Da ilmattino.it :
Il Cavaliere: nessuno ha fatto tanto per la Chiesa e invece mi attaccano/ di Marco Conti
ROMA (29 agosto) - Il primo a sobbalzare sulla sedia l’altra notte è stato Gianni Letta che ha appreso dell’inchiesta de ”Il Giornale” soltanto quando era già nelle rotative. Al sottosegretario è bastata mezza telefonata per comprendere che Silvio Berlusconi ”non poteva non sapere” della decisione del quotidiano di famiglia di attaccare a testa bassa il direttore di ”Avvenire” e, con esso, un buon numero di alti prelati con il quale lo stesso Letta ha rapporti quasi quotidiani.
Ieri mattina a palazzo Grazioli è stato Letta a riprendere in mano i fili di un rapporto con Oltretevere che qualcuno definisce però compromesso e i cui effetti, data la millenaristica capacità della Chiesa di ragionare per periodi lunghi, non saranno immediati ma non meno pesanti. La presa di distanza del Cavaliere e la decisione di partecipare personalmente alla Perdonanza, sono il frutto del pressing del sottosegretario Letta e della moral suasion di Paolo Bonaiuti, corso a palazzo Grazioli di prima mattina.
Fatto sta che i rapporti tra l’attuale governo e la Santa Sede, passando per la Conferenza Episcopale italiana, non erano stati mai così tesi. Al limite dell’incidente diplomatico. Il primo a lamentarsi della scarsa riconoscenza della Cei è stato però Berlusconi che da mesi mastica amaro per gli affondi di monsignori e stampa cattolica che insistono su una richiesta di maggiore moralità a seguito delle note vicende di veline ed escort che hanno caratterizzato mesi fa la vita del premier. Gli attacchi alla linea seguita dal governo sull’immigrazione hanno contribuito non poco all’irritazione del Cavaliere che non ha gradito il rifiuto oppostogli all’incontro con il Papa in occasione dei festeggiamenti viterbesi per Santa Rosa. Raccontano che a poco siano servite le rassicurazioni di Letta e la decisione di offrire al Cavaliere in alternativa l’incontro all’Aquila, non più con il Papa ma con il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, in occasione della Perdonanza celestiniana.
D’altra parte nei ragionamenti del premier, in questi giorni di polemiche sul barcone di immigrati eritrei, sono riecheggiati i ragionamenti del segretario della Lega Umberto Bossi e dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, da tempo sostenitori della relativa rilevanza della Chiesa italiana nell’orientare l’opinione pubblica, anche cattolica.
I sondaggi in possesso del premier, confermerebbero il plauso dell’elettorato italiano, cattolico compreso, alla linea della fermezza seguita dal ministro Maroni.
La sensazione di assedio che da settimane tormenta il premier e che lo convince di nuovi e ancor più clamorosi campagne per delegittimarlo - al punto da offrire al Carroccio un’occasione pesante per ”monetizzare” una solidarietà senza ”se” e senza ”ma” - avrebbe fatto il resto. «E’ ovvio, tutto ciò costringe il premier - spiegava ieri uno stretto collaboratore del Cavaliere - a ripagare tutti di egual moneta». Dalla carta bollata inviata sempre ieri al quotidiano ”La Repubblica”, sino alla determinata linea editoriale della stampa di famiglia, il passo è breve e la strategia arricchisce gli avvocati e azzera ogni tentativo delle ”colombe” che anche ieri spingevano Gianni Letta alla mediazione anche perchè l’attacco colpisce coloro che non hanno mai avuto un atteggiamento pregiudiaziale nei confronti del centrodestra.
Difficile sostenere che l’attacco di ieri del giornale della famiglia-Berlusconi al direttore di ”Avvenire” sia rubricabile come avvertimento, ma il Cavaliere è convinto vi sia un difetto di riconoscenza da parte della Chiesa italiana per ciò che dal ’94 in poi, ha significato anche per il mondo cattolico il suo impegno in politica. Per Berlusconi non si tratta ora solo di offrire garanzie sulla pillola Rsu, sul biotestamento o sul divorzio-breve, ma serve un’esplicita conferma di legittimazione di Oltretevere all’attuale governo che metta fine alla ridda di voci su possibili nuovi scenari politici.