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Vecchi, giovani, donne e varia umanità.

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Vecchi, giovani, donne e varia umanità.

Messaggioda pierodm il 04/08/2009, 12:28

Ho scelto di postare qui, in questo specifico forum dedicato al partito, una riflessione che mi sembra di carattere generale, ma che riguarda tipicamente una scelta di prospettive che sono alla base di una visione molto caratterizzata della società.

In fondo, niente di clamoroso, né di specialmente "filosofico".
Vedevo, distrattamente, ieri sera un servizio del TG3 Campania, nel quale si illustrava l'iniziativa del comune di Napoli di portare gli anziani in mini-crociere giornaliere nelle isole del golfo.
Mi è immediatamente tornata alla mente un'idea che mi accompagna nel sottofondo da sempre, o almeno da quando ha cominciato a prevalere una sociologia politica impostata sulla "classe unica", ossia sulla sostituzione delle categorie ricco/povero con quelle giovane/vecchio/uomo/donna.

Quegli anziani che usufruivano, con soddisfazione, delle mini-crociere erano in massima parte anziani poveri, o meglio, anziani che nella propria vita non avevano avuto troppe possibilità di fare i week-end che sono abituali per la classe media, per non parlare dei ricchi o decisamente benestanti.
Lo stesso si può dire di tante situazioni nelle quali si parla di "donne" o di "giovani", o di "laureati", e in una qualche misura anche di "pendolari", di "utenti delle autostrade", etc.

I problemi che hanno le donne che guadagnano - se e quando lavorano - 1000 euro non sono gli stessi, né sono vissuti allo stesso modo, rispetto a quelle che hanno redditi superiori o che appartengono a classi privilegiate.
La possibilità stessa di trovare lavoro, o di poterlo scegliere, sono molto diverse.
Come sono diverse - scendendo sul lato personale - le facoltà che hanno di reagire alle violenze o alle prevaricazioni più o meno striscianti nei luoghi di lavoro, o altrove.
Discorsi analoghi si possono fare per tutte le altre categorie menzionate - i "giovani" in primo luogo.

Che Berlusconi, o la destra liberal-democratica in generale, tendano a non avere questo genere di prospettiva "di classe", è comprensibile.
Credo che alla base d'una visione di sinistra - o di centro-sinistra - dovrebbe invece essere posta proprio questo tipo di lettura della società: ne scaturirebbe più facilmente, tra l'altro, una proposta politica più convincente e più concreta.
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Re: Vecchi, giovani, donne e varia umanità.

Messaggioda Loredana Poncini il 29/08/2009, 8:40

Rovesciamo il problema, Piero : a chi si rivolge, la destra, per avere il successo elettorale che ha ?
Secondo me, è votata da chi cerca di difendere il suo gruzzolo, per quanto piccolo sia ! E più facilmente dai vecchi, e con un attività che sta loro invecchiando in mano, e che, se donne, han dovuto adeguarsi completamente agli schemi sociali maschili ... Quelli giovani si estraneano sempre più dalle diatribe dei partiti, con nuove etichette, ma vecchie mentalità...
Insomma, in queste continue trasformazioni indotte dalla tecnica, premiato è chi ti sembra difendere quel poco che hai e che ti promette di toglierti le tasse, non chi difende gl'immigrati che vivi come un'ulteriore minaccia alla precarietà in tutto che stai soffrendo.
Nei forum difendiamo l'idealità che ci resta. ma chi tira avanti sentendo alla TV le quotidiane disgrazie mondiali, non sa neppure più come si chiama e che fa il suo vicino di casa, per cui...
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Re: Vecchi, giovani, donne e varia umanità.

Messaggioda franz il 29/08/2009, 10:13

Loredana Poncini ha scritto:a chi si rivolge, la destra, per avere il successo elettorale che ha ?
Secondo me, è votata da chi cerca di difendere il suo gruzzolo, per quanto piccolo sia ! E più facilmente dai vecchi, e con un attività che sta loro invecchiando in mano, e che, se donne, han dovuto adeguarsi completamente agli schemi sociali maschili ... Quelli giovani si estraneano sempre più dalle diatribe dei partiti, con nuove etichette, ma vecchie mentalità...

Non so. A vedere le varie analisi elettorali passate, era "vecchio" il voto del PD e prima ancora del DS e della Margherita.
Mentre i giovani sembrano preferire Forza Italia e AN.
Molti sostengono che i veri conservatori in difesa (di un ben diverso "gruzzolo") sono nel centro sinistra e nella sinistra.
La destra berlusconista ha come riferimento un blocco sociale.
Il centro sinitra no. Non piu'.

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Re: Vecchi, giovani, donne e varia umanità.

Messaggioda pierodm il 29/08/2009, 10:19

Voglio fare una correzione: invece che "donne che guadagnano mille euro" è meglio dire "donne che guadagnano 680 euro".
Proprio ieri una di loro mi ha detto che questo è il suo "stipendio" come dipendente di non so bene quale società-autogrill, ad orario inero con turnazione anche notturna. Ovviamente precaria.

Loredana, quello che dici è condivisibile, ma io ne facevo una questione di sociologia politica: non ci sono "i giovani" o "i vacchi", ma ci sono i giovani garantiti, quelli benestanti, i poveri, i precari, etc, e così i vecchi poveri con la pensione sociale e quelli con le pensioni da 4000 euro, quelli che hanno accumulato conti in banca e quelli che con la magra pensione sostengono perfino la famiglia del figlio precario, etc.
Che nelle scelte o nelle visioni politiche si riflettano anche le pulsioni date dall'età o dal sesso può essere, anzi è sicuro, dato che queste pulsioni, le idee, la personalità fanno parte della cultura individuale che presiede a qualunque scelta.
Ma che questa sia la principale chiave di lettura o di rappresentazione della società da parte della politica è grottesco; tanto più, poi, se questo criterio viene applicato soltanto alla massa, mentre non viene applicato quando si parla delle imprese (imprenditori) o titolari di azienda, che evidentemente non rientrano tra i giovani, i vecchi o le donne, ma sono interpretati secondo i loro interessi, le loro aspettative, la dimensione del loro fatturato.
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Re: Vecchi, giovani, donne e varia umanità.

Messaggioda mariok il 29/08/2009, 11:43

Se ho ben capito l'osservazione di pierodm, concordo in parte.

E' vero che il tentativo di sostituire a "vecchie" categorie, come quelle dei ricchi e dei poveri, delle classi subordinate e di quelle dominanti ecc. con "più moderne" classificazioni come vecchi e giovani, donne e uomini, indigeni ed immigrati ecc. è spesso fuorviante se non addirittura mistificatorio.

Si tratta spesso del tentativo della destra, ma non solo, di far passare l'idea che la divisione della società in classi, lo sfruttamento dei molti da parte dei pochi, il predominio dei privilegiati sui subalterni, siano fenomeni di un passato ideologico ormai alle nostre spalle.

Tali impostazioni tendono spesso ad eludere il problema, forse più ancora che nel passato reale ed acuto, delle distanze sociali e geografiche sul piano della distribuzione della ricchezza, innescando in sostituzione false guerre tra poveri, come per esempio quella tra giovani precari e pensionati, cittadini italiani in cerca di lavoro ed immigrati che "ne ruberebbero il posto di lavoro" ecc.

Tutto ciò è assolutamente vero e mi sembra giusta l'osservazione che tende ad evidenziarlo, mettendo in guardia anche la sinistra da ingannevoli "modernismi".

Una forza politica di sinistra, quindi, ha il dovere di non perdere la bussola rinnegando le proprie origini "di classe" e perdendo di vista, in nome di nuove categorie, le discriminazioni basate sull'ingiustizia sociale ed economica.

Non dobbiamo però dimenticare, che le forze politiche popolari hanno saputo esprimere il meglio di sè, quando partendo dalla difesa e dalla volontà di riscatto delle fasce più deboli hanno promosso principi e valori per una società migliore per tutti.

Così per esempio la liberazione della donna, anche se vissuta in modi diversi da chi guadagna 680 euro e chi sta economicamente meglio, assume un valore "universale" che le attribuisce un significato civile oltre che sociale.

Lo stesso discorso vale per la protezione dell'infanzia, della cura dell'anziano e così via.

Valori come per esempio lo stato di diritto, il garantismo, l'umanità della pena, non sono cose che riguardano solo coloro che hanno problemi con la giustizia, ma in quanto elementi di civiltà, sono patrimonio di tutta la società.

Così come per esempio è profondamente sbagliato difendere, come purtroppo è accaduto nel passato, una fabbrica che inquina perchè da essa dipendono numerosi posti di lavoro o addirittura l'economia di un'area.

Penso quindi che così come bisogna guardarsi dai tentativi della destra di far passare la truffa secondo cui le "vecchie" distinzioni (destra-sinistra, ricchi-poveri, sfruttatori-sfruttati) non avrebbero più senso, occorre parimenti diffidare da visioni incentrate solo sugli aspetti strettamente economici della giustizia sociale e non anche altri valori come quelli connessi ai diritti di cittadinanza, al valore della persona, all'ambiente ecc.
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Re: Vecchi, giovani, donne e varia umanità.

Messaggioda Loredana Poncini il 29/08/2009, 11:48

Ecco, ci saranno sicuramente studi socio-politici che mettono a confrontro il centro con la tendenza a destra o a sinistra o all'astensione dall'andare a votare, In Italia. Studi che confrontano i lavoratori dipendenti con gli autonomi, i pensionati con l'estendersi dei precari e dei cassa integrati.
Il PD, nel campo della politica del lavoro, penso che trovi un suo punto di forza e di chiarezza nella flexsecurity di Pietro Ichino, ma mi pare che questo punto di forza non sia abbastanza valutato dai dirigenti dello stesso PD.
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Re: Vecchi, giovani, donne e varia umanità.

Messaggioda Loredana Poncini il 29/08/2009, 12:03

Mario, mentre stavo aggiungendo le mie righe precedenti, tu hai riportato il tema alle sue linee portanti, che sono il livello di cittadinanza attiva a cui è bene tendere, secondo i principi che la nostra Costituzione vuole irrinunciabili.
Detto in parole povere, i conservatori vogliono conservare i privilegi, mentre i democratici vogliono una reale uguaglianza dei diritti, commisurandoli ai doveri che la cittadinanza impone.
Le due mete, quindi, divergono totalmente.
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Re: Vecchi, giovani, donne e varia umanità.

Messaggioda pierodm il 30/08/2009, 12:04

Mariok, le tue osservazioni sono giuste, ma mi sembra che non sia questo il problema.

La classificazione per fasce di età o per appartenenza di genere, etc, non sono in se stesse una scoperta, né una perfida invenzione.
Sono in realtà una classificazione che ha un'origine e uno scopo diverso - non necessariamente opposto - a quelle della politica intesa in senso moderno.
Se vogliamo vedere la questione in forma plastica, diciamo che si tratta di due letture ortogonali tra loro, così che una determinata persona o una situazione hanno la possibilità/necessità di essere individuate tramite un'ascissa data dall'età o dal genere, e da un'ordinata indicata dalla loro collocazione economico-sociale: donna, giovane, povera - uomo, anziano, ricco, etc.

Questo genere d'individuazione dovrebbe essere quella normale per la politica, così come la latitudine e longitudine insieme sono la formula d'individuazione geografica standard.
Però, attenzione.
Se è vero che entrambe le misure hanno una legittimità e una necessità, la politica e il governo, e il sistema sociale stesso, non hanno lo stesso rapporto con le realtà che quelle misure indicano: solo sotto alcuni aspetti prevale la lettura di genere o di età, mentre in generale vale la lettura (o la realtà) in termini di classe.
Questo sul piano teorico, ed è già un fatto di cui tenere conto.
Sul piano pratico, poi, le cose si complicano ancora di più, o meglio si chiariscono.
Legiferare per difendere i diritti, il benessere, la dignità "delle donne" si rivela spesso un'esercizio di virtuosa presa in giro, laddove "le donne" non sono tutte uguali in termini di classe e di potenzialità socio-economica, e lo stesso vale per giovani e anziani.
Anche sotto l'aspetto dei diritti civili - che sono un punto forte della visione liberale, non legata al concetto di "classe" più tipico della sinistra - è assai più valido e più accettabile la figura del "cittadino" più che la sua classificazione esistenziale per età e per genere, che tutt'al più traggono vantaggio da una lettura subordinata che miri ad individuare realtà specifiche ed esclusive, in senso pragmatico, ossia una lettura che abbia lo scopo di rendere valido per quella "categoria" il godimento effettivo di un determinato diritto.

Tanto per scendere sul concreto, voglio descrivere - schematicamente - una situazione che mi è capitato di conoscere direttamente.
Si è legiferato negli anni passati - anche in ottemperanza a direttive europee - per offrire opportunità "alle donne" di creare impresa e lavoro: detto così, tutto bene.
Ma è successo che molti di questi progetti d'impresa vedessero coinvolte donne di classe media e medio-alta, in quanto dotate di maggiore informazione, di relazioni più efficaci, di possibilità stesse di interagire con "il mercato", diciamo così.
Anche perché certe graduatorie o certi criteri di ammissibilità avevano relazione con il requisito della disoccupazione: molte donne di classe media e medio-alta facevano parte di nueclei familiari che consentivano la disoccupazione, in quanto il reddito era comunque sufficiente, mentre ragazze e donne che avevano una reale e stringente necessità si barcamenavano in lavori vari a scarso redito, non potendo così esibire la necessaria qualità di "disoccupate".
In più, le prime potevano permettersi di affrontare un'attività imprenditoriale, senza la prospettiva immediata di un guadagno, mentre le altre non potevano assolutamente pensare di rimanere due, tre, sei, dieci mesi senza incassare ciò che serviva per tirare avanti.
Tutto ciò si è ulteriormente aggravato - spesso ai limiti del paradosso grottesco - con l'avvento della precarietà - chiedo scusa, flessibilità - istituzionalizzata.
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