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la guerra fiscale tra ITA e CH (e Berlusconi Tremonti)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

la guerra fiscale tra ITA e CH (e Berlusconi Tremonti)

Messaggioda franz il 29/10/2009, 15:58

Perquisizioni in Italia nelle filiali delle banche svizzere.
Pendinamenti oltre frontiera.
Cosa molto rischiosa (un agente beccato in civile oltre frontiera rischia moltio anni di galera).
Uno scudo fiscale, criticato dal centro sinistra perché regalo agli evasori, alle mafie, in odore di violazione delle norme antiriciclaggio.

Una Svizzera recentemente tolta dalla lista grigia e che quindi ora fa parte della lista bianca.
Lista bianca significa che è possibile aderire allo scudo fiscale lasciando i capitali nel paese in cui sono ora ospitati, in virtu' della libera circolazione dei capitali. Si paga il 5% ed i capitali, denunciati, rimangono all'estero.
L'Italia invece pretende il rientro (cosa molto piu' costosa ... ma interessante per le banche italiane).
E Tremonti ha bisogno disperato di soldi.
Ed anche Berlusconi.

La Svizzera che convoca l'ambasciatore. Roba mai successa.
Partiti politici di destra che minacciano ritorsioni (moltissime altamente improbabili ma d'effetto populista)
Nel mirino centinaia di milioni per la cooperazione tra i due stati, i frontalieri, le loro imposte che la Svizzera riversa all'Italia. Decine di migliaia di posti di lavoro. Il traffico dei TIR. Gli appalti svizzeri vinti da ditte italiane.
Anche le rogatorie.

Ora ci sono anche bancheri svizzeri che mandano chiari segnali.



Un bancario ticinese: "Se parlassimo, il governo italiano cadrebbe in 24 ore"

"Non c'è politico o esponente dell'economia italiana che non abbia un conto in Svizzera". Il ruolo della piazza finanziaria nella creazione dell'impero economico di Silvio Berlusconi. Il silenzio di Berlusconi sullo scudo fiscale e la guerra tra Tremonti e il Premier

LUGANO - Per gli italiani il Canton Ticino è una classica piazza Off-Shore. Tra i 15.000 impiegati nella piazza finanziaria c'è un certo timore: Giulio Tremonti vuole prosciugare le banche luganesi.

Le autorità italiane stimano in 600 miliardi circa i fondi non dichiarati al fisco depositati in Svizzera. Rico von Wyss, docente dell'Università di San Gallo, riferisce a 20min.ch dei dati della Banca Nazionale Svizzera. Dei 4012 miliardi di franchi amministrati in Svizzera, sono 300 quelli in Ticino. E di questi 300 miliardi 200 sarebbero appartenenti a clienti italiani.

Il Ticino, con Lugano, è considerata la terza piazza finanziaria elvetica. Nel settore bancario a fare la parte del leone è Zurigo che, con il 43% degli occupati sul totale, si piazza decisamente al primo posto in Svizzera. Ginevra segue con il 19% e, infine, Lugano, che con il suo 5% è considerata una partner Junior. Per la clientela italiana la piazza bancaria ticinese presenta molti vantaggi. Nelle sfere di influenza, il Ticino è ormai considerato appartenente alla zona metropolitana di Milano. "La vicinanza geografica viene apprezzata dai clienti italiani - spiega il professore - e non esistono barriere linguistiche con i consulenti bancari".

Ora la crisi economica e finanziaria acuisce il fabbisogno degli Stati di drenare denaro pubblico per rilanciare i consumi e l'economia. I grandi stati Europei hanno messo a punto amnistie fiscali per riportare a casa capitali non dichiarati in paesi esteri. Oggi il Blick mostra una sorta di cartina dei fondi neri. Sarebbero 193,4 i miliardi di franchi non dichiarati al fisco tedesco confluiti in Svizzera, mentre sono 185,2 quelli italiani. Una montagna di denaro.

Dopo il blitz di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate dell'altro ieri, con la perquisizione di 76 succursali di banche svizzere in Italia, il governo svizzero esprime la propria preoccupazione e convoca l'ambasciatore d'Italia a Berna.

La tensione aumenta, così come il sentimento di ostilità nei confronti delle politiche economiche italiane, considerate oltraggiose da una buona parte dei partiti svizzeri. Al Blick un ex direttore con anni di esperienza alle spalle presso una delle più grandi banche in Ticino ha dichiarato che se lui parlasse, il governo italiano cadrebbe in un giorno". "Non c'è nessun esponente del Governo, nessuno del mondo dell'economia italiana che non abbia un conto in Svizzera" ha raccontato l'ex direttore al Blick.

Il giornale svizzero tedesco parla del pericolo che il Premier Berlusconi correrebbe se si esponesse troppo sul tema dello scudo, aggiungendo che dopo le critiche durante il G20 di Londra, Berlusconi non si è più esposto sulla questione.Il Blick ricorda la misteriosa ascesa di Berlusconi e il ruolo decisivo della piazza finanziaria ticinese. "Grazie al silenzio degli avvocati e delle banche ticinesi - si legge sul Blick - non è ancora chiaro da dove sono arrivati i milioni che gli hanno permesso il sorgere del suo impero costruito attorno alla Fininvest".

Infine, sul giornale ci si chiede se questa politica intrisa di attacchi contro la Svizzera non potrebbe rivelarsi suicida contro il Governo di Berlusconi. "Negli occhi dei banchieri è in corso una guerra tra Berlusconi e il ministro delle Finanze Giulio Tremonti. Quest'ultimo, a quanto sembra, vorrebbe candidarsi quale successore di Berlusconi".



Non è chiaro cosa voglia Tremonti (o per lui Berlusconi). In tempo di crisi, quando mancano i soldi, prendersela con chi ha le chiavi della cassaforte è un'operazione decisamente stupida. Non tutti i detentori di capitali all'estero lo sono in quanto criminali. Molti hanno messo in salvo i soldi quando in Italia c'era una inflazione del 20% all'anno, quando tra terrorismo e rapimenti molti ricchi avevano paura. Tra inflazione e svalutazioni della lira chi ha messo i soldi in Svizzera o altri paesi stabili, ha salvato i suoi risparmi. E non si fida delle banche italiane. Poi c'è chi aveva anche da nascondere la provenienza di questi soldi ed in prima fila troviamo le mafie italiane, le quali per i tramite dei loro amministratori italiani e grazie all'anomimato dello scudo ed al modesto costo (5%) possono riciclare grandi somme. Dalla Svizzera e non solo.

Tutto pero' si deciderà alla fine.
L'orentamento comune degli italani che hanno capitali all'estero è di aspettare gli ultimi giorni per aderire allo scudo.
Visto che ora c'è casino, stanno alla finestra e non si mettono fretta.
Ecco perché le autorità tributarie italiane stanno mettendo pressione con operazioni di terrorismo.
Per me sbagliando. Se uno vuole spostare ingenti somme da un paese di cui ora si fida in uno di cui fino ad ora non si è fidato, ha bisogno di avere maggiore fiducia nel sistema italiano. E non è con il terrorismo che il fisco italiano genera fiducia nei contribuenti.

Franz
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Re: la guerra fiscale tra ITA e CH (e Berlusconi Tremonti)

Messaggioda pianogrande il 31/10/2009, 0:33

Ecco.
Forse nessuno ci aveva pensato.
La Svizzera si incazza.
Nessuno ci aveva pensato che, richiamando i soldi in Italia, quelli che li custodiscono adesso avrebbero cercato di tenerseli e di ostacolare l'operazione.
Il fatto che tutti i politici abbiano un conto in Svizzera, se non è un ricatto che cosa è?
Allora si trova una soluzione.
Dammi il 5 % e lasciali lì.
Adesso manca l'ultimo lampo di genio del fantasista: se li riporti qua il 5 % te lo do io.
Non oso pensare a sviluppi più arditi.
Fotti il sistema. Studia.
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Merz (CH) attacca: dall'Italia reazioni contrastanti

Messaggioda franz il 02/11/2009, 13:45

Franco Narducci (PD): "Passo inevitabile".
Luigi Casero (Governo): "Misura incomprensibile"

Sono contrastanti le prime reazioni italiane dopo la decisione del consigliere federale Hans-Rudolf Merz di congelare le trattative sull'accordo di doppia imposizione. "Un passo inevitabile", ha commenta il deputato dell'opposizione Franco Narducci; "una misura incomprensibile", ha replicato il sottosegretario del Ministero dell'economia Luigi Casero.

La decisione di Merz "è la logica conseguenza dello scudo fiscale che, salvo proroghe, scadrà il 15 dicembre, nonché del clima di tensione che si respira attualmente e dell'ostinazione del ministro dell'economia Giulio Tremonti", ha dichiarato il deputato del Partito Democratico Franco Narducci, vice-presidente della commissione degli affari esteri.

Secondo il parlamentare residente in Svizzera ed eletto nella circoscrizione degli italiani all'estero, i rapporti bilaterali si stanno "logorando" e la situazione "non si sblocca": tutta colpa di uno scudo fiscale che protegge gli evasori e penalizza i cittadini onesti.

Diversa l'interpretazione di Luigi Casero, sottosegretario di Tremonti: "Non è una buona notizia, per trovare un accordo bisogna essere in due", ha osservato, manifestando la speranza in un ripensamento da parte di Merz. Secondo Casero, il congelamento dei negoziati sarà comunque inefficace e le autorità italiane continueranno ad applicare le loro leggi.

Soddisfatto, invece, il consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi, che negli scorsi giorni aveva chiesto ad alta voce la sospensione delle trattative: a suo avviso è ora di segnalare il problema alla Commissione europea.

La sospensione dei negoziati in vista della conclusione di un nuovo accordo bilaterale di doppia imposizione è la risposta del ministro Merz alle perquisizioni svolte dalla Guardia di Finanza in 76 filiali italiane di banche elvetiche. "L'intesa, dal punto di vista elvetico, è pronta per essere firmata", ha detto Merz in un'intervista al settimanale "SonntagsBlick". "Ma ora le trattative sono congelate fino a nuovo ordine".

http://www.ticinonews.ch/articolo.aspx? ... rubrica=16
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Re: la guerra fiscale tra ITA e CH (e Berlusconi Tremonti)

Messaggioda trilogy il 11/11/2009, 11:52

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Re: la guerra fiscale tra ITA e CH (e Berlusconi Tremonti)

Messaggioda lucameni il 11/11/2009, 12:19

Sulle misteriosi origini dei finanziamenti all'imprenditore Berlusconi (anche via Banca Rasini) fonte basilare rimane "L'odore dei soldi" di Veltri-Travaglio: documentatissimo libro inchiesta a dir poco inquietante (basato su fonti giudiziarie e documentarie verificabili).
Dopo la lettura si ha conferma di molte cose.....
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Re: la guerra fiscale tra ITA e CH (e Berlusconi Tremonti)

Messaggioda Stefano'62 il 11/11/2009, 13:22

lucameni ha scritto:Sulle misteriosi origini dei finanziamenti all'imprenditore Berlusconi (anche via Banca Rasini) fonte basilare rimane "L'odore dei soldi" di Veltri-Travaglio: documentatissimo libro inchiesta a dir poco inquietante (basato su fonti giudiziarie e documentarie verificabili).
Dopo la lettura si ha conferma di molte cose.....

Concordo,però dato che hai citato Travaglio,adesso chissà quante te ne diranno dietro.

Ciao
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Re: la guerra fiscale tra ITA e CH (e Berlusconi Tremonti)

Messaggioda lucameni il 11/11/2009, 13:34

Normale.
A me M.T. piace quando fa il cronista: lui racconta tutto basandosi sui fatti, è difficile negarlo. E se lo si nega lo si può fare senza portare alcuna prova, invertendo appunto l'onere della prova (vizietto peraltro presente anche in questo forum).
Quando fa lo stratega politico mi piace meno o per niente, anche nel circondarsi di personaggi che non mi convincono affatto.
Ma c'è un equivoco di fondo quando sento dire "con i Travaglio non si vince".
Infatti cosa c'entra?
Lui fa il cronista, che non guarda in faccia nessuno (il PD e lo stesso Di Pietro sono stati oggetto dei suoi strali).
La politica non fa o non dovrebbe fare giornalismo.
Ormai però i piani si sono completamente confusi, sopratutto dopo la scesa in campo del cavalier truffaldoni, e ci pare normale ragionare di giornalisti come utili o non utili supporter della propria parte politica.
Da noi il giornalismo come "cane da guardia del potere" (presente negli USA) è esigua minoranza, dove gli editorialisti ci raccontano le loro teorie fuori da ogni realtà: non si contestano i fatti (che magari potrebbero essere falsi o mal compresi) che vengano riferiti, ma il fatto stesso che vengano riferiti (ad esempio sulla fedina penale di un politico).
La cosa dà fastidio (almeno ai "prof" e loro simili) e ci si è inventati un comodo escamotage: il giustizialismo.
Con quello si pensa di nascondere fatti e magagne in base al fatto che chi riferisce esiti di indagini e sentenze è un "giustizialista".
Così va in Italia.
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