da ranvit il 04/09/2009, 18:12
Da ilmattino.it :
«In Campania si deve cambiare. Non resto a guardare»
SALERNO (4 settembre) - Evita qualsiasi riferimento interno. Ma si lascia scappare: «Non starò a fare contemplazione». È il passaggio più spinto che Vincenzo De Luca riserva all’attesa di un sì o un no secco rispetto alla sua richiesta di una discesa in campo per le regionali. Che lui non sia «uno di contemplazione» appare fin troppo chiaro quando si spinge alla fine a lanciare una sfida che appare qualcosa di più di un generico programma di governo: mandare a casa le sacche improduttive in questi anni addensatesi attorno alla regione Campania. Un suo cavallo di battaglia che è anche uno slogan attualissimo in un’eventuale campagna elettorale. Non si sbilancia, invece, e non scende in campo nella contesa congressuale nel suo partito. Anche il giorno dopo aver ricevuto i complimenti di Dario Franceschini, il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, non si fa sedurre dalle parole del segretario uscente sulla sua capacità amministrativa di Salerno città. E alla vigilia del tour congressuale per la mozione Bersani, che sarà a Salerno il 19 settembre prossimo, continua ad osservare il silenzio, come se volesse preservare un pensiero sul futuro rispetto alle accelerazioni inevitabilmente polemiche della contesa interna.
L'ultimo riconoscimento al lavoro positivo da lei svolto quale sindaco di Salerno è firmato dal segretario nazionale uscente del Pd Dario Franceschini. Rispetto anche ai tempi congressuali c'è da attendersi novità sugli schieramenti interni?
«C’è da attendersi che il congresso si colleghi sempre di più ai problemi dell’Italia e del Sud. E sempre meno a logiche di schieramenti magari prevalenti sulle esigenze di chiarezza e di coerenza. Il meccanismo congressuale è defatigante e tale da snervare chiunque. Cerchiamo di non diventarne vittime».
L'attenzione positiva del segretario nazionale sul suo lavoro amministrativo le conferisce anche una nuova facoltà, quella di poter essere individuato come uomo forte, "pontiere" per l'unità del Pd in Campania?
«Se c’è una regione nella quale la ricerca di unità e solidarietà politica interna è necessaria, questa è la Campania. Dico di più: è talmente pesante la nostra situazione, sono così complessi i problemi da affrontare, che dovremo pensare a forme ”di solidarietà nazionali”. Il presupposto è dire con chiarezza per quali obiettivi di merito ci si batte e rompere le logiche di fazione o di notabilato».
Il giudizio del segretario nazionale Franceschini, per la Campania, è netto: "Bisogna voltare pagina". Lo condivide oppure no questo giudizio?
«Si chiude una lunga fase politica. che ha visto un nostro ruolo di governo e di vaste responsabilità istituzionali. Valuteranno gli storici le luci e le ombre di questa esperienza. Oggi è assolutamente necessario dare vita ad una nuova stagione politica e dare ai cittadini il senso di un nuovo inizio. Occorre ricostruire una speranza che oggi vedo quasi del tutto spenta».
Elezioni Regionali 2010. In che misura il dibattito congressuale del Pd influirà sull'appuntamento elettorale? «Nella misura in cui sui capitoli fondamentali di un programma di governo dirà parole chiare e utili a migliorare le condizioni di vita e di lavoro della gente».
Che ruolo immagina per Lei alle Regionali? Grande elettore o diretto protagonista? «Vedremo al momento opportuno di sicuro non farò contemplazione».
Nel Pd c'è chi dice: si è conclusa la fase politica della solitaria autosufficienza. Quale spettro di movimento politico immagina per un centrosinistra geneticamente rinnovato, in grado di superare anche l'ipotesi "facciamo tutto noi"?
«Non apprezzo le forzature caricaturali. ci sono accentuazioni diverse nel Pd ma nessuno immagina solitarie ”autosufficienze”. significherebbe condannarsi all’inesistenza politica. E’ perfino banale dire che occorre una base programmatica condivisa e anche un metodo di coalizione che escluda il potere di ricatto di chiunque. Il ventaglio delle alleanze è definito dalle coerenze di programma, non da presupposti ideologici. Questo vale anche per la Campania. Qui di più, credo, che peserà anche per le alleanze la forza e la nettezza con cui proporremo l’apertura di una nuova stagione politica con elementi percepibili di discontinuità».
Ipotesi: il Pd decide di affidare al sindaco della seconda città della Campania, riconosciuto ed elogiato perfino da settori della Lega, la definizione di un programma di governo della Campania quali sarebbero i cinque punti di una "credibile proposta di qualità", come spesso ama dire?
«Abbiamo punti programmatici obbligati. ed in primo luogo rispetto a questi che dovremo rendere chiara una linea di innovazione profonda: sanità, gestione dei fondi europei, problema rifiuti. Non c’è molto da spiegare, io credo, per qualche aspetto siamo alla preistoria. E poi, una sburocratizzazione generale (degli apparati e delle procedure a volte demenziali). E ancora, dieci progetti integrati di sviluppo territoriale da cui ricavare lavoro e non assistenza. E ci aggiunga pure un punto simbolico: tutti i ”consulenti” a casa in 24 ore».
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.