ed alimenta il fenomeno religioso, oggettivamente riguardato» (dalla sentenza della Corte Costituzionale numero 188/75).

L’oggetto della denuncia deve essere pubblico: il reato deve avvenire sulla stampa o tramite altro mezzo di propaganda, in luogo pubblico o aperto al pubblico, in presenza di più persone, in una riunione non privata.

La denuncia può essere presentata da chiunque.

LA TUTELA PENALE DELLE RELIGIONI MINORITARIE


Le confessioni religiose diverse dalla cattolica, nei loro rapporti con lo Stato italiano, si sono rivelate molto più laiche della ex «religione di Stato». Tutte hanno ribadito, nelle intese sottoscritte, la richiesta di tutela della propria libertà religiosa (individuale e collettiva) solo attraverso la protezione dei diritti di libertà riconosciuti e garantiti dalla Costituzione.

Fa eccezione, parzialmente, l’Intesa con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dove si stipula che viene «assicurata in sede penale la parità di tutela del sentimento religioso e dei diritti di libertà religiosa, senza discriminazione tra i cittadini e i culti». Tuttavia, da questi passaggi si può desumere più la volontà di non essere discriminati, che la volontà di essere tutelati in maniera specifica.

A riprova di quanto affermato, non si ha notizia di cause promosse da o a tutela delle religioni di minoranza.

UN REATO FUORI DAL TEMPO

Al giorno d’oggi i diritti di critica e di libertà di pensiero, sanciti dalla Costituzione, sono ampiamente riconosciuti e garantiscono a chiunque la possibilità di opinare contro qualsiasi tesi.

Il fatto che un reato tipicamente di opinione come il vilipendio sia viceversa ancora presente nel nostro ordinamento denota come la Chiesa cattolica non intenda permettere un libero dibattito (una libera critica) nei suoi confronti.

Ecco perché l’abolizione dell’art. 402 ha preoccupato la Chiesa: «la giustizia non coincide sempre con l’uguaglianza. Quale persona di buon senso potrebbe sostenere che un’espressione o un gesto irriguardosi nei confronti di Maometto abbiano lo stesso peso alla Mecca o a Milano e meritino un’eguale sanzione?», ha sostenuto Giuseppe Savagnone su Avvenire del 22 novembre 2000.

Non a caso le denunce di vilipendio si accaniscono contro autori sganciati dalle religioni - e non contro esponenti di altre religioni a loro volta tutelate dalla legge. Il Talmud ebraico, ad esempio, sostiene che la Madonna era legata a un soldato romano, il vero padre di Gesù: nessuno ha mai pensato di vietare in Italia la stampa di questo libro il quale fu, altresì, ripetutamente censurato e mandato al rogo nel mondo cristiano fino all’età moderna.

Si continua a sperare che l’ultima sentenza porti a più miti consigli i cattolici italiani: certo, il reato di vilipendio resta, ma ha perso quel suo vizio di origine legato alla protezione della religione cattolica.

E rimane purtroppo anche l’equiparazione, ai sensi dell’art. 8 comma 2 L. 810/1929, del papa alla persona del re, a sua volta equiparata al presidente della Repubblica, ancora tutelato dall’art. 278 c.p. per quanto riguarda le offese arrecate all’onore o al suo prestigio: mancando precedenti in merito, è incerto se alle offese al papa si applichi ancora l’art. 278 c.p. oppure, quanto meno, le norme sull’ingiuria e sulla diffamazione.

PERCORSI DI APPROFONDIMENTO


* (EN) Consiglio d’Europa. Risoluzione del 2007 che riconosce che la blasfemia non deve essere considerata un reato.
* L’Eretico. Sito messo sotto sequestro per vilipendio nel giugno 2001 per ordine del pretore di Foggia - procura territoriale di competenza della casa generalizia di [san] padre Pìo (non è un caso) - e sopravvissuto a opera di un anonimo che ne ha salvato le pagine e le ha riproposte tramite un provider estero.
* (EN) IHEU. La battaglia alle Nazioni Unite dell’unione internazionale delle associazioni laiche (di cui fa parte anche l’UAAR) contro la pretesa delle confessioni religiose di non essere soggette a critiche.
* La tutela penale in materia religiosa nella giurisprudenza, di Maria Cristina Ivaldi (Giuffrè, 2004).
* Vilipendio. Manualetto sulle “offese all’autorità” (Stampa Alternativa, 1995).
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Re: Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?

Messaggioda Giorgio Graffieti il 16/11/2009, 10:02

la risposta è nella domanda:
«Rimuoveremo tutti i simboli della nostra religione?»
acquisito che si tratti di una religione di alcuni (nostra)... pochi o tanti ha poco interesse... è del tutto ovvio che debbano essere rimossi da spazi che non sono propri ad una comunità che non è solo "nostra". E non siano solo pure espressioni di pensiero e/o artistiche.
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