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“Non è vero che c’è la libertà di stampa o di televisione".

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: “Non è vero che c’è la libertà di stampa o di televisione".

Messaggioda lucameni il 01/09/2009, 0:23

in tema.

http://www.youtube.com/watch?v=R1DTygWmmyM

Particolarmente di buon senso e - cosa non consueta - pure pacato.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: “Non è vero che c’è la libertà di stampa o di televisione".

Messaggioda mariok il 05/09/2009, 20:06

Ormai non gli basta più raccontare balle solo agli italiani. Ora ci prova anche con i tunisini.

Non si sa mai! Coraggio, Hammamet è vicina!

Grillo e l'intervista del premier:

«Apertura di cuore verso gli immigrati»"

Sul blog del comico l'intervista di Berlusconi a una tv tunisina

MILANO - Guardare agli immigrati «con apertura di cuore», donare loro la possibilità di un lavoro, di una casa, di fruire di scuole e ospedali, allargare la possibilità di immigrare legalmente in Italia e in Europa. A sostenerlo è il premier Silvio Berlusconi in una intervista alla rete tunisina Nessma tv, andata in onda il 23 agosto, qualche giorno dopo la sua visita nel paese maghrebino. Intervista che in Italia non ha avuto eco e che precede di pochi giorni la visita in Libia, dove il premier ha difeso la politica dei respingimenti chiarendo che non si può «aprire l’Italia a chiunque». L’intervista a Nessma tv, che è partecipata da Mediaset al 25%, secondo diverse fonti rintracciabili su Internet, l’ha rilanciata il blog di Beppe Grillo, che pubblica sulla sua home page due link per chi desidera vederne una sintesi sottotitolata su Youtube o l’originale tutto in francese dal sito http://www.nessma.tv.

«È necessario - spiega nell'intervista il presidente del Consiglio - incrementare le possibilità per la gente che vuole tentare nuove opportunità di vita e di lavoro, occorre aumentare le possibilità di entrare legalmente in Italia e negli altri Paesi europei. Questo è ciò che voglio sia fatto, non solo in Italia, ma in tutta Europa». «E poi - dice ancora Berlusconi - bisogna dire che gli italiani sono stati un popolo che ha lasciato l`Italia e che è emigrato in altri Paesi, soprattutto in quelli americani. E allora questo ci impone il dovere di guardare a quanti vogliono venire in Italia con una apertura totale di cuore. E di donare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli, e la possibilità di un benessere che significa anche la salute e l'apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità e questa è la politica del mio governo».


05 settembre 2009 http://www.corriere.it



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Due o tre cose su premier e stampa

Messaggioda franz il 07/09/2009, 8:32

DOPO GLI ATTACCHI ALL’INFORMAZIONE
Due o tre cose su premier e stampa

di Ernesto Galli della Loggia

Se c’era bisogno di una prova dell’incapacità del presidente del Consiglio di gestire i conflitti, anche di natura personale, in cui si trova coinvolto egli l’ha data con la querela ai giornali nei giorni scorsi. Gestire i conflitti, intendo, nell’unico modo in cui un uomo politico può e deve farlo: vale a dire politicamente. L'espressione «gestire politicamente» può significare tante cose: dal cercare di venire in qualche modo a patti con l’avversario, al pagare il prezzo che c’è da pagare, al rilanciare su altri piani con una forte iniziativa che imponga all’agenda politica di girare decisamente pagina, fi­no al fare finta di nulla. E invece, di fronte agli attac­chi personali che gli stan­no piovendo addosso da mesi, Berlusconi non ha fatto niente di tutto ciò. Anzi, con la querela alla Repubblica e all ’Unità ha aggiunto benzina al fuoco della polemica.

Perché? Perché egli non capisce l’importanza della suddetta gestione politica e/o non sa met­terla in opera, si può ri­spondere. Ma forse c’è una ragione più semplice (e in certo senso più so­stanziale): perché non è nel suo carattere, e Berlu­sconi sa bene che è pro­prio nel suo carattere, nel suo spontaneo modo di muoversi, di parlare, di re­agire, che sta la ragione principale del suo succes­so come politico outsider. Un temperamento legge­ro e insieme pugnacissi­mo; e poi ottimista, sicu­ro e innamorato di sé co­me pochi e naturalmente disposto all’improntitudi­ne guascona, all’iniziativa audace e fuori del consue­to: questo è l’uomo Berlu­sconi, e questa ne è l’im­magine che ha conquista­to lo straordinario consen­so elettorale che sappia­mo. Perché mai un uomo così dovrebbe preoccupar­si di trovare una soluzio­ne politica ai conflitti che riguardano la sua perso­na? Che poi della sua ag­gressiva indifferenza pos­sano scapitarci le istituzio­ni non è cosa che possa fargli cambiare idea. Se una cosa è certa, infatti, è che il presidente del Con­siglio non è quello che si dice «un uomo delle isti­tuzioni ». È l’opposto, sem­mai: un uomo pubblico a suo modo «totus politi­cus», l’uomo della politi­ca democratica ridotta al suo dato più elementare, quello del risultato delle urne.

Ma c’è un altro aspetto della questione da consi­derare. Ed è che per gesti­re, e possibilmente chiu­dere, politicamente i con­flitti è essenziale una con­dizione: bisogna che il conflitto possa concluder­si alla fine con un compro­messo. Non pare proprio però che sia tale, che sia un conflitto «compromis­sibile», quello in cui è coinvolto da settimane Sil­vio Berlusconi. Un conflit­to che è partito dall’accer­tamento di alcuni aspetti indubbiamente libertini della sua vita privata - a proposito dei quali voglia­mo ricordare che il Corrie­re è stato il primo a dare notizia dell’inchiesta di Bari nonché delle gesta dell’ormai purtroppo fa­mosa Patrizia D’Addario - ma che tuttavia è subi­to diventato motivo per decretare l’incompatibili­tà dello stesso Berlusconi rispetto al suo ruolo di presidente del Consiglio. dubiti che di questo si tratti, ricordi come suonano te­stualmente alcune delle famo­se domande che hanno con­dotto alla querela contro il giornale che le ha pubblicate: «Lei ritiene di poter adempie­re alle funzioni di presidente del Consiglio?», e ancora: «Quali sono le sue condizioni di salute?».

Mi chiedo quale ri­sposta sensata, anche volen­do, si possa dare
a domande del genere, le quali, come ognuno capisce, già in sé con­tengono l’unica possibile da parte dell’interessato («lo ri­tengo eccome», «sono sano come un pesce»). E le quali do­mande, dunque, non hanno va­lore se non come puro stru­mento retorico: per affermare in modo indiretto, ma precisis­simo, che Berlusconi, a moti­vo del suo stile di vita, non sa­rebbe adatto a fare il capo del governo. Il che ci porta al punto più delicato: il rapporto tra la stam­pa e il potere, sul quale a pro­posito del caso Avvenire han­no già scritto ottimamente su queste colonne sia Massimo Franco che Sergio Romano. Personalmente sono convinto che la legge debba essere di manica larghissima nel consen­tire alla stampa un’amplissima libertà di critica nei confronti degli uomini politici, anche ai limiti della calunnia, come ac­cade per esempio negli Stati Uniti dove, per non incorrere nei rigori della legge, basta che anche chi scrive il falso non ne sia però espressamente consa­pevole.

Da questo punto di vi­sta, dunque, l’iniziativa del pre­sidente del Consiglio, accom­pagnata per giunta dalla richie­sta di un risarcimento astrono­mico, è sbagliata e riprovevole: essa ha di fatto un innegabile contenuto di intimidazione censoria verso i giornali presi di mira. Con la stessa sicurezza, pe­rò, si può dubitare fortemente che rientri tra i compiti della libera stampa l’organizzazione di interminabili, feroci campa­gne giornalistiche, non già per invocare - come sarebbe sa­crosanto - che i reati even­tualmente commessi dal presi­dente del Consiglio siano per­seguiti (dal momento che nel suo libertinismo di reati non sembra esservi almeno finora traccia), ma per chiedere di fat­to le sue dimissioni, adducen­do che egli sarebbe comun­que, per il suo stile di vita, «inadatto» a ricoprire la carica che ricopre. In una democra­zia, fino a prova contraria, de­cidere se qualunque persona è adatta o inadatta a guidare il governo, non è compito dei giornali: è compito degli elet­tori e soltanto degli elettori. Anche se la loro decisione può non piacere.


07 settembre 2009
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Re: Due o tre cose su premier e stampa

Messaggioda franz il 07/09/2009, 8:41

Ernesto Galli della Loggia, dal Corriere ha scritto:..... Con la stessa sicurezza, pe­rò, si può dubitare fortemente che rientri tra i compiti della libera stampa l’organizzazione di interminabili, feroci campa­gne giornalistiche, non già per invocare - come sarebbe sa­crosanto - che i reati even­tualmente commessi dal presi­dente del Consiglio siano per­seguiti (dal momento che nel suo libertinismo di reati non sembra esservi almeno finora traccia), ma per chiedere di fat­to le sue dimissioni, adducen­do che egli sarebbe comun­que, per il suo stile di vita, «inadatto» a ricoprire la carica che ricopre. In una democra­zia, fino a prova contraria, de­cidere se qualunque persona è adatta o inadatta a guidare il governo, non è compito dei giornali: è compito degli elet­tori e soltanto degli elettori. Anche se la loro decisione può non piacere.

Ernesto Galli della Loggia ha fatto il riferimento proprio alla libertà di stampa USA e dimentica il caso Clinton-Lewinsky, dove l'accesa campagna sulla stampa sul caso (ed anche l'iniziativa di alcuni procuratori) condussero lo stesso Clinton a rispondere in TV alle domande poste e lo portarono poi alla procedura di empeachment (che si attua se si ritiene che il presidente non sia piu' adattto a governare). Dalle accuse al Senato fu poi assolto ma il concetto è che alle domande si risponde a la tesi di una incapacità di governo è legittima, in uno stato di diritto.

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Re: “Non è vero che c’è la libertà di stampa o di televisione".

Messaggioda pagheca il 07/09/2009, 9:57

si ma nel caso Clinton il reato c'era, ed era quello di falsa testimonianza sotto giuramento. Accusa che a me e' sempre sembrata un escamotage piu' che altro per trasformare una condanna morale in una giuridica, pero' la situazione in Italia e' diversa perche' l'oath (una specie di dichiarazione giurata tipica dei paesi anglosassoni) non e' prevista nella giurisdizione italiana - che io sappai, almeno.

ciao,
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Re: “Non è vero che c’è la libertà di stampa o di televisione".

Messaggioda franz il 07/09/2009, 11:56

pagheca ha scritto:si ma nel caso Clinton il reato c'era, ed era quello di falsa testimonianza sotto giuramento. Accusa che a me e' sempre sembrata un escamotage piu' che altro per trasformare una condanna morale in una giuridica, pero' la situazione in Italia e' diversa perche' l'oath (una specie di dichiarazione giurata tipica dei paesi anglosassoni) non e' prevista nella giurisdizione italiana - che io sappai, almeno.

ciao,
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A me un presidente che mente ai cittadino pare una cosa grave, non un cosa morale.
Mentire significa tradire la fiducia dei cittadini.
Cosa che è molto grave in ogni caso oath o non oath .
Non trovi?
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Re: “Non è vero che c’è la libertà di stampa o di televisione".

Messaggioda mariok il 07/09/2009, 11:58

galli della loggia ha scritto:In una democra­zia, fino a prova contraria, de­cidere se qualunque persona è adatta o inadatta a guidare il governo, non è compito dei giornali: è compito degli elet­tori e soltanto degli elettori. Anche se la loro decisione può non piacere.


Perchè continuiamo ad avvitarci sul fatto se ci siano o non ci siano reati nei comportamenti di Berlusconi?

Basterebbe chiedere a Galli Della Loggia: ma se gli elettori non vengono informati (da chi se non dai giornali) dei comportamenti pubblici e "privati" di un politico, come fanno a decidere se è adatto o inadatto a guidare il governo?
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Re: “Non è vero che c’è la libertà di stampa o di televisione".

Messaggioda pagheca il 07/09/2009, 14:48

Io credo che bisogna stare molto attenti a distinguere tra la nostra (giustificatissima) insofferenza verso SB, la nostra percezione che si tratti di un personaggio assolutamente inetto e inadatto a governare (per tutte le ragioni di cui abbiamo discusso per anni), con quello che e' il giudizio sulla sua moralita' personale. Se Clinton ha mentito, anche se in maniera discutibile (non a caso non e' stato condannato per impeachment, come Nixon per esempio) andava punito. Purtroppo non e' il caso di SB che, finora, non e' indagato per nulla che abbia a che fare con questa denuncia, permanente e perfettamente lecita, di Repubblica.

Quello che pero' penso e' che bisogna stare molto attenti a non confondere le condanne morali (o addirittura religiose, che non fanno parte della cultura propria di uno stato secolare) con i reati. Dov'e' che SB ha mentito SOTTO GIURAMENTO (che e' l'elemento fondamentale dell'oath)?

Non penso nemmeno che noi ci stia "avvitando" in una discussione oziosa, mariok. Vedi, lo dico dall'inizio: bisogna stare molto attenti a non convincersi che la vittoria sul proprio avversario politico vada ottenuta a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. Perche' poi coloro che ti hanno aiutato saranno proprio quelli che ti chiederanno di saldare il conto, e se noi ci mettiamo a fare la morale a SB per ragioni che sono vacue sul profilo penale, dovremo renderne conto a loro, il che non sempre conviene... Non sono tra coloro che usano quel superficiale argomento secondo il quale finche' vieni votato da una maggioranza hai tutto il diritto di fare quello che ti pare. Primo perche' questa non si chiamerebbe democrazia ma dittatura della maggioranza, e secondo, piu' sul piano pratico, perche' moltissime dittature, piu' o meno evidenti, si sono giovate del fatto di basarsi su un vasto consenso, almeno iniziale, per portare i propri crimini a compimento. Pero' vorrei che se SB va a casa non e' perche' ha copulato al di fuori dal matrimonio, che e' risibile, ma perche', per esempio, ha approvato leggi inaccettabili che non hanno uguali in alcuna democrazia, perche' e' alla radice di un immenso conflitto di interessi, perche' e' un incapace, perche' abusa del potere che ha, perche' incoraggia la disintegrazione della societa' italiana e la discriminazione verso le minoranze (la vera definizione di dittatura della maggioranza), etc. Che poi vi sia il problema, come dici te, che la gente non sia informata di cosa sta accadendo, e' perfettamente vero, ma - purtroppo e mio malgrado - sono due cose diverse. Galli della Loggia ha pubblicato un articolo che a me sembra scritto controvoglia, cercando argomenti capziosi per non dare, senza se e senza ma, pieno appoggio alla campagna di Repubblica e de L'Unita'. Disgustoso ma, diciamolo francamente, "lecito". Dobbiamo avere pazienza: il potere di SB sta logorandosi, non credo che ce la fara' alle prossime elezioni, ma dobbiamo avere pazienza, costruire un'opposizione decente, costruire una base democratica, estendere la diffusione del PD (o di tutte le altre fonti di opposizione) a tutti i rami della societa', piuttosto che sperare che un processo alle sue attivita' sessuali basato sul nulla faccia il lavoro che noi si e' chiamati a fare.

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Re: “Non è vero che c’è la libertà di stampa o di televisione".

Messaggioda mariok il 07/09/2009, 15:10

Mi sembra che tutto sommato siamo d'accordo.

Anch'io non condivido al 100% la campagna portata avanti da repubblica. Quello che sostengo è che ha tutto il diritto di farlo.

Abbiamo forse dimenticato le campagne portate avanti contro Prodi? Mi sembra che nessuno, tanto meno il diretto interessato, abbia contestato la libertà di espressione dei giornali e delle televisioni, nè tanto meno abbia messo in atto il tentativo di metter loro il bavaglio. E quando Berlusconi ha tentato la truffa di far pubblicare delle intercettazioni su di lui, per poi offrirgli la sua pelosa solidarietà, il professore l'ha rispedita al mittente dicendo che potevano intercettare tutto quello che volevano, tanto non aveva nulla da nascondere.

Per quanto riguarda per esempio la causa intentata all'Unità, il punto non è il diritto di querelare, se a torto o a ragione lo stabiliranno i giudici, gli autori di quelle foto, ma di citare per danni i giornali che hanno riportato la notizia e di pretendere di vietarne la pubblicazione in Italia ed all'estero, sostenendo contemporaneamente che in esse non ci sarebbe nulla di compromettente.

L'unico su questo fronte, che appare poco convincente, è Massimo D'Alema che non ha risparmiato pesanti attacchi alla stampa e querele (vedi caso Forattini, mandato via da Repubblica) quando c'era di mezzo la sua persona.
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Re: “Non è vero che c’è la libertà di stampa o di televisione".

Messaggioda pagheca il 07/09/2009, 17:29

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