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Respingimenti

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Re: Respingimenti

Messaggioda pierodm il 19/09/2009, 2:44

Franz, certo che stiamo parlando di oggi, e appunto dicevo che oggi è venuto a mancare qualcosa - che adesso non sto a ripetere, ma che semmai riprendiamo meglio dopo.
Questo qualcosa, adesso dici che "forse un tempo" ha avuto un ruolo positivo, ma io ti avevo risposto quando questo ruolo positivo lo avevi negato, in assoluto non solo "oggi": È venuto a mancare perché del tutto inutile, privo di risultati. Magari 30 anni fa ci si poteva credere ma a Mosca c'è stato un "partito guida" per 70 anni, che ha tentato di educare ed incanalare. Senza esito. Anche il partito fascista aveva questa ambizione di partito guida ma an che qui il risultato non è stato "brillante".
Le persone hanno dei valori (o disvalori) e li hanno dall'infanzia, al massimo dall'adolescenza.
Educano i genitori, educa la scuola. Non il partito. Non le chiese. Al massimo indottrinano.


Lasciamo stare il tuo salto immediato a Mosca, ma rimane il fatto che non parlavi di un'utilità che prima c'era stata e oggi è venuta a mancare, e io ho risposto a questa tua tesi.
Comunque, vedo confermato il fatto che tu intendi questo discorso "educativo" nel senso dell'indottrinamento, mentre io lo usavo in senso completamente diverso, come ho già spiegato, credo, con qualche dettaglio nel mio post precedente.

Però non sono d'accordo nemmeno sul fatto che oggi non serva un partito - una politica, più in generale - capace di rappresentare un riferimento e, in pratica, una "guida", un catalizzatore culturale.
Questo ruolo non è legato, di per sé, ad un dato momento storico, ma è implicito nel concetto stesso di cultura e di etica socialmente condivisa.
Ma lasciamo stare le teorizzazioni, e facciamo qualche esempio, dal quale si capisce meglio di che stiamo parlando - io, almeno.
Xenofobia e razzismo. Che ne esistano le pulsioni, non solo oggi ma anche in altri decenni o altri luoghi che ricordiamo come apparentemente più "politicamente corretti", è ovvio.
Circolano idee e slogan che sostengono e magari incentivano queste pulsioni, così come circolano idee e slogan che le combattono. Circolano, liberamente, magmaticamente, attraverso mille canali, compresi quelli della minuta conversazione familiare, i libri scolastici, il catechismo, la pubblicità.
Nella sfera emotiva, intima, inconscia, istintuale, ognuno si forma una propria "idea", un proprio contenuto nel quale sono variamente mescolati i diversi elementi che provengono dalle diverse fonti, riguardo al problema dello "straniero" e della "razza".
Si tratta di una sfera individuale, che non richiede una scelta di campo, e non ha una dimensione sociale e tanto meno politica. Nella sfera individuale c'è spazio per approssimazioni e contraddizioni tra i diversi livelli di pensiero.
Nel momento in cui il singolo individuo aderisce ad una parte politica, i casi sono due: quella parte politica è un puro cartello elettorale, che richiede solo voti, e non richiede un'adesione ad una carta di valori, a scelte etiche, ad una coscienza condivisa di un tipo o di un altro; o invece quella parte politica è un partito che ha un'omogeneità di valori e di scelte, anche su temi di tipo etico e di coscienza condivisa.
Un'omeogeneità, quest'ultima, che non è tassativa né la coscienza condivisa è didascalica e precettistica, ma entrambe richiedono una scelta di campo di massima sulle varie materie di cui è composta la vita sociale: compresa la xenofobia e il razzismo.
A questo punto, lasciamo da parte ciò che avviene o potrebbe avvenire a livello di coscienza individuale, di interiorità: la scelta di campo politica può generare una maturazione individuale, o può non generarla, più probabilmente lascia la coscienza sostanzialmente invariata nella sua complessità e contradditorietà.
Ma la scelta di campo, per il fatto stesso di avvenire, significa che alcuni elementi di quella coscienza individuale si sono rivelati più forti di altri di segno opposto, che pure continuano a sussistere nell'intimo, o come minimo ad aleggiare in sottofondo: questo vale sia per chi scegli di stare con gli xenofobi, sia per chi sceglie di stare con chi rifiuta la xenofobia.
E' a questo punto che le tante coscienze individuali diventano un fatto politico, assumono una dimensione politica.
Ed è a questo punto che assume significato il ruolo "educativo" della scelta politica di un "partito", che non è affatto in contraddizione con la genesi della coscienza e della cultura individuali, e che non annulla la complessità e le contraddizioni della cosceinza stessa.
Perché questo avvenga, però, è necessario che il partito abbia una sua connotazione sufficientemente precisa e riconoscibile nei temi sui quali si esercita la scelta culturale e di coscienza: in questo senso il "partito" non è inteso soltanto come organizzazione di vertice, che si offre al pubblico giudizio, ma anche e soprattutto come comunità di persone, le quali si riconoscono come portatrici di valori comuni e di comuni obiettivi.
La convivenza, lo scambio dialettico, la frequentazione e la conoscenza, tra persone che condividono questa scelta politica rappresenta un ulteriore elemento di "educazione", ossia di riflessione su se stessi, nel rispecchiarsi reciproco anche delle proprie contraddizioni e nelle ragioni di una scelta di campo - meccanismo uguale a quello che sussiste anche negli altri momenti della vita sociale, professionale, affettiva.

Io non credo che questo quadro sia meno valido oggi, rispetto al passato.
E' certamente più difficile che la genesi delle coscienze abbia percorsi uguali a quelli del passato, ma questo è un altro discorso, o meglio, è un discorso che rende più complessa l'identità e la ricerca di omogeneità di un partito.

Credo, per altro, che l'esempio serva anche a inquadrare il fenomeno per cui, nell'attuale situazione, ci sia una frammentazione contraddittoria di posizioni nell'elettorato di sinistra, anche in merito a temi insospettabili quali quelli dell'immigrazione e della xenofobia: in mancanza di un elemento catalizzatore non solo delle coscienze, ma anche delle azioni concretamente politiche, tutte le pulsioni e le contraddizioni connaturate con temi di questo genere riaffiorano come pura manifestazione contingente, come espressione individualistica: vale per l'opzione xenofoba e biecamente razzista, come anche per l'opzione caritativa generata dalla pura pietà, o per il conformismo dell'indifferente che si aggrega al clima comunicativo prevalente.
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Re: Respingimenti

Messaggioda franz il 19/09/2009, 9:15

Piero, hai esteso ed ampliato cosi' tanto il discorso che non è possibile essere in disaccordo.
Soprattutto dove scrivi:
"E' a questo punto che le tante coscienze individuali diventano un fatto politico, assumono una dimensione politica.
Ed è a questo punto che assume significato il ruolo "educativo" della scelta politica di un "partito", che non è affatto in contraddizione con la genesi della coscienza e della cultura individuali, e che non annulla la complessità e le contraddizioni della cosceinza stessa.
Perché questo avvenga, però, è necessario che il partito abbia una sua connotazione sufficientemente precisa e riconoscibile nei temi sui quali si esercita la scelta culturale e di coscienza: in questo senso il "partito" non è inteso soltanto come organizzazione di vertice, che si offre al pubblico giudizio, ma anche e soprattutto come comunità di persone, le quali si riconoscono come portatrici di valori comuni e di comuni obiettivi.
La convivenza, lo scambio dialettico, la frequentazione e la conoscenza, tra persone che condividono questa scelta politica rappresenta un ulteriore elemento di "educazione", ossia di riflessione su se stessi, nel rispecchiarsi reciproco anche delle proprie contraddizioni e nelle ragioni di una scelta di campo - meccanismo uguale a quello che sussiste anche negli altri momenti della vita sociale, professionale, affettiva.
Io non credo che questo quadro sia meno valido oggi, rispetto al passato
."

Su questo piano, il quadro è sempre valido (anche se io non userei il termine "educativo" per quella funzione, catalizzatore è piu' adeguato) e non credo che sia venuto meno (lo è quello piu' dottrinario) tanto che nel 1996 tantissimi (a milioni) si riunirono entusiasti attorno ai valori dell'Ulivo (quelli dell'Italia che vogliamo) e che ci fu una straordinaria stagione di convivenza, scambio dialettico, frequentazione , conoscenza, tra persone che condividevano quella scelta politica, quel disegno. Piuttosto le ripetute mazzate ricevute (o percepite come tali) hanno frantumato quell'esperienza ed oggi cio' che tenta di presentarsi come sostituto (il PD) non infiamma molti di loro come non infiammano per i fatti loro nemmeno le vare sinistre plurali. Diciamo che se non ci fosse Berlusconi qui non avremmo alcun collante e saremmo allo sbando.

Allora forse da un lato c'è il pessimismo di molti (per un eccesso di partecipazione a cicli illusione-disillusione) e dall'altro montano gli individualismi, gli egoismi, le pulsioni individali, la sfera del singoli. E montano soprattutto dove maggiore è stata la disillusione, dove piu' forti erano gli ideali (un po' traditi, un po' invecchiati, un po' inadeguati) e quindi appare il vuoto, colmato dalla sfera privata.

Qui io ritorno al discorso dei leader, dei capitani. Prodi seppe infiammare come non mai, negli ultimi 15 anni. Di questo dovresti darcene atto, anche se non hai mai apprezzato il personaggio, come io posso darti atto che invece Rutelli, D'Alema, Veltroni, Amato, Bertinotti, Mussi ... non hanno acceso ideali e voglie di convivenze, scambi dialettici etc. Nota che Prodi non era un funzionario di partito, mentre gli altri si. C'èra la possibilità di costruire qualche cosa di nuovo, con la stagione dell'Ulivo, ma il "vecchio morente" per cercare di sopravvivere lo ha ucciso. I partiti tradizionali, con i loro omuncoli, inganni, tradimenti, sotterfugi, hanno spento l'unico disegno ideale, l'unico elemento catalizzatore, che poteva opporsi alla situazione che oggi osserviamo.

Franz
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Re: Respingimenti

Messaggioda pierodm il 19/09/2009, 13:39

Più che "allargato" il discorso, diciamo che ho esposto il retroterra dal quale proveniva il mio giudizio.
Sono contento che, messe le cose in chiaro, ci troviamo d'accordo: come vedi, l'URSS e le vocazioni totalitarie appartengono ad un'altra storia, laddove invece il partito sul quale concordiamo è un fenomeno assolutamente intrinseco alla democrazia.

Certamente, "catalizzatore" è assai meglio che "educativo": non per caso ho sempre usato mettere questo aggettivo tra virgolette, e ho continuato ad usarlo non solo per coerenza con la mia prima uscita, ma anche per mettere in evidenza un lato della questione che mi sembra importante, anche se non è il principale né quello che interessa il maggior numero di cittadini.
In quell'Italia post-bellica e post-fascista che ho ricordato - ma probabilmente anche in altri momenti e in altri luoghi dell'occidente - c'è uno strato di popolazione che non è propriamente quello che un architetto della democrazia liberale preferisce immaginare: poco istruito e scarsamente in grado di formarsi un'opinione seria su argomenti che sono ardui per chiunque, e tuttavia chiamato a contribuire alla volontà politica del "popolo sovrano".
Uno strato di popolazione che è obiettivamente il più esposto all'influenza di ogni genere di demagogia, ma anche quello che ha più ampi margini di crescita personale, sociale e culturale.
Inevitabilmente, questo spazio sociale diventa uno dei teatri di battaglia per le varie forze politiche: una gara di demagogie incrociate, ma anche di "pressioni culturali", che si manifestano come "educative" anche al di là delle intenzioni o dei contenuti specifici, proprio perché vanno a colpire una realtà umana e sociale in qualche modo" vergine", sotto questo aspetto.
Sto parlando di fenomeni non necessariamente elaborati o complicati, ma anzi spesso terra terra, agli occhi di chi guarda da posizioni culturalemnte raffinate: un minimo di dioscorso politico-sociale che accompagna la messa domenicale o il catechismo, qualche libretto colto al volo nella sezione del partito o nelle sedi sindacali, o un libro di storia in "nero" in una sezione del MSI, un discorso tenuto da una personalità carismatica durante una gita a Lourdes organizzata dalla parrocchia o un comizio, un articolo, un compagno dalla personalità affascinante.
Episodi che molti nemmeno avvertirebbero come particolarmente significativi, per chi ha un'esperienza sociale e culturale limitata diventano rivelatori, capaci di indirizzare una coscienza: "educativi" insomma come lo sono gli avvenimenti scolastici per un adolescente.
Poiché per l'Italia neo-repubblicana e democratica questo strato di popolazione e questo fenomeno "educativo" è stato particolarmente forte - data la situazione di partenza - ho preferito lasciare quel termine per ricordare questo antefatto storico: non credo che questo sia un fenomeno che ci debba piacere, in senso assoluto, ma bisogna riconoscere che la pietà umana, la solidarietà, la disponibilità alla collaborazione e al senso della comunità, etc, sono valori talmente positivi e talmente necessari ad una democrazia, che ben venga chinque sia capace di proporli e farli accettare, anche nella forma "educativa" se non esistono altre strade.
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