L'Irap è un'«imposta equilibrata» e la proposta di ridurla, vista la situazione dei conti pubblici italiani, è «propaganda».Perché è un'imposta che vale 38 miliardi di euro. Lo ha detto l'ex ministro dell'Economia, Vincenzo Visco (Pd), padre dell'Irap. «Se vogliamo fare bancarotta - ha dichiarato Visco - bisogna continuare così». Se invece ci fossero le risorse «la priorità sarebbe la riduzione dell'Irpef sul lavoro dipendente» perchè su questo fronte si è creato «uno squilibrio micidiale che, se i sindacati non fossero responsabili, ci sarebbero già gli estremi per una rivolta fiscale».
Analizzando le difficoltà dei conti pubblici (debito pubblico che sale al 115% e disavanzo al 6%, con l'Unione europea che ha aperto una procedura di disavanzo eccessivo), Visco ha sottolienato che la situazione italiana «è molto seria e la crisi l'ha resa ancora più complicata e vanificato tutte le manovre di questi ultimi 10 anni, con l'aumento del debito che abbiamo avuto». Quindi «se ci sono soldi per ridurre l'Irap lo si faccia. Ma penso che le priorità siano altre: la riduzione dell'Irpef sul lavoro dipendente e sulle pensioni».
Il timore di Visco è che si vada a ripristinare «un sistema fiscale come era prima dell'Irap, che assorbì sette imposte, alcune anche importanti». L'Irap, secondo Visco, è «neutrale, equilibrata, proporzionale e non discriminatoria» perchè «pesa poco sul lavoro, sul capitale e sul profitto». L'ipotesi di azzerare l'Irap è «un'affabulazione, una propaganda: inutile fare polemiche. La verità è che c'è una situazione molto difficile e che, come sempre quando governa la destra in Italia, cala il gettito perchè aumenta l'evasione e ci sono pressioni per avere meno tasse e più spese». Per Visco, invece, «il rischio vero è che, dopo la crisi, le tasse debbano aumentarle, così come succederà anche negli altri Paesi».
Epifani: «Prima intervenire a favore di lavoratori e pensionati». Prima di pensare alla riduzione dell'Irap è necessario intervenire sulla tassazione dei lavoratori. Ne è convinto il segretario generale della Cigl Gugliemo Epifani che, a margine dell'assemblea nazionale delle Rsu e dei delegati Flc-Cgil commenta le parole del premier. «Il primo atto da fare -ha sottolineato Epifani- è la riduzione delle tasse ai lavoratori e ai pensionati. Questo -ha rimarcato- lo impone l'equitá e la condizione dei consumi del Paese. Questa -ribadisce- è la prima cosa da fare poi -conclude- si può affrontare anche quello che riguarda le imprese».
Nell'affrontare la crisi economica il governo, ha aggiunto Epifani intervenendo all'assemblea nazionale delle Rsu e dei delegati della Flc (Federazione lavoratori della Conoscenza) Cgil, «è stato devastante» ed «ha agito con furbizia». L'esecutivo «ha cercato di sviare l'attenzione proponendo un'immagine del paese che non era quella reale». Secondo Epifani il governo «ha deciso di galleggiare perché - ha spiegato - non ha affrontato seriamente i problemi. Non credo che il problema del sud si risolva con una Banca o con il ponte sullo Stretto. Una crisi come questa - ha rimarcato il leader della Cgil - non si affronta con una finanziaria ordinaria ne con l'idea di tagli lineari dell'8%». La crisi - ha avvertito ancora Epifani - non è finita. È finita, forse, la crisi delle borse e della grande finanza, ma le conseguenze continueremo a pagarle a lungo. Trovo incredibile - ha aggiunto - che la montagna di debito pubblico contratto per salvare le banche ce la metteranno davanti quando chiederemo investimenti per la scuola, le realtá produttive e per i giovani».
Finocchiaro: «Sull'Irap Berlusconi illude gli italiani». Per Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd a Palazzo Madama, «anche oggi l'annuncio quotidiano del presidente del Consiglio che illude gli italiani e tenta di ammannire un paese in piena crisi economica». Per Finocchiaro «il governo del fare é il governo delle chiacchiere. Non basta più. Occorre governare e governare significa dare al paese soluzioni serie ed efficaci per affrontare gli effetti drammatici della crisi economica che stanno sconvolgendo la vita degli italiani. Ma governarenon sembra il mestiere che più si confà al premier, é più facile fare uscire ogni giorno un coniglio dal cilindro: ieri il posto fisso, oggi i tagli dell'Irap alle imprese e domani?». Secondo Finocchiaro «il paese chiederà presto conto delle fumose promesse e allora saranno giorni difficili anche per un bravo prestigiatore come Berlusconi».
Cota: «Il taglio del'Irap è una nostra idea». Per il presidente dei deputati della Lega Nord Roberto Cota «Il taglio dell'Irap è da sempre una nostra idea. Lo testimoniano anni di battaglie. Siamo contenti che le nostre idee abbiano fatto breccia».
Di Pietro: «Magari fosse vero». Commentando l'annuncio del taglio graduale dell'Irap il leader dell'Italia dei valori commenta: «magari fosse vero. L'Italia dei valori lo chiede da tempo. Purtroppo temo che questa sia l'ennesima presa in giro, l'ennesima trovata pubblicitaria per vendere solo fumo. Vogliamo capire cosa significa "la misura é allo studio". È da anni che studiano ma non abbiamo ancora visto niente di concreto. promettono, promettono ma non mantengono». E aggiunge: «anche l'altro giorno, mentre Tremonti e Berlusconi sbandieravano un altro annuncio sulla necessità e l'importanza del posto fisso in aula davano il via al licenziamento di tantissimi precari della scuola».
Sacconi: «Il taglio dell'Irap rientra nel programma elettorale». Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha detto che il taglio dell'Irap annunciato oggi dal premier «rienta nel nostro programma elettorale». Si tratta, ha detto, di un'imposta «che non abbiamo mai condiviso. Ovviamente una volta introdotta non é così facile eliminarla, soprattutto per il settore sanitario». In ogni modo, ha sottolineato, il taglio dell'Irap «va inserito in un percorso graduale di attenuazione e vanno adeguate anche le modalità in base alle entrate».
22 ottobre 2009
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