da pierodm il 01/09/2009, 3:30
Franz in questo genere di discussioni dà il peggio di sé - e mi ritengo in diritto di dirlo con brutale sicerità, dato il tono aggressivo e dottorale che ha assunto, ingiustificatamente, di fronte ai pacatissimi ragionamenti di Mariok, per altro sensatissimi.
Innanzi tutto il popperismo un danno l'ha provocato: quello di aver provocato in Franz una caduta da cavallo che in confronto quella di Paolo di Tarso è meno di un sospiro.
Franz è comunque liberissimo di adorare i santini che vuole, ma non di propinarceli come se fossero i dieci comandamanti, e ipotizzando che noi siamo il popolo migrante in atesa ai piedi della Montagna.
In attesa di sapere in quale categoria Franz intenda assegnare il pensiero di Popper, intanto lo condìsideriamo un pensiero come un altro: in contraddizione con se stesso, in quanto non porta alcuna "prova scientifica" di se stesso, ed essendo stato criticato, e per certi versi perfino minimizzato (secondo me giustamente), ossia in qualche modo "falsificato".
Mariok non commette alcun errore, quando parla del lavoro come merce, ovvero non l'errore o imprecisione attribuitagli da Franz: Marx parla di lavoro come merce, non in quanto ritiene che debba essere tale, ma perché nella sua analisi constata che il capitalismo considera il lavoro come merce.
Un valore mercificato che per altro è confermato da tutta la "scienza" economica e aziendalistica di stampo capitalistico, nelle sue teorizzazioni, anche attuali, senza alcun infingimento.
Tra l'altro quando io assumo un lavoratore, lo faccio per il servizio che mi dà. Esattamente come quando pago un idraulico. Se poi tu pensi di poter assumere un ingnegnere o un operaio per poi fargli pulire i cessi ed i lavoretti in casa, provaci. - dice Franz.
Ebbene, sarebbe carino che Franz ci spiegasse il senso di queste frasi, o meglio, la connessione tra le prime due e la terza', e di tutt'e tre con il discorso.
Quello che capisco è che Franz considera i propri interlocutori degl'imbecilli, ai quali rivolgere degli esempi terra terra, elementari, come si fa con i bambini di sei anni, solo che purtroppo gli esempi sono meno chiari di quello che dovrebbero esemplificare. Insomma, una roba che in genere si cancella ad una eventuale seconda lettura. In genere.
Le cose, purtroppo, si chiariscono subito dopo: Ovviamente anche quando pago un idraiulico o un informatico questi personaggi non hanno alcun controllo sull'uso che io faro' delle tubature e dei programmi installati e quindi anche loro sarebbero .... "alienati"?
Non è una questione, allora, di frasi riuscite male. Sono frasi riuscite benissimo, per esprimere concetti nati male, o invecchiati peggio.
Dopo aver liquidato la storia - o lo storicismo, come puntualizza il credente - adesso facciamo giustizia anche del concetto di alienazione, e con esso di qualunque problematica sociale, esistenziale, economica inerente al lavoro: e poi era Marx - l'obsoleto Marx - quello che considerava il lavoro una merce ...
Venendo meno le figure di riferimento, in mancanza di un costrutto teorico moderno, crollato il modo comunista di riferimento ecco che parte della sinistra cerca terze vie, alcuni ora rivalutano in ritardo la odiata socialdemocrazia ed altre si rifiutano di archiviare del tutto Marx, per ora nel cassetto, perché in fondo potrebbe venire ancora buono.
Ora - a parte il tono sfottente, che non essendo "scientifico" non prendiamo in considerazione - Franz ci dice che il marxismo è ancora tenuto in considerazione perché alcuni pensano che c'è del buono: esattamnte ciò che stiamo dicendo sia io, sia Mariok, solo che non lo diciamo solo noi, e non lo pensano solo quei branchi di deficienti, orfani di Berlinguer che descrive Franz, ma lo pensano anche la gran parte degli studiosi di economia, i quali hanno tratto da Marx una delle più complete analisi del capitalismo industriale e alcuni concetti che nessuno si sogna di rinnegare, anche se non ne fanno il fondamento delle loro teorie.
Il termine "mercato del lavoro" credo che lo usiamo abbastanza normalmente senza farcene grossi problemi. Quando tu chiami un elettricista o un idraulico e lo paghi non stai merficicando il loro lavoro cosi' come non lo mercifica chi assume un operaio. La nostra società ha bisogno di idraulici e di operai e li paga sulla base di un "mercato" e delle loro capacità, nel senso ovvio di domanda ed offerta. Dire che il lavoro è assimilato ad una merce è pura demagogia (chiunque lo abbia detto) una frase ad effetto. Fa parte del "populismo della sinistra".
La merce è cosa che compro e di cui posso liberamente disporre. Posso comprare un televisore, rivenderlo, regalarlo, distruggerlo. Questo ovviamente non succede con il lavoro ed i lavoratori, con cui ho rapporti invece contrattualistici con altre persone viventi sulla base del codice civile e dei contratti generali vigenti.
Una esemplare descrizione di mercificazione del lavoro, della quale si nega la natura semplicemente dicendo che non è mercificazione.
Forse Franz non si fa problemi ad usare il termine di "mercato del lavoro, ma a me ogni volta che lo sento mi viene in mente sempre qualcosa di sgradevole, ma soprattutto in questo mercato i problemi sono proprio esattamente quelli che derivano dal considerare merce ciò che merce non dovrebbe essere: poi, questi problemi possiamo chiamarli anche in tanti modi, ma quelli sono.
Per esempio, il lavoro viene abitualmente, sistematicamente, tranquillamente comprato, rivenduto, regalato, distrutto, come il televisore di cui sopra. Ovviamente, tanto per usare il termine usato da Franz.
Che poi la contrattualistica sia un esimente è un'idea curiosa: come se la merce - proprietà, disponibilità, scambio - non fosse anch'essa sotto una giurisdizione contrattualistica.
Ma tanto non ti interessa nulla che spiegi oggettivamente perché lo sviluppo genera disugualianza. Prendo la frase finale, per non citare tutto il brano.
Che lo sviluppo generi disuguaglianza ce n'eravamo accorti: per questo c'è chi lo sviluppo lo guarda con molta cautela, preferendo il concetto di "progresso" - e ho anche la sensazione che quel "oggettivamente", oltre all'accenno taumaturgico ai "computer ad alta velocità" sia un po' come la "scientificità" del materialismo marxista, o forse meglio, del latinorum manzoniano.