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Siamo alla fine di un'era?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Il declino non si vede ma è già cominciato

Messaggioda ranvit il 13/09/2009, 11:01

Da repubblica.it :

IL COMMENTO
Il declino non si vede ma è già cominciato
di EUGENIO SCALFARI

DOPO il suo intervento dell'altro ieri a Gubbio e quello di ieri a Chianciano dove Casini ha riunito i dirigenti dell'Udc, si fanno previsioni e perfino scommesse sugli obiettivi di Gianfranco Fini nel prossimo futuro. E se lo domanda anche, con qualche preoccupazione, Silvio Berlusconi. Vuole dargli una spallata approfittando d'un momento di oggettiva difficoltà che il premier sta attraversando? Vuole uscire dal partito e fondarne un altro? Vuole prepararsi a prendere il posto di Napolitano quando il mandato del Capo dello Stato scadrà (nel 2013)? Vuole esser pronto a qualunque evenienza e a qualunque emergenza che potrebbe verificarsi nel quadro agitato e anomalo della politica italiana?

Tutto considerato e mettendo in fila gli interventi che si susseguono da tempo, compreso quello di ieri in casa d'un partito d'opposizione, la conclusione logica è questa: Fini si prepara a succedere a Berlusconi quando il premier dovrà cedere il comando per ragioni di calendario. Nel 2013 avrà 77 anni ed avrà governato o comunque occupato la scena politica da diciotto. Dopo quanto è accaduto in questi mesi è esclusa una sua candidatura al Quirinale e neppure il lodo Alfano potrebbe impedire che i processi a suo carico vengano riaperti.

A quel punto - ma in realtà almeno un anno prima - il problema della successione si porrà inevitabilmente e la rosa dei candidati vedrebbe Fini in "pole position". Gli altri sulla carta sono tre: Formigoni, Letta, Tremonti. Ma per valutare le rispettive "chance" occorre tener presente che il successore prescelto dovrà guidare il centrodestra alle elezioni politiche.

Deve dunque essere in grado di sostituire un formidabile comunicatore dotato di capacità seduttive e ipnotiche senza pari. Chi può vantare un carisma che si avvicini a quello del Cavaliere? Basta porre la domanda per scartare tutti e tre i nomi dei "competitors", soprattutto Formigoni e Letta. Tremonti ha l'appoggio della Lega, ma la scelta del leader del Pdl non spetta alla Lega.

Quindi Fini, verso il quale rifluirebbero agevolmente quasi tutti gli ex di Alleanza nazionale una volta sgombrato il campo da Berlusconi.
Aggiungo un'altra considerazione. Qualora un'emergenza istituzionale dovesse prodursi all'improvviso (e la sentenza della Consulta sul lodo Alfano o altre questioni di analogo rilievo potrebbero determinarla anche a breve termine) la candidatura di Fini a sostituire l'attuale premier avrebbe forti probabilità di successo. Un governo Fini poggiato anche sul sostegno dell'Udc e su un'amichevole astensione del centrosinistra potrebbe essere la via d'uscita verso le riforme sempre auspicate ma mai portate in Parlamento, nonché su una normalizzazione della vita democratica dopo gli sconquassi del berlusconismo rampante.

La conclusione dunque è questa: Fini si propone di essere il successore di Berlusconi alla guida d'un partito di destra democratica profondamente diverso dalla gestione "eversiva" e assolutistica del Cavaliere di Arcore. Successore, non delfino. Del resto con Berlusconi i delfini non sono previsti salvo Letta che più che un delfino sarebbe un perfetto luogotenente.

* * *

Ma c'è già ora un declino di Berlusconi nella percezione degli italiani? E' cominciato uno smottamento del consenso? L'insensata guerra contro le gerarchie cattoliche e contro i sentimenti morali dei cattolici ha prodotto crepe importanti? Il killeraggio contro gli avversari, le bravate crescenti del premier, il massimalismo leghista, la disistima internazionale che ormai si è diffusa non solo nella stampa estera ma anche nelle cancellerie europee e americane, hanno aperto falle significative nel consenso berlusconista?
Qualche crepa è visibile. L'ultimo sondaggio Ipsos commissionato da Palazzo Chigi registra un calo di 4 punti collocando il consenso attorno ad uno stentato 50 per cento. Le intenzioni di voto vedono il Pdl attorno al 38 per cento. Il Foglio di ieri ha pubblicato in prima pagina dieci domande (la formula delle dieci domande ha ormai fatto strada) che sollevano altrettanti problemi non risolti dal governo e molto scomodi da risolvere.

Ma il blocco è ancora sostanzialmente intatto. E tuttavia il declino è percepibile e il nervosismo del premier non fa che ingrandirlo. Chi ha visto la versione integrale del suo "show" nell'incontro italo-spagnolo avvenuto nell'isola di Maddalena è rimasto allibito, a cominciare da Zapatero che l'ha commentato ieri pubblicamente con parole che parlano da sole. E chi ha ascoltato il discorso di Fini a Gubbio ha percepito la differenza abissale che separa i due co - fondatori del Pdl. Del resto non è un caso se il neo - ambasciatore Usa a Roma ha cominciato le sue visite di presentazione da Fini anziché dal premier.

L'opinione di tutti gli stranieri che capita di incontrare da qualche mese a questa parte è unanime: "Non ci stupisce più il vostro premier, ma ci stupiscono gli italiani che ancora sopportano di esser rappresentati da un simile personaggio".

La sua debolezza oggettiva si riduce ad una sola parola: ricattabile. Abbiamo un premier ricattabile e ricattato. Quindi debolissimo. E alle sue spalle un partito che vive e vince in virtù del suo carisma personale. Il carisma, come tutti sanno, è un fenomeno di massima fragilità: se s'infrange, tutta la costruzione che su di esso si appoggia crolla.
L'insieme di questi elementi porta alla conclusione che il declino è in corso anche se il carisma regge ancora. Per quanto?

* * *

Queste riflessioni su Fini e su Berlusconi ci portano a considerare la situazione del Partito democratico, quello che nella percezione sia degli avversari sia dei suoi ex sostenitori e sia infine di molti osservatori viene definito un partito fantasma o il partito che non c'è; comunque un relitto che nessuno riuscirà a portare in salvo proprio nel momento in cui il paese avrebbe maggior bisogno d'un partito d'opposizione capace di attirare su di sé il disagio che sia pur lentamente si diffonde e che acquisterebbe peso e velocità dalla presenza di una valida alternativa.
Su questa delicata ma essenziale questione faccio le seguenti considerazioni (come persona informata dei fatti).

1. Conosco bene i tre candidati alla segreteria del Pd e in particolare i due maggiormente favoriti, Dario Franceschini e Pier Luigi Bersani. Sono due persone perbene. Nessuno dei due ha scheletri nell'armadio. Si battono con vigore come deve accadere in una sfida politica e come non accadde né nelle primarie che insediarono Prodi alla leadership del centrosinistra sia in quelle che insediarono Veltroni alla guida del Pd. Questa volta sta accadendo, su questioni di visione politica, senza alcun colpo sotto la cintura. Non è quello che i simpatizzanti e gli iscritti al partito volevano?

2. Chiunque dei due vincerà, il compito di costruire un partito riformista in un paese dove il riformismo ha sempre avuto vita stentata non sarà agevole anche se - ne sono convinto - ciascuno di loro ce la metterà tutta.

3. La condizione necessaria affinché questa costruzione avvenga e sia solida non sta nel programma e tantomeno nelle ragioni che hanno condotto forze culturali e politiche con storie diverse a dar vita ad un partito comune. Sia le ragioni che presiedettero alla nascita del Pd sia la sua visione d'una società "riformata" furono elencate, illustrate e unanimemente approvate nell'assemblea del Lingotto che insediò Veltroni alla guida del Pd. Si può aggiornare il programma, ma le linee di fondo di quella visione del bene comune c'è già stata ed è tuttora pienamente valida.

4. In realtà la condizione necessaria affinché la nave di questo partito esca dalla darsena e riprenda orgogliosamente il mare dipende soltanto da chi sente profondamente la necessità d'un partito seriamente riformista, capace di dar voce a tutte le speranze, le attese e i bisogni del centrosinistra italiano, da un socialismo liberale ad un laicismo che possa esser sostenuto con vigore sia da laici non credenti sia da cattolici di discendenza degasperiana; infine dai grandi valori della libertà e dell'eguaglianza che non possono mai esser disgiunti e che vanno vissuti e applicati nel quadro d'una solidarietà sentita come impegno civile.

Se almeno due milioni di elettori esprimessero quest'impegno nelle votazioni alle primarie del prossimo 25 ottobre, credo che il varo della nave democratica segnerebbe la riscossa che molti hanno nel cuore senza sapere in che modo tradurla in atto.
L'atto decisivo è quello: un varo effettuato sulle braccia e sulle spalle di qualche milione di persone.

Sabato prossimo si svolgerà a Roma in piazza del Popolo una manifestazione popolare in difesa della libera stampa. Noi che della libera stampa facciamo parte sappiamo quale importanza abbia quest'appuntamento. Non si identifica con i partiti perché non è una visione di parte ma con la difesa d'un delicatissimo diritto costituzionale che l'attuale governo ha leso e continua a ledere pervicacemente con continue intimidazioni e prevaricazioni che tra poco verranno allo scoperto anche nella Rai. Ci auguriamo che quella piazza sia gremita e faccia sentire la sua presenza e la sua voce.

Il rinascimento della democrazia italiana è affidato agli italiani, agli uomini e alle donne di buona volontà, a chi non teme di impegnarsi in battaglie civili che ci riscattino dall'ipnosi in cui il paese sembra precipitato. Nessun dorma: non è questa la condizione necessaria per riprendere il cammino?

(13 settembre 2009)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Siamo alla fine di un'era?

Messaggioda pagheca il 07/10/2009, 14:45

la mia impressione e' che il Lodo Alfano verra' accettato, se ho capito bene le motivazioni della precedente sentenza. Dirlo a poche ore dalla sentenza e' forse ingenuo ma io penso che questo, come anche la famosa sentenza dei 3 Pretori e l'approvazione in Parlamento, con l'aiuto dell'allora PCI, di un provvedimento che sanava il problema, potrebbe in futuro essere visto come un punto cruciale della Storia d'Italia.

A seconda di cosa succedera' il futuro del paese va in una direzione o nell'altra. Non sono un costituzionalista e quindi non posso giudicare nel merito. Pero' credo che oggi stia per accadere qualcosa di importante.

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Re: Siamo alla fine di un'era?

Messaggioda ranvit il 07/10/2009, 18:03

Vediamo....certo è che finchè la gente vota in maggioranza per Berlusconi non è pensabile batterlo con altri sistemi!

Vittorio
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Re: Siamo alla fine di un'era?

Messaggioda Loredana Poncini il 07/10/2009, 18:19

L'impegno della Corte Costituzionale già un segnale lo dà, no ?
Forse le magie del mago di Oz cominciano a traballare... :)
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Re: Siamo alla fine di un'era?

Messaggioda incrociatore il 07/10/2009, 18:29

ranvit ha scritto:Vediamo....certo è che finchè la gente vota in maggioranza per Berlusconi non è pensabile batterlo con altri sistemi!

Vittorio

raccontano che un tale fece scegliere al popolo 2000 anni fa e il popolo scelse... pare con risultati non proprio convincenti.

Non dovrei dirlo io... per fortuna che la giustizia non si fa in piazza e che la giustizia, a fatica, si tenta di uniformarla a quella scritta che nei tribunali sta proprio sopra a quella croce che testimonia i risultati di quella popolare di 2000 anni fa.
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Re: Siamo alla fine di un'era?

Messaggioda pagheca il 07/10/2009, 18:32

a volte e' un grande piacere sbagliarsi... :lol: :D ;)

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Re: Siamo alla fine di un'era?

Messaggioda ranvit il 07/10/2009, 19:17

incrociatore ha scritto:
ranvit ha scritto:Vediamo....certo è che finchè la gente vota in maggioranza per Berlusconi non è pensabile batterlo con altri sistemi!

Vittorio

raccontano che un tale fece scegliere al popolo 2000 anni fa e il popolo scelse... pare con risultati non proprio convincenti.

Non dovrei dirlo io... per fortuna che la giustizia non si fa in piazza e che la giustizia, a fatica, si tenta di uniformarla a quella scritta che nei tribunali sta proprio sopra a quella croce che testimonia i risultati di quella popolare di 2000 anni fa.



Democrazia è far scegliere al popolo.....alla lunga sempre meglio che far scegliere ad una elite.

Comunque vedremo come evolverà la cosa...il mio sogno? Si fanno le elezioni anticipate e, come spesso accade a chi le chiede, Berlusconi ne esce battuto!

Vittorio
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Re: Siamo alla fine di un'era?

Messaggioda incrociatore il 07/10/2009, 20:25

ranvit ha scritto:Democrazia è far scegliere al popolo.....alla lunga sempre meglio che far scegliere ad una elite.

infatti si sta parlando di "giustizia" non di "democrazia"... è triste che si sia arrivati al punto di non capirne la differenza.

Per questo esiste un potere legislativo e un potere esecutivo separati da un potere giudiziario.
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Re: Siamo alla fine di un'era?

Messaggioda ranvit il 08/10/2009, 12:55

incrociatore ha scritto:
ranvit ha scritto:Democrazia è far scegliere al popolo.....alla lunga sempre meglio che far scegliere ad una elite.

infatti si sta parlando di "giustizia" non di "democrazia"... è triste che si sia arrivati al punto di non capirne la differenza.

Per questo esiste un potere legislativo e un potere esecutivo separati da un potere giudiziario.


Forse è triste che altri, non io, non capiscono il momento....
La giustizia non puo' che essere quella voluta dalla maggioranza del popolo e codificata nella Costituzione....ora si dà il caso che in questo periodo la maggioranza del popolo italiano pensa, come Berlusconi, che la giustizia sia manipolata dall'opposizione e che la Costituzione di 60 anni fa non va piu' bene. Io non condivido questa tesi, ma la giustizia puo' essere rispettata se la grande maggioranza del popolo ne condivide le regole...
Viceversa chi la fa rispettare?

Vittorio
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Re: Siamo alla fine di un'era?

Messaggioda pagheca il 08/10/2009, 13:30

io condivido una parte forse contenuta del messaggio di Ranvit. E' vero che ormai siamo tentati, da ambo le parti, a pensare che la giustizia sia "giusta" quando da' ragione a noi, e sbagliata quando da' ragione all'avversario. Cioe' guardiamo con molti pregiudizi ai risultati, come se questi dipendessero da opinioni personali e non tecniche.

Proviamo quindi ad analizzare le cose in maniera il piu' possibile oggettiva.

Innanzitutto non mi sento di avere le competenze per giudicare una sentenza della Corte Costituzionale (che e' una sentenza tecnica di costituzionalita', non di giustizia come gia' detto). Dall'altro troco evidente la profonda ingiustizia della situazione che si e' creata in Italia con questo personaggio che da anni piega il Parlamento per favorire i suoi interessi privati (ricordo la mai abbastanza compianta sentenza dei 3 Pretori di Torino degli anni 80, "raddrizzata" da Craxi con l'aiutino del PCI di allora). In sostanza: mi sento in diritto di giudicare la giustizia o meno di un provvedimento, sebbene a volte cio' richieda molta riflessione, ma non di entrare nel giudizio tecnico.

Ma c'e' un altro fatto che non dobbiamo dimenticare: in Italia piu' che altrove esiste un "problema giustizia". Le rare volte che ho avuto a che fare con cause civili debbo dire che sono rimasto profondamente amareggiato dall'assurdita' dei procedimenti, dai tempi inaccettabili e dalla palese corruzione di alcuni giudici, soprattutto di I grado. E' un fatto che la giustizia italiana - come tutto d'altronde nel nostro paese - e' profondamente corrotta. Per cui non ci si puo' lamentare se anche in questo caso qualcuno abbia buon gioco a dimostrare che c'e' un "problema giustizia". Anche perche', a quanto pare, la decisione della Corte rispecchia piu' o meno le connotazioni politiche dei vari giudici, il che mi lascia molto perplessoo. Ma qui potrei sbagliarmi. Qualcuno ne sa di piu'?

Ricordiamoci che anche noi ascoltiamo solo le nostre ragioni. E' chiaro che corrompere un giudice e' un crimine gravissimo, forse uno dei piu' gravi in una di democrazia (non sto esagerando: se la giustizia e' inaffidabile crolla uno dei fondamenti reali della democrazia). Ma un processo come quello Mills si basa su fatti, deduzioni etc. che IO personalmente non mi sento in grado di giudicare.

Comunque, e' un fatto che il problema SB esiste. Ne ha fatte talmente tante che se anche l'1% di quello che emerge dagli atti dei processi fosse vero cio' basterebbe a dichiararlo inadatto al ruolo che ha. Dall'uso spregiudicato degli off-shore alla corruzione alla questione Mangano etc. Ma e' buon gioco oggettivamente per lui tentare di dimostrare che non si puo' credere ciecamente nella giustizia, soprattutto in quella italiana, e che la Corte Costituzionale potrebbe non essere super partes come oggi tutti noi oggi siamo portati a pensare perche' gli ha dato in testa.

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