ci si azzecca?
I missili per Teheran e il Mossad
L'ultimo mistero della Arctic SeaSecondo fonti russe, la nave dirottata trasportava armi per l’Iran: con un’azione «corsara» gli israeliani hanno provato a impedire la consegnaWASHINGTON — La misteriosa Arctic Sea è come la balena delle favole: nella sua pancia puoi trovare di tutto. Le autorità russe, dopo tante smentite, hanno affermato che il carico della nave «dirottata» in agosto poteva essere costituito «
non solo dal legno finlandese» destinato all’Algeria. E dunque, ha aggiunto il capo della Commissione d’inchiesta Alexander Bastrykin, andremo fino in fondo per capire cosa sia realmente accaduto sulla nave sparita in Atlantico e ritrovata a metà d’agosto alle isole Capo Verde. «Entro dieci giorni avremo una risposta», assicurano gli inquirenti. Un tempo necessario per torchiare gli improbabili pirati e l’equipaggio. Quindi per esaminare a fondo la nave, una volta che sarà arrivata a Novorossiisk, sul Mar Nero. Infine per confezionare una verità accettabile. L’impressione è che non solo il cargo ma anche il Cremlino abbia qualcosa da nascondere. E, anche alla luce delle dichiarazioni di Bastrykin, l’ipotesi del «carico segreto» non è più una semplice speculazione.
L’ultimo scenario nella saga del Baltico chiama in causa il Mossad. Fonti giornalistiche russe hanno sostenuto che i servizi segreti israeliani avrebbero abbordato la nave in acque svedesi (24 luglio) per bloccare una fornitura di missili da crociera X-55 e anti-aerei S300 all’Iran. Un blitz camuffato da atto di pirateria per stroncare un contrabbando che andava avanti da tempo. Un’azione alla James Bond seguita da una visita del presidente israeliano Peres a Mosca: l’incontro ufficiale sarebbe però servito per chiedere spiegazioni al Cremlino. La Arctic Sea avrebbe imbarcato le armi a Kaliningrad in giugno, un mese dopo ha raggiunto uno scalo finlandese per caricare una partita di legno, poi è salpata il 23 verso l’Algeria.
Un’altra versione comparsa sulla Pravda indica, invece, come responsabile dell’operazione «una potenza occidentale» che avrebbe deciso di far emergere la storia per mettere in imbarazzo i russi. Mosca, a questo punto, avrebbe reagito «in modo isterico » — insistono le fonti locali — mobilitando la flotta per arrivare alla Arctic Sea prima di altri. Una mossa protetta da un fitto sbarramento di notizie false o confuse — Mosca ha ammesso di aver mentito — per mischiare le carte. Comportamento giustificato fino al recupero dell’equipaggio, meno dopo l’arresto dei presunti corsari.
Con la «liberazione» della nave e la cattura, senza sparare un colpo, di «otto pirati» si pensava infatti che il giallo avrebbe conosciuto l’epilogo. E invece si è arricchito di nuovi episodi. I russi, per prima cosa, hanno preso a rimorchio la Arctic Sea facendo rotta per il porto del Mar Nero dove arriveranno tra qualche giorno. L’equipaggio è rimasto sotto il controllo delle autorità: strano trattamento per delle vittime di un gesto di pirateria. Altre sorprese sono arrivate dai «corsari», trasferiti a Mosca. Quando le loro foto sono apparse, i familiari di Andrei Lunev, uno dei pirati, hanno avuto uno choc: «È incredibile. Pensavamo che fosse morto tre anni fa in un naufragio e invece è vivo». Non meno bizzarra la composizione della banda. Questa la prima lista fornita dagli investigatori: un lituano, un russo, uno spagnolo, tre apolidi e due con la nazionalità da accertare. Il «redivivo» Lunev si è professato «ecologista» ma quando gli hanno chiesto il nome della sua associazione ha replicato con un «non lo so». Un altro ha detto di essere un metalmeccanico, un terzo di aver fatto il pescatore. Diversi sfoggiavano tatuaggi sulle braccia e qualcuno ha pensato di poter decifrare tra i disegni i simboli di qualche gang mafiosa. Ma un esperto lo ha escluso: «È roba da marinai». Da Tallin hanno suggerito che almeno sei dei criminali fossero estoni, alcuni dei quali con gravi precedenti penali.
Quanti fiutano aria di imbroglio hanno avanzato dubbi su chi sia il reale proprietario del mercantile battente bandiera maltese ma registrato da una compagnia russo-finlandese. «Sono loro i veri titolari o dietro c’è la Corea del Nord?», si è domandato un osservatore americano sottolineando indiscrezioni, poi smentite, trapelate da Mosca. A questo punto non resta che attendere le conclusioni dell’inchiesta, ma con la convinzione che sentiremo parlare ancora molto della Arctic Sea.
Guido Olimpio
27 agosto 2009
www.corriere.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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