La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

«Scappo. Qui la ricerca è malata»

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: «Scappo. Qui la ricerca è malata»

Messaggioda pagheca il 18/08/2009, 10:20

Un'anomalia del sistema di ricerca italiano, rispetto a quello di quasi tutti i paesi avanzati, e' la quasi totale assenza in Italia di ricercatori di origine straniera. Questo fa si tra l'altro che quello che conta per i media italiani e' il cognome italiano, mentre quello che conta per quelli europei o USA e' dove e' stata completata la ricerca e chi ha fornito i fondi, dato che l'origine del ricercatore coinvolto e' spesso straniera. L'interscambiabilita' dei ricercatori e' un valore fondamentale della ricerca e la rende molto piu' pacifica e democratica di gran parte delle altre attivita' umane.

La ricerca di Iavarone & Lasorella e' effettivamente rilevante (ho controllato su alcuni siti scientifici stranieri). Sono contento che due ricercatori che hanno studiato in Italia raggiungano questi risultati, ma penso che questo non tolga, come fa notare Perotti nel suo "L'Universita' Truccata" (Ed. Einaudi), il sistema italiano e', statisticamente, e in base ai numeri, in netto calo per quanto riguarda la produttivita' scientifica.

Vorrei infine far notare una cosa che sopporto poco.
In quasi tutti gli articoli di questo tipo si fa notare come questi ricercatori abbiano dovuto "purtroppo" abbandonare la mamma e il paese d'origine per trasferirsi chissa' dove. In base alla mia esperienza non e' quasi mai cosi'. I ricercatori che si trasferiscono all'estero e ci rimangono lo fanno di rado come ripiego e hanno poche intenzioni di tornare. Non tanto perche' si vive e si lavora meglio, piuttosto perche' questo e' diventato il loro nuovo paese, dove hanno avviato le loro amicizie etc. Anche se pensano con rammarico ad alcuni aspetti unici del loro Paese, apprezzano la possibilita' di vivere altrove, di provare nuove esperienze, e non si dannano nell'alternativa "rimanere o tornare in Italia", quanto piuttosto con quella "rimanere o andare da un'altra parte?". Sui giornali italiani il ricercatore italiano viene invece ritratto quasi sempre come un poveraccio costretto per mancanza di lavoro ad andarsene, che non e' quasi mai vero.

Sarebbe meglio se il sistema della ricerca italiano si adattasse anch'esso all'interscambiabilita' di noi ricercatori. Poi se uno si chiama Rossi o Ben-Al-Salaam o Shumaker poco conta. Quello che vorrei vedere scritto piu' spesso e' "uno straordinario risultato e' stato raggiunto all'Universita' di Messina da un gruppo finanziato dal CNR".

pagheca
pagheca
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1135
Iscritto il: 19/06/2008, 10:12
Località: Santiago

Re: «Scappo. Qui la ricerca è malata»

Messaggioda franz il 18/08/2009, 14:40

pagheca ha scritto:Vorrei infine far notare una cosa che sopporto poco.
In quasi tutti gli articoli di questo tipo si fa notare come questi ricercatori abbiano dovuto "purtroppo" abbandonare la mamma e il paese d'origine per trasferirsi chissa' dove.

Concordo. Trasferirsi all'estero non è una sconfitta o una rinuncia (o un "purtroppo") ma una opportunità ed una ricchezza.
Il vero problema è che il saldo è negativo perché se tanti vanno e nessuno arriva. Se nessuno arriva siamo noi a perdere.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: «Scappo. Qui la ricerca è malata»

Messaggioda pagheca il 18/08/2009, 14:56

questo e' proprio l'argomento che mi spinse a voler votare Simona Milio del PD alle ultime politiche. Nel suo sito web, nonostante fosse lei stessa un ricercatore andato via dall'italia, esprimeva proprio questo concetto. Invece la politica ufficiale del PD e' proprio quella di rispondere a questa lagnosa lamentela spingendo verso leggi "per il rientro dei cervelli", sulle quali non sono assolutamente d'accordo per due motivi.

1) trovo profondamente ingiusto trattare i ricercatori in maniera diversa dalle altre categorie di lavoratori. Perche' allora non pensare ad un "rientro dei pizzaiuoli" o dei "minatori". Chi sono (siamo) i ricercatori per pretendere un trattamento di favore? L'obiezione e' di solito che "il paese ha investito in queste persone che poi se ne vanno". Ma nemmeno questo a senso perche', come discusso in questo forum, dovrebbe essere un do ut des: si debbono saper attrarre ricercatori BRAVI, anzi I PIU' BRAVI e utili nei singoli campi, indipendentemente dalla loro nazionalita', esattamente come accade ovunque nei paesi sviluppati.

2) l'obiettivo e' l'efficienza del sistema, non il benessere di una particolare categoria di "italiani". L'Italia deve favorire lo sviluppo della ricerca. Se poi si tratta di ricercatori italiani o del bangladesh o svizzeri, non vedo che importanza abbia.

pagheca
pagheca
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1135
Iscritto il: 19/06/2008, 10:12
Località: Santiago

Ricerca, tutto come prima: "Ecco le raccomandazioni"

Messaggioda franz il 24/09/2009, 14:15

Un medico ricercatore statunitense denuncia un episodio di corruzione
all'interno del sistema di valutazione del ministero dell'Università e della Ricerca

"Ingaggiato dal Miur per essere imparziale
e poi bersagliato da raccomandazioni..."

Contattato per la valutazione di alcuni progetti con la promessa del massimo riserbo
ha invece ricevuto richieste di voti alti dagli interessati. E ha declinato l'incarico, "con disgusto"
di ROSARIA AMATO

ROMA - Claudio Fiocchi è un medico ricercatore nato a Roma, laureato in Brasile e residente da molti anni negli Stati Uniti. Per conto del ministero italiano dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca avrebbe dovuto dare il suo giudizio su un paio di progetti scientifici. E sulla base di questo giudizio il Miur avrebbe poi deciso se finanziarli o no. Ma il professor Fiocchi questo giudizio non se l'è sentita di darlo: pochi giorni dopo aver accettato l'incarico, gli sono piovute addosso insistenti richieste "di una decisione favorevole" e "del più alto voto possibile". Tentativi di raccomandazione, insomma. Malgrado la garanziaavuta dal ministero sul mantenimento del suo anonimato.

Una storia "forse fin troppo comune da voi", commenta con amarezza Fiocchi. Ma per lui, che partecipa da tempo alla valutazione dei progetti dei National Institutes of Health Usa, sulla base dei quali vengono assegnati i fondi federali, queste pressioni non sono affatto normali, tanto che alla fine ha deciso di declinare l'incarico, "con disgusto", "ma anche con molta tristezza". E di raccontarlo a Repubblica: "Forse quando verrò in Italia molti colleghi non mi saluteranno. Ma molti mi diranno che ho fatto bene".

Fiocchi lavora come ricercatore nel campo delle malattie digestive al Cleveland Clinic Foundation
Lerner Research Institute. "Per via della mia attività di base - spiega - da molto tempo sono coinvolto nel sistema "peer-review" dei National Institutes of Health, che assegnano i fondi del governo federale basandosi esclusivamente sul valore intrinseco delle proposte scientifiche, che sono esaminate da comitati composti da vari ricercatori, i "pari" della persona che richiede fondi per la ricerca. Inoltre, partecipo anche a "review systems" in vari altri Paesi, tra questi l'Italia".

Nel luglio di quest'anno infatti il professor Fiocchi ha ricevuto dal Miur la richiesta di verificare la validità di alcuni progetti scientifici. "Le faccio notare che l'ultimo paragrafo di quest'invito - rileva il ricercatore - dichiara che il processo deve essere condotto in 'stretta confidenza' e che la persona che accetta di fare la valutazione deve aderire a 'principi di etica e confidenzialità'".

Giusto. Peccato che appena "una settimana dopo aver accettato di valutare uno dei progetti", racconta il professore, "ho ricevuto un paio di email da parte degli stessi ricercatori del progetto che avrei dovuto valutare, nelle quali dichiaravano che erano consapevoli del compito assegnatomi, e mi chiedevano non solo una decisione favorevole, ma anche il voto più alto possibile per garantire che ricevessero i fondi".

Ma i ricercatori italiani vanno anche oltre, e cercano gli amici degli amici: "Passati pochi giorni un mio ex-fellow (allievo, ndr) italiano, che ha studiato nel mio laboratorio negli Stati Uniti, è stato contattato al telefono e sollecitato perché intercedesse presso di me".

A questo punto Fiocchi non ne può più: "Faccio questo lavoro da molti anni, e non mi era mai successo. Oltre che negli Stati Uniti ho lavorato per il Cile, l'Argentina, l'Australia". Così decide di scrivere al Miur per declinare l'incarico, spiegandone dettagliatamente le ragioni: "Avevo accettato di essere un valutatore di questo progetto - si legge nella lettera inviata il 5 agosto all'ufficio Prin del Miur - ma circostanze recentemente emerse mi forzano a lasciare l'incarico".

Il professore enumera i "contatti indesiderati", quindi conclude: "Considerando i conflitti di interesse ed i problemi etici creati da queste circostanze, non mi resta che rifiutare di valutare il progetto. Infine, devo confessare che è con disgusto ma anche molta tristezza che prendo questa decisione".

Una lettera amarissima. Che a tutt'oggi, oltre un mese dopo, non ha ricevuto alcuna risposta: "Un messaggio di questo genere avrebbe scatenato una tempesta immediata di telefonate e inchieste al NIH e tutti quelli coinvolti sarebbero stati chiamati a deporre. Nulla di questo succederà in Italia, sono sicuro, e io probabilmente sarò silenziosamente sostituito da un valutatore più malleabile e amichevole".

Forse è già successo. E il professor Fiocchi si chiede con molta onestà cosa farebbe al posto dei suoi colleghi italiani: "Sono perfettamente cosciente che se lavorassi in Italia non so come mi comporterei". Però, certo, "che farsa richiedere ai valutatori di aderire strettamente ai principi di etica che sono poi ignorati da quelli che hanno creato e gestiscono il sistema". E com'è triste che "la corruzione e mentalità mafiose dominino anche le menti 'nobili' dei ricercatori, che dovrebbero invece essere usate per fare la miglior ricerca possibile e vincere per merito proprio, ammesso che la meritocrazia esistesse in Italia".

Nella vicenda c'è perfino un aspetto "comico". L'incarico di valutare i progetti, spiega Fiocchi, viene dato dal Miur prevalentemente a "ricercatori fuori dall'Italia per migliorare la qualità e, purtroppo, l'onestà del 'review system' italiano". Come dire: non ci si può fidare dei valutatori italiani, quindi assumiamo quelli stranieri, che sono più seri. Salvo poi fare in modo che vengano subissati da raccomandazioni, proprio come quelli italiani.

(24 settembre 2009)
WWW.REPUBBLICA.IT
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: «Scappo. Qui la ricerca è malata»

Messaggioda ranvit il 24/09/2009, 17:44

da repubblica.it :

La replica del ministro dell'Università e della Ricerca
alla denuncia del medico e ricercatore italiano Claudio Fiocchi
Ricerca, interviene la Gelmini
"Basta con le raccomandazioni"
Lo scienziato, che vive negli Usa, era stato contattato come verificatore dal Miur
Nonostante la garanzia dell'anonimato, gli erano piovute addosso le richieste degli interessati

di ROSARIA AMATO

ROMA - Sulla vicenda denunciata dal professor Claudio Fiocchi verrà disposta dal ministero dell'Università e della Ricerca un'indagine conoscitiva. Ad annunciarlo è lo stesso ministro Mariastella Gelmini: "Quanto accaduto è inaccettabile, frutto di un malcostume difficile da estirpare", dichiara il ministro.

"Non bisogna però demoralizzarsi, - prosegue il ministro - perché il lavoro per riaffermare la meritocrazia e la trasparenza nel sistema universitario e della ricerca in Italia continua. Chiederò al professore di rimanere perché, pur comprendendo il suo sconforto, non bisogna rinunciare alla speranza di avere un sistema diverso che premi i migliori. Ho dato disposizioni perché sia svolta un'indagine conoscitiva".

Claudio Fiocchi è un medico ricercatore italiano, residente da molti anni negli Stati Uniti. Il ministero italiano dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca gli aveva chiesto il suo giudizio su un paio di progetti scientifici. Sulla base di questo giudizio il Miur avrebbe poi deciso se finanziarli o no. Ma, pochi giorni dopo aver accettato l'incarico, il professore, al quale era stato garantito l'anonimato, e richiesta formalmente la massima correttezza, ha ricevuto insistenti richieste "di una decisione favorevole" e "del più alto voto possibile". Tentativi di raccomandazione, insomma.

Quando i tentativi sono diventati ancora più diretti (era stato anche contattato un collega italiano, molto vicino al ricercatore, perché 'intercedesse'), il professore ha deciso di declinare l'incarico, "con disgusto", "ma anche con molta tristezza". E di raccontarlo a Repubblica, dal momento che la sua denuncia al Miur, inviata oltre un mese fa, non era stata ritenuta degna di alcuna replica.

(24 settembre 2009)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Precedente

Torna a Ecologia, Energia, Innovazione, Ricerca

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti