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I nostri soldati in Afganistan.

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda annalu il 21/09/2009, 10:04

Da La Stampa del 19 settembre:

Prodi: "Necessario parlare
con tutti, la via è il dialogo"

Immagine
L'ex premier Romano Prodi

L'ex premier: «Siamo là per aiutare
a ricostruire, sarebbe sbagliato
andarsene in questo momento»

FABIO MARTINI
ROMA
Non c’è verso, la politica italiana gli dà l’orticaria. Le ultime di Bossi? Berlusconi? Romano Prodi non ne vuol proprio parlare, ma invece la politica estera continua ad appassionarlo: si tiene aggiornato (tre giorni fa Vladimir Putin lo ha ricevuto per un’ora al Cremlino, quasi fosse un premier in carica) e dunque sulla questione afghana il Professore ha le idee chiare. Dice Prodi: «L’obiettivo della missione Isaf è quello di aiutare il nuovo Stato a stabilizzare le sue strutture, dando un futuro a quel popolo. E dunque all’indomani di un attentato ritirarsi - o dare anche soltanto l’impressione di allontanarsi - sarebbe un errore, oltretutto tatticamente anche pericoloso». Ma Prodi dice qualcosa in più: «Ho sempre pensato e continuo a pensare che, accanto alla presenza militare, la strada maestra sia quella della politica. Avendo la capacità di avviare contatti con tutti, anche là dove disperi di trovare ascolto. Bisogna parlare con tutte le forze in campo. Sapendo distinguere e isolare chi non è disposto a dialogare».

Romano Prodi vuol dire che a questo punto non bisogna farsi scrupoli nel dialogare con l’ala meno oltranzista dei Taleban. In Italia posizioni di questo tipo, nel passato, sono state sommerse da un diluvio di anatemi e ne sa qualcosa l’ex leader dei Ds Piero Fassino, che osò dirlo due anni fa. Ma Prodi sa bene che questo è lo schema utilizzato con successo in Iraq dal generale Petraeus e sa bene che esattamente questa è la posizione del Presidente degli Stati Uniti. E tra l’altro, i vertici militari statunitensi e inglesi, in un incontro riservato svolto due giorni fa a Londra, avrebbero valutato che proprio questo è l’approccio da perseguire. Seppur consapevoli delle difficoltà derivanti dalla differenza tra la struttura più compatta dei clan iracheni e quella più parcellizzata, per villaggi, dell’Afghanistan. Sostiene Prodi: «L’Afghanistan è stato a lungo usato come territorio di guerra dai Paesi circostanti, è stato luogo di commercio di droga, ma ora né gli Stati Uniti né i Paesi che partecipano alla missione, intendono colonizzare l’Afghanistan».

Sulla politica estera Romano Prodi si tiene in palla. A 70 anni ha ripreso a girare il mondo. Qualche mese fa, a Pechino, il primo ministro cinese Wen Jabao lo ha voluto a cena, tre ore di colloquio così informale che l’incontro si è svolto senza la presenza degli ambasciatori. Un anno fa, a Teheran, il Professore ha incontrato Ahmadinejad, tre giorni fa Prodi era al Cremlino con Putin, presto riprenderà le lezioni alla Brown University, una delle più prestigiose e selettive università americane. E fra qualche giorno il Professore inizierà una nuova, sorprendente attività: quella di commentatore alla televisione cinese.

Eppure, anche in Italia fioccano gli inviti. La scorsa settimana l’Ufficio Studi di Confindustria lo ha invitato ad un convegno sulle prospettive dell’economia. E in quella circostanza, alla presenza della presidente Emma Marcegaglia, parlando della sua passione da economista per le imprese, Prodi ha raccontato un aneddoto davvero gustoso: «Si è sempre detto di un mio rapporto difficile con Enrico Cuccia. In realtà ebbi un unico contrasto con lui. Una volta l’incontrai e mi disse: “Professore, ho sentito che lei va a visitare le imprese: non lo faccia perché ci si affeziona...”». Lì parlava il pragmatismo del banchiere, ma Prodi tiene il punto: «E invece io mi appassiono!».
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda antonio bianco il 22/09/2009, 20:54

Pare che la maggior parte di noi abbia oramai sdoganato la guerra come strumento di risoluzione di controversie fra popoli.
Ha fatto molto effetto l' attaccamento alla bandiera dei nostri soldati e all'amore per la "Patria" alla quale è già in conto il possibile sacrificio della propria vita.
Temo che questo nuovo sentimento patriottico, benche lodevole, ci stia facendo smarrire la strada dei buoni proposti maturati dopo aver conosciuto a proprie spese la tragedia della guerra.
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda pagheca il 22/09/2009, 20:58

perfettamente d'accordo con Antonio Bianco. E' stata una lunga strada quella percorsa a partire dalla prima guerra del golfo per convincerci che la guerra e' uno strumento di negoziazione delle crisi internazionali perfettamente normale, e anzi l'unico percorribile.

Questa risposta dello psicologo e pedagogo Fulvio Scaparro a un lettore che chiedeva il suo parere alla presenza di bambini al funerale dei 6 militari uccisi, coincide piu' o meno del tutto con il mio punto di vista sulla questione:

Qualunque parola si spenda oggi su questo argomento, nei giorni immediatamente successivi alla morte dei sei italiani in Afganistan, rischia di innescare una polemica durissima perché in molti penserebbero ad una mancanza di rispetto per chi ha perso la vita e per chi piange i suoi caduti.
Spero di poter tornare sopra questo argomento quando lo tsunami di emozione e, purtroppo, anche di retorica si sarà placato. Al momento posso soltanto dire che non sono entusiasta della definizione di 'bambino parà' data da alcuni organi di stampa a un piccolo orfano. Aggiungo anche che mi piacerebbe che uguale attenzione a chi muore e a chi rimane a piangere i padri, i fidanzati, i mariti, i figli, fosse dedicata agli orfani dei morti sul lavoro, dei poliziotti, dei carabinieri, dei magistrati e dei tanti che nel nostro Paese sono caduti e cadono in numero davvero impressionante. Di molti di loro non si ricorda nemmeno il nome e mi piacerebbe sapere che cosa la nostra comunità ha fatto per sostenere le loro famiglie.
Quanto al minuto di silenzio non osservato in alcune scuole, trovo che sia stato un errore rifiutarlo. Tuttavia, ripeto, sarebbe bene che nelle scuole fossero ricordati anche tutti coloro che muoiono a qualsiasi titolo nell'adempimento del loro dovere, vittime della violenza o dell'incuria e dell'indifferenza dei loro simili. E senza abusare della parola 'eroe' perché agli occhi di un bimbo o di una bimba, la morte di un genitore caduto da un'impalcatura non è un dramma diverso da quello di un genitore morto in guerra e non mi sembra giusto che uno sia chiamato 'eroe' e l'altro no. Sono entrambi vittime e i loro cari meritano entrambi il massimo rispetto e la protezione concreta della comunità.

Fulvio Scaparro
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda pagheca il 26/09/2009, 12:23

trovo intersssante questo interevento di Gino Strada

Gino Strada: ''Noi facciamo ospedali e nessuno ci spara''
Siena. "Il mio lavoro non cambia perché ho passato sette anni della mia vita in Afghanistan e non mi ricordo un giorno in cui sono morte meno di 10 persone".

Lo ha detto il fondatore di Emergency, Gino Strada, ai giornalisti che gli chiedevano se, dopo l'attentato del 17 settembre scorso, costato la vita a sei paracadutisti italiani, possa cambiare anche il suo lavoro e quello dei volontari dell'organizzazione. "Noi facciamo ospedali - ha aggiunto - e nessuno ci spara addosso: se i militari fossero rimasti a casa, certamente...". Parlando a margine dell'8/a Conferenza regionale toscana sulla cooperazione internazionale in corso a Siena, alla vigilia del suo ritorno in Afghanistan ("dove tornerò a fare il mio lavoro che è quello di stare 12 ore al giorno in sala operatoria"), Strada ha ribadito la differenza tra il lavoro di Emergency e le operazioni di peacekeeping che "sono due cose opposte e non devono avere neppure un punto di contatto". "Fare la guerra - ha precisato - deve chiamarsi fare la guerra. Sono anche stufo di tutte queste bugie. Almeno un Paese abbia il coraggio di dire 'partecipiamo ad un'occupazione militaré e si prenda la responsabilità, e non spacciamo l'attività dei militari per peacekeeping o umanitaria. Perché se dovessimo prendere per buone queste bugie, quanto meno verrebbe da dire che sono una massa di cretini visto che, per distribuire due caramelle, spendono 20 milioni di euro".

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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda franz il 26/09/2009, 16:04

Gino Strada: ''Noi facciamo ospedali e nessuno ci spara''
...
Strada ha ribadito la differenza tra il lavoro di Emergency e le operazioni di peacekeeping che "sono due cose opposte e non devono avere neppure un punto di contatto".

In effetti sono due cose diverse, entrambe necessarie in particolari e gravi condizioni.
In un paese normale, Emergency non servirebbe.
Come non servono operazioni di peacekeeping.
Come normalmente non servono le guerre.
Le cose non vanno confuse ma non si escludono a vicenda.
Mi pare che in Afghanistan le guerre (comprese le rivolte, le invasioni, gli attentati ed i colpi di stato) esistano dalla notte dei tempi (vedendo la scheda di wikipedia c'è una lunga storia di attentati e golpe) ma è soprattutto da 30 anni, e cioè a partire dal 27 dicembre 1979, che con i sovietici si è assistito ad un salto di qualità. Sconfitti i sovietici, c'è stata anche una guerra civile tra vari fronti interni, da cui poi è scaturita la vittoria talebana ed un "regno del terrore" imposto dai fanatici religiosi (su cui a mio avviso Strada tace un po' troppo).

Ciao,
Franz
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Afghanistan.

Messaggioda franz il 26/09/2009, 18:32

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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda pagheca il 26/09/2009, 18:44

franz ha scritto:
Gino Strada: ''Noi facciamo ospedali e nessuno ci spara''
...
Strada ha ribadito la differenza tra il lavoro di Emergency e le operazioni di peacekeeping che "sono due cose opposte e non devono avere neppure un punto di contatto".

In effetti sono due cose diverse, entrambe necessarie in particolari e gravi condizioni.
In un paese normale, Emergency non servirebbe.
Come non servono operazioni di peacekeeping.
Come normalmente non servono le guerre.
Le cose non vanno confuse ma non si escludono a vicenda.
Mi pare che in Afghanistan le guerre (comprese le rivolte, le invasioni, gli attentati ed i colpi di stato) esistano dalla notte dei tempi (vedendo la scheda di wikipedia c'è una lunga storia di attentati e golpe) ma è soprattutto da 30 anni, e cioè a partire dal 27 dicembre 1979, che con i sovietici si è assistito ad un salto di qualità. Sconfitti i sovietici, c'è stata anche una guerra civile tra vari fronti interni, da cui poi è scaturita la vittoria talebana ed un "regno del terrore" imposto dai fanatici religiosi (su cui a mio avviso Strada tace un po' troppo).

Ciao,
Franz


Scusa Franz, ma secondo me su questo tema sei un pochino prevenuto. Strada non tace su questo. Strada sostiene, come molti altri, che:
1) la situazione in Afghanistan non e' SOLO frutto di un problema culturale ma dell'interventismo sovietico e occidentale
2) la soluzione doveva essere quella di finanziare lo sviluppo economico e il benessere della gente comune. Il punto di Strada e' che se si danno alle persone le condizioni per vivere decentemente, piano piano le ragioni stesse del fanatismo vengono meno. Questo lo dimostra ogni giorno sul campo.

Ora, si puo' discutere su questo argomento ma non liquidarlo come sbagliato a priori. Come ho detto altrove, la mia compagna lavora come giornalista specializzata in organizzazioni non governative italiane nel mondo, con oltre 400 trasmissioni radio sull'argomento prodotte da lei e lei sola trasmesse in Australia alla radio pubblica, basate principalmente su interviste ai vari protagonisti attivi sul campo (sta editando la prossima proprio in questo moento), e una ventina in RAI (riprendera' a collaborare con GR1 non appena sara' terminate le storie delle nomine). E tutte le persone che ha sentito in Afghanistan sostengono l'idea (che quindi non e' "di Strada", ma comune a molta piu' gente, solo che lui e' piu' noto di altri) che l'errore e' stato quello di presentarsi come un esercito combattente, in una guerra "contro" una parte del paese, e considerando la ricostruzione, lo sviluppo economico, il benessere, come l'ultima delle priorita', quando sarebbe bastato un decimo del bilancio militare per fare molto di piu'. Il problema e' quindi come le risorse economiche sono state destinate e perche'.

Ripeto, si possono avere opinioni diverse, ma almeno questa gente dovrebbe essere ascoltata per bene, visto che in Afghanistan ci passa una vita, a contatto con la popolazione civile, mentre mi pare che nessuno si curi anche di interpellarli, mettendo spesso a rischio le loro stesse vite come successe tempo fa col rapimento di uno dei suoi collaboratori.

un saluto
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda franz il 26/09/2009, 20:18

pagheca ha scritto:Scusa Franz, ma secondo me su questo tema sei un pochino prevenuto. Strada non tace su questo. Strada sostiene, come molti altri, che: ...

Guardo che non ho detto che sia sbagiato a prioro ma solo che Strada tace un po' troppo su ...
prendo atto della tua precisazione e rettifico. Quello che si riporta su Strada è decisamente parziale per cui il fatto che taccia puo' essere un'apparenza.
In ogni caso occorre riflettere su cosa significhi portare sviluppo in un contesto medioevale (o anche premedioevale).
Vedere le schede che ho indicato prima.
Noi italiani non è che siamo molto indicati ad insegnare su questo, visto che non siamo capaci di portare lo sviluppo nel nostro meridione.
Un'altra cosa.
Una cosa è portare soccorso, amputare gambe, medicare ferite, guarire infezioni, fornire protesi.
Altra cosa è portare sviluppo economico.
Per il resto è chiaro che là sono stati fatti errori (le schede ne indicano altri, oltre a quelli che hai riportato) ma l'iraq almeno aveva il petrolio mentre qui non c'è praticamente nulla su cui basare uno sviluppo (papaveri a parte).
Prima dello sviluppo (che si basa sulla ricostruzione delle strutture) devi fornire sicurezza.
Senza sicurezza puoi fare tutto quello che vuoi con un decimo del bilancio ma i telebani lo distruggono in un attimo, come è successo già varie volte. Non so come se ne possa uscire ma so che la palla è in mano ad Obama.

Franz
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda ranvit il 27/09/2009, 11:01

Dal corriere.it :
il video fatto con un telefonino e trasmesso dalla «Bbc»
Agenti afghani vendono armi ai talebani
Il governo di Kabul: «Solo propaganda, il filmato non è completo». Ma non smentisce che la vicenda sia avvenuta

KABUL - Che i talebani godano dell'appoggio di una parte della popolazione locale afghana lo si sospetta da tempo, ma che anche i poliziotti possano aiutare i ribelli è un fatto del tutto nuovo. Eppure, in video choc, si vedono proprio agenti della polizia afghana fraternizzare nella provincia settentrionale di Baghlan con militanti talebani, e addirittura consegnare loro armi. Le immagini, ottenute dalla Bbc, sono state mostrate nei siti web in pashtun e persiano. L'emittente britannica sottolinea che l'episodio ha coinvolto una ventina di agenti di polizia in uniforme che si vedono addirittura mentre consegnano le loro armi ai talebani. Le immagini mostrano anche tre veicoli del tipo Ranger con cui il reparto è arrivato sul luogo dell'incontro.

NESSUNA SMENTITA DA KABUL - Pur se definito «mera propaganda» e non completo, il contenuto del video, che sarebbe stato ripreso con un telefonino, non è stato smentito dalle autorità governative a Kabul. Dopo aver precisato che l'episodio risale a cinque giorni prima delle presidenziali del 20 agosto, il portavoce del ministero dell'Interno, Zamaray Bashari, ha dichiarato alla Bbc che due degli agenti sono stati riconosciuti e sospesi dalle loro funzioni, e che è partita un'inchiesta. Bashari ha assicurato che i talebani avrebbero ripreso in modo parziale la vicenda, evitando di mostrare che c'è stato anche uno scontro. Ma in nessun momento delle riprese si vedono elementi di tensione e anzi alla fine dell'incontro gli agenti si allontanano sui loro automezzi mentre i talebani salutano con un «arrivederci».

26 settembre 2009

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Se ne puo' uscire semplicemente andando via.... Dopodichè un po' di bombardamenti ogni tanto nei posti dove si dovesse notare che (se) organizzano qualcosa di pericoloso per il mondo esterno...

Non ci sono altre soluzioni....decenti.

Strada lo lasciamo li'.....cosi' non ci rompe piu' le balle con le sue arringhe.

Insomma l'Afganistan agli afgani purchè si decidano a curare se stessi.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: I nostri soldati in Afganistan.

Messaggioda pagheca il 27/09/2009, 11:18

ranvit ha scritto:Strada lo lasciamo li'.....cosi' non ci rompe piu' le balle con le sue arringhe.
Vittorio


complimenti per questa affermazione piena di rispetto per una persona che ha dedicato tutta la vita a salvare civili in Afghanistan. Ma soprattutto densa di prove e di logiche deduzioni per comprovare quest'odio malcelato.

Comunque, su questo non ci torno piu' neanche morto. Non amo ne le polemiche ne le affermazioni sterili e prive di costrutto come queste.

un saluto
pagheca
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